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Benvenuto sul mio profilo, mi occupo di psicoterapia individuale, per coppie e famiglie. Sarà mia premura, dopo la sua prenotazione, ricontattarla per un primo colloquio conoscitivo
Leggi di più10/06/2023
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Punteggio generale
Il dott. Caruso è stato molto cortese ed empatico e mi ha aiutato a comprendere alcuni aspetti importanti fin dal primo approccio alla terapia. Mi sono sentita accolta e a mio agio.
Ho effettuato sedute terapeutiche con il dottor Nicola Caruso tra il 2018 e il 2019 e posso solo dire di essere stato molto contento e soddisfatto di aver incontrato questo professionista in quanto il dottore si è mostrato sin da subito empatico e con una grandissima capacità di ascolto attivo, oltre ad una puntualità ed un rispetto immancabili, in poche parole lo consiglio vivamente!
Con soddisfazione ed entusiasmo posso dire di aver trovato un ottimo professionista che riesce a dare a piccoli passi un metodo costruttivo e positivo al mio modo di affrontare le mie difficoltà emotive. Finalmente, grazie al percorso terapeutico ricevuto, posso guardare avanti i miei giorni con una visione migliore della vita, riscoprendo le mie potenzialità.
L'esperienza è il percorso effettuato con il Dott.Caruso è stata cruciale per il momento particolare che stavo attraversando oramai da anni, questo grazie alla sua professionalità e sensibilità.
Rapidità nell'instaurazione di una connessione efficace. Mi sono sentito facilmente compreso e questo ha permesso un confronto proficuo.
Definirei molto buona la mia esperienza ; attento ed empatico,puntuale e chiaro nelle spiegazioni . Mi sono sentito piacevolmente a mio agio; per me si e' trattato del primo colloquio individuale; studio confortevole ; grande puntualita'.
Incontrare il Dott. Caruso è stata una svolta in un momento complesso della mia vita. Ho potuto sciogliere alcuni nodi importanti grazie alla sua disponibilità di ascolto ed empatia e ora so di avere un punto di riferimento in caso di necessità. Professionista puntuale, studio accogliente.
ha risposto a 41 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve,
alla 2 domande: sin da ragazzino, ho vissuto dei periodi di pigrizia e di indolenza. Uscivo poco di casa, e tendevo all'apatia. Questa condizione me la sono portata sino all' età adulta, anche se, ripeto, solo a periodi, poi nella maggior parte del tempo lavoro e mi sforzo di essere il più socievole possibile. Una tendenza all'indolenza del genere potrebbe essere stata sempre una spia di una depressione latente? E poi seconda domanda, quanto influiscono la genetica e l'ambiente nella determinazione di un carattere? Si potrebbe fare una percentuale per entrambi? Chiedo questo in quanto mia madre è sempre stata ansiosa, e anche io lo sono, ma questa caratteristica perché l'ho ereditata solo io? I miei due fratelli hanno dei caratteri molto più equilibrati. Grazie.
Gentile utente,
non so quanto si possa fare una percentuale tra genetica, ambiente in cui si cresce, esperienze vissute per rispondere precisamente alla sua domanda. Certo è che lei si interroga su quella che chiama indolenza e pigrizia, arrivando all'idea che sono spia di altro, forse depressione. Per quanto sia impossibile da un testo scritto fare diagnosi, dovrebbe accogliere le domande che si pone e portarle nella sede più appropriata: l'incontro con uno psicoterapeuta. Pensi se le sue domande sono una curiosità intellettuale o una richiesta di capirsi meglio, probabilmente per poi stare meglio. Nel caso volesse può conttarmi per un seduta online. A risentirla
Buongiorno,
In passato (fino a due anni fa) assumevo benzodiazepine (Lorazepam) quotidianamente per un disturbo da ansia che non mi permetteva di svolgere le mie attività quotidiane. Mi avevano creato forte dipendenza ed è stato molto duro il percorso per scalare e poi interrompere il trattamento.
In questo periodo mi si stanno ripresentando dei forti attacchi di ansia (il mio pensiero fisso è quello di stare male e svenire) in quanto a breve ci sarà il battesimo di mio figlio. È una situazione sociale che sento ancora più grande di me, nonostante possa dire adesso di svolgere tranquillamente tutte le altre attività.
Diariamente faccio esercizi di tapping, meditazione e mindfulness ma non trovo giovamento per questo pensiero che ormai è diventato fisso, tanto da, appunto, provocarmi attacchi di ansia.
Ho pensato di assumere per quel giorno di nuovo il Lorazepam ma ho timore che mi crei di nuovo dipendenza avendolo assunto in passato per molto tempo (6 anni). Può l'assunzione puntuale provocare dipendenza?
Grazie.
Gentile cliente, non pensa che sia il caso di rivolgersi a uno psichiatra per confrontarsi su un eventuale terapia farmacologica piuttosto che farne un uso non appropriato? Secondo: ha mai pensato di iniziare una psicoterapia? Perché se è vero che il farmaco può aiutarla a ridurre i sintomi ansiosi che descrive, non può bastare, da solo, a comprendere come mai quest'ansia si sposti da una situazione ad un'altra, da un evento ad un altro. Ci pensi.
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