Dr.
Massimo Mestroni
Psicologo,
Psicologo clinico
Psicoterapeuta
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Trieste 1 indirizzo
Esperienze
Esperto in:
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3. Previsioni generali
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Luca
Ottimo psicologo, riesce a capire ed elaborare i tuoi problemi fino a farteli comprendere e metabolizzare. Inoltre è super disponibile nel darti una mano a 360 gradi. Consigliatissimo
Paola
Il dottor Mestroni mi ha seguito in un percorso per uscire dalla depressione. Ho trovato grande professionalità ed empatia, e posso dire di essermi sentita ascoltata e capita come donna nonostante la differenza di genere. Assolutamente consigliato!
RK
Eccellente professionista, persona di grande cultura e dal cv impeccabile, dal quale si ha tanto da imparare.
Mi sostiene e mi sosterrà in terapia personale e familiare con empatia e supporto professionale nella riabilitazione di vita personale, familiare, sociale e professionale; non da ultimo nell'importante uscita dalla dipendenza alcolica.
Grande punto di riferimento col quale vorrei mantenere i rapporti negli anni.
Ho messo "la visita è stata troppa breve" per il solo motivo che starei ore a parlare con lui ed ascoltarlo.
Semplicemente da consigliare!
N.E.
Il dott. Mestroni è un professionista attento; con esempi pratici, ti aiuta a comprendere certe situazioni di vita e ad affrontare le problematiche proposte. Lo consiglio vivamente.
F.C.
Mi sono rivolto al dottor Mestroni per un forte stress in parte dovuto alla mia situazione lavorativa. In breve tempo è stato in grado di aiutarmi a gestire la situazione e a migliorarla.
S. L.
Mi sono rivolta al Dott. Mestroni per affrontare delle problematiche che mi causavano dolore e sofferenza, mi ha aiutato a ritrovare l'equilibrio che avevo perso, a cambiare prospettiva e a gestire meglio l'ansia. Mi sono sentita capita e ascoltata, il Dott. Mestroni mi ha messa subito a mio agio e ha dimostrato grande empatia e professionalità. Tornerò sicuramente da lui se ne dovessi avere nuovamente bisogno. Stra-Consigliato
GV
La mia esperienza con il dott. Mestroni è stata fin da subito molto positiva e produttiva. Il dott. Mestroni è capace di mettere a proprio agio, creando un ambiente sicuro in cui confidare i propri pensieri ragionandoci insieme. Lo consiglierei di sicuro a chiunque cercasse un aiuto e cercasse un professionista empatico e con ottime capacità di ascolto.
I.T
Buongiorno, vorrei suggerire il dottore, che aprezzo per il lavoro che fa, molto professionale e attento al ascolto e ai tuoi bisogni.
Personalmente mi sono sentita a mio agio, ascoltata, non mi sono mai sentita giudicata, dopo un paio di sedute ho visto in me dei cambiamenti positivi, che non credevo possibili. Ringrazio il dottor per il suo ottimo lavoro.
Grazie dell'attenzione e spero che a qualcuno possa essere utile la mia testimonianza riguardo all'esperienza.
Lucio
Esperienza eccellente, medico di grande competenza e disponibilità, ti mette immediatamente a tuo agio. Ha fatto emergere elementi che erano alla base di un periodo difficile e di cui non avevo consapevolezza aiutandomi ad affrontarli e a superarli, indicandomi la strada da seguire per il mio benessere. Grazie a lui ho capito come affrontare e gestire i problemi che ti si possono presentare ogni giorno. Lo consiglio vivamente.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 84 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno,
avevo già avuto modo di aprire delle discussioni in precedenza ma vorrei ora dare una visione più completa per avere una vostra opinione su come devo comportarmi e quali eventuali terapie impostare per far fronte a una situazione che, a parer mio, è piuttosto grave.
Da circa la metà del 2005 soffro di sintomi di natura fisica che andrò poi a descrivere.
Non c'è dubbio che vi fossero problematiche già evidenti prima dell'esplosione dei sintomi di natura fisica avvenuta intorno ad aprile maggio del 2005.
Direi che in primo luogo c'erano grossi problemi di socializzazione e capacità di stare insieme agli altri fin da piccolo, essendo figlio unico: credo che il non essere andato all'asilo e l'essere cresciuto sempre da solo abbia in parte influito.
Giocavo sempre da solo e se c'era da stare con altri bambini ero a disagio.
L'ambiente familiare, tra genitori nonni e zie, era sicuramente di grande calore e cordialità e qui credo si sia verificato il primo evento traumatico: l'inizio delle scuole elementari, complice la presenza di una maestra non particolarmente flessibile, mi fa passare da un mondo bellissimo a un mondo bruttissimo, tutto di un colpo.
Non ho bei ricordi degli anni delle elementari e delle medie, dove studiavo molto ma non per un reale interesse, ma solo per tenere buona la maestra e poi i professori.
Le esperienze all'oratorio di quegli anni sono pessime, per il solito discorso che sto molto meglio da solo.
Ulteriore evento traumatico dell'epoca, vivendo dalla nascita in un cortile, è sicuramente quando nel 1988 muore mia nonna e mio zio stabilisce in parole povere che non vuole più la condivisione del cortile e che dobbiamo dunque cambiare casa: il trauma verrà fuori più avanti negli anni, essendo all'epoca io solo un bambino, e mi farà capire che il tanto piacevole ambiente familiare era forse più una finzione e una recita.
Mi iscrivo alla squadra di calcio del paese ma scappo dopo un mese, perchè l'allenatore urla come la maestra.
Cambiamo casa alla fine del 1992, nel 1995 finiscono le scuole medie e io sono tra virgolette libero di non andare più all'oratorio, essendo le scuole superiori non più nel mio paese e considerando che le mie esperienze in quell'oratorio erano state pessime.
Gli anni delle superiori vanno leggermente meglio sul piano dei rapporti con gli altri anche se poi, quando magari in una gita capita di trovarsi tutti insieme, emergono le solite difficoltà di relazione.
Per un buon periodo durante gli anni delle superiori emerge uno strano particolare: scrivo in maniera lentissima perchè la scrittura deve risultare perfetta, come squadrata.
Iniziano ad emergere tendenze esasperate a ricontrollare le cose e a tenerle in ordine.
Nel 1999 muore in un incidente in bicicletta un mio compagno delle medie, che curiosamente era scappato anche lui dall'oratorio, e la cosa lascerà degli strascichi, come era già successo con la morte di Senna: si può morire anche da giovani.
Inizia l'università e la decisione del percorso da seguire è presa in modo del tutto casuale: opto per scienze bancarie, poichè anche mio papà lavora in banca, ma la realtà è che avrei tranquillamente potuto scegliere ingegneria o geologia o altro, un percorso valeva l'altro.
Sullo sfondo ci sono sempre pochissime uscite, esperienze disastrose in mezzo agli altri e rapporti di qualunque natura totalmente inesistenti con l'altro sesso.
Da una parte mi trovo in mezzo a ragazzi che nelle loro uscite tornano alle quattro o alle cinque del mattino, dall'altra capisco che a casa mia, pur consapevoli del fatto che fatico a socializzare, è meglio starsene a casa.
Arriviamo all'evento decisivo: il 14 gennaio 2002 registro un esame all'università, ho quindi la data impressa, la sera mentre navigo su internet, e ricordo perfettamente che non stavo visitando siti pornografici (all'epoca non sapevo nemmeno cosa fosse la masturbazione), prendo un virus sul computer di natura pornografica.
In sostanza sul mio PC si aggiungono alcune scritte che rimandano ad un sito pornografico e che io non riesco in alcun modo a cancellare.
Facendo una ricerca su internet, il virus è stato preso anche da altri utenti.
Non so perchè, mi spavento e mi preoccupo.
Chiamo il ragazzo che all'epoca mi aiutava con il computer, viene a casa mia una decina di giorni dopo l'accaduto e risolve il problema, lo risolve sul computer ma non nella mia mente.
L'evento, solo apparentemente, finisce nel dimenticatoio: mi iscrivo ad un corso di piscina e mi piace andarci, faccio qualche piccola uscita in più (nulla di che, ad esempio credo di non avere mai fatto nulla nella mia vita l'ultimo dell'anno) e gli anni 2002, 2003 e 2004 trascorrono.
Nel 2005 a ottobre mi laureo ma l'episodio del virus mi ritorna improvvisamente in mente e iniziano i sintomi di natura fisica: dolori devastanti alla testa, blocco, mancata percezione della realtà a livello di spazio e di tempo, perdita progressiva dei capelli, incapacità di concentrarsi, difficoltà a fare qualunque cosa.
Fatico a dare l'ultimo esame all'università e a preparare la tesi, tanto è vero che durante la discussione non mi rendo nemmeno conto di quello che sto dicendo.
I sintomi emersi ad aprile maggio del 2005 non sono più scomparsi, l'immagine del virus preso sul PC non è mai più uscita dalla mia mente, così come il numero 14, giorno dell'evento.
Inizio a lavorare nel febbraio del 2006 ma per lavorare devo arrangiarmi ed arrampicarmi sugli specchi.
Il mondo mi è ormai caduto addosso e conscio di questa situazione, prendo tra le altre cose una decisione che si rivelerà sciagurata: faccio il laser per risolvere la miopia agli occhi ma l'operazione, probabilmente perchè fatta su una persona già allora in grande sofferenza, finirà per crearmi solo ulteriori problemi, rendendomi gli occhi perennemente infiammati.
La situazione di salute annulla di fatto i rapporti sociali, che peraltro erano già come detto inesistenti.
Il mal di testa incessante, la sensazione di perdere il controllo da un momento all'altro e ora anche gli occhi infiammati rendono la vita un inferno, inoltre mi pesa particolarmente la perdita dei capelli.
Fatico in maniera tremenda a lavorare in maniera dignitosa.
Inizio ad effettuare alcuni percorsi di natura psicologica, faccio anche l’EMDR e mi vengono somministrati dei farmaci, in particolare la fluvoxamina, ma le cose restano immodificabili e nulla cambia.
In questi anni, conscio ormai del mio stato di salute, consapevole di non avere avuto esperienze di alcun tipo con l'altro sesso (peraltro, dubito che ne avrei comunque avute, anche da sano, in una società come la nostra) commetto un gravissimo errore: vado per una decina di volte con delle prostitute di strada ma in realtà non ci saranno rapporti di alcun tipo, non ci sarà nulla, non avendo poi più alcun tipo di erezione anche a causa dei farmaci, si riveleranno solo delle esperienze molto squallide, delle quali sono amaramente pentito ed il pensiero dell’errore commesso mi disturba tuttora.
La vita va avanti, faccio qualche vacanza senza ovviamente poterla apprezzare, si è creato una sorta di circolo vizioso da cui non si riesce più ad uscire, sono finito in una sorta di buco nero.
L'episodio del PC rimane costantemente ed inesorabilmente sullo sfondo della mia mente, non va più via.
La situazione resta immodificabile e cronica: dolori devastanti alla testa, capelli sempre più diradati, occhi rimasti come sono rimasti e conseguente impossibilità di fare qualunque cosa, persino leggere un libro o guardare la televisione.
Gli anni, i mesi, i giorni, praticamente tutti uguali, passano con una velocità disarmante e con essi iniziano a morire le persone: muore mia mamma nel 2015 e muore mio zio Gigi nel 2023, muoiono anche quasi tutti i fratelli sorelle di mio papà ma questo è più un dettaglio, considerando che i rapporti erano inesistenti.
Sul lavoro vado avanti con difficoltà mostruose.
La situazione dunque non si sblocca più in alcun modo e direi che ora il vero ricordo traumatico da rimuovere è rappresentato da 20 anni trascorsi in condizioni semplicemente folli, al limite dell'impossibile.
Nel frattempo va avanti senza particolari sussulti la convivenza con mio papà, che a differenza di mia mamma, un po' più aperta, mi ha sempre dato l'impressione di essere una persona molto rigida, schematica e come me poco propensa ai rapporti sociali.
Dal mio racconto credo emergano in maniera evidente dei tratti del mio carattere come rigidità estrema e tendenza esasperata a rimuginare sugli eventi passati, rendendoli più grandi di quello che sono in realtà.
Direi che non c'è molto altro da aggiungere: come detto i farmaci non hanno fatto mai nulla e sto pensando alla possibilità di riutilizzare eventuali tecniche come EMDR oppure la TMS perchè il punto è che è necessario in qualche modo smuovere, mitigare, alleggerire i ricordi del passato.
L'importante è essere ancora qui per potere fare qualcosa, perchè il rischio di farsi fuori era ed è concreto, in considerazione di una situazione che, ripeto, non si è assolutamente più smossa per anni.
Ci tenevo ad avere una vostra opinione in merito e vi ringrazio infinitamente per il servizio.
Buonasera, la sua capacità introspettiva e descrittiva è encomiabile; brevemente però a leggerla risulterebbe una certa difficoltà nel liberarsi da determinati circoli viziosi.. passi per la scuola dell'obbligo, ma tali circoli viziosi risulterebbero operativi anche oltre l'obbligo scolastico e forse anche nell'ottica psicoterapica.. Dopo anni di lavoro mi permetto di dire che non esiste la psicoterapia adatta ad ogni individuo, come non esiste lo psicoterapeuta adatto a tutti i pazienti; infatti con tutti gli ammortizzatori professionali del caso, anche la coppia paziente e terapeuta è appunto una coppia e non si può andare d'accordo sempre con tutti o percepire un "transfert" costruttivo in ogni situazione. Pertanto, vista le sue predette competenze introspettive e descrittive, cioè vista la sua capacità nel "mentalizzare", le suggerirei di considerare anche altri approcci teorici, uscendo dal circolo vizioso del tornare ad insistere sul già, senza successo, sperimentato.
Cordialmente,
M.M.
Salve,
sono una ragazza di 26 anni e sto con un ragazzo da 6 anni e di recente abbiamo deciso di convivere.
La nostra relazione ha sempre avuto degli alti e bassi, come tutti d'altronde, io con lui mi sento felice e bene, molto sicura e protetta.
Però entrambi siamo molto gelosi, lui particolarmente, ed è molto paranoico, non si fida completamente di me. Io ho avuto un passato orribile, con abusi e problematiche mie, non sono cresciuta in un contesto sano, pertanto posso capire che una persona possa avere paura.
Scrivo perchè sono molto turbata, lui ogni tanto mi accusa che io voglio altri, basta solo che uno faccia due parole con me, e lui comincia con le accuse o battutacce che mi fanno stare male. Tra l'altro lavoriamo insieme, quindi siamo sempre insieme.
Lui è una persona un po' anaffettiva, spesso ci sono momenti di distacco che mi fanno soffrire molto, la cosa che più mi fa soffrire sono i suoi dubbi sui miei sentimenti e le "accuse" dirette o indirette. Ieri è successa una cosa al lavoro, è entrato un autista di un corriere per consegnare un pacco, il mio collega dell'amministrazione ha pagato il contrassegno, e l'autista si è fermato a parlare con il mio collega. io lavoro al centralino, quindi ero seduta alla mia postazione per continuare con il mio lavoro, però questo signore ha cominciato a parlarmi e mi ha chiesto se dov'ero nata, io ho risposto perchè in quel momento non sapevo come gestire la cosa, la cosa mi ha creato enorme disagio, e questo autista ha cominciato a fare il cretino, tanto che gli ho risposto che ero impegnata e se n'è andato via. Il mio collega ha cominciato a dire a tutto l'ufficio che mi aveva difesa dall'autista, e anche questo mi ha dato fastidio perchè io mi difendo da sola e non ho bisogno che lo facciano gli altri. Il mio ragazzo però si è arrabbiato, ha cominciato a dirmi che devono essere sempre gli altri a difendermi, che io "flirto" con la gente, che io do corda alla gente, e mi ha detto che le ragazze serie già alla prima domanda mandano via i tipi, non rispondono alle domande, tanto più se è uno sconosciuto. Io in quel momento, non ho pensato che questo signore fosse malizioso e avesse quelle intenzioni, altrimenti avrei agito subito diversamente. Il mio ragazzo ora dice che vuole lasciarmi, perchè io non sono una ragazza seria, che gli fa stare male che io flirto o do corta agli uomini, che deve spigarmi lui di mettere apposto la gente altrimenti io di mio non lo faccio. Io gli continuo a spiegargli che non è vero che io non flirto con le persone, io sono sempre molto professionale e seria al lavoro. E sono seria anche fuori dl lavoro, a me non interessano gli altri, perchè io sono innamorata di lui e non di altri. Non farei mai vigliaccate del genere, mai, è veramente una cosa becera. Lui ora mi accusa di cose veramente brutte dicendo che a me interessano le attenzioni degli uomini, ecc. Che io do confidenza agli sconosciuti, io semplicemente faccio il mio lavoro, ed essendo a contatto diretto con clienti e autisti, delle volte si vedono veramente delle miserie, è già molto stressante doversi sempre difendere da tutti, perchè non si sa mai cos'hanno in testa certe persone ed ora devo pure difendermi dalle accuse del mio ragazzo, anche se penso che sia molto arrabbiato e non completamente lucido per capire il tutto. Scrivo comunque qui per capire cosa dovrei fare e come dovrei gestire il tutto, ieri gli ho detto che non succederà mai una cosa simile, e lui si è arrabbiato ancora di più, continua a dirmi che vuole stare con una persona che agisca perchè sente queste cose e non perchè glielo dicono gli altri, io non faccio le cose perchè me lo dicono gli altri, io sono una persona seria e non voglio fare la stupida o cavolate varie con nessuno, mi viene uno schifo terribile al solo pensiero, io non capisco perchè lui non lo capisce, inoltre tira fuori il mio passato e mi elenca tutti i miei errori, e mi dice che io sono sempre stata quel genere di ragazza e non una seria. Grazie
Cara ragazza, perdoni la franchezza ma dopo tanti anni di lavoro continuo ad incontrare la coazione a ripetere.. purtroppo spesso (cioè non sempre ma frequentemente), coloro i quali hanno avuto un'infanzia difficile, incontrano delle difficoltà, una volta cresciuti, nelle relazioni di coppia, vissute molte volte come mentalmente faticose se non addirittura molto stressanti e portatrici di sofferenza (psichica se non anche fisica). In effetti lei descrive il suo ragazzo "molto paranoico", e se per paranoico intende una personalità estremamente sospettosa (cioè portato a vedere sistematicamente intenzioni malevole, laddove non sussistono), rancorosa (che ad esempio elenca tutti gli errori presunti ad ogni discussione), portata spesso a scoppi di collera in base ad interpretazioni distorte o in seguito ad eventi banali, la sua situazione di coppia non è certo semplice. Inoltre comprendo che lei non capisca perché lui non capisce, ma lei non capisce perché non è un "addetta ai lavori". Purtroppo però dal punto di vista psicologico/clinico esistono individui che sono caratterizzati da rigidi e immutabili fondamentalismi e fanatismi non solo a livello ideologico o religioso, ma pure a livello relazionale, che malauguratamente spesso vengono percepiti come individui forti o protettivi, però che di fatto sono degli attaccanti fragili, incapaci cioè di tollerare minime frustrazioni o difficoltà, che altre persone affrontano e superano ogni giorno, come ad esempio un partner che lavora, al quale può capitare che talvolta pervengano delle proposte, proposte che chiunque possieda un minimo "sindacale" di autostima e di fiducia in se stesso e nel partner, riesce agevolmente ad affrontare. Pertanto, soprattutto se gli episodi di conflittualità e di paranoia da lei riportati sono frequenti (capitano cioè due/tre volte l'anno o più volte al mese?), le suggerirei, magari tramite dei consulti psicologici individuali, di approfondire la sua situazione di coppia e cosa implica per lei, ricordando che dopo 30 anni di lavoro posso garantirle che di solito il sottoscritto vede il membro più sano di una coppia, cioè quello in grado di mettere e mettersi in discussione.
Concludo riportando una frase di una paziente che mi ha detto molti anni fa e che ogni tanto riporto: " è una cosa molto sana stare con persone che ci trattano bene.."
Cordialmente
M.M.
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