Esperienze

Sono uno psicologo e psicoterapeuta che opera da diversi anni sul territorio bergamasco. Mi sono laureato nella città di Padova, dove ho lavorato per alcuni anni, dapprima nell'ambito della marginalità adulta e delle dipendenze e, successivamente, con i minori inseriti in comunità.
Tornato a Bergamo ho lavorato per alcuni anni come psicologo scolastico e attualmente opero presso un consultorio che offre consulenze ai genitori e agli adolescenti, oltre che nel mio studio privato. Nel corso degli anni posso dire di essere stato di aiuto a diverse famiglie che si sono rivolte a me per la cura dei loro figli, concentrandomi su problematiche di vario genere, da quelle scolastiche a quelle di isolamento sociale, bullismo, difficoltà comportamentali e autolesionismo.
La mia formazione è principalmente di tipo psicodinamico, attraverso l'analisi del profondo e lo studio dei sogni, cerco di aiutare la persona a comprendere meglio se stessa, ma nel mio percorso ho appreso diverse tecniche a seguito di lunghi periodi di supervisione presso colleghi esperti e afferenti a diverse scuole psicologiche, in modo tale da poter aiutare le persone utilizzando diversi linguaggi.
Appare per me cruciale lo studio delle culture e delle appartenenze, nell'intento di comprendere i valori e i riferimenti fondamentali di una persona. Nella mia esperienza ho avuto modo di acquisire tecniche meditative di rilassamento, visualizzazione guidata, training autogeno, utili a livello diagnostico e per gestire disturbi di tipo ansioso e difficoltà del sonno.
Nell'ambito del supporto agli adulti mi occupo principalmente di: disturbi ansiosi e depressivi, dipendenza affettiva, consulenza e supporto psicologico per disturbi di personalità in collaborazione con altri professionisti, consulenze alla genitorialità e percorsi di coppia, supporto orientativo e psicoterapia per giovani adulti. Tra le mie passioni annovero certamente la musica e il cinema, ho collaborato con diverse formazioni musicali del padovano e del bergamasco e ho prodotto colonne sonore per film documentari. Ho avuto la possibilità di unire la mia passione per la musica e la psicologia nella gestione di un laboratorio espressivo per un gruppo di pazienti psichiatrici, che conduco da diversi anni in collaborazione con una struttura ospedaliera. Infine trovo che la cucina sia un ottimo metodo per rilassarsi e per rendere felici le persone amate.
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Il percorso fatto con Giulio è stato fondamentale per me. Mi ha permesso di affrontare momenti molto difficili e mi ha aiutato ad imparare da essi. Inoltre è sempre stato molto professionale, diretto. Già consigliato ad amici intenzionati ad iniziare un percorso di psicoterapia.

S
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Ho affrontato un percorso con il dottore di cui vado molto fiero.
Serio, professionale e (anche se sembra scontato) molto "umano"
Non posso fare altro che consigliare, tutt'ora io sono il primo a consigliarlo ai miei amici e conoscenti la bravura di questo dottore.

M
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Giulio è uno psicologo sempre disponibile e professionale. Mi ha aiutato ad affrontare un periodo particolarmente delicato della mia vita, risultando un percorso cruciale e indispensabile per il mio sviluppo personale. Mi affiderei a lui altre 100 volte se ne avessi bisogno e non posso fare altro che consigliarlo a chi si trova in difficoltà.

L
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Professionista esperto, affidabile, competente. Il percorso di terapia intrapreso è stato fattore indispensabile di crescita personale, successo lavorativo, benessere mentale ed emotivo. Vivamente Consigliato.

Dott. Giulio Ciccia

Grazie per il rimando che una volta in più mi fa comprendere l'utilità e l'importanza del lavoro svolto insieme

L
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Io e mia moglie abbiamo iniziato un percorso di coppia con il dottor Ciccia.
Ci sta aiutando a renderci conto della nostra responsabilità nella crisi di coppia e questo ci fa essere più sereni.
Siamo solo all'inizio ma ci sentiamo ben indirizzati. Grazie

Dott. Giulio Ciccia

Grazie per il rimando, anche io penso che abbiamo iniziato con il piede giusto

N
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Ho svolto un percorso di incontri con il dottor Ciccia e mi sono trovato molto bene, e’ stato molto empatico e mi ha saputo aiutare in un momento di difficoltà. Consiglio vivamente.

Dott. Giulio Ciccia

Grazie

U
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Psicologo competente, vivamente consigliato.. Studio accogliente.

Dott. Giulio Ciccia

Grazie U :)

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 10 domande da parte di pazienti di MioDottore

Mi chiamo Patrizia e ho sedici anni. Ho iniziato a stare male dopo aver visto un video su cosa potrebbe esserci dopo la morte. Come mio solito, ho iniziato a pensarci veramente troppo, infatti è diventato un pensiero ossessivo da allora. Non tanto cosa c'è dopo la morte, ma il fatto che potreb...Altrobe accadere in ogni istante, rendendo tutto inutile. Quando studio penso "e se muoio domani? che senso ha studiare?", oppure sto leggendo un libro e penso al fatto che potrei non finirlo. O vorrei guardare delle serie tv che mi interessavano, ma non lo faccio perché penso "che senso ha farlo se si muore?". Devo vivere un altro giorno con questa l'ansia e il pensiero di inutilità di tutto perché c'è la morte? Non ne parlo con nessuno perché ho paura che potrebbero iniziare ad avere le mie stesse ansie. Non riesco più a vivere normalmente, perché ho realizzato che tutto potrebbe finire da un momento all'altro e quindi che nulla ha senso. Ora, di qualsiasi cosa, penso sempre "e cosa lo faccio a fare se si muore? che senso ha la vita?". Sono consapevole che sono solo ansie, e delle volte riesco a essere lucida e a ricordarmelo, ma spesso questi pensieri prendono di nuovo il sopravvento e non riesco a pensare a nulla se non a questo ipotetico "non-senso" dell'esistenza. Meno

Buongiorno Patrizia
Le domande che lei si pone sono quelle che hanno caratterizzato tutte le filosofie e le religioni della storia, si tratta dunque di un argomento molto profondo e c...Altro
he comprensibilmente può produrre ansie. Da quello che ho capito per lei la questione va oltre la speculazione filosofica, per trasformarsi in pensieri intrusivi e fastidiosi che non le permettono di concentrarsi. Questo avviene perché la società di oggi ci porta spesso a essere iper focalizzati sul controllo, proiettando la mente sempre avanti rispetto al qui ed ora, che è in realtà l'unico momento che possiamo vivere pienamente. È infatti adesso che noi attribuiamo un senso alla nostra esistenza, cercando di compiere azioni che forse ricorderemo in futuro che qualcuno ci ricorderà, la cosa importante è attribuire a queste azioni il giusto valore con il cuore e con la mente. In questo senso il pensiero della morte rappresenta per eccellenza ciò che sfugge al nostro controllo perché non può essere compresa ma solo accettata, come una parte fondamentale della vita, che accomuna tutti gli esseri viventi. Quindi forse quello che la spaventa non è esattamente la morte, ma solo l'idea di non poter controllare ciò che ci accadrà. Quello che posso consigliarle quindi è di nutrire la sua mente e il suo cuore: vedere film, ascoltare musica andare a teatro o ad un concerto, visitare una mostra o un museo, andare nei posti che la fanno stare bene..o può anche semplicemente godersi, ogni momento concentrandosi su quello che le accade intorno o che accade ai suoi cari, regalare loro un pò di ascolto e di dedizione che la allontani da inutili pensieri su un futuro che , in gran parte, ci è ignoto. Esprimere se stessa attraverso l'arte o qualsiasi azione che la aiuti a concentrarsi sulle sue emozioni per comunicarle.
Se tutto questo non dovesse bastare prenda in considerazione di intraprendere un percorso di mindfulness o di meditazione, questi strumenti hanno saputo aiutare molte persone sono certo che potranno fare breccia anche in un animo sensibile come il suo.
Spero di cuore di essere stato utile. buona continuazione Meno

Dott. Giulio Ciccia

Buonasera, chiedo qui perché la situazione terribile in cui mi trovo mi sta consumando. Sono una donna e da due anni ero fidanzata con un uomo. Di recente a causa di alcuni avvenimenti ci siamo dovuti allontanare nonostante entrambi ci amassimo moltissimo (stava diventando una relazio...Altrone disfunzionale), e stiamo entrambi intraprendendo un percorso di psicoterapia individuale per migliorarci.
Durante l’allontanamento io, che avevo subito da parte sua (in passato) spiacevoli comportamenti disfunzionali che hanno risvegliato in me vecchie ferite primordiali (ho un disturbo della personalità) ho iniziato ad uscire con amici e ho conosciuto un altro uomo, con cui ho scambiato qualche messaggio. Contro ogni mia previsione all’inizio non avevo idealizzato questa persona, per fortuna, (cosa che tendevo a fare anni fa), e anzi, sin da subito ho preso tutto con le pinze, compresi alcuni suoi atteggiamenti che mi facevano suonare i campanelli d’allarme. Senza girarci troppo intorno, una sera questo uomo è venuto a dormire a casa mia dopo un’uscita di gruppo ed ha un po’ forzato le cose. Non ho subito una violenza, ma il mio cervello mi diceva in tutti i modi che avrei dovuto fermarmi e fermare lui, ma non ce l’ho fatta a dire di no. L’atto non è stato completo perché ho trovato una scusa utile e ci siamo fermati ai preliminari, ma mi ha fatto schifo e mi chiedo cosa mi abbia bloccato dal dire di no, che in effetti non volessi farlo. Come se mi fossi sentita obbligata ormai a farlo, semplicemente perché lui era a casa mia e probabilmente era intenzionato a concludere la serata così. Non ho avuto il coraggio di fermarlo e di questo mi colpevolizzo tantissimo. Perché so che è stata una mia responsabilità.
Nel mentre il mio uomo continuava ad avere contatti con me (non siamo riusciti a restare in no contact) e l’ho sentito anche il giorno dopo, o forse dovrei dire la notte e mattina stessa, prima e dopo questa cosa atroce che ho fatto e che ho “subito”, e nel mentre che ascoltavo lui che mi spiegava che voleva ritornare a ciò che eravamo, il senso di colpa mi divorava.
Sono stupida? Sono impazzita?
Adesso ho il terrore di questo senso di colpa micidiale che mi sta spezzando. Credo oltretutto che il mio cervello stia cercando di aiutarmi perché ho ricordi molto sfocati dell’atto in sé, come fosse stato un sogno, o meglio un incubo, dove passivamente ho solo resistito e sperato che terminasse e non andasse oltre. Sono disperata e ho paura che quando rivedrò il mio uomo dovrò essere costretta a chiudere la relazione per la vergogna, per lo schifo che provo verso di me, di non poter trattenere questo segreto, di esplodere all’improvviso e confessare in preda ad una crisi.
Vorrei capire cosa mi sia successo. Se ho fatto passi indietro rispetto alla mia psicoterapia passata o se le debolezze possono capitare. Non riesco nemmeno a dire di essermelo goduta, perché io non volevo quello, in nessun senso, in nessun caso. Sono stata una cretina che ingenuamente ha accettato la richiesta di “salire con me a casa” e dopo si è sentita costretta, perché lui ormai era lì. L’unico ricordo chiaro è stata la mia rassegnazione nel pensare “se non oppongo resistenza finirà in fretta”.
Adesso ciò che mi turba è come potrò andare avanti. Io amo il mio uomo e nessun altro, è una persona incredibilmente capace e sensibile nonostante abbia i suoi problemi. Vorrei solo convivere con questo segreto e anzi, dimenticarlo. Meno

buonasera
Il suo senso di colpa appare comprensibile come anche il suo vissuto che ricorda l'idea di avere rovinato qualcosa. Troppo spesso le nostre relazioni non sono caratterizzate solo dal "q...Altro
ui ed ora", ma ciò che accade al loro interno risulta essere molto condizionato da eventi del passato, immagini a cui siamo abituati e che difficilmente possiamo lasciarci alle spalle. Allo stesso tempo la paura di ciò che può accadere in futuro ci porta a compiere azioni anche indesiderate, ma che forse hanno la funzione di preservarci da un possibile fallimento o dall'idea di essere abbandonati. In questa ottica può essere letto un tradimento, cioè come un atto di autosabotaggio o di sabotaggio di una relazione che ci attrae quanto ci spaventa, anzi per essere più precisi molto spesso più ci attrae più ci spaventa. Non è chiaro che cosa faccia riferimento quando parla di situazioni disfunzionali con l'uomo che ama, ma forse dentro questa ottica vanno ricercate le motivazioni che l'hanno portata dentro la situazione che ha descritto. Quando nel nostro passato il concetto di amore è stato inquinato da situazioni ambigue violente o ambivalenti può accadere che sentiamo di non meritare una relazione basata sulla fiducia, l'apertura e il rispetto reciproco. Questo accade perché a volte le persone che avrebbero dovuto prendersi cura di noi non lo hanno fatto o lo hanno fatto solo a metà, facendoci in fondo credere di non essere meritevoli di essere amati o di amare adeguatamente. Sono certo che sulla base di queste presupposti un percorso terapeutico possa essere utile ad assegnarci l'amore che ci è stato negato, ottimo presupposto per relazioni più serene.
Spero di cuore di essere stato utile. buona continuazione Meno

Dott. Giulio Ciccia
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