Dott.ssa
Simona Agnelli
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Esperienze
Mi occupo di:
-Disturbi d'ansia: attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo-compulsivo, ansia generalizzata, post-traumatico da stress
-Disturbi dell'umore: depressione, distimia, disturbo bipolare
-Disturbi della personalità
-Dipendenze patologiche: tossicodipendenza, alcoldipendenza, dipendenza affettiva, da internet, da gioco d'azzardo, shopping-dipendenza
-Terapia di coppia e della famiglia
-Promozione e ripristino dell'equilibrio e del benessere psicofisico: Training Autogeno, Ipnosi, Bioenergetica, Mindfulness
-Consulenza specialistica per orientarsi alla professione: Carrier Counseling, Bilancio delle Competenze
10 recensioni
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Alessandro B.
Mi ha aiutato ad uscire da una problematica di carattere post relazionale; arrivando alla radice del problema mi ha accompagnato nel cammino con forte empatia ed utilizzando le proprie tecniche con grande professionalità ha fatto si che io riuscissi a riattivare quei fattori inconsci per ricreare l' humus ideale per una rinascita!!!
S.S.
Numero di telefono verificato
Grandissima professionalità. Mi segue da alcuni anni e mi ha tirato fuori dai momenti più bui della mia vita. Consigliatissima.
M.C.
Mi sono rivolta alla dottoressa per avere dei consigli su come affrontare il difficile momento che stavo attraversando perchè sentivo che familiari e amici non mi capivano fino in fondo o non erano in grado di aiutarmi. La dottoressa mi ha ascoltato con attenzione e mi ha anche fatto molte domande spingendomi a considerare le cose sotto diversi punti di vista su cui io non riuscivo a focalizzare. Ho trovato comprensione oltre che professionalità. E' stato un valido aiuto a superare quel brutto momento.
D.B.
Rissumo in sintesi il mio giudizio: competenza professionale, esperienza ed affidabilità comprovata, disponibilità all'ascolto ed attenzione al rispetto dei valori di libertà di opinione e di scelta del paziente. Consigliata a pieni voti!
M. L.
Professionista molto preparata, studio curato e luminoso a cui si accede da un ampio giardino, sono stato accolto con tatto e disponibilità all'ascolto che mi hanno comunicato competenza ed affidabilità
V.L.
Numero di telefono verificato
Dottoressa disponibile e preparata, che riceve in un ambiente confortevole ed accogliente. Tutto questo mi ha fatto sentire a mio agio nell' iniziare a parlare di me e di come mi sento. Ho inoltre avuto subito un aiuto per un primo inquadramento del mio problema e delle indicazioni chiare e semplici su come funziona la psicoterapia
Risposte ai pazienti
ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, conosco mio marito da 17 anni e sono sposata da 8.
In questi 17 anni ne abbiamo viste e passate di tutti i colori: tradimento da parte sua, trasferimento all'estero per via del suo lavoro (con conseguente difficoltà da parte mia nel riconoscimento titoli e nel trovare un lavoro adatto, oltre che la lingua), difficoltà con i suoi genitori in quanto molto invadenti e irrispettosi nei nostri confronti, difficoltà di procreazione (ora scoperto per cause non mie), differenze di visione educativa e di approccio al mondo..
In questi anni ho cercato di parlare di bisogni, di quello che ho bisogno io, di quello che vuole lui e di come possiamo andare d'accordo. Ogni volta però si ritornava sullo stesso argomento: approcci diversi, più scontroso da parte sua, più riflessivo e sensibile da parte mia.
In questi ultimi giorni gli ho comunicato di essere stanca, stanca di discutere, di cercare di aiutarlo, di stare male.. ora dice di aver capito e di volere intraprendere un percorso psicologico perché non sta bene con se stesso (dando la colpa al suo Io bambino ferito).
In 17 anni non ha mai parlato di questo e mi ha spiazzato.
Entrambi stiamo male, lui per la mia posizione e la mia distanza emotiva, io per la mia stanchezza. Mi sento sfinita, come se si fosse rotto l'ultimo ponte che ci legava. Non lo odio, ma non riesco nemmeno ad amarlo..
La mia difficoltà però è nel lasciarlo, dopo 17 anni. Non abbiamo figli e questo potrebbe aiutare, ma le aspettative della società mi opprimono. Vedo due scelte davanti a me: lasciarmi morire dentro, adattandomi e ignorando il cuore ma seguendo la testa, oppure seguire il cuore e allontanarmi definitivamente.
Mi implora fiducia e pazienza, ma non ne ho più.. mi dispiace però dover rompere un matrimonio e una relazione così longeva.
Intanto la ringrazio per aver condiviso la sua storia dalla quale risulta che è lei,soprattutto, ad averne “viste e passate di tutti i colori”. Con la forza dei suoi sentimenti ha dovuto perdonare, capire, cambiare, adattarsi, trovare soluzioni. E dopo 17 anni, mentre il suo compagno per la prima volta sembra essere disponibile ad affrontare le sue difficoltà in prima persona, lei si sente stanca. O potremmo leggere la dinamica anche al contrario; quando il suo compagno tocca con mano la sua stanchezza la sua “voglia di mollare”, ecco che, sempre per la prima volta, lui sente di voler reagire partendo da sé, al fine di non perderla. Questo ci dice che alle volte le relazioni si “incagliano” nello scoglio della complementarità che, se da una parte rende una coppia funzionante e longeva, dall’altra blocca l’evoluzione di entrambi. Quello che voglio dire è che se fino ad oggi lei è stata quella che ha capito ed ha concesso tempo, adesso è legittimo e persino funzionale a verificare se c’è ancora una possibilità di rimanere insieme, che non si precipiti a prendere una decisione. Lei infatti dice “Vedo due scelte davanti a me: lasciarmi morire dentro, adattandomi e ignorando il cuore ma seguendo la testa, oppure seguire il cuore e allontanarmi definitivamente”. Ce n’è una terza: attendere che testa e cuore si coordinino e le diano dei messaggi armonici e non così conflittuali. Questo potrà farlo solo se si riappropria del suo diritto a prendersi il tempo che le serve per ascoltarsi, lei che dal suo racconto ha sempre dimostrato pazienza e spirito di adattamento. Lasci che sia il turno di suo marito. Vedrà, servirà ad entrambi.
Salve,
Vi scrivo perché mi sono accorto che provo rabbia prima che un evento sia successo.
Provo a spiegarmi con un esempio..
Vorrei chiedere al mio datore di lavoro dei giorni di ferie, ma già immagino che non mi saranno concesse creandomi vari fim mentali in riferimento a questa situazione provando così tanta rabbia.
Oppure vorrei chiedere dei soldi ai miei genitori per andare a vivere da solo ma già penso che le mie richieste non saranno accolte creandomi vari film mentali che descrivono un ipotetico futuro.
In passato sono andato da un psicoterapeuta dove mi è stato diagnosticato un principio depressivo, disturbo ipocondriaco, un disturbo di ansia-ossessivo compulsivo.
questi pensieri dove provo rabbia fanno parte del disturbo ansioso oppure no? Sono un pò pensieroso al riguardo.
Grazie a chi risponderà.
Le emozioni che proviamo relativamente a ciò che desideriamo o temiamo, sono determinate da ciò che pensiamo su di noi, sugli altri e sulle relazioni. A loro volta le emozioni indirizzano i nostri comportamenti e le nostre scelte. Faccio un’ipotesi (lasciando a lei il compito di verificarne la correttezza) sui suoi possibili “passaggi” interiori. Ha un bisogno/desiderio (ad esempio vorrebbe chiedere al suo datore di lavoro dei giorni di ferie) a cui immediatamente segue una previsione negativa sulla risposta dell’ambiente (e infatti già immagina che non gli saranno concessi), ciò genera una ulteriore costruzione della realtà coerente con quella previsione facendole creare vari film mentali in riferimento a questa situazione; da ciò scaturire la risposta emotiva del provare “così tanta rabbia”. E’ molto probabile che questa concatenazione la porti a non provare nemmeno a chiedere creandosi un’incrollabile fiducia sul fatto che tanto la risposta sarebbe negativa. Credo che la preoccupazione sulla sua rabbia la distolga dal vero focus della questione: evitare di chiedere vuol dire evitare l’interazione e in questo senso si, questa è una strategia ansiosa. La diagnosi però serve soprattutto allo psicoterapeuta per orientarsi sul lavoro da fare insieme e non è in alcun modo una soluzione per il paziente. Quella rabbia che lei considera eccessiva in realtà è coerente con la frustrazione di pensare di non riuscire a far valere i suoi diritti ad a essere ascoltato e compreso, e ciò probabilmente la conduce proprio a non chiedere, evitando di conseguenza i possibili no da parte degli altri. Le consiglio quindi di ascoltare quel disagio e quegli interrogativi che le procura la sua rabbia, non tanto perché sia “pericolosa” in sé ma perché le indicano di riprendere con fiducia la psicoterapia
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