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19/04/2024
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Punteggio generale
Egr. Dott. Bellagamba, mi preme ringraziarLa per il suo tratto umano, la Sua competenza, la Sua professionalità, veramente encomiabili, che hanno risolto completamente ogni problema, di tutto ciò Le sono grato.
Ho effettuato una seduta online perché avevo un dubbio che mi assillava. Il dottore è stato accogliente e chiaro, ha compreso subito la mia situazione fornendomi indicazioni che non avevo preso in considerazione. Se dovrò effettuare un percorso personale lo ricontatterò sicuramente.
1.
Lo consiglio vivamente a chiunque stia cercando uno psicologo professionista, competente e empatico. È un terapeuta che sa mettere a proprio agio i pazienti e che li aiuta a raggiungere i propri obiettivi.
Ho sofferto di ansia e attacchi di panico e mi sono rivolta al dottore. Non avevo capito che dovevo mettere ordine nella mia vita, ma grazie al percorso effettuato ho capito molte cose su di me e ho ripreso le mie attività senza tutte le paure che avevo prima. Lo consiglio.
In questo periodo sto attraversando un momento difficile e ho effettuato alcune sedute online con il dottore. Adesso mi sento meglio. Ha compreso il mio problema e mi ha aiutato a elaborare alcune strategie utili per affrontarlo. Interessante è stato trovare qualcuno che mi ha aiutato a trovare un senso ai sogni che faccio. Lo consiglio.
Il dottore è puntuale e cordiale nel modo di porsi, mi sono trovato bene. Lo studio, seppur essenziale nelle sue componenti, è facilmente raggiungibille. Il parcheggio è comodo.
ha risposto a 28 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno Cari Dottori,
ho 33 anni e sto uscendo da un periodo di depressione e ansia durata qualche anno, ho fatto psicoterapia che davvero mi ha cambiato la vita.
Ho letto però che l'ansia e la depressione ha un'origine genetica, effettivamente mio papà è sempre stato ansioso e tutt'ora prende Lexotan al bisogno, idem una mia sorella che ha avuto una depressione cronica.
Sinceramente quell'articolo mi ha buttato giù parecchio perché in realtà con la psicoterapia vedo miglioramenti che mai avrei pensato, ho i miei momenti di down penso come tutti alla fine, ma quando ho letto quella cosa quasi mi stava per tornare l'ansia!
È davvero quindi una condanna a vita con cui devo convivere?
Buonasera, sentire un certo di modo di comunicare la scienza delle volte fa male e soffrire. Il problema è che la scienza non è mai neutrale (non parlo di interessi economici o politici, che comunque ci sono), ma persegue finalità diversa in base all'impostazione. Il modello medico segue un approccio neo - positivista per cui si cercano cause probabili delle malattie. Funziona molto bene per molte malattie organiche, ha dei limiti con la psicopatologia. Dall'altra parte abbiamo i modelli ermeneutici tipici della psicoterapia che cercano di attribuire significati individuali alle esperienze, anche di malattia. Il saper attribuire significato è un atto salutare, liberatorio e "umano". Il suo percorso di psicoterapia è diverso dagli studi evidenced-based, necessari ma senza individualità e validi soprattutto come indicazioni generali.
Le chiedo scusa se ho preso il discorso alla larga ma spesso nei media si produce un immaginario circa la psicoterapia come un atto medico (parlo in generale) che toglie i sintomi o guarisce. È così solo in minima parte per noi psicologi, la gran parte del lavoro è quella di rendersi amabili a sé stessi. Si fidi quindi delle sue sensazioni, del suo percorso e ne parli con chi la segue come psicoterapeuta. Un caro saluto. Dott. Samuele BELLAGAMBA
Salve a tutti, vi scrivo per chiedervi un consiglio in merito ad un dubbio circa la psicoterapia in generale e un dubbio circa l'orientamento migliore che fa al caso mio.
Premessa, da pochi mesi si è interrotta una relazione per me importantissima durata 7 anni (interrotta via messaggio e senza alcun tipo di spiegazione).
Di conseguenza, ho iniziato dei percorsi di psicoterapia per risolvere dei problemi, ma senza alcun tipo di risultato (cognitivo-comportamentale e gestalt).
Illustro i problemi.
1) vorrei elaborare la fine della relazione.
Nonostante ormai mi sia abituato all'assenza di questa persona, non riesco ad andare avanti perché non capisco cosa è successo e perché sono stato trattato così. Mi piacerebbe ricostruire il tutto per capire sostanzialmente chi avevo accanto e perché è successo tutto questo, anche per capire come migliorarmi ed evitare di mettere in atto bisogni/pensieri/dinamiche disfunzionali in una prossima relazione... ciò in virtù del fatto che per me questa persona era troppo importante, e non capire perché c'è stato questo abbandono improvviso, mi distrugge (non mi permette di staccarmi definitivamente, soprattutto perché mi sento in colpa, e non capisco se ho commesso errori che giustificano questo trattamento o meno)
Vi illustro solo un paio di domande che mi assillano.
Es: ero troppo geloso oppure l'altra persona aveva modi esagerati che farebbero star male chiunque? È andata via per colpa dei miei errori fatti oppure lei voleva solo ricevere e nel momento del bisogno è scappata?
2) il secondo motivo che vorrei che la psicoterapia mi aiutasse a risolvere, è capire cosa posso aspettarmi dalle relazioni e dagli altri.
Ho notato come i miei bisogni e le mie idee di relazione (che tendono all'equilibrio) non sono riscontrabili nella realtà, in quanto mi portano ad allontanarmi da tutti, quindi vorrei capire tramite il terapeuta se (oggettivamente parlando) chiedo troppo in una relazione in tema di amore e rispetto.
In poche parole vorrei capire come ci si comporta in relazione (non ho più una visione chiara) e capire quali sono quei comportamenti/pensieri/idee che sono oggettivamente tossiche e da evitare...al fine di capire chi sono quelle persone buone per la mia vita e chi invece allontanare perché è tossico.
Oppure, semplicemente moderare le mie aspettative in amore e rispetto.
Il punto è che con questi 2 tipi di approcci, mi è stato detto che io da solo devo capire cosa per me non va bene (tramite le emozioni e il corpo) senza darmi un aiuto che mi renda consapevole di queste dinamiche.
Mi è stato detto che non c'è niente di giusto e sbagliato, e ciò mi ha reso più confuso..questo perché penso che un minimo di regole sociali esistono, e che ci sono comportamenti/idee/pensieri che in coppia non dovrebbero essere attuati perché (a prescindere dai propri bisogni) possono creare dinamiche disfunzionali come dominante/sottomesso, cioè poco equilibrate.
Questi 2 approcci mi hanno messo il dubbio che tutto è soggettivo, ed ognuno può cercare cosa vuole nelle relazioni, basta soltanto che ci sia un accordo tra le 2 parti..quindi come se non esistessero doveri morali in tema di amore e rispetto.
Secondo questa logica, potrei anche sentire il bisogno di avere una ragazza accanto che non frequenta alcun tipo di amico del sesso maschile, e ciò va bene se l'altra parte è d'accordo.
Per questo penso che questi 2 metodi non facciano al caso mio.. perché penso "la mia emozione può dirmi che sono geloso, e può anche dirmi di chiedere alla mia ragazza di non frequentare nessuno, ma ciò non toglie che questo valore è disfunzionale e per niente sano".
Tutte le emozioni vanno contestualizzate.
Se dovessi seguire solo la mia emozione (come dicono questi 2 psicoterapeuti) finirei per abusare dell'altra persona.
PS: il punto è che se seguo la mia idea (di cercare l'equilibrio) finisco che dimentico me stesso e i miei bisogni e inizio a vivere solo per le relazioni e l'altro.
Mi piacerebbe che la psicoterapia mi aiutasse a rispondere a queste domande, tramite un dialogo costruttivo..invece mi sento dire che devo capirlo da solo...ma allora perché sono in psicoterapia? Se riuscissi da solo non sarei di certo qui a chiedere aiuto xd
Per questo vi pongo 4 domande.
1) Voi credete che tutto è soggettivo o ci sono concetti oggettivi in termini di amore e rispetto, che se non presenti indicano la presenza di una persona tossica?
2) la psicoterapia può aiutarmi ad elaborare il lutto della separazione (permettendomi di capire cosa è successo e chi avevo accanto) & permettermi di capire se pretendo troppo nelle relazioni (romantiche e amichevoli), tramite dialogo e spiegazione dettagliate?
3) l'orientamento analitico transazionale forse fa al caso mio? Ho letto un po' su questo orientamento e sembra possa aiutarmi a risolvere i dubbi detti sopra, voi che ne pensate..Si occupa di ciò che chiedo, se sì nel particolare di cosa e come potrebbe aiutarmi?
Vi ringrazio per la lettura.
PS: ho già parlato col terapeuta di queste esigenze, ma più e più volte la risposta ricevuta è sempre la stessa "lo capirai da solo". Ma come può la mia emozione farmi capire che posso limitare ingiustamente la libertà altrui?
Ciò per me oltre ad essere logicamente impossibile, inoltre non ha avuto alcun risultato, perché dopo 2 percorsi e dopo varie sedute non ho risolto un bel niente
Gent. Le utente, comprendo la sua frustrazione e la sua volontà di capire e risolvere il lutto da separazione. Ricercare certezze ai propri dubbi è lecito ed è doveroso che vengano accolti e analizzati. Riguardo al l'orientamento, al di là degli aspetti legati alle tecniche evidenced-based per sintomi o disturbi specifici, possiamo dire che sia indifferente. La questione è il clima di fiducia che si crea perché il terapeuta non dovrebbe influenzare attraverso ideologie o valori morali, ma aiutare il paziente ad avere un metodo per trovare i propri. All'inizio ci può essere una frustrazione perchè si pensa che pagando l'onorario si debbano avere risposte. Ecco la psicoterapia inizia nel momento in cui si esce dalla dinamica della "pretesa" e si entra in quella della "fiducia". Quando c'è questa si può parlare apertamente con il terapeuta anche delle modalità con cui questi si relaziona con lo stesso paziente (si chiama metacomunicare). A volte (non parlo necessariamente nel suo caso) cercare l'orientamento perfetto o adatto a sé può anche essere un modo per procrastinare il momento del "lasciarsi andare" in terapia. Bion sosteneva che ogni seduta deve essere "senza memoria e senza desiderio". Con affetto. Dott. Samuele BELLAGAMBA
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