Esperienze
I colloqui psicologici costituiscono uno spazio di ascolto in cui la persona prende parola liberamente, per parlare di sé, ciò che lo fa soffrire e gli causa disagio, in un clima non giudicante e accogliente. L'incontro con lo psicologo può funzionare come una parentesi, una pausa nella frenesia della vita quotidiana, divenendo occasione per ripercorrere la propria storia e ripartire nella propria vita.
Svolgo inoltre formazione e consulenze circa le questioni di interesse psicologico per aziende e privati (ad esempio: formazione per docenti circa le tematiche di inclusione scolastica; formazione per il personale che si occupa di servizi assistenziali, per prevenire lo stress lavoro correlato)
La mia formazione: laurea triennale in "Scienze e tecniche psicologiche" presso "La Sapienza" a Roma e laurea magistrale in Psicologia Clinico-dinamica presso l'Università di Padova, iscritto all'albo degli psicologi della regione Veneto.
In formazione come psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico lacaniano presso l'Istituto Freudiano di Roma. Nel corso di questi anni ho fatto esperienza clinica nei servizi di salute mentale di Padova (Centro di Salute Mentale e Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura), seguendo colloqui individuali e collaborando alle attività di reparto (gruppi verbali ed espressivi) rivolte ad utenza psichiatrica adulta.
Ho lavorato nell'ambito delle dipendenze patologiche in comunità per adulti, come educatore per minori rientranti in quadri di autismo e psicosi infantile (seguendoli in attività espressive di tipo musicale e in contesto scolastico) e con adolescenti manifestanti disagio tramite disturbi del comportamento (in comunità e in contesto domiciliare).
Grande ambito di interesse è per me quello dei disturbi psicosomatici, mi sono occupato, come tirocinante, di gruppi di sostegno per persone con malattie della pelle (psoriasi, dermatosi) seguendo l'orientamento teorico della scuola francese di psicosomatica psicoanalitica. Ho collaborato come volontario presso l'Istituto Oncologico Veneto di Padova, collaborando con l'equipe di psiconcologia fornendo attività di accoglienza e divulgazione scientifica per i pazienti oncologici e i loro cari.
Nella pratica clinica mi baso pertanto sulla parola e il discorso della persona che si rivolge allo psicologo poiché sofferente. Un percorso di sostegno psicologico non impone nulla alla persona, la aiuta a saper leggere cosa le causa sofferenza, cosa le crea ostacoli, per poter trovare nuove soluzioni favorenti la propria vita.
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ha risposto a 1 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno, mi chiamo Simonetta ed ho 55 anni. Sono sposata ed ho 2 figli di 19 e quasi 15 anni. Da qualche tempo mi trovo in un turbinio emotivo, dal quale lentamente sto uscendo. Ciò perché gli equilibri familiari si sono scardinati, e come tutti ho dovuto abituarmi a parlare e non con l’adolescenza, confrontarmi ma poi o litigare o chiudermi in me stessa con il marito. Ora, la figlia maggiore studia in altra città e quindi io ci sono sempre, ma in modalità non difensiva, e spartitrice di rassicurazioni e stimoli per lo studio e qualche raccomandazione … mentre il ragazzo sta avendo i segnali di voler essere autonomo e indipendente. Sono sempre guardinga, e controllore cercando un margine di empatia. E mi capita di ritornare in quel tunnel, anche se ho fatto esperienza! Cerco di allontanarmi dalle provocazioni del figlio che talvolta emette, e dall’altra discuto con il marito in modo più riflessivo.
Tuttavia, non mi sento in armonia.
Come si fa a farsi piacere un nuovo equilibrio fatto di riscontri, o sensazioni o discussioni che non piacciono? O che non sono nelle mie corde?
Premesso che la crisi adolescenziale ha risollevato dal mio passato cose poco gradite (figura materna non empatia, che ora in età avanzata è egoismo…con tutte le sue sfumature subdole e non) modificando il quadro della famiglia di origine, e il risultato relazionale attuale lo percepisco poco in sintonia con il mio carattere di partenza.
Tutti noi cambiamo ed evolviamo, ma lo spirito di libertà, l’ottimismo, l’allegria e l‘indipendenza sono aspetti che mi riconosco e che ora vedo si sono adattati ad un contesto in evoluzione si, ma che difficilmente può rientrare all’origine.
Quindi come faccio a farmi piacere ciò che la mia natura mi direbbe non essere?
L’adolescenza mi ha prodotto impotenza, la crisi emotiva personale nella famiglia di origine mi ha portato al distacco parziale emotivo, la disabilità peggiorata nel tempo di mio marito, mi sta mettendo in crisi perchè non accompagnata alla sintonia mentale, di sensazioni, di espressione delle emozioni… ed ogni tentativo viene malinteso o deriso….
Questo interrogativo mi sorge dopo una serie di riflessioni che ho fatto con me stessa, dopo alcuni piccoli percorsi di crescita personale e approfondimenti. Peró questo è ciò che provo spesso.
Vedendo una ragazza che manifesta libertà e voglia si di realizzarsi, ma con le modalità di un bradipo, che il marito in conseguenza alla malattia non riesce a smontare, mentre io ho passato anni a incitare fatica, pro attività, concessione a goccia di soldi/uscite …non mi fa ben.
Poi il mio corpo è in trasformazione, con una volontà che vacilla sempre di più, per volermi bene e curarmi meglio come dovrei… insomma raccolgo risultati che non mi piacciono e non mi mettono a mio agio.
Che si può fare?
Attendo e ringrazio a chi mi darà suggerimenti.
Sicuramente è opportuno parlarne all'interno di un suo spazio privato, in un colloquio psicologico.
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