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Il mio lavoro include l'esplorazione della consapevolezza del momento presente, il supporto alla crescita personale e spirituale, l'incoraggiamento della creatività e dell'intuizione come fonti di conoscenza profonda, e l'aiuto delle persone a sviluppare una comprensione più ampia di se stesse e della loro connessione con l'universo.
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ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve dottori, scrivo qui perchè vorrei un parere o consiglio da voi riguardo la mia situazione..premetto lui è molto più grande di me di circa 20 anni più, nonostante questo so quanto ci tenga a me e provi amore nei mie confronti, anche io ci tengo a lui..purtroppo però sto provando spesso gelosia, delle volte anche tanta..certe volte glielo dico, certe volte gli faccio qualche battuta, altre volte mi tengo questa ansia mista a fastidio forse e appunto anche gelosia penso, anche sul fatto che possa uscire con un amico a bere qualcosa e il mio pensiero è soprattutto quello che lui si metta magari a guardare altre ragazze, cosa che noto anche quando siamo insieme, ovvero non che si metta li in modo ossessivo a guardare chiunque, però che se passa qualcuna lui la guarda (e soprattutto anche il lato dietro e magari anche davanti), cosa che si so è normale, ma che purtroppo io non riesco a venirne fuori, non riesco a uscire da questo loop di pensieri dove lui si mette a guardare altre o che ne so possa farsi pensieri su queste..e in questi momenti che ultimamente sono sempre più spesso mi verrebbe voglia di stare da sola e avere contatti con lui solo in amicizia, ma almeno io non mi dovrò più mettere determinati pensieri ogni volta e non dovrò più avere "paure" che lui possa fare qualcosa o meno..purtroppo mi fa star male questo perchè non pensavo di poter essere cosi "gelosa"..non so che fare e che decisione prendere..perchè parlando con lui poi mi direbbe che mi ama e vuole stare con me e io lo so e lo sento quindi non riuscirei più a dirgli di voler stare sola..cosa devo fare, come posso analizzarmi o capire come togliermi determinati pensieri e paure
Salve, capisco quanto questa situazione possa essere difficile per lei, soprattutto per il conflitto interno che sta vivendo tra la gelosia e il forte sentimento che prova per lui. La gelosia è un'emozione normale, ma quando diventa così intensa, spesso nasce da insicurezze personali o dal timore di non essere abbastanza per il partner. Non significa che lei sia sbagliata, ma che c'è qualcosa che va approfondito e ascoltato.
Il fatto che lui guardi altre persone, come lei stessa riconosce, è un comportamento comune, ma il significato che attribuisce a questi gesti è ciò che la fa soffrire. Piuttosto che reprimere i suoi pensieri o accusare lui, potrebbe essere utile riflettere su cosa alimenta queste paure: è davvero legato al suo comportamento o a qualcosa che sente dentro di sé? Parlare apertamente con lui, senza accusarlo, ma spiegando come si sente, potrebbe aiutarla a sentirsi più compresa.
Chiudere la relazione per evitare la sofferenza potrebbe sembrare una soluzione, ma spesso non elimina le insicurezze, che potrebbero ripresentarsi in altre relazioni. Forse potrebbe provare a lavorare su di sé, magari con l’aiuto di uno psicoterapeuta, per esplorare meglio queste emozioni e trovare un modo per gestirle. Lei tiene a lui e lui a lei, e questo è un buon punto di partenza, ma è importante che anche lei riesca a sentirsi serena in questa relazione.
Salve ho iniziato un percorso di psicoterapia da circa un anno inizialmente erano sedute in presenza poi si è passati per motivi imprecisati a sedute online e credendo che fosse solo una soluzione temporanea avevo accettato di proseguire poi sono diventate sedute sempre online ma con meno flessibilità oraria disponibili solo il pomeriggio e non più la mattina cosa che si mal concilia con il mio lavoro. Mi chiedevo se fosse una cosa comune tra i terapisti e che dunque è spesso il paziente che deve adattarsi agli orari del professionista o se mi sono imbattuto io in una situazione particolare. Inoltre avevo letto in più articoli che la modalità online era più conveniente dal punto di vista economico ma nel mio caso il prezzo è rimasto pure invariato. Devo dire che la modalità in presenza oltre a permettermi una maggiore connessione con la persona che avevo di fronte mi era utile per tante motivazioni: era una scusa per uscire di casa visto che lo faccio molto poco, per approfittare e fare una passeggiata dopo le sedute ma anche per un discorso di prepararmi mentalmente alla seduta riflettere sul percorso e sulla mia problematica al momento di recarmi sul luogo e riflettere su ciò che c’eravamo detti in seduta al termine durante il tragitto per tornare a casa. Non so sinceramente come comportarmi e se esprimere tutto ciò con il terapeuta perché parlare apertamente significa porre fine alla terapia in fin dei conti. Più che il solito consiglio “ne parli apertamente con il terapeuta” vorrei un confronto sulle abitudini degli altri psicologi solo per capire se sono stato sfortunato io con queste “restrizioni” o se solitamente è prassi dare poche opzioni al paziente.
Salve, quello che descrive non è una prassi universale, ma dipende molto dal professionista e dalla sua organizzazione. Non tutti i terapeuti lavorano esclusivamente online o con orari così rigidi, ma è vero che, per questioni logistiche, spesso sono i pazienti a doversi adattare agli orari disponibili. La modalità online, sebbene comoda per alcuni, non è equivalente per tutti, soprattutto se, come nel suo caso, l'incontro di persona rappresentava un valore aggiunto al percorso, sia a livello pratico che emotivo.
Riguardo al costo invariato, è una scelta individuale del professionista: non tutti abbassano i prezzi per le sedute online, anche se in teoria comportano meno spese per loro. Questo può sembrare poco equo, soprattutto se la modalità non è stata concordata apertamente come una modifica definitiva.
Detto questo, esprimere queste difficoltà al terapeuta non equivale necessariamente a interrompere la terapia. Si tratta di portare alla luce una parte del suo vissuto legata al percorso, che potrebbe essere utile anche a livello terapeutico. Se però avverte che queste restrizioni stanno ostacolando il processo o che il setting non risponde più ai suoi bisogni, potrebbe considerare anche l’idea di cercare un professionista con modalità più adatte a lei. Non è una questione di sfortuna, ma di compatibilità tra le sue necessità e l’organizzazione del terapeuta.
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