Esperienze
Ci sono alcune credenze erronee su questo lavoro. Un esempio emblematico: chi è in difficoltà con stati ansiosi può desiderare che lavorando con lo psicologo l’ansia venga tolta dalla sua vita. Gli stati emotivi e cognitivi che possono essere avvertiti come spiacevoli, come l’ansia appunto, non sono soggetti a “eliminazione”. Ognuna di queste condizioni ha una sua funzione fondamentale per il buon funzionamento della persona e tutte sono frutto di centinaia di migliaia di anni di evoluzione della specie.
Il percorso psicologico spesso si fonda, piuttosto, sul fornire uno spazio di sicurezza e libertà dove poter gestire tutti i complessi turbamenti cognitivi, emotivi e/o somatici che una persona può esperire nel tentativo di affrontare la sofferenza di base o le emozioni più spiacevoli.
In altre parole, il dolore che noi proviamo in quanto esseri umani può essere considerato come una freccia che ci colpisce. Soffriamo fisicamente, proviamo un insieme complesso di emozioni e formuliamo domande, pensieri, idee. In alcuni casi, per una serie variegata di cause e motivi, la nostra mente può aver appreso a reagire in modi disfunzionali o disregolati a questa sofferenza, cercando di ignorarla, combatterla o altri modi. Queste dinamiche potrebbero favorire la nascita di un ulteriore dolore, una sorta di sofferenza “superflua” o una seconda freccia che ci colpisce. In queste condizioni, siamo portati ad agganciarci a credenze o significati rispetto alla situazione o a noi stessi (“me lo merito”, “sono troppo debole”, “questo dolore non può finire”, ecc.) che alimentano questo ciclo di sofferenza.
La possibilità di confrontarsi con uno psicologo può offrire la possibilità di portare alla luce queste dinamiche, costruire nuovi sensi e un significato in base alla propria storia e, così, assumere una nuova comprensione di se stessi di fronte al dolore, maggiormente libera e in potere di scegliere il modo in cui adattarsi all’ambiente interno ed esterno e prendersi cura di sé e delle persone a noi care.
Un percorso di questo tipo è rivolto sempre verso la comprensione di sé stessi, la quale facilita la presa di posizione rispetto al cambiamento. Non una mera conoscenza statica di “come siamo fatti” (in quanto la nostra mente e coscienza cambia sempre) e non un mero atto di cieco affidamento all’intervento tecnico; quanto il creare le condizioni per poterci sentire liberi di mettere in atto dei cambiamenti e sentire di avere le risorse per farne frutto della benevolenza e compassione verso noi stessi.
Esperto in:
- Psicologia clinica
- Psicodiagnostica
- Psicologia cognitiva
- Psicologia del lavoro
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18 recensioni
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MTC
Professionista gentile, educato e disponibile: mi sono sentit* subito accolt* e ascoltat*.
CB
La competenza e professionalità passa anche dalla grande delicatezza con cui il dottor Cella esercita il suo lavoro.
PC
Mi sono sentita accolta e presa sul serio. Non da per scontato.
DB
Professionista gentile, educato e con una grande attenzione al cliente
Silvia
Ottimo professionista, attento alle esigenze del paziente, molto scrupoloso
AM
Un professionista molto disponibile e attento alle esigenze del paziente
Federico
Persona molto gentile e cordiale. Molto empatico e rassicurante, lo consiglio a chi sta passando un momento difficile.
C. D.
Il dottor Cella è un professionista preparato, attento ed empatico, sempre gentile e disponibile. Con lui ho trovato una persona pronta ad ascoltarmi e aiutarmi.
L.C.
Il dottor Cella è un professionista preparato, empatico, disponibile a venir incontro alle esigenze del paziente e ad aiutarlo ad affrontare il percorso della terapia in modo efficiente e dando grande supporto.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 14 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno, ho 33 anni e 6 mesi fa la mia ragazza di 28 anni mi ha lasciato. Stavamo assieme da 9 anni di cui 1 di convivenza (prima esperienza per entrambi). L'evento è stato traumatico. Già 4 anni fa ero sempre stato lasciato per un altra persona ma in quel caso era tornata da me, l'ho perdonata (perchè in parte capivo per dei miei errori e perchè l'amavo) e la relazione è migliorata nel corso degli anni. La persona con cui si è messa adesso ha 12 anni in più di lei e l'ha conosciuta in palestra. Per mesi si sono visti e sentiti in cui lei parlava con lui e mi dava del debole, lui grande manipolatore. Ho avuto varie avvisaglie, prima ad una festa dove flirtavano davanti a me presente, dopo (col senno di poi mi è venuto in mente) era al cinema accanto a noi durante un film, poi a capodanno sempre con me presente è andata a bere una cosa con questa persona. Ho provato a parlarci dopo tutti questi segnali anche su iniziativa di lei, lei si è sentita non valorizzata, trascurata, poco desiderata e non amata da me, cosa che questa terza persona invece gli dava, non voleva lasciarmi ma mi ha detto questi problemi. Mi sono preso le mie responsabilità a quel punto, ho chiesto scusa perchè effettivamente molte cose negli ultimi mesi per via di situazioni familiari pesanti e per il lavoro non sono stato presente come dovevo, nonostante fossi quasi sempre con lei, nonostante viaggi programmati da me, nonostante comunque facessimo in media 2/3 volte sesso a settimana, a volte bene a volte meno ma penso sia normale dopo tanto tempo assieme. Il sesso è sempre stato trainante della nostra relazione, oltre al fatto che lei è un persona che ama incondizionatamente, molto dolce e disponibile sempre per tutto, mi ha sempre adorato come persona, non posso reputargli alcuna mancanza salvo una scarsa comunicazione tra noi che in parte è da reputare anche a me perchè non sapevo parlarci. Ammetto di averla trascurata e ammetto di non aver espresso il mio desiderio verso di lei non più come prima in quei mesi di convivenza anche se comunque l'ho sempre desiderata molto. Nell'anno di convivenza abbiamo cambiato casa a agosto e da lì la situazione è peggiorata per continui litigi (lei si interfacciava con questa persona proprio da agosto e non so se questo può essere uno dei motivi di questo nervosismo di fondo). Dopo capodanno pensando di aver risolto tutto con la comunicazione tra noi dove le chiedevo di chiudere con questa persona e dove io promettevo di cambiare su quello che a lei mancava, assuefatto da una ritrovata complicità le ho chiesto di sposarmi, ho ricevuto un sì e abbiamo prenotato un viaggio (a cui lei poi è andata con una sua amica). Nonostante ciò aveva sempre in testa questa persona, sino al giorno prima di lasciarmi abbiamo fatto l'amore, poi a un certo punte esplode la sua rabbia, odia come vivo, odia come facevamo l'amore, odia i miei gusti sessuali, odia la mia famiglia, odia i miei amici, mi dice che sono sedentario, ha massacrato tutto ciò che riguarda la mia vita quando per me tutto ciò che riguarda la sua è sempre stata speciale. Sono crollato nel pianto a quel punto, sentirsi dire con così tanta ferocia che non apprezza nulla di quello che mi riguarda quando in questi anni è sempre stata lei quella apparentemente più innamorata e io quello più distante. Rimaniamo in casa assieme ancora per una settimana, la situazione sembra un pò rientrare ma la vivo comunque con ansia perchè so che ce un altra persona. Inizia a tornare a casa dalla palestra in ritardo e una sera mi presento alle 23 sotto la palestra e lei arriva a recuperare la sua macchina sopra la macchina dell'altra persona. Torno a casa, litighiamo, lei mi lancia addosso ancora tutte le cattiverie di questo mondo, provo ancora a riallacciare, non ci sono margini, allora la invito a tornare dai suoi. Lei non batte ciglio e il giorno dopo sparisce. Da lì 6 mesi di inferno: mi sono dovuto accollare tutte le spese della casa da solo (casa cambiata e più grande da appena 3 mesi) e non mi permette di stare tranquillo neanche economicamente, lei già pochi giorni dopo essersene andata è in discoteca con il suo nuovo lui, va alle terme con lui e lo frequenta (tutto messo on line). Inizio a impazzire, resisto per un pò e poi Ia la rincorro in tutti questi mesi con messaggi e chiamate e richieste di vederci perché la amo, perché sono attanagliato dalle colpe per averla trascurata, lei me ne dice di tutti i colori, che non sono un uomo, che lui è diverso da me, che prova delle emozioni forti con lui, che è andata avanti. Il tutto condito da lei che scopro che neanche un mese dopo essere uscita di casa (dopo 9 anni assieme io e lei) è già a vivere a casa di lui, 40 enne, appena divorziato, malato di sesso e pluritraditore della moglie con cui ha avuto una certificazione di narcisismo patologico, che prende il cialis. E si fa pure un tatuaggio con lui. Lei passa a prendere le sue cose mano a mano nei mesi come una lenta eutanasia di lei che entra e esce di casa (cose tra cui il divano, tutte portate a casa del nuovo uomo), senza che io abbia idea di come stessero le cose, con la speranza che cambiasse idea. In 6 mesi ho sempre pensato a lei costantemente, sono l'ombra di quello che ero. Lei mi dice che si è innamorata, che può succedere e che mi devo rialzare. Da un mese riesco a non scriverle ma ogni tanto riappare per qualche questione per poi sparire e mi distrugge questo. Ho perso la possibilità di una famiglia e non capisco tutto questo male che ho subito, non lo capisco, vorrei capirlo ma non ci riesco. Il tutto finisce il giorno del mio compleanno in cui mi porta le chiavi. Ogni tanto mi scrive ma lo capisco che lo fa tanto per fare. Sono 6 mesi che non faccio sport, non vedo un film, non ascolto musica. Sono uscito con qualche ragazza ma mi rifiutano tutte come se fossi un appestato. Lavoro e torno nel letto ed è il massimo che posso fare. Lo psicologo mi dice di fare cose diverse, di circondarmi di gente, ma non riesco. Voglio lei, la amo, il nostro legame è sempre stato ancestrale, inspiegabile, nonostante le differenze culturali e di carattere. Mi sono sempre sentito incastonato con lei in modo inspiegabile, io leggo tanto, rifletto molto, scrivo poesie, lei è più pratica, più attiva di me e più istintiva, nonostante questo siamo sempre stati legai tanto (l'ho fatta uscire dalla anoressia, l'ho fatta iniziare a dipinger, le ho fatto vedere il mondo e conoscere musica/film che non conosceva). Adesso lei è sempre in giro con lui, vive con lui, va in weekend in giro con lui, e mi rendo conto che forse la routine le ha fatto prendere questa scelta. Come si può nel giro di così poco accellerare così tanto con una persona e calpestare invece chi è stato con te per anni?? Mi sento debole, non mi sento un uomo, non mi sento apprezzabile. Mi fidavo ciecamente di lei e sono stato umiliato, mi manca anche la sua famiglia, che è sparita dalla circolazione e con cui trovavo tanta serenità. Penso solo a lei, non riesco a fare altro, nella casa vuota mi siedo, ascolto nella testa le sue frasi, penso a lei che fa sesso con lui come lo faceva con me, penso a tutte le informazioni che so di loro (perchè la ex moglie di lui mi ha contattato e mi ha detto tutto ciò che fanno ora e tutto ciò che è successo in passato, non so neanche se mi faccia bene questo). Sono devastato. Lei non ha mai accennato neanche una volta a cambiare idea, sembra così felice da farmi sentire come se con me fosse all'inferno, come se io l'avessi soffocata in quello che era realmente. Non so cosa fare, a volte ho pensieri suicidi, ma rimangono solo pensieri. Mi dispiace tanto per le mie colpe, sono 6 mesi che mi dispiace per non essere stato presente il giusto, per non averla valorizzata, per tutto quanto. Mi dispiace che stia con questa persona che fa paura dalle descrizioni che dicono tutti. Sono da solo, amici e famiglia non mi servono, solo lei potrebbe salvarmi, ma non mi ha salvato, mi ha distrutto ancora di più.
La situazione che sta attraversando è senza dubbio estremamente difficile. È evidente che la fine della sua lunga relazione con la sua ex ragazza è stata devastante e ha causato profondo dolore. Ha vissuto un'esperienza profondamente traumatica, con una serie di eventi che hanno segnato profondamente il suo percorso emotivo.
Le informazioni che ha condiviso sulla sua relazione evidenziano quanto fosse significativo per lei il legame con la sua ex ragazza, nonostante le difficoltà e i momenti complicati che hanno affrontato insieme. È chiaro quanto sia stato doloroso rendersi conto che lei ha trovato un nuovo partner così rapidamente dopo la loro separazione, aggiungendo un ulteriore livello di sofferenza già profonda.
Si è descritto come una persona che ama profondamente, dedicando molto tempo ed energia per far crescere la loro relazione. Ha riconosciuto i suoi errori e le mancanze che sente di aver avuto, specialmente nel periodo in cui convivevano, quando le pressioni esterne sembravano aggiungere ulteriori tensioni. È comprensibile che provi sensi di colpa per non aver gestito al meglio la situazione, nonostante i suoi sforzi.
Le sue emozioni sono chiaramente intense e complesse. Ha menzionato di aver provato ansia, tristezza e a volte pensieri molto dolorosi. È importante riconoscere che questi sentimenti fanno parte del suo processo di elaborazione del dolore, anche se possono sembrare travolgenti e difficili da gestire.
Le informazioni che ha condiviso sulle sue esperienze sembrano coerenti con la sua percezione di sé e delle sue emozioni. Ha evidenziato aspetti significativi della sua vita emotiva, delle sue relazioni e delle sfide che ha affrontato. Questo può rappresentare un passo importante verso una comprensione più profonda di sé stesso e dei suoi bisogni emotivi.
La sua situazione sembra segnata da uno "spartiacque", il momento in cui la sua ex ragazza ha deciso di continuare la sua vita con un nuovo compagno. Questo evento ha avuto un profondo impatto sulla sua autostima e sulla sua percezione di sé come partner e individuo.
Nel raccontare la sua storia, ha spesso evidenziato l'amore profondo che ha provato per lei, la sua dedizione e il desiderio di formare una famiglia. Ha anche descritto le sue emozioni contrastanti, le sue lamentele e le difficoltà nel lasciar andare il passato. Questi temi riflettono ciò che è più significativo per lei in questo momento di dolore e confusione.
Sembra che stia navigando tra poli estremi delle sue emozioni e percezioni di sé. È normale avere pensieri polarizzati durante un momento così intenso di cambiamento e perdita. Esplorare le sfumature e le variazioni nelle sue credenze può aiutarla a trovare una prospettiva più equilibrata e meno critica di sé.
In questo momento, è essenziale essere gentile con se stesso e cercare il supporto di persone che la comprendono veramente. Continuare a lavorare con uno psicologo può fornirle uno spazio sicuro per esplorare le sue emozioni e ricevere sostegno mentre affronta questa transizione così dolorosa.
Si può osservare che questa condizione può essere mantenuta da diversi fattori. Quando si infrange una delle proprie aspettative e desideri di vita, ciò influenza tutto quello a cui si presta attenzione e i propri pensieri. Questo può portare a previsioni negative sul futuro, come "Sarà un disastro" o "E se gli altri reagiranno male?", aumentando l'ansia e spingendo a comportamenti come pianificare in modo eccessivo o compiacere gli altri in modo eccessivo per evitare problemi.
Tali comportamenti possono avere conseguenze non volute che ulteriormente rafforzano le credenze negative di base. È comune sviluppare un dialogo interno critico, basato su come gli altri ci hanno parlato in passato, erroneamente pensando che ciò possa motivare. Tuttavia, l'autocritica raramente funziona come motivazione positiva ed emotivamente può lasciare una sensazione simile a quella di essere vittime di bullismo o attacchi, contribuendo a sentimenti di sconfitta e demoralizzazione.
Chi crede fermamente nelle proprie credenze negative potrebbe tentare di compensare con regole di vita rigide, come "Se faccio tutto alla perfezione, sono accettabile" o "Devo sempre compiacere gli altri e non deludere nessuno". Se queste regole diventano troppo rigide e inflessibili, possono predisporre al fallimento, alimentando ulteriormente le credenze negative di base.
Confido che l'esplorazione di questi meccanismi possa offrirle utili spunti per comprendere meglio i processi che influenzano la sua autostima e supportare il suo cammino verso una visione più equilibrata e compassionevole di sé.
Buongiorno, sono una studentessa di 23 anni e pochi giorni fa ho lasciato il mio ragazzo, uno studente di 25 anni. Ci frequentavamo da circa due anni e mezzo, prima dei quali abbiamo vissuto assieme come coinquilini per due anni con altri ragazzi (ci siamo conosciuti così). È partito tutto da una forte amicizia vedendoci ogni giorno, quindi siamo estremamente legati, è una connessione profonda e sincera ma penso si tratti anche di dipendenza affettiva. Siamo attaccati in modo morboso e litigavamo di continuo. Abbiamo sempre avuto molti problemi, tra cui un suo tradimento all'inizio per cui mi sono vendicata, ma ad ogni tentativo di rottura passiamo giornate a piangere e torniamo subito assieme. Le mie giornate non hanno senso senza di lui, e viceversa. Nonostante ciò sono arrivata al limite, lui ha problemi di rabbia/impazienza e mi tempestava di chiamate, tra i vari problemi. Siamo abituati a scriverci di continuo e a passare quasi tutto il tempo libero assieme, ma è arrivata l’ultima goccia e ora sono sicura della decisione di mollarci. Da poco sono seguita da uno psicologo e ne sta cercando uno/una anche lui, ma abbiamo degli urgenti dubbi. Per diversi motivi, siamo nei periodi peggiori della nostra vita e abbiamo bisogno del sostegno che solo noi sappiamo darci. Abbiamo buoni amici, ma la nostra amicizia è la più bella tra tutte. Abbiamo superato molti dei nostri problemi, imparando ad amarci in modo incondizionato e costruendo una solida fiducia.
Abbiamo tre domande:
1. La rottura è ormai definitiva, ma ci chiedevamo se è sano continuare a scriverci ogni tanto, magari vedendoci una volta a settimana come amici a studiare in biblioteca o fare sport.
2. Lui vuole che gli prometta che riproveremo a tornare assieme tra 6 mesi o un anno, se mi dimostrerà di essere cambiato dopo mesi di terapia. Io non voglio promettere nulla perché non voglio mai più soffrire così tanto, però ha molti lati bellissimi che non ho mai trovato in nessun altro (e ho frequentato diversi ragazzi). Per molti versi potrebbe essere l'uomo della mia vita, ma se non risolve i suoi problemi (tra cui rabbia e insistenza), non ho intenzione di accontentarmi. Lui vuole cambiare anche per se stesso, perché si riconosce nei comportamenti sbagliati di membri della sua famiglia e non vuole ripetere gli stessi errori. Quindi, nonostante penso che cambiare la personalità sia difficile, penso che viste le sue motivazioni e consapevolezza, ci sia una speranza che possa cambiare. Rimango comunque realista: gli ho detto che la probabilità di tornare assieme per me è l'1%. Come posso convincerlo ad accettarlo? Come posso assicurarmi io stessa di non cedere, tornandoci assieme in modo avventato?
3. Può avere senso qualche seduta di terapia di coppia in concomitanza alle nostre sedute singole per aiutarci a superare questa dipendenza? Stiamo soffrendo tantissimo e le continue notti di pianto ci stanno ostacolando anche nei nostri percorsi universitari.
In alcune relazioni, può capitare che il benessere dell’altro sembri avere la precedenza sul proprio. Spesso, senza rendercene conto, si finisce per dedicarsi completamente agli altri, talvolta a scapito di sé stessi. Questo può manifestarsi in vari modi: quando ci si sente responsabili per le emozioni altrui, quando si teme che il proprio valore dipenda dalla capacità di rendere felici le persone vicine, o ancora quando i propri confini vengono messi da parte per evitare conflitti.
Alcune persone si trovano a fare costantemente concessioni, anche quando queste non rispecchiano i propri desideri o necessità, o a vivere nel timore che una relazione possa finire, spingendosi a fare di tutto pur di evitarlo. Queste dinamiche possono portare a un senso di frustrazione o insoddisfazione, senza che ce ne si renda pienamente conto.
Se dovesse riconoscersi in alcuni di questi aspetti, potrebbe essere utile prendersi un momento per riflettere su come si sente realmente nelle proprie relazioni. Essere consapevoli di come si agisce e di cosa si desidera davvero può contribuire a stabilire un equilibrio più sano e autentico nelle proprie interazioni con gli altri.
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.
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