Dott.ssa
Elisabetta Cossidente
Psicologo
Psicologo clinico
Altro
Caselle Torinese 1 indirizzo
Esperienze
Il mio obiettivo è quello di aiutare le persone che sentono di star vivendo un periodo difficile ad individuare e affrontare quelle problematiche psicologiche e situazioni di crisi tipiche della vita di tutti i giorni, offrendo loro uno spazio sicuro all’interno del quale poter esprimere ed esplorare emozioni e pensieri.
L'attività di specializzazione in ambito ospedaliero mi ha permesso di aumentare le mie conoscenze e competenze per quanto riguarda il mondo delle neurodivergenze e, in particolare, riguardo al mondo dell' autismo. La pratica clinica invece mi ha permesso di esplorare maggiormente l'interazione mente e corpo e di occuparmi di diversi stati della mente che portano sofferenza.
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14 recensioni
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F.D.B
Grazie per il suo prezioso aiuto, sto molto meglio.
Alessia C
Elisabetta è una professionista estremamente competente, puntuale e sempre disponibile. È empatica e riesce a metterti a tuo agio, facendoti sentire in un ambiente protetto e sicuro. Dopo più di un anno di terapia, sono molto felice dei risultati ottenuti e di aver intrapreso questo percorso con lei!
Simu
La sua professionalità, empatia e competenza mi hanno aiutato enormemente nel nostro percorso insieme. Le sue capacità di ascolto e l'approccio personalizzato mi hanno fatto sentire compreso e supportato in ogni fase del mio percorso.
Non posso che consigliarla a chiunque stia cercando una psicologa in grado di creare un ambiente sicuro e accogliente, dove poter affrontare le proprie difficoltà con serenità e fiducia.
Alice
Elisabetta é un’ottima professionista. Cordiale, empatia e dedita al suo lavoro. Fin da subito mi sono sentita accompagnata e supportata davvero.
Marco
Grazie alla Dottoressa Cossidente sono riuscito ad essere più consapevole delle difficoltà che avevo. È una professionista molto disponibile e puntuale nelle sedute, capace di metterti a tuo agio in tempi brevi.
Giulia
La dott.ssa Cossidente si è dimostrata molto competente. Fin da subito mi sono sentita accolta e ascoltata. La consiglio a chi sta affrontando un periodo di confusione e incertezze e sente di aver bisogno di una professionista.
Maria P.
Ho apprezzato molto la puntualità e disponibilità, inoltre molto cortese. Mi sono sentita a mio agio nel conversare con la dottoressa.
Paola
La Dott.ssa Cossidente è molto professionale, dopo ogni seduta mi sono sentita supportata e sicuramente in grado di affrontare meglio le mie problematiche grazie ai mezzi da Lei forniti. Consiglierei sicuramente di intraprendere un percorso con la Dottoressa a chiunque né sentisse la necessità.
Non di minore importanza la puntualità e l'estrema chiarezza nella comunicazione.
F.P.
Gentile, preparata e capace di metterti a proprio agio facendoti sentire sicuro nel rapporto medico-paziente
Risposte ai pazienti
ha risposto a 7 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve a tutti, sono una ragazza di 29 anni, e sospetto da sempre di essere ADHD, vorrei rivolgermi a chi di competenza per una eventuale diagnosi, mi sapete dire chi è la figura di riferimento?
Buongiorno, le figure di riferimento per questo tipo di diagnosi sono lo psicologo, esperto dell'argomento, che effettuerà la parte psicodiagnostica attraverso test e colloqui e lo psichiatra, che si occupa della parte medica, per escludere eventuali patologie "organiche" e,qualora sia necessario, affiancare una terapia farmacologica; può rivolgersi a professionisti o centri specializzati privati oppure, passando per il suo medico di base, al CSM di riferimento della sua ASL. Resto a disposizione e in bocca al lupo!
Buongiorno, vi scrivo per avere un parere su come potere agire riguardo ad una situazione che interessa il rapporto tra me e mia madre.
Premetto che ho già concluso un percorso di terapia e che quindi riesco ad analizzare piuttosto bene determinate dinamiche interne alla mia famiglia, ma ci sono periodi in cui la situazione diventa ingestibile.
In breve, ho superato da poco i 25 anni ed ogni volta che entra "un uomo" nella mia vita a livello affettivo il rapporto tra me e lei si incrina: tendenzialmente non essendo mai quello giusto (per i suoi canoni) attua dei meccanismi tossici nei miei riguardi come: svalutazione, silenzio punitivo ed un continuo mettermi a paragone (anche in maniera velata) con mio fratello più piccolo di qualche anno.
Ad esempio sovente mi rinfaccia che ho avuto "molti ragazzi" (sono stata fidanzata 3 volte....) e che "lei ha dovuto sopportarli, esssendosi rivelati uno peggio dell'altro": come se le mie relazioni fossero state a tre con lei inclusa, come se fosse una colpa incappare in persone sbagliate od ancora come se fosse una colpa non prevedere l'epilogo di una relazione. (Ha da sempre avuto una relazione tossica con mio padre e quindi forse vedendomi come un prolungamento di sè stessa vuole farmi evitare situazioni che lei vedrebbe a rischio per sè stessa.)
Ma vengo al punto focale: a novembre dell'anno scorso ho conosciuto fortuitamente un ragazzo, siamo usciti a lungo, dapprima come "amici" e solo dopo svariati mesi di assidua frequentazione adesso siamo fidanzati e per la prima volta posso dire di stare costruendo (lavorando su me stessa in primis) un rapporto sano e di essere felice: non è stato e non è tutt'ora facile disinnescare determinati meccanismi che mi porto dalle precedenti relazioni tossiche che ho avuto e da i traumi che ho adolescenziali (attaccamento, paura dell'abbandono..) insomma sono serena e mi sento amata e rispettata per la prima volta.
Da quando ho fatto presente a mia madre che questa relazione si era evoluta in qualcosa di più che una sola amicizia, la situazione è esplosa. Dapprima tentava di convincermi che "lo avevo scelto solamente perchè ero rimasta sola, essendo rimasta senza amiche" (dato che durante quel periodo ho avuto un forte litigio con una mia amica storica e ci siamo allontanate e mi sono ritrovata "sola"); successivamente con scherno mi diceva che " avevo trovato il toy-boy, il bambino da crescere" (dal momento che lui è più piccolo di appena tre anni), fino ad arrivare ad oggi che sostiene "che qualcuno (lui) mi stia instillando qualcosa in testa che mi faccia allontanare da lei e me la faccia vedere come il male, perchè sono cambiata".
Più volte le ho detto che lei non è il tema di conversazione delle mie uscite, e più volte le ho detto che non avrebbe logicità (da parte del mio fidanzato) il volermi allontanare da lei se neanche la conosce, ma tutto è vano ed anzi sostiene "che lui abbia gli occhi cattivi perchè lo ha visto nella foto di whatsapp".
Dato che si è mostrata infastidita anche solo al sentire pronunciare il nome del mio ragazzo, non ne ho più fatto menzione -da tempo- in sua presenza ed anche se la cosa mi faceva stare male l'ho compresa ed accettata.
Sa bene che per ora non sto attraversando un periodo facile, essendo che ho perso delle amicizie per me molto importanti e sa solo ferirmi dicendomi frasi come "e certo che non hai più amiche e non ti vuole più nessuno, guarda come sei" oppure ancora sa benissimo che per ora non ho un gruppo coeso ed esco saltuariamente con amicizie occasionali ma di base esco sempre con il mio ragazzo e per mettermi in difficoltà mi chiede sempre "con chi esci stasera" e se le rispondo dicendole i nomi sbuffa dicendomi che non ci crede e mi manda a fanc..lo.
Credetemi che ho provato e provo tutt'ora ad imporre dei limiti sani, visto che ha avuto spesso atteggiamenti invadenti che ledono quella normale privacy ed autodeterminazione di cui tutti dovrebbero dover essere padroni, ma il risultato è stato privarmi della parola e addossarmi le colpe del fallimento del rapporto madre-figlia (giustamente lei è esente da qualsivolgia responsabilità.)
Difatti dice sempre che "la lascio sola, che la attacco, la tratto male", quando in realtà ogni volta che tento di esprimere i miei sentimenti ovvero il mio disagio mi prende per "pazza" o inizia ad urlare rendendo la conversazione ingestibile, o mi chiama "stronza" semplicemente perchè non urlo e non cedo a questi suoi atteggiamenti.
Ho provato anche a spiegarle sotto il profilo psicologico alcune cose e mi ha detto "che la mia psicologa mi ha rovinata e che ormai con ste quattro cazzate di psicologia che leggo mi sento onnipotente", chiaramente lo dice perchè ho rotto certi meccanismi malsani e non reagisco più come prima.
Quando sono a casa regna il silezio sovrano (meccanismo presente da sempre anche quando litigano i miei) e se provo a parlare di qualcosa mi vengono date risposte fredde che non consentono il prosieguo della conversazione; di converso ci sono brevi momenti in cui decide di parlare ed altri in cui decide nuovamente di togliermi la parola.
Noto anche che quando parlo io di qualcosa sembra sempre, stufata, annoiata quando invece qualsiasi cosa racconta mio fratello (anche stupida) è degna di attenzione, tanto che le ho detto "ti lamenti sempre di non avere rapporto ma quando ti coinvolgo in qualcosa mi dici sempre e solo che sono cazzate. Non è che può parlarsi sempre e solo di lavoro o di studio, non puoi decidere tu gli argomenti di una conversazione."
In tutto ciò mio fratello ha avuto anche le sue esperienze fallimentari in ambito amoroso, ed è alla terza relazione anche lui, però può tranquillamente parlare della sua ragazza (addirittura li ho beccati mentre erano in videochiamata tutti e due insieme con mia madre), raccontare cose inerenti etc.
Mio padre, qualora ve lo stiate chiedendo è pressochè inesistente, anzi se mi dà ragione su qualcosa viene colpevolizzato da lei e litigano tra loro, quindi si fa i fatti suoi e mio fratello peggio di mio padre assente totalmente.
Ora, penso sia inutile tornare in terapia perchè io il lavoro su me stessa lo sto continuando a fare ed attualmente non ho la possibilità di allontanarmi da casa (lo avrei già fatto e non sarei qui a chiedere consigli) ma lei (cosìn come gli altri componenti) ha rifiutato più volte aiuto da parte di uno psicologo perchè "lei non ne ha bisogno": so che non posso cambiarla in alcun modo. Ormai casa mia è diventato un luogo di affanno e di ansia, e sto bene solo quando sono fuori, quando rientro cerco solo di impormi di essere tranquilla e di pensare ad altro. Per la prima volta provo quasi dell'astio nei suoi riguardi, e ho difficoltà a guardarla negli occhi perchè vorrebbe farmi sentire in colpa sostanzialmente per vivere la mia vita, vita normale fatta di fallimenti e fatta di soddisfazioni.
Vi chiedo dunque un consiglio su come far fronte a questa situazione e che atteggiamento adottare
Grazie per il tempo impiegato nel leggermi e grazie in anticipo alle risposte di tutti voi Dottori.
Gentile utente, grazie per aver condiviso la sua esperienza. Dalle sue parole il rapporto con sua mamma sembra essere doloroso, frustrante e difficile da gestire. E' evidente però il lavoro già svolto ed è chiaro che ha già raggiunto una buona consapevolezza delle difficoltà che ci sono in questo rapporto. Potrebbe esserle utile continuare a stabilire con lei limiti e confini precisi e solidi, in modo tale che non vengano invalidate le sue esperienze e relazioni e che non venga sminuita per le scelte che ha fatto. Potrebbe anche esserle utile valutare l'idea di lavorare sulla sua autonomia, dandosi degli obiettivi per potersi allontanare da casa, cosa che al momento le sembra impensabile, ma che le permetterebbe di essere maggiormente indipendente e potrebbe facilitare l'impostazione di tali limiti e confini. Sarebbe anche interessante capire come mai proprio adesso sente quasi un astio nei suoi confronti e che significato possa avere. Capisco che al momento dice che sarebbe inutile un nuovo percorso con un professionista ma potrebbe esserle utile per continuare a esplorare questo momento particolare della sua vita e per fare ulteriore maggiore chiarezza dentro di sé. In bocca al lupo!
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.
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