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Esperienze

Sono Daniza Molisso, psicoterapeuta sistemico relazionale. Nella mia attività ho avuto modo di incontrare tantissime persone, coppie, famiglie, e, attraverso i loro racconti, ho potuto osservare e comprendere dinamiche: modalità funzionali, disfunzionali e bloccanti. Ho capito che non esiste nulla di perfetto e nulla di sbagliato. Tutto risponde ai nostri bisogni. Dobbiamo fermarci e dedicarci il tempo per riflettere e per guardare a ciò che, nel momento attuale ci sta creando disagio.
Sono qui, per iniziare, insieme a te, questo percorso.
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Il suo supporto, le sue esperienze, e la sua persona mi hanno supportato infinitamente sia a livello personale che relazionale, e mi ha permesso di fare un percorso unico che non cambierei con nulla al mondo. La sua professionalita' e il suo voler incontrare e capire le persone, mi hanno permesso di aiutare non solo me stesso, ma anche tutte le persone che mi stanno attorno. Consiglio senza ombra di dubbio!

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 1 domande da parte di pazienti di MioDottore

Salve, ho bisogno di un consiglio nella gestione del rapporto col mio compagno. Ho 43 anni, vivo in Calabria e da 5 convivo con un uomo, divorziato e con una figlia adesso di 11 anni. Da circa 1 anno viviamo in casa di proprietà: l’acquisto della casa l’ho fatto principalmente io, il mutuo è a nome mio e lui ha partecipato solo per le spese notarili.
La parte economicamente più forte sono io, infatti le spese gestionali della casa dipendono soprattutto da me, lui partecipa solo nella rata del mutuo, anche perché deve sostenere il mantenimento della figlia.I primi tempi di convivenza, 5 anni fa, erano abbastanza tranquilli, nonostante lui avesse un pregresso importante, un matrimonio e una figlia. Io ho accettato la situazione senza mai crearmi problemi. Fin da subito c’erano dei meccanismi che non ritenevo “sani”, come il fatto che la bambina dormisse con suo padre nel lettone, io andavo sul divano anche se lui mi chiedeva di dormire con loro ma non lo ritenevo corretto. Alla fine ho comprato una stanzetta per la figlia e la cosa è rientrata nella normalità. D’altro canto la bambina, che la maggior parte dell’anno vive a Roma con la madre e il compagno di lei, era abituata ad avere i suoi spazi quindi il “problema “ si creava quando veniva da noi.
Col tempo si sono però creati dei comportamenti di routine che non riesco più ad accettare e vorrei capire se sto sbagliando o devo iniziare a mettere dei paletti nel nostro rapporto a due.
Noi lavoriamo tutto l’anno, non abbiamo molte libertà se non il sabato e la domenica e i 15 giorni di ferie estive che in genere faccio coincidere con i suoi. Non facciamo viaggi, raramente usciamo per andare da qualche parte, soprattutto per questioni economiche perché poi so che la maggior parte delle volte dovrei pagare io, dato che la sua situazione economica è abbastanza precaria, e io o pago le ingenti spese di casa o il resto, pertanto si evita.
La sua famiglia, mamma papà e fratello, pur restando abbastanza in disparte dal nostro rapporto di convivenza, è comunque “ingombrante “, lo trattano come il principino di casa e in mia presenza non lesinano comportamenti di accudimento esagerati che onestamente mi fanno sentire molto a disagio. Capita anche che torno dal lavoro e mi ritrovo il fratello in casa, che non si limita a stare 10 minuti ma ore. Mi rendo conto che ci sono differenze culturali enormi, ma per amore di lui ho sempre fatto buon viso a cattivo gioco, anche perché sono una persona molto rispettosa.
Lui trasferisce questo modus operandi familiare anche nel rapporto con sua figlia, che è accontentata in tutto. Mi rendo conto che le occasioni di vederla sono poche, ossia quando lei scende per le feste o nel periodo estivo. Proprio per questo non ho mai creato alcun tipo di problema sulle visite. Tuttavia vorrei essere presa un po’ più in considerazione rispetto a certe decisioni, alla fine viviamo sotto lo stesso tetto e non mi si chiede mai se per me va bene che la figlia venga un giorno piuttosto che un altro. Si dà per scontato che tutto mi possa andare bene. Adesso la bimba è giù per l’estate, quindi automaticamente tutti i fine settimana nonché i 15gg di ferie del padre li trascorrerà con noi. Capita anche, durante la settimana, che la bambina trovandosi dalla nonna materna con la quale si scoccia, chiami il padre per andarla a prendere subito dopo il lavoro. Pertanto io esco da lavoro, voglio andare a casa a rilassarmi e 10 minuti dopo mi giunge il messaggio di lui che mi comunica che sta andando a prendere la figlia. Recentemente abbiamo avuto una discussione: gli ho chiesto se, almeno per adesso che stiamo ancora lavorando, la figlia può andare a prenderla il sabato mattina anziché il venerdì pomeriggio, così io posso organizzarmi e avere un attimo di pace dopo il lavoro invece di tornare a casa sistemare tutto per il suo arrivo. La risposta è stata che la mia richiesta non è di suo gradimento e che la figlia viene prima di tutto (per inciso, in 4 anni che la bimba vive a Roma lui non ha mai preso un treno nel weekend per andare a trovarla, sempre per questioni economiche).
In conclusione, mi sento ospite in casa mia, il nostro rapporto si riduce a una mera convivenza, lui non condivide con me le decisioni, che rimangono di sua esclusiva competenza e io non ho nemmeno il diritto di esternare un disagio, una richiesta o una necessità. Tutto è subordinato alle sue esigenze, a quelle della bambina, della sua famiglia…sto seriamente mettendo in discussione la natura del nostro rapporto.
Non so davvero cosa fare.
Grazie

Buonasera,
da quanto racconta è come se lei stesse urlando il suo dolore, il suo bisogno di essere "vista" (in particolare dal suo compagno) e di sentirsi appartenente a questo sistema familiare, ma nessuno la sente...



Dott.ssa Daniza Molisso

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