Cosa ci sta succedendo?
Salve, sono una donna di 30 anni, scrivo perché mi sto tormentando da giorni. Si tratta di una situazione relazionale piuttosto confusa e mi sembra di camminare sui vetri ad ogni passo.
Parto dalla base.
Ho una amicizia molto intima con un collega di lavoro, di quasi 10 anni di più grande. Ci siamo conosciuti circa 3 anni fa, nel disprezzo, che si è evoluto pian piano in una simpatia ed è sfociata nel sesso occasionale più bello e coinvolgente che abbia mai avuto. Il tutto è durato qualche mese, anche a distanza, con un intermezzo di allontanamento per esigenze di lavoro, e una mia dichiarazione di coinvolgimento un po' più profondo. Si è tirato indietro di fronte a ciò, dicendomi che era nel mezzo di un casino (aveva una donna con cui le cose non andavano già da un po'). Non ci siamo più visti fuori dal lavoro. Sono stata, però, il motivo precipitante della loro rottura, a seguito della quale è ripiombato un'altra, ultima volta con me. Poi, ha cominciato ad allontanarsi e, alla mia richiesta di rivederci ancora, dopo qualche settimana, mi ha detto di no, perché ogni volta che veniva a letto con me gli facevo casino in testa e piombava in un buco nero. Ciò detto, abbiamo provato a mantenere un rapporto amichevole ma distaccato, che ovviamente non abbiamo saputo gestire. Io, intanto, provavo disagio e sentimenti forti, ma non ero innamorata. Ho ceduto e glielo ho ribadito, con una conseguente litigata e rottura definitiva che è durata circa 8 mesi, con nessun contatto anche per motivi logistici. Con la psicoterapeuta, ho affrontato tutto, arrivando al distacco e ad aver abbandonato l'idea di vederlo.
Tuttavia... la vita si è messa di mezzo e ci siamo ritrovati di nuovo a lavorare insieme. Non è stato facile, ma gradualmente è riuscito a conquistare uno spazio nella mia vita che non pensavo volesse e che io volessi dargli ancora. In questi ultimi 9 mesi, l'ho visto valicare i confini che lui stesso aveva tracciato in precedenza. È stato questo suo indebolirsi ad aprire la via a una intimità relazionale che non avevamo mai avuto e che non avevamo da anni, anche a suo dire. Lui ha cominciato a brillare, non come una bomba pronta a deflagrare, ma come il lumino che nelle sere d’infanzia ti protegge dal buio. Ho cominciato ad apprezzare la sua capacità di starmi vicino in momenti di stress e smarrimento, ha vinto alcune paure perché sapeva che erano momenti importanti per me. Io l'ho sostenuto e consigliato, ogni giorni di più, e non abbiamo avuto alcun coinvolgimento fisico per mesi. Per me non era nemmeno plausibile che volessimo ancora qualcosa di erotico, sebbene fosse stato l'ultimo per me e tutti i nostri amici mi dicessero che fosse palese un imminente riavvicinamento più intenso. Noi quando siamo insieme ridiamo, ci divertiamo anche stando solo sul divano, abbiamo persino cominciato ad avere un registro di frasi ed espressioni tutto nostro. Lui non nasconde più in pubblico la voglia di starmi vicino ed è stato tutto così genuino e naturale e sobrio che non so come siamo arrivati ad ora.
Morale della favola, mentendo a me stessa senza rendermene conto, una sera siamo usciti ed gli ho detto quanto fossi grata di aver superato tutto, che alla fine non era una relazione possibile e che volendo sarei andata a letto con lui un'ultima volta prima del suo trasferimento. Come è finita? Che la sera stessa mi ha baciata e poi mi ha mandata via. E' stato come fumare una sigaretta dopo mesi di astinenza: caldo ed euforizzante. Da lì, siamo stati in intimità 2-3 volte e tutte le volte, sul più bello, lui non ce l'ha fatta. Ha perso quasi sempre l'erezione o dopo aver fatto sesso, scadentissimo rispetto a prima, si rintanava da solo e non voleva più essere toccato o toccare me. E' stato bruttissimo, soprattutto perché avevo un ricordo speciale dei nostri incontri. Io mi sono sentita a disagio e triste mentre mi davo a lui, perché mi sono resa conto di essere innamorata di lui. Una sola sera gli ho chiesto se avesse l'ansia o fosse a disagio e mi ha confessato, nei fumi dell'alcol, che era agitato per il suo imminente trasferimento e perché io ero, di fatto, l'unica con cui stesse avendo rapporti da tempo. Ha farfugliato qualcosa del tipo "per me non è soltanto... niente insomma, ho l'ansia anche perché sei tu" per poi rispondere alla domanda se volesse ancora fare sesso con me che sì, lo voleva da sempre e ancora nei prossimi mesi a venire, ma che si sente in un buco nero e che aveva deciso di farlo di nuovo con me perché gli avevo offerto una roba senza legame ed impegno (cioè quasi a dire "ora è colpa tua"). Io non ho avuto il coraggio di dirgli nulla su come mi sento, anche perché ci stiamo fisicamente separando e non so se ci vedremo più questa volta, ma so che siamo arrivati a fare del sesso "brutto" e distante è perché non siamo presenti e siamo presi dalle nostre reciproche angosce, che forse anche per lui riguardano il nostro rapporto. Lui, quando ci vediamo mi abbraccia, mi accarezza i capelli, mi odora il collo e poi mi spinge via dicendo di andare. Ci siamo sentiti qualche sera negli ultimi giorni e siamo in rapporti tutto sommato distesi e amichevoli. Io, però, non riesco ad accontentarmi e a non volerlo vedere, mi sto frenando in ogni modo possibile per non cadere in un fosso ancora più profondo. Non lo sto cercando e sto facendo una fatica mostruosa. Lui non è perfetto, è un soggetto di base evitante, insicuro, indeciso e anche con traumi relazionali pesanti alle spalle che non ha mai voluto affrontare. Non ama davvero da anni, da quando ha rotto con la ragazza della vita. E' come se fosse stato rinchiuso in un mausoleo di sconfitte che ha arredato lui. Lo stesso valeva per me, poi è arrivato il lui presente.
So che nessuno di voi legge nel pensiero altrui, ma mi chiedevo se secondo voi è plausibile che lui si trovi in una condizione in cui provi qualcosa che non mi sta dicendo. Io mi sto auto-convincendo che non provi nulla. E' più facile per me. Gli ho scritto delle lettere che non gli ho spedito, perché so che non ama questo tipo di cose e lo metterebbero a disagio. Io comunque sono paralizzata.