Dott.ssa
Valentina Testa
Psicologo
Psicologo clinico
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Montecatini-Terme 2 indirizzi
Esperienze
Lavoro inoltre come Psicologa Scolastica presso un istituto comprensivo del territorio di Prato, dove ricevo ragazzi/e, genitori e insegnanti.
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6 recensioni
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V.N.
La dr.ssa Testa si è dimostrata fin dal primo momento una psicologa sensibile ed accogliente, capace di ascoltarti senza mai farti sentire giudicato. Ti accompagna con professionalità ma soprattutto empatia nella riflessione su quelli aspetti di sé, a volte non sempre piacevoli e spesso delicati.
Incontrare la Dr.ssa Testa è stata un'enorme fortuna!
E. M.
La dott.ssa Testa è una professionista seria e accogliente. Fin da subito ti fa sentire a tuo agio, chiarendo anche gli aspetti della terapia su cui si ha timore. Ma l’aspetto più importante, che secondo me prevale su tutto, è la grande empatia e capacità di ascolto, qualità fondamentale per una professione di aiuto. Affronta con tatto gli aspetti più delicati, dimostrando allo stesso tempo grande preparazione e cura. Per me è stata fondamentale, in un momento molto delicato della mia vita. E rimane un punto di riferimento.
M.M
La Dott.ssa Testa mi ha aiutato in un momento di grande difficoltà. Grazie a lei ho saputo riconoscermi, capirmi e comprendermi in un modo che non pensavo fosse possibile. E stato importantissimo per me poter contare su di lei. La ringrazio e la stimo come professionista. Ha dimostrato una sensibilità e un livello di empatia straordinari.
A. R.
La dottoressa Testa è una professionista attenta e sensibile, si prende cura del paziente con delicatezza e competenza. Mi è stata di grande supporto nel mio percorso personale. La consiglio vivamente.
N.D.B.
La dottoressa Valentina Testa è una professionista che consiglio. Accogliente, empatica, ironica, professionale, capace di comprendere e aiutare con le giuste strategie. Riesce ad entrare nel profondo, a evidenziare e far modificare alcuni aspetti della personalità che possono essere migliorati per il benessere personale. Schietta e sincera, offre una visione professionale su alcuni meccanismi che entrano in gioco nella quotidianità e che potrebbero essere affrontati diversamente. Durante i colloqui la sua positività e grinta traspare e influenza. Capace di riparare e trasformare molti aspetti individuali, relazionali e sociali.
Posso affermare sinceramente che è un'ottima professionista!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buonasera Dottori, alle porte della convivenza con il mio ragazzo, io non sono sicura di sentirmela... sono una donna di 30 anni, sono fidanzata con il mio ragazzo di 1 anno più grande, da ormai quasi 6 anni. Abbiamo sempre avuto più alti che bassi nella nostra coppia, prima a causa di sue fortissime gelosie nei confronti del mio passato che ovviamente non lo riguardavano, che sono durate per anni... almeno 4 anni, di avvicinamenti e di allontanamenti, di estrema presenza fisica da parte sua ma totale assenza emotiva e sentimentale... con annesse litigate orrende frequentissime corredate di orribili parole nei confronti della mia persona... ma nonostante ciò io cercavo di dimostrargli che si sbagliava sul mio conto e che a lui ci tenevo davvero, quindi l'ho sempre molto assecondato in tutte le sue scelte... per anni ho preso parte ad ogni sua cosa organizzata, dalle cene e gli eventi con gli amici (in cui lui tra l'altro mi poneva sempre come elemento di confronto tra me e le ragazze degli altri, esempio... quella pensa ai figli e tu ancora vuoi andare in discoteca?), eventi di famiglia, in cui io mi sono sempre sentita la "bella statuina" perché mi portava in questi contesti per anni passando tempo con tutti tranne che con me... in questi anni ho sbottato nei suoi confronti tantissime volte, per queste pretese (si offendeva se venivo meno ai suoi inviti o se mi rifiutavo di fare qualcosa che andava di fare a lui, assumendo sempre un atteggiamento vittimistico rimarcando le mie mancanze nei suoi confronti)... però ho a distanza di anni ottenuto ben poco... dopo 5 anni stiamo per andare a convivere. Non sopportavo più il suo distacco emotivo e l'altalenanza delle sue parole/sentimenti. Non sopportavo più il dover vivere con sempre persone in mezzo, il dover basare il nostro rapporto su terzi. Non sopportavo più nemmeno la sua famiglia. Troppo tempo passato con loro. Capirei una "riunione" domenicale, ma con lui è stato così tutti i giorni. Tante volte usciva lasciandomi sola a casa con i suoi chiedendomi di aspettarlo e nel frattempo di aiutare la madre o di farle compagnia. Tutto ciò mentre a me non dimostrava amore ma solo un vago interesse. Dall'esterno sembravamo la coppia perfetta che condivideva tutto, ma condividevano solo le sue cose. Così sono esplosa lasciandolo e scomparendo nel nulla. Con un fare estremamente pesante mi ha cercata per mesi anche attraverso altre persone e mi sono sentita in dovere di cedere per farlo smettere. Mi ha riattirata a se promettendo di aver capito i suoi errori e di essere cambiato. Senza che io gli dessi mai il via libera, mi ha detto di aver acquistato casa per noi. Quella davanti ai suoi genitori. Che io non sopporto a causa della troppa vicinanza subita negli anni e dal conseguente abbattimento del muro di privacy fra coppia e famiglia. Non sopporto più nulla. Ne lui ne la sua famiglia. Gente problematica e piagnucolante alla continua ricerca di qualcuno che faccia le cose al posto loro. La mamma manca da casa da mesi per questioni di problemi emotivi, non fisici, ma quando tornerà conoscendo già la sua invadenza so già che per me sarà un inferno. Marito e figlio (il mio ragazzo) non fanno altro che parlarmi di lei da quando non è in casa come se avesse un male incurabile e piangendosi addosso. Sono stata spinta dal mio ragazzo ad aiutarlo nelle faccende domestiche di casa in cui vive con i suoi e se tante volte mi rifiuto sono pure quella in torto. Pretende la mia vicinanza per tutto, ma non perché mi ama ormai a questo punto secondo me, ma perché cerca qualcuno da cui farsi compatire. Mi sento come fossi la mamma per lui ormai. E adesso che casa è quasi pronta e a breve dovremmo iniziare la convivenza, con i suoi come dirimpettai, mi sembra un incubo. Ci ho litigato pesantemente per cose di poco conto (perché sono troppo satura ed esplodo facilmente) e lo sto tenendo lontano in questi giorni. Il solo pensiero di lasciarlo mi fa divorare dai sensi di colpa e mi fa sentire cattiva. Cosa dovrei fare secondo voi? Gli ho proposto delle terapie di coppia ma le rifiuta. Cosa ne pensate di tutto ciò? Avrei bisogno di un consiglio... grazie a chi avrà il pensiero di ascoltarmi.
Buongiorno, dalla sua storia trapela tanta insofferenza, sembra che sia dentro ad un vortice da cui è difficile uscirne. La proposta di terapia di coppia che ha fatto al suo ragazzo denota una sua volontà di salvare questa storia, ma da quello che scrive sembra un tentativo a senso unico. Credo che la via migliore sarebbe capire come mai non riesce a lasciare questo ragazzo nonostante tutta questa insofferenza, domandandosi che cosa la lega a lui, dato che questa convivenza non sarebbe solo un sancire la vostra relazione, ma sarebbe un mettere un doppio filo stretto tra lei e tutta la famiglia di lui e mi pare di capire che non è quello che vuole. Difficile dare consigli, se non appunto quello di capire con un aiuto psicologico quale parte di lei è legata a lui, perchè sicuramente qualcosa che vi lega c'è, forse bisognerebbe andare a ritroso e conoscere l'inizio della vostra storia. Un cordiale saluto
Buongiorno, Ho bisogno di aiuto a gestire una situazione complessa. Mio marito se ne è andato di casa e sto trovando il mio modo di gestire la perdita senza far soffrire mio figlio. Allo stesso modo, prima di lasciarci stavamo cercando di avere un secondo figlio, che purtroppo non siamo riusciti ad avere per via di ripetuti aborti. Il mio problema è che riesco ad accettare e convivere con l'idea di aver perso il mio compagno, se è ciò che vuole non lo voglio/posso costringere a restare, ma non riesco ad accettare di perdere anche il progetto di un secondo figlio che avevo accarezzato così da vicino. Sto quindi pensando nel breve futuro di diventare madre single, e dare al nostro piccolo un fratellino/sorellina che completi il disegno idealizzato di famiglia che avrei desiderato per me e per lui. Allo stesso tempo, sono combattuta su quanto egoista sia questa scelta per l'ipotetico figlio che crescerebbe senza un padre mentre il fratello uno se pur separato ce l'ha e per il figlio che già c'è. Come mettere ordine a questa confusione? Quale scelta è giusto far prevalere? Quanto traumatico può essere per un figlio nascere da madre single con un fratellino avente un padre (separato e quindi non convivente)?
Buongiorno, i temi di cui parla sono veramente tutti molto intensi e parimenti importanti, che ruotano a mio parere su un tema principale, ovvero quello della perdita: gli aborti, la perdita di suo marito come compagno di vita, l'idea di avere un secondo figlio che è al momento è venuta meno. Credo che la cosa più importante al momento da fare sia quella di mettere ordine a questa confusione che sente e che la conseguenza di tutti questi eventi. Credo inoltre che dovrebbe provare a capire, possibilmente tramite un aiuto psicologico, da che parte rifarsi per non aggiungere confusione alla confusione, mettendo avanti se stessa e suo figlio, che è già per lei una famiglia e che sicuramente sta già mettendo al primo posto, altrimenti non si porrebbe tutte queste domande. Un passo alla volta e cercare di metabolizzare tutte queste perdite, questo credo sia giusto fare. Spero di esserle stata un po' di aiuto.
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