Esperienze

Sono Stefania Possemato, ho 60 anni e sono una psicoterapeuta ad indirizzo sistemico-relazionale.
Da molti anni lavoro sia in ambito aziendale occupandomi di formazione, selezione, sviluppo, comunicazione sia in ambito clinico.
La mia formazione sistemica fa sì che la lettura delle situazioni che i pazienti portano in studio si concentri prevalentemente sulle relazioni e connessioni che la persona ha instaurato fin dalla sua nascita e per questo motivo la "famiglia" diventa il nucleo principale su cui si lavora.
In ogni caso credo molto nell'integrazione delle proprie conoscenze e competenze, pertanto nella mia formazione personale cerco di ampliare le mie conoscenze anche da altri indirizzi teorici.
Lavoro con famiglie, con coppie e con individui singoli affrontando problematiche diverse, dall'ansia ai conflitti interpersonali.
Ascolto attivo, rispetto, non giudizio ed empatia sono i miei criteri guida.
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La dottoressa Possemato si è dimostrata, sin dalla prima seduta, una professionista preparata, molto empatica ed in grado di offrire al paziente differenti punti di vista in merito al proprio carattere ed al personale vissuto. Psicologa in grado di ascoltare, effettua considerazioni e riflessioni costruttive al e con il paziente, senza risultare inutilmente giudicante. Dedica totale attenzione al paziente e in numerose occasioni prolunga la seduta per consentire al paziente di poter esprimere compiutamente propri pensieri od emozioni emerse durante il colloquio. Vivamente consigliata

Presso: Studio Psicologa Psicoterapeuta colloquio psicologico

L'esperienza con la Dottoressa è stata sin da subito e continua ad essere molto positiva. Mi ha accolto in modo molto professionale e mi sta aiutando in un periodo di grande confusione, sento che stiamo lavorando bene insieme e questo mi da molta fiducia

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buongiorno, ho 33 anni, ho ansia da 22 anni, fatto percorsi di psicoterapia e presi psicofarmaci senza mai avere risultati duraturi.
Nel 2014 sto male tanto da non mangiare, non dormire, essere fotosensibile, derealizzazione, panico, dimagrimento veloce e abbondante, tachicardia, difficoltà di deglutizione, agorafobia. Vado da un neurologo mi da dei farmaci che però dopo qualche anno vanno in contrasto con la pillola contraccettiva e ho sintomi da sospensione molto forti. Decido di rivolgermi alla psichiatria dell'ospedale, mi danno i farmaci. Sto meglio ma cmq la parte mentale del problema rimane allora decido di fare psicoterapia e va molto bene. Mi viene diagnosticato un DOC, ansia generalizzata con picchi depressivi e agorafobia, disturbi dissociativi.
Dopo 11 mesi di psicoterapia , volendo cercare una gravidanza, chiedo di poter togliere i farmaci tanto stavo molto meglio. Tolgo i farmaci secondo modalità dei medici. Ho forti sintomi da sospensione:
- forte bruciore di stomaco e nausea
- derealizzazione
- dolore e spilli alla pelle
- agorafobia
- problemi di respirazione
-problemi a deglutire
- insonnia ecc
Aspetto che i sintomi passino pensando che fossero solo da sospensione.

Nel frattempo il mio psicoterapeuta dice che NON devo cercare una gravidanza e che devo assaporare il momento di rinascita e che se rimanessi incinta potrei andare incontro ad una depressione post partum e di aspettare qualche anno.
Decido di non cercare nessun bambino.
Mi riprendo e ricomincio a fare certe cose.

Dopo 4 mesi e mezzo però vedo che non sto avendo risultati ma che sto andando indietro, ho più sintomi e sto male anche quando faccio cose che ho sempre amato fare o che facevo. Per esempio mi sento svenire alla guida e lo psicoterapeuta dice che è impossibile che con l'ansia si possa svenire, che i sintomi non sono sintomi, che devo pensare che non c'è nessun problema perché davvero non c'è, che è solo la mia testa che crea cosa ma che in realtà non sto avendo nessun sintomo. Tra l'altro lui è contro gli psicofarmaci, dice che non servono a niente, che è la mia mente che fa tutto, che sono io che magari scambio una cosa di naturale per una cosa innaturale (non credo perché non mi lamento di un mal di testa, un giramento di testa o faccio di un dolore a un un unghia una tragedia ma vabbè). Se vado a piedi perché non me la sento di guidare fino ad un punto lui mi dice di andare con la macchina. Per due volte sono andata fuori strada e lui dice che la paura di andare a sbattere o ammazzare qualcuno è infondata e che a limite paga l'assicurazione.
Espongo le mie preoccupazioni, sintomi e paure ma pare che si spazientisce e si comporta in maniera un pò aggressiva che mi sembra un pò poco professionale. Ora mi sembra di andare in guerra invece che a terapia, dove verrà negato il mio stare male, mi verrà data la colpa dei sintomi che ho e vengo giudicata per non avere risultati.
Se prima, quando andava tutto bene, mi sembrava di avere un porto ora mi sento ancora più sola.

Cmq le cose che non riesco più a fare sono:
- guidare o affrontare viaggi in macchina anche se guidano altri
- andare in facoltà
- lavorare
- sostenere una gravidanza
- a volte uscire
- andare a mangiare fuori
- nei mezzi di trasporto è sempre più difficile
- fare delle cose che amo fare tipo andare in giro per negozi o in altre città
- stare seduta e ferma
- stare al centro dell'attenzione
-stare in mezzo alla gente o folla
- stare in situazioni caotiche o con molto rumore


I sintomi fisici che ho sono:

- tic forti che ti fanno vergognare davanti alle persone
- mancanza di respiro forte quasi come se soffocassi
-dolori e tensione muscolari
- bruciori e spilli a tutta la pelle
- reflusso e bruciori di stomaco
- insonnia a volte forte (giorni con 1 ora e mezzo di sonno a notte)
- tremori
- vampate di calore o di freddo
- difficoltà a rimanere ferma o seduta
- senso di svenimento/malore)
- senso di allarme (avere i nervi a fior di pelle)
- confusione mentale
- panico
- derealizzazione
- depersonalizzazione
-difficoltà di concentrazione
- abbondante salivazione
- giramenti di testa
- divento impacciatissima
- sento come se avessi l'ossigenazione sballata e il respiro cambia
- difficoltà a deglutire

Esami organici hanno rilevato:

- asma bronchiale per allergia, reflusso, ansia
- reflusso da ansia
- ipotensione nel periodo estivo (pressione 55-95 per tutto il periodo)
-2 soffi al cuore
- turbinati nasali ipertrofici che ostacolano la respirazione
Sto cercando di risolvere queste cose ma cmq l'ansia le alimenta.

Ho chiamato la mia psichiatra che però dice:

- necessario ricominciare farmaci
- si dice stupita per la posizione radicale dello psicoterapeuta verso la psichiatria a discapito del mio benessere
- lo stress fa male al corpo e aumenta la probabilità di ammalarsi ( per esempio mia madre ha diabete di tipo 2 e ho famigliarità)
- bisogna vedere il rischio/beneficio
- i medicinali fanno male quanto altri medicinali ma se necessari vanno presi
- abbiamo provato ma non ci siamo riusciti
- che non posso stare in queste condizioni

In casa mi viene detto:
- che non reagisco
-che dipende solo da me
- di pensare positivo
- di essere più forte
- che è una questione di volontà
- che io medicinali non servono
- "allora non la finiamo mai questa storia"
- che allora sarò schiava delle medicine per sempre
- che le medicine mi faranno ammalare perché intossicano
Tanto che per tanto tempo hanno sempre premuto molto sul fatto di togliere i farmaci.

Ora non so cosa fare perché:

- ho paura di tornare ai farmaci perché sarebbe come una sconfitta
- di avere bisogno per forza dei farmaci per vivere
- di intossicarmi con i farmaci veramente e di ammalarmi in futuro
- di essere di nuovo oggetto di stigma
- di essere davvero una che molla e che non si vuole impegnare
- della reazione del mio psicoterapeuta se gli dico che riprendo i farmaci

Le domande che vi voglio porre:
- Cosa dovrei fare?
- L'approccio dello psicoterapeuta è giusto e professionale?
- Gli psicofarmaci in questo caso servono o no?
- E' vero che esiste una componente organica dell'ansia (neutrotrasmettitori ecc) che è sbilanciata oppure è solo esclusivamente causata dalla mia mente?
- Ce la posso fare solo con le mie forze anche se mi sembra insostenibile la parte sintomatica?
- Sarei davvero una che non vuole guarire se accettassi i farmaci?
- Sarei una sorta di tossicodipendente se riprendessi i farmaci?
- Secondo voi quale sarebbe la differenza tra prenderli e non prenderli?
- Se li prendo e non lo dico allo psicoterapeuta è un fatto grave? (anche se non so mentire e non riuscirei mai a farlo)

Grazie mille

Gentile paziente, il percorso psicoterapeutico è molto importante, ma in alcune circostanze, se i sintomi diventano così pervasivi da rendere difficile anche la terapia psicologica, non scarterei il suggerimento della sua psichiatra di riprendere la terapia farmacologica e ciò non significa di aver fallito.

Dott.ssa Stefania Possemato

Salve e buonasera gentili medici psicoterapeuti.
Oggi sono stata al centro dal quale sono stata seguita fino ad ora.
C'è da dire che in quel centro non mi sono trovata per nulla bene e quindi per farla breve, ho deciso con molto dispiacere di cambiare centro e adottare un radicale cambiamento per quanta riguarda l'equipe multidisciplinare per i DCA.
Come riportavo, oggi sono stata a questo centro e ho ritirato la mia relazione clinica sigillata che mi è stata fornita e firmata dalla psicoterapeuta e dal direttore generale.
Questa relazione io dovrò consegnarla alla dottoressa che a breve mi prenderà in carico che fa parte sempre dell'asl con un'equipe accurata per la cura di questo disturbo.
Fatto sta che dopo che ho ricevuto la relazione, non ho resistito e l'ho aperta ( ribadisco ). Sulla relazione è riportata la seguente diagnosi : BINGE EATING+ DISTURBO DI PERSONALITA' CLUSTER B.
appena ho ricevuto questa relazione con seguente diagnosi mia mamma voleva che io non l'aprissi. Io le ho detto che morivo dalla voglia di vedere cosa c'era scritto e lei mi ha ripetuto di non aprirla perchè era una cosa che avrei dovuto direttamente consegnare alla nuova psicoterapeuta che mi seguirà.
Io alla fine ho aperto al relazione e ho visto questa diagnosi. La prima impressione che ho avuto in quell'istante è stata quella di profondo dispiacere e ansia.
dispiacere perchè non avrei voluto vedere quella diagnosi anche perchè detto sinceramente ho 24 anni e i miei pensieri ora vanno su altro, su cose ovviamente belle ma capisco anche che nella vita non ci sono SOLO cose belle, la vita spesso ci mette dinanzi delle sfide\battaglie che fa combattere a noi proprio per fornirci la possibilità di capire chi siamo, da dove veniamo, e cosa vogliamo. Io penso che la vita è bella, è fatta di alti e bassi che si alternano e creano delle sfumature colorate bellissime dentro di noi, queste sfumature sono le nostre emozioni, sensazioni e vissuti. io sono una studentessa di Filosofia e amo il senso che c'è dietro a tutte le cose, mi piace scoprire e indagare. Mi piace conoscere, mi piace amare ed essere amata. inoltre penso che l'amore per se stessi sia il regalo migliore che possiamo fare a noi stessi. Io penso che AMARSI non significhi soltanto vestirsi bene, truccarsi etc.. ma amarsi vuol dire prendersi cura di se' anche culturalmente ed emotivamente. io credo molto nella psicoterapia e negli psicoterapeuti e amo l'arte di dialogare, forse fin troppo.
però io devo anche pensare che va benissimo la psicoterapia, è fondamentale. Ma non è lo psicologo logicamente e ovviamente a fare le cose al posto mio a livello di raggiungimento di obiettivi. Penso che questa mia introspezione e lucidità riguardo il carattere e la personalità mi servirà tantissimo in terapia, e spero vivamente io possa riuscire a risolvere il mio disturbo di personalità. NOITUTTI SIAMO ESSERI UNICI, NOI TUTTI MERITIAMO DI VIVERE.
BUONA SERATA

Gentile paziente, la sua reazione di dispiacere alla lettura della diagnosi è legittima, poiché sentirsi "definiti" solo da un disturbo può creare la convinzione di essere sbagliati e di non avere alcuna via di scampo. Ma contemporaneamente una diagnosi ben definita aiuta il professionista e la persona a concentrare le proprie risorse emotive, cognitive e comportamentali su alcuni ambiti, almeno prioritariamente, anziché su altri. Nel suo caso la diagnosi di binge eating + disturbo di personalità del cluster B sembra basarsi, probabilmente, su comportamenti caratterizzati dall'esagerazione, per cui sarebbe importante lavorare sul significato e sul senso di queste manifestazioni esagerate. Di certo le capacità introspettive e la lucidità potranno esserle d'aiuto nel suo percorso terapeutico ma ricordi che il confronto con il professionista è fondamentale altrimenti non si riesce ad uscire dalla propria narrazione di sé.

Dott.ssa Stefania Possemato

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