Dott.ssa
Stefania Motta
Psicoterapeuta
·
Psicologa
Psicologa clinica
Altro
Torino 1 indirizzo
Esperienze
Con queste parole si intende un approccio al paziente che prevede l'analisi della sua parte profonda, inconsapevole, legata al rapporto con le figure di accudimento precoci e ai vissuti più remoti, più o meno traumatici, che al momento attuale non risultano immediatamente accessibili alla coscienza ma sovente condizionano anche pesantemente i comportamenti della quotidianità e le attuali relazioni.
Quante volte diciamo di noi stessi "sono fatto così", "mi rendo conto che sbaglio ma è più forte di me", "finisco sempre per fare gli stessi errori, vivere le medesime dinamiche di relazione", ecc.?
Secondo l'approccio psicodinamico tutto questo è legato a irrisolti profondi, specie di tipo relazionale, che tendono a bloccare la persona in situazioni sempre uguali, senza che questa, pur sforzandosi, riesca a uscirne.
Il lavoro con lo psicoterapeuta si avvale di due strumenti, intrecciati tra di loro:
- Il colloquio, che consente al paziente di prendere via via consapevolezza delle sue dinamiche profonde
- la relazione terapeuta/paziente, che offre a quest'ultimo la possibilità di sperimentare una relazione riparatrice rispetto ai vissuti passati e di vedere, nel qui e ora della terapia, che cosa non ha funzionato (o ha funzionato male) là e allora.
Nel mio studio, lavoro vis à vis con il paziente, integrando al colloquio il contributo fondamentale della comunicazione e dell'interazione non verbale
Mi occupo prevalentemente di:
- adolescenti e giovani adulti con problematiche legate al percorso scolastico e universitario e alla costruzione di relazioni serene e soddisfacenti
- parent training per genitori di bambini e adolescenti
- relazioni disfunzionali, dipendenza affettiva, vittime di narcisisti maligni e psicopatici
- violenza psicologica e violenza fisica
- relazioni familiari disfunzionali e tossiche
- psicologia giuridica, consulenza di parte in separazioni e divorzi conflittuali
- mobbing, molestie sul lavoro
- collaborazione con avvocati in situazioni di separazioni e divorzio conflittuali, affido di minori, mobbing e molestie
Mi occupo anche di orientamento scolastico, universitario e lavorativo, per la ricerca della propria realizzazione e la riparazione a fronte di una scelta di indirizzo errata
Approccio terapeutico
Aree di competenza principali:
- Psicologia giuridica
- Psicologia clinica-dinamica
- Psicodiagnostica
- Psicoterapia
- Psicologia clinica
- Psicologia scolastica
- Psicologia dell'età evolutiva
- Psicoterapia
Principali patologie trattate
- Disturbo di personalità
- Borderline
- Difficoltà relazionali
- Disturbo bipolare
- Narcisismo
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Presso questo indirizzo visito
Indirizzi (2)
Via Ventimiglia 146, Torino 10127
Disponibilità
Questo dottore non offre prenotazioni online a questo indirizzo
Pazienti accettati
- Pazienti senza assicurazione sanitaria
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Prestazioni e prezzi
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Consulenza online
70 € -
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Consulenza psicologica
Da 70 € -
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Psicoterapia
Da 70 € -
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Psicoterapia individuale
Da 70 € -
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Colloquio psicoterapeutico
Da 70 € -
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Recensioni
4 recensioni
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V
Valentina
La Dottoressa Motta ha saputo da subito aiutarmi e sostenermi in un momento di grande difficoltà emotiva e a differenza di una mia precedente esperienza ha saputo trovare il modo più efficace per sapermi sostenere e darmi gli strumenti necessari per lavorare su di me. La consiglio assolutamente poiché ritengo che sia decisamente competente e attenta al paziente.
• Dott.ssa Stefania Motta Psicologa psicoterapeuta • psicoterapia individuale •
Dott.ssa Stefania Motta
Grazie di cuore, cerco di mettermi in gioco con tutto il mio impegno nella relazione terapeutica.
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V
Valentina Capaccio
La dottoressa Motta mi segue da alcuni anni, mi ha accompagnato anche durante il periodo buio del Covid; è una professionista molto preparata, sensibile e attenta, con una grande predisposizione all'ascolto senza invadere e scevra da sovrastrutture e pregiudizi personali. Ha inoltre una grande preparazione in campo medico e omeopatico per la sua formazione professionale. Non da ultimo il suo vissuto personale permette una possibilità di empatia difficile da trovare in molti suoi colleghi che spesso valutano sulla base di concetti meramente teorici e basati sulle convinzioni personali.
La consiglio moltissimo.• Consulenza online • consulenza online •
Dott.ssa Stefania Motta
Grazie di cuore, cerco di fare del mio meglio
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S
Sonia
Dottoressa qualificata,dolce e gentile.la consiglio .!
• Dott.ssa Stefania Motta Psicologa psicoterapeuta • psicoterapia •
Dott.ssa Stefania Motta
Grazie mille!
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G
G.D
Dottoressa in gamba !! Preparatissima, professionale e dolcissima ! Super consigliata
• Consulenza online • Altro •
Dott.ssa Stefania Motta
Grazie!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 4 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buonasera, chiedo qui perché la situazione terribile in cui mi trovo mi sta consumando. Sono una donna e da due anni ero fidanzata con un uomo. Di recente a causa di alcuni avvenimenti ci siamo dovuti allontanare nonostante entrambi ci amassimo moltissimo (stava diventando una relazione disfunzionale), e stiamo entrambi intraprendendo un percorso di psicoterapia individuale per migliorarci.
Durante l’allontanamento io, che avevo subito da parte sua (in passato) spiacevoli comportamenti disfunzionali che hanno risvegliato in me vecchie ferite primordiali (ho un disturbo della personalità) ho iniziato ad uscire con amici e ho conosciuto un altro uomo, con cui ho scambiato qualche messaggio. Contro ogni mia previsione all’inizio non avevo idealizzato questa persona, per fortuna, (cosa che tendevo a fare anni fa), e anzi, sin da subito ho preso tutto con le pinze, compresi alcuni suoi atteggiamenti che mi facevano suonare i campanelli d’allarme. Senza girarci troppo intorno, una sera questo uomo è venuto a dormire a casa mia dopo un’uscita di gruppo ed ha un po’ forzato le cose. Non ho subito una violenza, ma il mio cervello mi diceva in tutti i modi che avrei dovuto fermarmi e fermare lui, ma non ce l’ho fatta a dire di no. L’atto non è stato completo perché ho trovato una scusa utile e ci siamo fermati ai preliminari, ma mi ha fatto schifo e mi chiedo cosa mi abbia bloccato dal dire di no, che in effetti non volessi farlo. Come se mi fossi sentita obbligata ormai a farlo, semplicemente perché lui era a casa mia e probabilmente era intenzionato a concludere la serata così. Non ho avuto il coraggio di fermarlo e di questo mi colpevolizzo tantissimo. Perché so che è stata una mia responsabilità.
Nel mentre il mio uomo continuava ad avere contatti con me (non siamo riusciti a restare in no contact) e l’ho sentito anche il giorno dopo, o forse dovrei dire la notte e mattina stessa, prima e dopo questa cosa atroce che ho fatto e che ho “subito”, e nel mentre che ascoltavo lui che mi spiegava che voleva ritornare a ciò che eravamo, il senso di colpa mi divorava.
Sono stupida? Sono impazzita?
Adesso ho il terrore di questo senso di colpa micidiale che mi sta spezzando. Credo oltretutto che il mio cervello stia cercando di aiutarmi perché ho ricordi molto sfocati dell’atto in sé, come fosse stato un sogno, o meglio un incubo, dove passivamente ho solo resistito e sperato che terminasse e non andasse oltre. Sono disperata e ho paura che quando rivedrò il mio uomo dovrò essere costretta a chiudere la relazione per la vergogna, per lo schifo che provo verso di me, di non poter trattenere questo segreto, di esplodere all’improvviso e confessare in preda ad una crisi.
Vorrei capire cosa mi sia successo. Se ho fatto passi indietro rispetto alla mia psicoterapia passata o se le debolezze possono capitare. Non riesco nemmeno a dire di essermelo goduta, perché io non volevo quello, in nessun senso, in nessun caso. Sono stata una cretina che ingenuamente ha accettato la richiesta di “salire con me a casa” e dopo si è sentita costretta, perché lui ormai era lì. L’unico ricordo chiaro è stata la mia rassegnazione nel pensare “se non oppongo resistenza finirà in fretta”.
Adesso ciò che mi turba è come potrò andare avanti. Io amo il mio uomo e nessun altro, è una persona incredibilmente capace e sensibile nonostante abbia i suoi problemi. Vorrei solo convivere con questo segreto e anzi, dimenticarlo.
Buongiorno,
Mi dispiace molto che lei abbia vissuto questa esperienza sconvolgente in un periodo già molto complesso della sua vita...
Da come la descrive, potrebbe sembrare una sorta di episodio dissociativo, ovvero uno stato difensivo della mente in cui una parte di noi si "separa" dal resto, come se si ritirasse all'esterno di sé per prendere le distanze da ciò che sta avvenendo. Questo meccanismo tende a instaurarsi in situazioni che la mente avverte come traumatiche e pericolose, attuando una difesa estrema di "allontanamento" dal dolore e dalla paura. Si tratta di fenomeni inconsapevoli e non controllabili dalla mente conscia, che in questi casi può sentirsi come "intorpidita", "ipnotizzata" e comunque non in grado di mettere in atto strategie efficaci per eliminare o neutralizzare la fonte del problema.
Dico questo perché lei stessa si descrive incapace, in quel momento, di reagire in modo adeguato e di fermare l'altra persona. Di fatto, pur non essendosi trattato di una vera e propria violenza, lei in quel momento non era pienamente "consenziente" e il meccanismo di difesa adottato dalla sua mente non le ha permesso, in quell'istante, di ribellarsi in modo efficace a qualcosa che non voleva.
Tutto questo dovrebbe innanzitutto comportare l'assenza, da parte sua, di alcuna colpa, perché non c'era la sua volontà consapevole di compiere quello che è avvenuto suo malgrado.
In seconda istanza, altrettanto importante, risulta a mio parere il fatto che la sua mente abbia- probabilmente- adottato questo tipo di difesa dal trauma: si tratta infatti di un meccanismo estremo, profondo, che generalmente si instaura quando le altre modalità di difesa si sono dimostrate inefficaci, in quell'istante e/o nel passato. Si può infatti riscontrare sovente nei bambini (o negli adulti) che nella loro prima infanzia hanno subito maltrattamenti fisici e psicologici.
Il mio suggerimento è quindi di portare questo episodio drammatico nel percorso di psicoterapia che sta effettuando, per cercare eventuali altri vissuti traumatici recenti e remoti nella sua storia, la cui presa in carico e cura potrebbe aiutarla a vivere il presente con maggiore serenità e consapevolezza.
Spero di averle offerto alcuni piccoli spunti di riflessione. Augurandole il meglio
Dott.ssa Stefania Motta
Psicologa psicoterapeuta
Sono in uno stato di confusione mentale. Sono fidanzata ma mi sono presa una cotta per un altro, a tal punto che solo a vederlo mi viene l’ansia e sento le farfalle nello stomaco e quando sento parlare di lui mi agito. Dato che ho rispetto nei confronti del mio compagno però allo stesso tempo vorrei riuscire a capire se l’altro potrebbe starci, ho tentato di approcciarlo lanciandogli qualche piccolo segnale ma molto vago e in modo implicito però non so se ha capito o se non ha capito perché subito sembrava che anche lui nutrisse un interesse per me (o magari mi sbaglio), invece dopo è come se qualcosa lo avesse spinto a tirarsi indietro e ci sono rimasta molto male. Mi mangerei le mani se fosse per il fatto che è a conoscenza della mia relazione ma ovviamente non è detto che sia per questo altrimenti se ne avessi la certezza sarebbe più semplice prendere una decisione a riguardo. Altra mia paura è che potrebbe esserci stato un fraintendimento o potrebbe essersi fatto qualche strana idea su di me o altri motivi che io magari non posso nemmeno immaginare che lui solo sa, oppure non lo attraggo. Perciò alla fine ho deciso di continuare a rimanere insieme al mio compagno e la nostra relazione è diventata ancora più solida perché finalmente stiamo cominciando a realizzare i progetti che ci eravamo prefissati in questi anni e mi da un gran senso di sicurezza per il futuro. Il problema è che nonostante questo continuo lo stesso a pensare all’altro anche se non vorrei, farei di tutto pur di riuscire a togliermelo dalla testa ma proprio non ci riesco ed è come se fossi prigioniera della mia stessa mente. Io non ho certo intenzione di fare del male al mio compagno ma è una situazione troppo complicata per me e soprattutto involontaria. Vorrei tanto trovare un modo per poter chiarire con l’altro, non riesco ad accettare che la questione sia rimasta irrisolta così, ma non saprei come fare, andare a dirgli esplicitamente quello che provo sarebbe troppo pericoloso e mi resta pochissimo tempo perché se nel frattempo non succede niente con lui, io mi sistemo con il mio compagno che è quello che stiamo cominciando a fare. In che modo posso vivere in pace lo stesso anche con il dubbio che non saprò mai se sarebbe potuto nascere qualcosa? E con la consapevolezza che potrei essermi lasciata scappare un’occasione magari solo per uno stupido fraintendimento? O forse è solo una mia illusione, un film tutto nella mia testa.
Buongiorno,
La ringrazio innanzitutto per la fiducia e il coraggio nel rivelare la complessità e la sofferenza della sua attuale situazione.
Nel tentativo di comprendere meglio quanto sta attraversando, partirei proprio dalla sua frase iniziale, che parla di "confusione". Credo che in questo momento lei si trovi in uno stato interiore di forte confusione e conflittualità tra impulsi e intenti contrastanti, che si traducono all'esterno in uno stato di indecisione e fantasie di relazioni "altre",in contrapposizione al suo rapporto di coppia.
Dal suo racconto mi sembra di capire che tra lei e il suo compagno stia avvenendo un "passaggio di stato", con maggiore investimento nella coppia e progettualità. Tale situazione, che da un lato - dalle sue parole - sembra fornirle maggiore sicurezza, dall'altro inevitabilmente tende a vincolarla e impegnarla in un legame più solido e più strutturato, che potrebbe diventare più difficile da sciogliere e risolvere un domani. Momenti come questo, in una coppia che si sta consolidando, possono evocare in uno (o entrambi) i suoi membri sensazioni di tipo "claustrofobico", di ineluttabilità e di impossibilità a "sfuggire" a un destino che sembra ormai scritto e inevitabile. La soddisfazione legata alla realizzazione del progetto di coppia potrebbe quindi essere velata dalla paura di non poter tornare indietro e di non poter rivivere, con un'altra persona, i primi momenti di "farfalle nello stomaco" ed entusiasmo legati ai primi tempi dell'innamoramento.
In tali situazioni, la comparsa, più o meno "fantasticata", di una nuova conoscenza potrebbe incarnare questo bisogno di evasione e di libertà da una condizione vissuta da un lato come rassicurante e dall'altro come troppo vincolante.
D'altra parte, il suo improvviso interesse per una terza persona potrebbe significare, per le stesse ragioni, un allarme da parte del suo inconscio, che vuole dare un segnale forte di opposizione profonda a un destino di coppia che non sente di condividere appieno.
La inviterei quindi, più che a focalizzarsi sui sentimenti del suo nuovo interesse, a cercare di guardare il più chiaramente e onestamente possibile dentro di sé, magari anche attraverso un percorso di psicoterapia, per cercare di comprendere il più possibile quanto davvero lei desideri proseguire con il progetto di coppia INDIPENDENTEMENTE dal nuovo "innamoramento": chiarito questo, le sarà possibile escludere automaticamente questa persona dalla sua vita, piuttosto che- libera dall'altro legame - cercare di avvicinarla e iniziare con lei un nuovo legame. Sarebbe anche interessante valutare quali caratteristiche lei abbia visto nella nuova persona, che magari non sono presenti nel suo fidanzato, per meglio comprendere che cosa lei desideri davvero da una relazione.
A volte, i momenti più confusivi e "incasinati" della nostra vita sono proprio quelli che portano i doni più grandi. Augurandole il meglio, buona giornata
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