Esperienze

Sono Silvia Nuzzo, psicologa, psicoterapeuta ad indirizzo sistemico relazionale.
Mi sono laureata in psicologia dell'età evolutiva presso l'Università degli studi "La Sapienza" e, a seguito, mi sono specializzata presso l'Istituto di Psicoterapia Relazionale di Roma del Centro Studi di Terapia Familiare e Relazionale del Prof. Luigi Cancrini.
La scelta di questa specializzazione è stata dettata dal mio profondo interesse per la sfera delle relazioni interpersonali e familiari che sono sostanziali nella costruzione delle personalità individuali. La persona non è vista come una monade ma vive e si struttura al centro degli infiniti rapporti che instaura con il mondo.
In questa visione la comunicazione assume un ruolo fondamentale poichè le difficoltà personali o i sintomi sono letti come messaggi comunicativi rivolti verso gli interlocutori.
Ho svolto la mia attività professionale dal 2012 al 2018 presso l'Associazione Bambini nel Tempo, della quale sono stata socia, come consulente psicoterapeuta all'interno del Progetto Centro Aiuto al Bambino Maltrattato e alla Famiglia, progetto finanziato dal Dipartimento per le Politiche Sociali.
Allo stesso tempo, dal 2009 al 2013, ho preso come psicoterapeuta parte al Progetto "Una Famiglia: riscriviamo la storia" presso l'Istituto di Psicoterapia Relazionale rivolto alle famiglie adottive che attraversavano un momento di difficoltà.
Ho anche svolto la mia professione come CTP presso il Tribunale per i Minorenni di Roma.
Al momento attuale svolgo la mia professione presso il mio studio privato e come psicoterapeuta presso il Centro di Ascolto alle famiglie gestito dalla Cooperativa Folias e della Cooperativa Iefcos e finanziato della Bassa Sabina.
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Una persona che sa metterti a tuo agio, molto competente nella sua professione a tal punto che nel momento in cui ha ritenuto concluso il nostro percorso ho provato un grande dispiacere nel doverci salutare!

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Ottima professionista, disponibile all’ascolto, presente e precisissima nel chiarire qualsiasi dubbio. Mi supporta da diversi anni e la qualità del suo servizio non è mai venuta meno, sia in termini di modalità sia di contenuti.

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ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore

Domande su Ansia

Salve, ho 34 anni. In generale sono sempre stata una persona ansiosa. Ansia che fino ai 30 anni ho comunque sempre gestito in ogni occasione, un po' come se la mia mente avesse il sopravvento e la tenesse a bada. Da quando son o rimasta incinta le cose sono cambiate, da subito mi è sembrato di affrontare una cosa più grande di me, durante la quale ho vissuto nella paura di qualsiasi cosa. Dopo la nascita della bimba ci sono stati alti e bassi ma comunque affrontavo la quotidianità senza particolari disturbi. La situazione è precipitata a dicembre Dell anno scorso quando mia figlia ha avuto una crisi d'assenza e dopo la quale è emerso un problema neurologico che a primavera ci ha portato ad un intervento chirurgico. Tutto questo mi ha davvero distrutto anche se ho dovuto affrontare la situazione, e quindi stringere i denti. Superato ciò pensavo di ritrovare un po' di serenità interiore e invece da quest estate ho avuto vari episodi di ansia se non veri e propri attacchi di panico, avevo delle parestesie agli arti e mi ero convinta di aver qualche malattia neurologica anche se più dottori lo avevano escluso. Poi sono arrivati i vaccini, che mi hanno causato uno stato di ansia molto intenso. Per entrambe le dosi ho dovuto chiedere l'intervento del 118 per tachicardie intense. Da lì in poi non faccio più vita, vivo con la sensazione di ansia, tremore interno, tachicardie (soprattutto) continue. In ogni momento della giornata. A quale figura dovrei rivolgermi? Con uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale si risolve in questo caso? Assumo già da un po' gocce di EN, ma non in grandi quantità. Vorrei però evitare di prendere psicofarmaci. Premetto che ho fatto visita dal cardiologo e controllo alla tiroide. Grazie a chi risponderà

Buonasera,
penso che la situazione che descrive debba essere molto complessa sia sul piano emotivo e psicologico individuale che nella relazione con sua figlia ed il suo compagno.
La maternitá spesso porta con se' il rischio che alcune fragilita' pregresse possano inasprirsi ed che lei possa scoprirne le motivazioni piu' profonde.
L'inizio di una psicoterapia, con un approccio che possa essere quello piu' adatto a lei stessa ed alle sue preferenze, le potra' essere certamente di grandissimo aiuto.
Spero possa risolvere a breve le sue difficolta''
Dot..sa Silvia Nuzzo

Dott.ssa Silvia Nuzzo

Salve Dottori,
sono qui per chiedervi un consiglio, per favore.
Sono un ragazzo e in passato ho già fatto un percorso di psicoterapia, e ora sto cercando lavoro per cominciare un'altra terapia, poiché ne ho bisogno.
Il mio dilemma è, semplicemente, se dirlo o no alla mia famiglia. Sono un giovane adulto, per cui avrei tutto il diritto di andare in terapia senza necessità di dirlo a nessuno. Anzi, la mia voglia di indipendenza, che è qualcosa che mi è sempre mancata e su cui ho lavorato molto in terapia, mi spingerebbe a farlo. Dall'altro lato però, ben due considerazioni mi spingono a rivelarlo. Prima considerazione, mi faccio dei veri scrupoli a tenerlo nascosto ai miei genitori perché mi immagino loro che dicono "perché ce lo hai tenuto nascosto"? (Questo bisogno di continue conferme e approvazione in loro è qualcosa su cui ho lavorato molto quando ero in terapia). Dall'altro lato, se anche riuscissi a non farmi un problema nel tenerglielo nascosto, a quel punto dovrei "giustificare" in qualche modo quella volta a settimana in cui mi recherei a fare terapia, dal momento che ho bisogno della macchina per andarci e, di conseguenza, i miei genitori ne sarebbero informati comunque. Infatti, in famiglia noi abbiamo due macchine, per cui qualunque persona della famiglia che prende la macchina lo dice, poiché gli altri si regolano di conseguenza con i loro servizi.
Se loro mi chiedono "dove devi andare", non posso mica mentirgli ogni volta!
Ringrazio molto tutti i Dottori che leggeranno e auguro loro una buona prosecuzione.

Buonasera, mi sembra che la richiesta sia fortemente connessa ad un suo forte desiderio di autonomia e distacco dalla sua famiglia di origine.
quello che potrebbe forse esserle utile e' valutare in quali aspetti della relazione familiare lei non sente davvero di essere autonomo, per sentirsi davvero adulto come dice dovrebbe interrogarsi su quali sono gli aspetti che non le consentono in questo momento una autonomia di pensiero che le permetterebbe di dire, senza per questo sentirsi in difficolta', di avere questa necessita'.
in bocca al llupo
Silvia Nuzzo

Dott.ssa Silvia Nuzzo

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