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Punteggio generale
Professionista empatica, attenta e preparata.
Mi sono sentita sin dal primo incontro accolta ed ascoltata.
Mi ha aiutato ad avere maggior consapevolezza di me e a donare alla mia storia una nuova lettura piena di significati a me ancora poco conosciuti.
Grazie Doc.
Mi sono sentita subito a mio agio, fin dalla prima seduta. Gentile e molto attenta ai dettagli. La consiglio. Personalmente, il percorso fatto con lei mi ha migliorato la vita.
Professionista molto attenta e precisa nelle informazioni rispetto all'approccio. Lo studio poi è centrale e collegato perfettamente con i mezzi pubblici
Seguo un percorso con la Dottoressa Bochicchio da circa due anni ormai. Ad ogni seduta mi sento compresa e a mio agio, elementi fondamentali per un percorso psicologico che sia efficace.
Ad oggi grazie a lei sono riuscita a lavorare su me stessa e ad ogni seduta aggiungo un tassello in più alla mia vita.
La Dott.sa Bochicchio mi ha accolto fin da subito in maniera professionale e mi ha fatto sentire subito a mio agio. Trovare persone con cui aprirsi non é facile, e con lei sto facendo un ottimo percorso.
ha risposto a 22 domande da parte di pazienti di MioDottore
Gentili dottori buongiorno,
9 mesi fa, in seguito a un infortunio sono entrata in contatto con un professionista sanitario che mi è stato molto vicino. Io nel tempo, frequentandolo per ragioni legati alla mia salute, credo di essermene innamorata nonostante fosse più giovane di me e io fossi sposata. Abbiamo avuto una storia durata questa estate...e sicuramente io ero molto presa, ma sempre consapevole del fatto che il tutto fosse condizionato anche dalla relazione di cura.
Da circa due mesi lui è andato via per ragioni legate al lavoro e ci siamo visti un weekend....quando ci siamo salutati il suo mi è sembrato un addio - non esplicito-, anche se nei giorni seguenti si è fatto sentire finchè io ho pano piano stoppato ogni forma di contatto.
Sento un vuoto pazzesco, innanzitutto perchè mi manca quel periodo di "accudimento" e poi mi manca lui, ma non so nemmeno dire se effettivamente potrebbe piacermi, nonostante la forte attrazione fisica, se slegassi la sua figura a quella dei mesi di terapia.
Sicuramente il rapporto potrebbe trasformarsi, anche in meglio.., ma non riesco ad accettare l'idea che la sua vicinanza come terapeuta sia conclusa.
Per il resto penso che il matrimonio con mio marito non vada bene e che comunque staccarmi da entrambi può farmi ritrovare la ludicità.
Purtroppo questo incontro ha toccato delle corde profonde...il tema legato agli anni andati (io ho 40 anni) alla maternità...perchè una cosa che mi fa desistere da questa nuova storia è il fatto che lui più volte ha parlato di figli nel suo futuro...ma so che io non potrò tra anni consideratà l'età. Insomma c'è un bel po' di carne a cuocere in questo momento di forte dolore e confusione. Che ne pensate?
Gentile utente,
leggendola non ho potuto fare a meno di pensare a 3 elementi che non riesco a distinguere bene nel suo racconto: desiderio, bisogno e cura.
Tre elementi molto diversi tra loro ma legati forse, in maniera indissolubile.
Mi permetto però di rimandarle che in una relazione psicoterapeutica, il setting, quindi le regole e la cornice in cui si svolgono gli incontri di cura, sono di solito ben definiti e chiari, se è questo il caso specifico, a livello etico e deontologico, non dovrebbe crearsi questo tipo di confusione o andrebbe sicuramente chiarita, mi spiace si sia ritrovata in una situazione così complessa.
La invito a prendersi uno spazio per sé, con un/una professionista diverso per "curare" questo momento di dolore e confusione, come lei scrive, cercando di mettere a fuoco veramente ciò che sente, cosa desidera e di cosa ha bisogno, perché spesso, se non sempre, queste cose non coincidono e ci si può trovare in difficoltà.
Prendersi cura di sé richiede spesso fatica e coraggio, l'Altro può accompagnarci e guidarci ma non sostituirsi a noi, l'abbraccio.
Buongiorno, sono estremamente in confusione e non so come comportarmi. Circa 5 mesi fa mi sono molto avvicinata ad una mia compagna di squadra di pallavolo di parecchi anni piú giovane. All'epoca dei fatti lei era fidanzata con un suo coetaneo da 4 anni (prima storia seria e duratura). Abbiamo iniziato a conoscerci in maniera piú profonda tramite messaggi, ci siamo fatte domane che ci hanno permesso di conoscerci meglio e ci siamo rese conto di avere molte cose in comune e punti di vista molto simili se non uguali. Io sono lesbica, lei ovviamente lo ha sempre saputo ma non é mai stato un problema, non ha pregiudizi. Il nostro rapporto ha continuato ad approfondirsi, carezze, abbracci, una sera ha anche dormito da me e non abbiamo chiuso occhio restando tutta la notte abbracciate a parlare. É capitato anche di baciarci, sempre comunque partito da lei perché io, sapendo la sua situazione, non ho mai voluto forzare nulla. Ogni volta che ci incontravamo c'era sempre più trasporto, ma quando ci separavamo subentravano in lei i sensi di colpa nei confronti del fidanzato, dubbi per il fatto che lei si é sempre vista con un uomo, dubbi per la differenza di etá...quindi mi chiedeva di fare in modo non succedesse piú, ma quando ci vedavamo di nuovo, regolarmente non riuscivamo a starci lontane. Lei é arrivata anche a lasciare il ragazzo x un breve periodo, per poi tornarci comunque insieme dicendo che nonostante tutto le faceva piú male il pensiero di perderlo. Continuava peró a dirmi cose di un certo peso, che per lei ero diventata molto importante, che quando stava con me non aveva pensieri, che la facevo star benissimo, che le facevo perdere un battito ogni volta che la guardavo o le dicevo certe cose...che non voleva perdermi. Alla fine me ne sono innamorata e gliel'ho detto (sapendo che in cuor suo giá ne era consapevole), le ho detto quello che provavo perché credo che amare qualcuno non sia mai sbagliato e sia giusto dirlo per non avere poi rimpianti e rodersi pensando ai "se" e ai "magari". Come risposta mi arrivó un "lo avevo capito ma non pensavo cosí tanto, mi dispiace e per quanto per un periodo ho pensato che anche da parte mia ci fosse qualcosa di profondo, ho fatto la scelta di stare con lui" ...ovviamente mi é crollata la terra sotto i piedi. Lei é una persona molto razionale, fa fatica ad esternare le sue emozioni. É anche molto empatica e mette sempre il bene degli altri davanti al suo. Io sono piú di pancia, istintiva, seguo le emozioni nonostante lavori molto anche con la ragione. Ad oggi continuiamo a sentirci assiduamente, ci vediamo ad allenamento e le volte che ci incontriamo da sole é perché lei, raramente, passa a trovarmi. In queste occasioni stiamo abbracciate, niente di piú, ma é un tipo di abbraccio diverso da quello che si potrebbe avere in un normale rapporto di amicizia. Io non riesco a chiudere, non riesco ad allontanarmi anche se questa situazione mi fa stare in bilico. Non capisco se stia cercando di soffocare quello che prova veramente o se davvero non prova un qualcosa di cosí forte nei miei confronti. A maggior ragione che pochi giorni fa mi ha detto che si porta dentro il peso della scelta che ha fatto soprattutto perché non l'ha fatta per lei ma per non far stare male un'altra persona (il fidanzato) e che le dispiace perché vorrebbe fosse diverso. In questa situazione non so se devo aspettare che si capisca, non so se devo continuare a sperare, non so cosa fare perché il solo pensare di non sentirla piú mi fa mancare il fiato. Quello che mi fa avere un sacco di dubbi è che in parecchie occasioni é ambigua e contraddittoria e mi rendo conto che molte volte si trattiene dal dirmi determinate cose...la sento che é trattenuta e questo mi porta ancor di piú a pensare che forse dovrei avere pazienza e aspettare. Ma mi é difficile far finta di niente, mi é difficile restare serena quando è con lui, mi é difficile non poterla vivere, mi é difficile sopportare la mancanza della presenza. Chiedo scusa per essermi dilungata e ringrazio chiunque voglia rispondere. Grazie
Gentile Utente
La ringrazio per il suo racconto, trasmette la difficoltà di questo momento e l'impegno emotivo che le richiede rimanere in questa situazione.
Leggendola mi sono chiesta tante cose, una tra tutte, se e quanto lei riesca ad ascoltare i suoi bisogni e i suoi desideri e a metterli al primo posto.
Poi, se una difficoltà reale che percepisce sia davvero la definizione dell'orientamento sessuale di questa compagna o la paura di chiamarsi "solo" amiche o altro? se sia una scusa, anche involontaria, per difendersi dalla paura del cambiamento per lei o per l'Altro. Mi chiedo se e quanto si possa aspettare qualcuno per farlo innamorare o vivere un amore?
Mi chiedo se l'attesa sia qualcosa in cui si può stare comodi, e se la risposta è sì, per quanto tempo prima di iniziare a sentire altre emozioni come la rabbia o la delusione.
Le rimando che uno spazio di ascolto e dialogo con una professionista potrebbe aiutarla a dipanare un po' questa matassa, a cercare delle risposte alle tante domande che possono essere sotto intese tra le righe che ha scritto, a vivere con più leggerezza qualcosa che anche se bello e molto intenso può avere delle ombre e delle incertezze che possono fare star male.
Si prenda cura di sè, creare nuove relazioni (sentimentali) e cercare di definirle soprattutto, può essere molto faticoso. L'abbraccio
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