Dott.ssa
Paola Cisternas Navarro
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Esperienze
Il mio approccio è quello della psicoterapia ad orientamento antropologico trasformazionale, sulla base del quale, l’incontro terapeutico verrà ripensato come un processo di produzione partecipativa del significato della realtà, capace di promuovere una rielaborazione dell’esperienza, consentendo inoltre l’individuazione di possibili forme di intervento capaci di generare una trasformazione. Non solo nei termini delle trasformazioni nei rapporti di senso che la relazione di cura può promuovere; ma anche nei termini di una trasformazione dei rapporti sociali in cui le persone sono coinvolte.
Ritengo che il sintomo, la diagnosi, non siano la cosa più importanti. Non siamo il nostro sintomo, non è il sintomo a renderci unici, non è quello che ci caratterizza. Dire ad esempio "sono depressə", dire sono la mia depressione, darsi un'etichetta, vuol dire precludersi degli spazi di possibilità, vuol dire non riconoscersi di poter essere altro.
Psicoterapia è prendersi cura, guardarsi dentro, costruire e co costruire.
Il sintomo è solo la strategia migliore che mente e corpo hanno trovato per avvisarci, per dirci che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Due persone possono avere lo stesso sintomo ma nascondere mondi completamente diversi oppure avere attraversato esperienze molto simili e manifestare sintomi molto diversi tra loro.
Ciò che certamente le accomuna è la forza, la voglia di mettersi in gioco e di riconoscere di avere delle difficoltà e che è arrivato il momento di prendersene cura. La fragilità può aprirci a delle grandi possibilità se sappiamo coglierle.
Sono sempre molto grata alle persone che incontro perché credo sia un grande privilegio poter esplorare il mondo dell'Altro e prendersene cura.
31 recensioni
Punteggio generale
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R.D
Dottoressa attenta ad ogni dettaglio…con la sua calma ed empatia è riuscita da subito a farmi sentire a mio agio
V.T.
Sono attualmente in terapia e con lei mi sento a mio agio: la dottoressa è una persona gentile, presta attenzione durante i colloqui e non giudicante.
La consiglio
Veronica
Buono, mi piace come segue mio figlio,cerca di prenderlo nel miglior modo possibile
Viviana Scotti
Ottimo approccio con gli adolescenti, dolce e carismatica
L.T e G.A
Abbiamo conosciuto la dott grazie al bonus della regione per i minori, siamo molto felici dei risultati ottenuti. Nostro figlio si è da subito trovato a suo agio e in generale l'accoglienza è stata molto positiva, come genitori ci siamo sentiti supportati nel percorso e abbiamo trovato la dott sempre attenta e professionale. Consigliata.
G d M
Ho completato il mio percorso durato 2 anni con la dottoressa, quando ho iniziato ero spaventata perché a causa dell'ansia vivevo un inferno, non riuscivo ad uscire più di casa e nonostante i farmaci non vedevo miglioramenti. Grazie a questo percorso adesso vivo bene, ho ripreso in mano la mia vita e ritrovato la fiducia in me stessa, ho capito che il farmaco mi aiutava a gestire i sintomi, alcune volte nemmeno quello bastava perché ciò che scatenava il tutto era più in profondità e mi sarei dovuta fermare molto prima. Dottoressa non la ringrazierò mai abbastanza e consiglio a tutti di mettersi in gioco e non avere paura di ascoltare anche le proprie fragilità che possono diventare dei punti di forza.
A,d,G
Inizio del mio percorso avviato con le giuste motivazioni
E.D.
Mi sento a mio agio, la dott.ssa é molto disponibile e sempre puntuale. La consiglio.
G.T.
La Dott.ssa Cisternas si dimostra sempre empatica e con una grande capacità di ascolto, le osservazioni che fa centrano sempre il punto. Sempre puntuale e studio accogliente.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 6 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, sono una ragazza di 21 anni. Da circa 2 settimane ho perso completamente L’appetito. Premetto di non aver mai sofferto di disturbi alimentari e di aver sempre avuto un ottimo rapporto con il cibo. L’inappetenza mi causa un certo disagio psicologico e non comprendo perché da un giorno ad un altro abbia smesso di avvertire il senso di fame. Passo intere giornate fuori casa e poi tornando non sento nemmeno lo stomaco brontolare. Oltre all’inappetenza non sento neppure il bisogno di fumare tabacco e ne sono sempre stata dipendente da anni a questa parte. A tutto si aggiunge anche l’insonnia. Non prendo alcun tipo di farmaco, gli ultimi sono stati mesi fa per un mal di gola (sciroppo). Grazie in anticipo a chi risponderà.
Buonasera, sicuramente farà invia a molte persone il fatto che si sia ritrovata a smettere di fumare senza un preciso motivo e senza averlo programmato. Tuttavia, scherzi a parte, le direi di provare a prendere del tempo per lei e di interrogarsi sul momento che sta vivendo, sulle sue peculiarità. Potrebbe richiedere un consulto psicologico così da indagare più a fondo quanto detto e se fosse necessario iniziare un percorso di psicoterapia.
Un caro saluto.
Dott.ssa Paola Cisternas Navarro
Salve dottori,
vi scrivo in quanto vorrei chiedervi parere su una situazione che mi ha causato, e in parte mi causa, sofferenza. Ho avuto una relazione con un ragazzo che penso potrebbe avere un disturbo borderline della personalità, ma non ho conferme, in quanto si rifiuta di consultare uno specialista. Abbiamo iniziato la nostra relazione in armonia, con un'amicizia che poi abbiamo scoperto essere qualcosa di più. La nostra relazione è proseguita con molti alti e bassi e pian piano sono emerse certe caratteristiche: mi ha messo alla prova, mi accusava di mancanza di fiducia nei suoi confronti, di dover guardare a lui e seguire la "sua via", se volevo continuare: mi avrebbe dato tutto e fatto vivere un amore completo, a detta sua. Ha avuto una sola relazione importante, a 18-23 anni (ora ne ha 30) e mi diceva che quella relazione era perfetta sotto ogni aspetto, rispetto alla nostra.
Ogni abbraccio dato a o ricevuto da amici (che erano anche i suoi amici) diventava sinonimo di forti litigi. Mi ha amato molto, mi ha dato molto ma gli aspetti negativi purtroppo hanno finito per superare quelli positivi: mi ha riempito di insulti e urla al mio mostrargli che è normale avere amicizie e manifestare affetto con abbracci o mani sulle spalle, con amici uomini o donne che siano. Se qualcuno ti abbraccia tu "non ti giri a guardarmi, per vedere la mia reazione e non hai rispetto per me". Si sentiva non rispettato e ferito dal mio modo di essere e vedeva il mio modo di vivere e pensare come mancanza di fiducia in lui. Al mio fargli presente che queste reazioni non erano rispettose, ha cambiato atteggiamento per un po' di tempo, salvo il fatto di tornare come prima al minimo mio "sbaglio": non seguirlo, non rispettare il mio ruolo di donna che doveva amarlo e affidarsi a lui, per poter vivere un amore superiore anche a livello spirituale (è diventato molto cattolico e credente prima che lo conoscessi e solo dopo ho capito che il rapporto uomo-donna in lui è vissuto in modo tale che la donna sia dedita all'uomo e al suo amore in modo totale, "lasciandosi guidare e affidandosi a lui, che avrebbe ricompensato questo amore con altrettanto amore"). È un perfezionista e si è trascurato molto in tutti questi anni, dopo la crisi che lo ha condotto a trovare la verità nel cattolicesimo, perché sentiva di non riuscire a fare le cose perfettamente, come di solito in giovane età riusciva a fare, ottenendo ottimi risultati all'università e nei suoi interessi sportivi e artistici. Mi ha confessato di doversi frenare per riuscire ad esprimersi con me senza rabbia e aggressività; mi diceva che l'amore va meritato e che io, molto spesso, non lo meritavo. Se mi "comportavo bene" allora meritavo molto.
Inoltre, vive il sesso come peccato e frena continuamente il suo desiderio, in quanto altrimenti sarebbe eccessivo e compulsivo, a suo dire. "Tutto e subito", il suo motto. "Passo dopo passo", il mio. Il mese scorso ho capito che il malessere nel vedere manifestato l'affetto verso gli amici era dovuto ad un riflesso su di me di un problema suo: dopo avergli detto che io non provo il desiderio irrefrenabile di fare sesso con tutti i ragazzi che incontro (come lui mi ha confessato di avere ed essersi metaforicamente evirato per questo, costringendosi a non farlo) e che ogni persona ha pulsioni differenti, mi sono sentita rispondere che era impossibile e non mi credeva, in fondo.
Tutte queste cose le ho comprese e sentite gradualmente, nel corso di 5 mesi in cui spesso ci siamo lasciati, per poi parlare e provare a risolvere, fin quando un'amica mi ha chiesto se lui potesse avere un disturbo borderline.
Molte volte l'ho trovato comprensivo e molto introspettivo, capace di autoanalisi, altre invece totalmente sulla difensiva, e sempre, purtroppo, accusatore nei miei confronti del fatto di non saper seguire la sua via. Mi ha detto che sono una persona equilibrata, ma che lui ha bisogno del massimo, della perfezione per potersi attivare e dare tutto, un tutto che però è altamente distruttivo per me. Se non ha la perfezione non riesce ad attivarsi.
Su di me, posso dire che quasi sicuramente, con questa relazione, tendo a riprodurre schemi vissuti un po' da bambina col papà: abbastanza giudicante e incapace di esprimere affetto con abbracci, baci o parole. E che forse, proprio con questa decisione, ho saputo dire basta e saper decidere per me, anche se è molto doloroso. Saper essere più decisa.
La scorsa settimana, dopo gli ennesimi episodi, ho deciso di dirgli con fermezza che quel modo di vivere il rapporto non mi faceva star bene e che quindi non volevo più continuare in questo modo. Mi diceva che io lo vedevo come male assoluto e che vedevo solo le sue azioni esteriori, continuavo a ripetergli che non avevo mai detto queste cose, che avevo scelto lui come compagno e che non c'era da operare una scelta fra lui o gli amici, che sì le sue azioni e parole mi avevano ferita ma ero lì a dialogare con lui e a capire e non lo vedevo "tutto nero", ma spesso mi metteva in bocca parole o pensieri che non avevo detto o fatto.
So di aver fatto bene ad andare via da un rapporto del genere, per la mia stabilità mentale ed emotiva. Gli voglio molto bene, anch'io sto male per tutto quel che è successo e vorrei che lui stesse bene, ma insieme è impossibile in queste condizioni e nessun altro conosce questi suoi aspetti (non parla con gli amici della sua visione del mondo o del rapporto con la donna e dice che la famiglia non ha fiducia in lui) li aveva con me con la quale aveva intessuto una forte relazione. Lui non l'ha presa bene, dicendomi che me ne pentirò perché non vedo quel che mi voleva dare e preferisco compiacere gli altri, anziché pensare a lui. Lui si rende conto di avere molti problemi da risolvere e voleva proseguire con me la relazione, in queste condizioni. Ma per me, se prima non si opera un cambiamento interiore e non ci si ama da sé, penso che non si potrà mai amare anche gli altri e che la nostra relazione non sarebbe potuta cambiare, ma ci saremmo distrutti di più. Ora sento di averlo ferito lasciandolo, ma sono arrivata stremata e non riuscivo più ad andare avanti: eravamo stati sereni per 20 giorni, ma appena uscivamo con amici, soprattutto quei pochi amici più stretti nella mia vita, tutto cambiava; era una situazione che logorava il mio equilibrio. Lui stesso mi ha detto di non sentirsi libero con me e gli altri quando eravamo in gruppo; di star bene quando invece stava con me, perché Dio lo ricompensava per quel che lui faceva a me. Vi chiedo: potrebbe trattarsi di una personalità borderline? Esiste un modo in cui potrei aiutarlo? Grazie in anticipo per le vostre cortesi risposte.
Buonasera, mi sento solo di dirle che non è sola e che insieme ad un/una professionista dovrebbe darsi la possibilità di esplorare i suoi sentimenti rispetto a questa situazione. Da ciò che ho letto sembra sia molto concentrata sull'altro, probabilmente centrarsi su se stessa potrà aiutarla a trovare anche alcune delle risposte che sta cercando.
Un caro saluto.
Dott.ssa Paola Cisternas Navarro
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