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Punteggio generale
Nonostante sia arrivata a lei tramite una collega con cui avevo già un percorso attivo, la Dottoressa Noemi ha saputo mantenere la metodologia applicata, centrare i punti critici, fornirmi ottimi strumenti e spunti con attenzione e professionalità. Questo per me ha semplificato molto il lavoro, mi ha dato forza e mi ha portata a stare DAVVERO meglio. La ringrazio di cuore!
La Dottoressa mi ha accolta in un momento di smarrimento e di paura. Con empatia, dolcezza e professionalità mi ha subito aiutata ed ha individuato velocemente il punto. Ho trovato in lei la figura che ha dato risposte a ciò che in quel momento a me sembrava insormontabile. Grazie davvero sarà il mio punto di riferimento in caso di necessità. Consiglio vivamente!!
La dottoressa presta un servizio eccellente. È super disponibile, in orario e precisa. Allo stesso tempo è molto umana e nella seduta è la caratteristica che ho apprezzato di più.
Il mio percorso è durato circa un anno ed è riuscita a sollberami da un periodo molto buio della mia vita. Le sarò sempre grata.
La mia esperienza con la Dottoressa Carrieri è stata incredibilmente positiva. La sua competenza, empatia e dedizione nel percorso terapeutico hanno reso il nostro lavoro insieme estremamente benefico. Consiglio vivamente la Dottoressa Carrieri a chiunque cerchi un professionista empatico e competente. Effettua inoltre colloqui online. Grazie di cuore per il sostegno prezioso!
Mi sono trovata molto bene con la dottoressa, avevo iniziato un percorso per un'avvenimento che non riuscivo a superare, alla fine abbiamo parlato un po' di tutto affrontando diversi temi, anche personali. Mi ha aiutata parlare con lei, ho iniziato a vedere determinate cose e situazione in modo diverso. La ringrazio molto per questo.
La dottoressa mi ha seguito durante uno dei periodi più difficili della mia vita, è stata sempre calorosa, empatica e concreta. In 9 mesi è stata in grado di aiutarmi tantissimo, fornendomi strumenti sempre utili per la mia crescita. È stata sempre puntuale e disponibile per qualsiasi cosa.
La dottoressa Noemi è molto empatica, ti ascolta e ti capisce al volo, non ho mai voluto fare sedute ma con lei mi sono aperto subito e ha saputo indirizzarmi al meglio verso le soluzioni che cercavo.
La mia è stata un esperienza assolutamente positiva che mi ha permesso di conoscermi e di gestirmi nel miglior modo possibile. Noemi è stata sempre attenta e puntuale in ogni sfaccettatura del lavoro svolto e la consiglio vivamente.
Con la Dott.ssa Carreri mi sono trovata molto bene fin da subito: molto professionale, disponibile e puntuale. Mi ha colpito la sua capacità di saper ascoltare e darmi un altra prospettiva aiutandomi a cambiare i miei comportamenti sulla base di una nuova visione delle situazioni.
ha risposto a 43 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, sono un ragazzo di 21 anni e da molto tempo ormai soffro di forte timidezza e ansia, perlopiù causate da atti di bullismo che ho subito quando ero alle medie e dall’ambiente chiuso e opprimente del paesino in cui vivo, dove mi sono sempre sentito osservato, controllato e giudicato. Quando ho finito le superiori, due anni fa, ho impiegato tutte le energie che avevo a disposizione, nonostante l’emarginazione a scuola e la difficoltà a concentrarmi nello studio, con l’obiettivo di svincolarmi dall’ambiente scolastico che mi inibiva. Oggi, seppur l’ansia e lo stress siano diminuiti, continuo a trascinarmi i problemi di cui ho parlato e questo, in aggiunta al fatto che continuo a dipendere dalle persone che frequento da anni rimanendo incapace di farmi nuove conoscenze, mi impedisce di trasferirmi in maniera permanente, nonostante abbia provato invano per un periodo, e studiare frequentando le lezioni dell’università.
Un fattore che è sempre stato determinante per la mia insicurezza e per il mio malessere sono le relazioni con le ragazze. In generale non ho mai avuto molti rapporti con l’altro sesso ed è capitato solo una volta che mi fidanzassi. È successo in un periodo in cui mi sentivo sicuro di me più di quanto fossi mai stato fino ad allora. Volevo farmi conoscere e amare per come ero e in particolare per il mio essere introverso e taciturno. Avevo capito che non poteva andare diversamente in una relazione perché potessi viverla in modo sano. Ero quasi riuscito ad accettarmi per quello che ero e mi ero convinto che prima o poi lo avrebbe fatto anche un’altra persona, ma la fine di quella relazione mi ha distrutto nel giro di poche settimane. Già prima, quando altre ragazze avevano mostrato interesse nei miei confronti, avevo sentito un forte senso di attrazione, come se fossero le uniche persone che avrebbero voluto stare con me.
Quella volta in particolare, quando sono cessati i rapporti, ho cercato disperatamente di capire come avrei potuto fare per trovare un’altra ragazza e rivivere quelle sensazioni. Ho iniziato a controllare in maniera ossessiva i miei pensieri e il mio stato d’animo per potermi ritrovare in quella condizione che mi avrebbe permesso di interagire con successo e essere accettato da un’altra persona. Non riuscivo più a focalizzarmi sul mio benessere e sulla mia accettazione. In quel momento ero completamente confuso, provavo un senso di vuoto e mancanza che mi stava deprimendo e tutto questo era aggravato dal fatto che cercavo di nascondere il mio stato d’animo perché non volevo riconoscere che lei, lasciandomi, mi aveva fatto soffrire, né tantomeno volevo farglielo capire. Mi sentivo umiliato dal fatto che, dopo tutte le attenzioni che gli avevo dato, mi avesse scartato.
Dopo poco tempo sono ritornato in quello stato di chiusura e inibizione che mi ha sempre accompagnato. Come era già avvenuto in seguito ai precedenti rifiuti ho iniziato a sentire una forte vergogna e ansia quando la incontravo. Ancora oggi non riesco a definirne con precisione la causa. Forse perchè non volevo farmi vedere in quello stato di malessere o perchè mi vergognavo del fatto che in realtà fossi diverso da quello che lei si aspettava. Questa mia reazione mi faceva sentire ancora più ridicolo e infantile ai suoi occhi, anche perchè continuava a ripetersi a distanza di molto tempo. Ormai è da molto che non la vedo, ma sono convinto che se dovessi incontrarla di nuovo, avrei ancora la stessa reazione.
Ancora oggi sento, seppur in misura minore rispetto a quel periodo, quell’ossessione per il controllo dei miei pensieri e del mio stato d’animo, in particolare quando mi metto in discussione o penso a come dovrei mettermi in gioco in una situazione stressante. Non si tratta di un’ossessione che metto in atto volontariamente o, almeno, non più, ma di una preoccupazione continua che rimane fissa lì dov’è da quando emerge e che si manifesta come un "disturbo di sottofondo" presente in ogni momento e in ogni cosa che faccio e che mi provoca una tensione continua.
So di aver scritto molto e di aver divagato a lungo, ma penso che fosse necessario per far comprendere al meglio i miei problemi. In passato ho cercato di seguire una terapia, ma non è andata come speravo, soprattutto per la mia incapacità di esprimermi riguardo a questi problemi e la difficoltà a spiegarli. Da parte sua, penso che il terapeuta non mi abbia fornito delle spiegazioni esaustive, limitandosi a darmi dei consigli che considero abbastanza vaghi e scontati. Alla fine è stato lui stesso a propormi di terminare. Non avevo la pretesa di riuscire a superare queste difficoltà da un momento all'altro, semplicemente iniziando una terapia, ma mi sarei aspettato di ricevere delle indicazioni più chiare e di riuscire a comprendere meglio le cause di questi atteggiamenti.
Vorrei che qualcuno potesse dirmi, anche vagamente, quali possono essere i motivi dietro a queste due problematiche, in particolare l’ultima di cui ho parlato, che si è mostrata essere la più invalidante.
Ringrazio per l’attenzione e per un’eventuale risposta. Saluti.
Caro giovane utente, anche io come altri colleghi sono rimasta colpita dalla sua capacità di comprendersi e descriversi, per questo mi risulta difficile pensare che con il suo precedente terapeuta non sia andata per questo motivo, o forse, scrivere qui potrebbe esserle risultato più facile rispetto che aprirsi di persona? Alla fine mi sembra che l'espressione delle sue emozioni interiori si un po' il cardi ne di tutto, anche del discorso che qui ci ha spiegato. Sicuramente trovare qualcuno in grado di comprenderci ed accettarci per quello che siamo non è facile, come è altrettanti difficile però anche dall'esterno capire cosa prova lei quando si autoregola in questa maniera per la maggior parte del tempo e delle sue emozioni. Mi chiedo se non sia questo un elemento su cui riflettere in un eventuale percorso: esplorare cosa la fa così soffrire di sè, delle sue emozioni, dei suoi vissuti, e sulle strategie che mette in atto per gestirli che seppur funzionali apparentemente, a lungo termine possono portare a situazioni con gli altri come quelle da lei descritte.
Trovi qualcuno a cui affidarsi, un terapeuta in grado di compendere la sua difficoltà anche nell'esprimersi e che possa darle le risorse giuste e condivise utili al vostro lavoro ed al suo benessere...Questo sarà possibile soprattutto evidenziando da pate sua in primis la difficoltà che reputa di avere nell'esprimersi!
Le auguro un buon percorso.
Dr.ssa Noemi Carrieri - Firenze
Buona sera sono una ragazza di 38 anni ho problemi spesso di nevrosi l'anno scorso mi sono iscritta a un corso di operatore socio sanitario ad ottobre ma già adesso a febbraio ho difficoltà a concentrarmi a studiare e già mi sento impanicata di rimanere indietro, mi odio sento tanta rabbia dentro, perchè nonostante sto facendo una psicoterapia da maggio si mi ha aiutato a prendere coraggio a fare cose a non stare ferma ma alla fine io mi sento sempre che sono sola. E' come mi percepisco io rispetto al mondo. se io mi sento un verme come in colpa di aver fatto qualcosa che non ho fatto, come faccio a vivere nel mondo del lavoro? e l'anno scorso ho avuto un crollo perchè non avevo il medicinale giusto adesso prendo Citalopram mi aveva detto il medico che i pensieri ossessivi ce ne avrei avuti di meno eh insomma si sono stata bene diciamo da ottobre fino a gennaio ma adesso il problema sono i pensieri. io non riesco a gestirli. Sono anche arrabbiata con la psicoterapeuta. io non voglio stare così ritorna la mia parte bambina. Lei dice che non devo pensare ma fare, e che io oscillo tra il chiedere una mano di aiuto e poi come se gli do uno schiaffo perchè poi voglio la mia indipendenza oscillo tra bisogno e indipendenza. io non so se esiste qualche medico che le ha vissute queste cose così da potermi aiutare. Vorrei solo sparire nel letto non essere vista perchè si vede che aggrotto la fronte . poi divento più sensibile che i giovani sono più spigliati disinvolti. io ho paura di diventare una di quelle persone acide e sole, che vengono allontanate da tutti... e vorrei tanto fregarmene di quello che pensa la gente. pure una minima cavolata mi manda in crisi. ma come faccio ancora a vivere io non me lo capacito. Ho infatti dolori al collo perchè mi irrigidisco. Io prego Dio che me ne liberi, ma non lo so se Dio mi può aiutare perchè forse neanche io so quello che voglio...
Cara utente, mi dispiace per quello che sta attraversando. Dalle sue parole sento una forte sofferenza rispetto alle aspettative verso il suo benessere, giudizio per il suo attuale stato e tanta autocritica verso di sè, che poi sente ricevere anche da chi la circonda. La rabbia, come dice, probabilmente viene da quella sua parte bambina che desidera essere ascoltata, ma che invece riceve rimproveri, anche da se stessa, rispetto la sua frustrazione, e questo probabilmente la fa sentire sola nel suo dolore. Quello che le suggerisco di fare è di provare ancora e ancora, insieme alla sua terapeuta, ad ascoltare questa parte. Penso sia molto utile anche l'immagine che la sua professionista le ha dato rispetto al respingere chi cerca di aiutarla...l'autonomia è un traguardo che va raggiunto piano piano, ma allo stesso tempo fidarsi ed affidarsi non è semplice! Continui a condividere in modo aperto e sincero tutti i suoi sentimenti all’interno del suo spazio terapeutico, cercando quanto più possibile di ascoltare quella piccola bambina arrabbiata. Per quanto le sembra già tanto il lavoro fatto, e senta la fretta/necessità di star bene, tutto ciò che riguarda il cammino verso il proprio benessere è una strada lunga, non sempre dritta...ma una volta che arriverà al suo traguardo, guarderà indietro con leggerezza nel cuore a tutto ciò che fino a quel momento ha fatto. Le auguro un buon cammino.
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