Esperienze

Sono Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale, laureata all’Università “La Sapienza” e specializzata presso Centro Studi “Random” di Roma. Svolgo attività interventi a singoli, coppie e famiglie in difficoltà nelle varie fasi del loro ciclo vitale (formazione della coppia, nascita e crescita dei figli, problematiche adolescenziali e scolastiche, problematiche relazionali, gestione dei vari eventi normativi e/o para normativi).
Alle consulenze e al sostegno psicologico, affianco l’attività psicodiagnostica (test rivolti a bambini, adolescenti ed adulti) per difficoltà d’apprendimento, disturbi cognitivi, percettivi e di personalità, e l’attività formativa di prevenzione, soprattutto in ambito scolastico.
Il rigore metodologico, la formazione professionale e soprattutto l’empatia accompagnano la mia attività clinico-psicoterapeutica (sostegno alla coniugalità, alla genitorialità, prevenzione e trattamento di disturbi comportamentali e relazionali, cognitivi, d’apprendimento).
La scelta della formazione in Psicologia Clinica ha previsto complesse operazioni ed attività che includono, nel senso più ampio, processi diagnostici, utilizzo di test e individuazione di interventi terapeutici, prevedendo contesti applicativi, aspetti etici e deontologici, rete di relazioni e, non ultimi, aspetti multiculturali.
Completato il percorso universitario, ad indirizzo Clinico e di Comunità, la scelta su quella che doveva essere la mia specializzazione post-lauream è stata facile e ben chiara: lavorare sulle relazioni spesso difficili da gestire, sulla comunicazione spesso non chiara, sulle “struttura” e sulle “regole” che governano i vari sistemi. Ecco la scelta della formazione post-universitaria in Psicoterapia sistemico-relazionale.
Mi piace citare S. Minuchin, un grande esponente della Terapia strutturale Sistemico-relazionale che a proposito della famiglia dice: "Solo la famiglia, la più piccola unità della società, può cambiare e tuttavia mantenere una sufficiente continuità per i bambini che non saranno "stranieri in terra straniera", ma troveranno radici sufficienti per crescere e adattarsi".
La psicoterapia familiare è una terapia rivolta a risolvere le complesse dinamiche relazionali che causano sofferenza a tutti i membri di un sistema famiglia, in cui si è bloccata la comunicazione e si sono irrigiditi i ruoli esasperando le tensioni familiari. Il fine della psicoterapia familiare è risolvere il malessere familiare, anche se il motivo per cui spesso viene richiesta è il disagio psicologico che viene manifestato attraverso i sintomi di un componente.
In realtà quest’ultimo si assume l’onere di mostrare agli altri membri che il malessere che lui prova, viene sentito in modo diverso anche gli altri. È inevitabile che quando una persona sperimenta un disagio (comportamentale, psicologico, o psicosomatico) e soprattutto se parliamo di figli, bambini o adolescenti, anche il resto della famiglia sarà colpita da questa sofferenza. Una famiglia è sempre legata da un vincolo affettivo, per cui i membri sono intimamente legati sia nelle gioie che nelle sofferenze vissute.
Per quanto riguarda la terapia familiare, essa non si sofferma sulla sintomo del singolo ma sul tipo di funzione che esso ha all’interno del sistema (coppia, famiglia). Infatti, il sintomo di un membro ha sempre il vantaggio di mantenere le cose così come stanno, perché cambiare è sempre difficile e significa dover sperimentare nuovi modi per relazionarsi e prendersi la responsabilità individuale di avere il potere di cambiare la situazione migliorandola.
Il compito del terapeuta familiare è guidare la famiglia all'ascolto reciproco, al riconoscimento delle dinamiche disfunzionali e al cambiamento di un nuovo assetto familiare che libera i membri dai ruoli rigidi e dai blocchi comunicativi per ristabilire un benessere familiare e individuale. Se la sofferenza viene accolta, dandogli un significato in cui tutta la famiglia si riconosce, il cambiamento non viene più visto come un attacco alla struttura familiare ma come un’opportunità per i membri di sperimentarsi con dei ruoli più flessibili nella relazione.
La famiglia è un sistema complesso che si basa su gerarchie, ruoli e vincoli affettivi. Da sempre la famiglia occupa un posto rilevante all’interno della società perché è in essa che nascono nuovi esseri umani, che crescono per progredire verso l’autonomia.
La famiglia pone le basi per la costruzione della propria identità attraverso miti, tradizioni, principi, valori, e discostandosene quando si prende una posizione diversa che cambia la propria visione del mondo a seconda delle esperienze di vita vissute, e del contatto con il mondo esterno.
La famiglia è sottoposta a delle sollecitazioni interne al sistema, determinato da cicli di vita che regolano l’evoluzione del sistema familiare, e da sollecitazioni provenienti dal mondo esterno che la trasformano e che le impongono una continua riorganizzazione dei ruoli e delle regole.
Accade che quando la famiglia non fluisce liberamente da un ciclo di vita all’altro, le regole e i ruoli che erano funzionali nel vecchio ciclo incontrano dei problemi se vogliono essere mantenuti nel nuovo ciclo evolutivo. Per fare un esempio, se nel ciclo di vita nascita ed educazione dei figli trattare un figlio piccolo in modo accudente, preoccuparsi di nutrirlo, di come educarlo, dove mandarlo all’asilo e più tardi a scuola, è un compito funzionale all’evoluzione familiare di questa fase, lo stesso trattamento sarà disfunzionale nel ciclo di vita l’emancipazione dei genitori dai figli, in cui i ruoli e le regole del sistema faranno fatica ad adattarsi ad uno stadio in cui il figlio crescerà e dovrà svincolarsi dalla famiglia per rendersi autonomo.
Ci sono diverse ragioni per richiedere una terapia familiare. Come ho spiegato sopra, la famiglia nell’arco della sua evoluzione viene sottoposta a degli eventi critici che possono minare l’equilibrio della sua struttura interna. La sofferenza provocata da una perdita dell’equilibrio costringe i membri a riorganizzarsi, ma non sempre il sopraggiungere della crisi familiare riesce ad essere risolta senza aiuti esterni.
Tra gli eventi critici che vanno a creare instabilità in seno al sistema familiare, troviamo:
• Conflittualità nella coppia,
• L’arrivo di un bambino,
• Separazione o divorzio,
• La malattia,
• L’adolescenza dei figli,
• I cambiamenti lavorativi ed economici,
• Il pensionamento,
• Situazioni traumatiche vissute da uno dei suoi membri (lutti, incidenti, violenze, perdite).
Quando gli eventi critici costringono ad una nuova riorganizzazione e i membri non sono in grado di trovare da soli un nuovo equilibrio più funzionale a superare la crisi familiare, è importante chiedere aiuto ad un terapeuta familiare. Il terapeuta convocherà inizialmente tutta la famiglia (genitori e figli, anche in caso di separazione o divorzio), anche se ci saranno degli incontri in cui deciderà di convocare separatamente solo alcuni membri del sistema (ad es. incontro solo con i genitori o con il sistema fratelli).
Durante le prime sedute, si darà ascolto al disagio e alla percezione del problema secondo il diverso punto di vista di ciascun membro, proprio come “una squadra di lavoro”, si andranno a concordare degli obiettivi su cui sarà impostato il progetto terapeutico, che sarà rivolto al cambiamento delle dinamiche familiari, relazionali e comunicative. L’obiettivo del lavoro terapeutico con la famiglia è quello di lavorare sulla comunicazione, rimuovendo il blocco comunicativo o la carica conflittuale, rendendola capace di fluire in modo flessibile tra i membri con il fine di ricreare un clima di serenità e complicità in cui tutta la famiglia collabora nuovamente a degli obiettivi comuni.
La terapia si conclude positivamente quando paziente e terapeuta scelgono di comune accordo che è arrivato il momento giusto, quello del distacco. Solitamente si concorda con alcune sedute di anticipo per poter dare all'altro la possibilità di elaborare il lutto della separazione. La psicoterapia sistemico-relazionale ha il compito di andare a riparare quelle relazioni che l'individuo avverte come problematiche tramite il cambiamento delle dinamiche disfunzionali presenti nel proprio contesto di riferimento; la sua funzione è quella di apportare un rinnovato benessere soggettivo e sociale.
Alcuni anni fa ho fatto una importante e bellissima scoperta: l’EMDR. Certa del fatto che questo metodo aumenta e velocizza l'efficacia del trattamento, non potevo non integrare la mia formazione con la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Mi sono appassionata a questo metodo terapeutico che ben si sposa con la mia formazione sistemico-relazionale.
L'E.M.D.R. consiste nella stimolazione bilaterale del Sistema Nervoso - attraverso movimenti oculari, stimoli tattili o uditivi - durante la visualizzazione di alcune scene del passato, che sono collegate con un ponte emotivo al disagio attuale. Anche nel lavoro sistemico-relazionale si lavora sulle regole, sui miti familiari per creare un ponte emotivo con il disagio attuale. L’'E.M.D.R. rappresentava quindi un modo per rendere più veloce l'efficacia del trattamento del disagio.
In effetti ho sperimentato sul campo che la stimolazione permette un’attivazione più diretta e spontanea dei processi di rielaborazione di ricordi disturbanti (esperienze passate), che fissati inconsapevolmente e non elaborati, impediscono al soggetto di trovare nuovi modi più funzionali di pensare, sentire e agire. Non elaborati vuol dire che non si sono create le giuste e numerose associazioni neuronali tra l’area del cervello dove si è fissato il ricordo e le altre aree; le numerose reti associative permetterebbero, nonostante l’esperienza passata negativa, di avere comportamenti più flessibili e funzionali nel risolvere problemi e conflitti attuali. Il ricordo fissato in modo rigido e la mancanza di sufficienti reti associative, invece, produce automatismi e rigidità nelle risposte dell’individuo. La particolare efficacia della terapia EMDR penso sia possibile perché questo processo di guarigione si basa su un meccanismo di cura spontaneo.
Altro
Esperto in:
  • Psicologia clinica
  • Psicologia dell'età evolutiva
  • Psicologia scolastica
  • Psicoterapia sistemico relazionale

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G
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La dott.ssa è una persona molto accogliente e che mette a proprio agio i pazienti.
Mia figlia va molto volentieri da lei.

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

Gent.ma
la sua riconoscenza è importante nel lavoro terapeutico.
Con stima, ringrazio del gentile riscontro.

S
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Sempre rassicurante , puntuale, empatica, coinvolgimento

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

La ringrazio del gentile riscontro.
I feedback dei clienti mi permettono di modellare il lavoro, migliorare al meglio la relazione terapeutica e facilitare l'alleanza e il dialogo.
Cordialmente

S
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Presso: Centro specialistico e di riabilitazione DISCOBOLO consulenza psicologica

Empatia , la dottoressa mette a proprio agio rimane più facile il dialogo personale .

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

Gentilissima
Il percorso terapeutico "insieme" procede se alla base c'è volontà a mettersi "in gioco", oltre a mettersi in discussione e Lei sta lavorando molto bene.
La ringrazio della recensione e della piena fiducia che mi ha riposto nella relazione terapeutica.
La saluto cordialmente

M
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Dottoressa psicologa molto brava, puntuale, disponibile, cortese. È stata un'ottima esperienza. Studio molto accogliente e cordiale

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

Gentile signora
ringraziandoLa del suo riscontro, Le auguro sempre vivere le emozioni con la genuinità che la contraddistingue.
La saluto cordialmente

B
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Presso: Centro specialistico e di riabilitazione DISCOBOLO consulenza psicologica

La Dottoressa è riuscita subito a mettermi a mio agio...è stata la prima volta che facevo una visita dallo psicologo/psicoterapeuta!Molto professionale,chiara,precisa e pratica!

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

Gentilissima
La ringrazio della recensione e le auguro buona vita.
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L
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Si vede che ama quello che fa..e prende a cuore i suoi pazienti...

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

Gentilissima signora
ringrazio della recensione.
Il percorso in terapia è spesso faticoso, ma la sensibilità e l' "ascolto" reciproco fanno procedere verso la meta.
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Molto professionale, con la sua empatia ha conquistato mia figlia.

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

Anche S. ha conquistato me...
Abbiamo fatto un bel lavoro insieme...
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Professionalità ed empatia.
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Risposte ai pazienti

ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore

Ciao scrivo perché mi rendo conto di avere un' ansia e turbamento da cui non riesco più a togliermi, tutto è iniziato da quando ho fatto la domanda su un sito, e ricevendo una risposta erronea mi ha creato panico e sconforto, ecco il tutto spiegato:


Ciao, scrivo perché mi rendo conto che le difficoltà nello studio non sono state risolte, e ora a 23 anni mi porto ancora.
Mi è capitato di leggere sin da piccola di leggere ma di non metterci mai l'attenzione, anche ora da grande capita così, poi mi rendo conto che quando sono all'università per prendere appunti a lezione, mantengo una breve attenzione, per carità cerco di ascoltare e capire qualcosa ma involontariamente mi distraggo subito (mente distolta da pensieri e contenuti mentali) mantengo breve attenzione, come se fosse spenta e assente la mia attenzione, potrei avere l'ADHD prevalentemente disattenta?!
Poi purè quando leggo ci sono troppi pensieri che mi distolgono e non metto l'attenzione necessaria, mi porta ad essere più lenta a finire, non fa altro che sminuire la mia autostima perché sono sempre stata lenta a finire e a concentrarmi a causa dell'attenzione breve molto breve, poi ho notato che se un compito che costa fatica farlo non lo faccio e non mi impegno perché so di fare fatica. Mi ha sempre fatto arrabbiare quando i miei genitori rinadissero che la difficoltà nello studio fosse data dalla pigrizia, perché non è solo la pigrizia ad affliggermi, e informandomi ho letto che la svogliatezza e pigrizia fa parte proprio di questa sindrome che ho letto, perché per il disattento è più facile essere pigro, questa cosa mi ha fatto arrabbiare che mi porta ad autopunirmi con una lametta perché so che non è solo la svogliatezza ad affliggermi nelle difficoltà cavolo, il bello che nessuno lo sa, per questo voglio tagliarmi, dai miei non mi sento capita, come faccio a farmi capire di più?!
Sopratutto perché voglio tagliarmi perché so di non essere capita cos'è che me lo porta a fare che potrei avere?!

Allora spiegando le difficoltà dovute all'ADHD, ho ricevuto una risposta erronea dicendomi che potrebbe trattarsi di ADHD oppure un lieve ritardo cognitivo trascurato in infanzia, per cui da lì sono caduta in panico, creandomi ansie e paura, perché tutti sanno e sappiamo che non è così, quando andavo da uno psicologo mi diceva che il fatto che questo specialista sul forum mi ha detto così e perché non ho dato un quadro clinico completo delle mie cose, perché fortunatamente la scuola lo fatta e nonostante le difficoltà a bocciare non sono mai stata bocciata, sono sempre andata avanti nonostante ciò, dallo psicologo dove andavo mi ha diagnosticato l'ADHD inattentivo, e mi ha sempre detto che sono abbastanza.intelligente sopratutto dal punto di vista emotivo, e non avrei bisogno del sostegno perché sono abbastanza intelligente da non averlo, però perché questo specialista sulla domanda forum che ho fatto si è espresso così ho scritto cose sottointendedone un' altra e non ho dato un quadro clinico completo delle cose?! Sopratutto da come parlo sembro abbastanza intelligente?!

Salve
Leggendo la sua storia colpisce subito la sua solitudine e rabbia verso quelle che sono state le risposte “esterne” alle sue richieste di aiuto. Colpisce il suo “anonimato” e la grande voglia di scrivere la sua storia e sperando in altre risposte, più convincenti….
Porta il problema di ADHD mai comunque diagnosticato e certificato, sembra…. e sarebbe interessante approfondire la questione che rimanderebbe intanto a una non attenta lettura delle sue difficoltà già a livello scolastico (scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado).
E’ interessante anche approfondire perché “nel qui ed ora” (a 23 anni) Lei cerchi di darsi delle risposte e ad avere conferme se è stata o meno una paziente ADHD, rimasta però senza diagnosi.
L’ ADHD è definita come “una situazione/stato persistente di disattenzione e/o iperattività e impulsività più frequente e grave di quanto tipicamente si osservi in bambini di pari livello di sviluppo”. Questi sintomi finiscono con il causare uno stato di disagio e di incapacità superiore a quello tipico di bambini della stessa età e livello di sviluppo.
I sintomi chiave di questa condizione sono la disattenzione, l'iperattività e l’impulsività, presenti per almeno 6 mesi e comparsi prima dei sette anni di età.
I bambini con ADHD:
• hanno difficoltà a completare qualsiasi attività che richieda concentrazione
• sembrano non ascoltare nulla di quanto gli viene detto
• sono eccessivamente vivaci, corrono o si arrampicano, saltano sulle sedie
• si distraggono molto facilmente
• parlano in continuazione, rispondendo in modo irruento prima di ascoltare tutta la domanda
• non riescono ad aspettare il proprio turno in coda o in un gruppo di lavoro
• possono manifestare serie difficoltà di apprendimento che rischiano di farli restare indietro rispetto ai compagni di classe, con danni emotivi.
Si riconosce in tutti questi sintomi/difficoltà? Ritiene di avere avuto (e di avere ancora) problematiche legate a questa serie di punti citati, che sono stati confusi e aggiungerei anche minimizzati, con la sola pigrizia e svogliatezza a scuola?

Mi rendo conto quanto è stato difficile per Lei gestire le difficoltà soggettive nello studio e soprattutto quelle relazionali, anche in virtù del fatto che la scuola poteva (e doveva!!!) attuare misure compensative e dispensative per facilitare l’apprendimento e garantire comunque il processo formativo, senza paura, ansia da prestazione etc.
In mancanza di una diagnosi chiara di ADHD, mi chiedo anche se le sue non fossero difficoltà legate nello specifico all’apprendimento: in questo caso sarebbe stato utile e necessaria a scuola la Legge 170.
Le ricordo infatti che già dal 2010 (quindi vista l’età, Lei ci rientrava in pieno….) la legge 170/2010 riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) e assegna proprio alla scuola il compito di individuare forme didattiche e modalità di valutazione adeguate. Lo scopo di questa legge è proprio quello di prevedere percorsi che permettano ad alunni con DSA certificati, il successo formativo.

Colpisce anche quando chiede conferme sulla sua intelligenza…
Io ritengo che deve cominciare a lavorare su di sé e capire da dove nasce questa poca stima e sicurezza personale.... può mettere o rimettere in discussione un po’ di cose ma solo in questo modo può cominciare a mettersi in cammino verso il cambiamento e, perché no, prendersi anche qualche “rivincita”. Le dico questo a fronte degli episodi di condotte autolesionistiche che cita…. Possono farle ottenere sollievo da sensazioni/ideazioni negative, risolvere difficoltà relazionali, indurre sensazioni positive, ma sta cercando in questo modo solo di spostare il disagio, da emotivo a fisico che per Lei è più tollerabile (forse….) Sta cercando di scegliere fra due mali, quello meno peggiore per Lei, ma rimane per Lei pur sempre un male ….
Sperando di aver accolto il suo malessere, Le dico che deve cominciare a volersi bene e a chiedere aiuto… La lascio citando S. Minuchin: “La strada non è la strada. La strada è come la si percorre…”.

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

Domande su Attacco di panico

Salve ho 33 anni e sono 2 o 3 mesi che dormo solo 2 ore la notte se mi viene di lusso altrimenti ogni mattina guardo il sole mentre sorge e così via tutti i giorni sono lontano da mio figlio per lavoro è sono separato a volte penso a come alleviare questa cosa ma mi viene impossibile spesso mi viene da piangere la notte perché non ho più la mia pace interiore ,la mente e sempre piena di pensieri paure ,sto vivendo un incubo direi più l inferno , sto uscendo pazzo aiutatemi un consiglio qualsiasi cosa

Salve
Mi spiace per la sua problematica che ha ovvie e profonde ripercussioni nella sua quotidianità.
Il debito di sonno altera la concentrazione, provoca difficoltà nell’attenzione e nella memoria, ha ripercussioni anche nel tono dell’umore. Dormire (..e bene aggiungo) è un “diritto” necessario per affrontare qualsiasi impegno!
E’ interessante capire, in questo momento il significato del suo sintomo, meglio ancora, a cosa serve a lei e se è funzionale nei suoi contesti relazionali.
Provi a cambiare prospettiva, non guardando e concentrandosi sull’insonnia e ai suoi effetti fisici, piuttosto inizi a considerarla come un mezzo che comunica, o vorrebbe comunicare qualcosa a qualcuno.
Il suo “non trovare pace interiore” è amplificato dalle sue problematiche relazionali e, “nel qui ed ora”, sta vivendo anche notevole frustrazione nel suo ruolo genitoriale.
Come già suggerito dai colleghi, la invito a prendersi cura di sé iniziando un percorso psicoterapeutico, associato al trattamento E.M.D.R.
Cordialmente
LMG

Dott.ssa Maria Grazia Lupia

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