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Sono Marco Zani, psicologo clinico iscritto all’Ordine degli psicologi della Lombardia (n. 24807). Offro interventi di sostegno psicologico individuale per adulti e giovani adulti. L’obiettivo di lavoro è volto alla comprensione del “problema” portato dalla persona, la condivisione di modalità di gestione attiva dello stesso attraverso riflessioni approfondite sulla propria vita e su come ci relazioniamo con gli altri, dando ascolto a bisogni ed emozioni.
Il lavoro psicologico può aiutare a sviluppare nuove modalità di pensiero e di comportamento valorizzando e promuovendo le risorse personali (maggiore comprensione e conoscenza di sé stessi)

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  • Psicologia clinica

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buongiorno, sono una studentessa di 23 anni e pochi giorni fa ho lasciato il mio ragazzo, uno studente di 25 anni. Ci frequentavamo da circa due anni e mezzo, prima dei quali abbiamo vissuto assieme come coinquilini per due anni con altri ragazzi (ci siamo conosciuti così). È partito tutto da una forte amicizia vedendoci ogni giorno, quindi siamo estremamente legati, è una connessione profonda e sincera ma penso si tratti anche di dipendenza affettiva. Siamo attaccati in modo morboso e litigavamo di continuo. Abbiamo sempre avuto molti problemi, tra cui un suo tradimento all'inizio per cui mi sono vendicata, ma ad ogni tentativo di rottura passiamo giornate a piangere e torniamo subito assieme. Le mie giornate non hanno senso senza di lui, e viceversa. Nonostante ciò sono arrivata al limite, lui ha problemi di rabbia/impazienza e mi tempestava di chiamate, tra i vari problemi. Siamo abituati a scriverci di continuo e a passare quasi tutto il tempo libero assieme, ma è arrivata l’ultima goccia e ora sono sicura della decisione di mollarci. Da poco sono seguita da uno psicologo e ne sta cercando uno/una anche lui, ma abbiamo degli urgenti dubbi. Per diversi motivi, siamo nei periodi peggiori della nostra vita e abbiamo bisogno del sostegno che solo noi sappiamo darci. Abbiamo buoni amici, ma la nostra amicizia è la più bella tra tutte. Abbiamo superato molti dei nostri problemi, imparando ad amarci in modo incondizionato e costruendo una solida fiducia.

Abbiamo tre domande:
1. La rottura è ormai definitiva, ma ci chiedevamo se è sano continuare a scriverci ogni tanto, magari vedendoci una volta a settimana come amici a studiare in biblioteca o fare sport.
2. Lui vuole che gli prometta che riproveremo a tornare assieme tra 6 mesi o un anno, se mi dimostrerà di essere cambiato dopo mesi di terapia. Io non voglio promettere nulla perché non voglio mai più soffrire così tanto, però ha molti lati bellissimi che non ho mai trovato in nessun altro (e ho frequentato diversi ragazzi). Per molti versi potrebbe essere l'uomo della mia vita, ma se non risolve i suoi problemi (tra cui rabbia e insistenza), non ho intenzione di accontentarmi. Lui vuole cambiare anche per se stesso, perché si riconosce nei comportamenti sbagliati di membri della sua famiglia e non vuole ripetere gli stessi errori. Quindi, nonostante penso che cambiare la personalità sia difficile, penso che viste le sue motivazioni e consapevolezza, ci sia una speranza che possa cambiare. Rimango comunque realista: gli ho detto che la probabilità di tornare assieme per me è l'1%. Come posso convincerlo ad accettarlo? Come posso assicurarmi io stessa di non cedere, tornandoci assieme in modo avventato?
3. Può avere senso qualche seduta di terapia di coppia in concomitanza alle nostre sedute singole per aiutarci a superare questa dipendenza? Stiamo soffrendo tantissimo e le continue notti di pianto ci stanno ostacolando anche nei nostri percorsi universitari.

Gentile utente, avendo cominciato una consultazione con un collega forse converrebbe confrontarsi direttamente con lui rispetto ai dubbi e alle questioni che ha riportato.
Saluti

Dott. Marco Zani

Sono una donna di 25 e da circa due anni ho una tosse che torna ciclicamente, molto persistente e stizzosa. Ho letto che potrebbe essere anche un sintomo di ansia e il mio dubbio è proprio questo: come faccio a capire se si tratta di "tosse ansiosa"? Io l'ansia la soffro abbastanza, ma non mi sembra di soffrirla in modo così pensante. Durante situazioni di ansia, come ad esempio le avances indesiderate di qualche ragazzo, tende ad aumentare, ma quando ho l'ansia immagazzino sempre molta aria. Durante l'estate non ce l'ho, risponde alle terapie che mi danno i dottori, ma poi ritorna. In questo periodo sembra peggiorato, ma ho eliminato una grande fonte d'ansia dalla mia vita. Certo, ce ne sono di nuove, ma mi sembrano stimoli minori. Come posso capirlo?

Gentile utente, se il medico ha escluso cause medico/organiche o cause dovute da esposizione a fattori irritanti (es. fumo) si potrebbe ipotizzare una tosse psicosomatica quindi espressione di una componente emotiva e psicologica (ad esempio, un bisogno o uno stato emotivo non espresso; uno stato di tensione; uno stato di malessere ecc.) che si può approfondire mediante terapia psicologica.
Saluti
Dott. Marco Zani

Dott. Marco Zani
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