Esperienze
Ho pubblicato due libri sulla tecnica della psicoanalisi e sulla storia di S. Ferenczi, il più importante fondatore della clinica psicoanalitica e la sua stretta amicizia con S. Freud.
Sono il Fondatore e Presidente di “Psicologicamente-Onlus”, un’associazione di professionisti che svolgono attività clinica e di ricerca a Roma, nell’ambito della Psicologia Clinica, Psicofisiologia Clinica, Neuropsichiatria-infantile, Neuroscienze, Medicina Funzionale. Laddove l’approccio d’elezione è “Bio-Psico-Sociale”.
Ho partecipato come relatore, ad un convegno nazionale sull’”Infertilità di coppia” tenuto presso l’”Istituto Genoma” di Roma, dove sono stati discussi gli aspetti medici, biologici, psicologici e psicosomatici dell’infertilità. Nello specifico ho illustrato ed argomentato i processi psico-neuro-endocrinologici implicati nell’infertilità.
Collaboro con lo studio Salvi, (Ginecologia, Omeopatia, Medicina Funzionale e Fitoterapia)
Presso lo studio di Via Sabrata, vengono offerti servizi multidisciplinari, Psicologia Clinica, Neuropsichiatria Infantile, Ginecologia, Pediatria, Osteopatia, Nutrizione, ecc.
Esperto in:
- Psicologia clinica
- Psicoterapia
- Psicoanalisi
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31 recensioni
Punteggio generale
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PG
Estremamente cortese, puntuale e disponibile, mi sono sentita accolta.
Paolo Andreozzi
Ho trovato grandissimo giovamento dalla terapia col Dott. Franceschini. In pochi mesi sto ottenendo risultati sorprendentemente positivi.
Paziente
Desidero ringraziare il dott. Franceschini per avermi aiutata in un momento difficile
LF
ottimo approccio nella prima visita. inizierò sicuramente un percorso con lui
Elettra
Persona fantastica. Molto disponibile empatico e attento ad ogni parola. Disponibile anche a spiegare bene quello che serve. Ottima seduta
T
Il dottore è molto competente, attento, ha saputo tranquillizzarmi su argomenti molto delicati. Ho apprezzato molto la sua sensibilità. Sempre puntuale agli appuntamenti. Molto preparato, ha avuto anche il pregio di consigliarmi letture preziose
F. F.
Il dottor franceschini ha appreso tutte le me notizie base da cui dovremmo partire. La visita l' anamnesi è durata mezz'ora ma non mi ha chiesto compenso.
Paziente
Competente, puntuale, professionale e disponibile.
M. S.
Con il Dr Franceschini già dal primo incontro mi sono sentito accolto e fiducioso, fiducia che con il tempo è stata confermata dalla professionalità e dalla competenza.
Francesca
Marco ha fatto di me quel che sono..!!! Può sembrare semplice, ma essere ed essere consapevoli di essere è tutt’altra cosa! Infiniti grazie!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 14 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno, ho 33 anni, ho ansia da 22 anni, fatto percorsi di psicoterapia e presi psicofarmaci senza mai avere risultati duraturi.
Nel 2014 sto male tanto da non mangiare, non dormire, essere fotosensibile, derealizzazione, panico, dimagrimento veloce e abbondante, tachicardia, difficoltà di deglutizione, agorafobia. Vado da un neurologo mi da dei farmaci che però dopo qualche anno vanno in contrasto con la pillola contraccettiva e ho sintomi da sospensione molto forti. Decido di rivolgermi alla psichiatria dell'ospedale, mi danno i farmaci. Sto meglio ma cmq la parte mentale del problema rimane allora decido di fare psicoterapia e va molto bene. Mi viene diagnosticato un DOC, ansia generalizzata con picchi depressivi e agorafobia, disturbi dissociativi.
Dopo 11 mesi di psicoterapia , volendo cercare una gravidanza, chiedo di poter togliere i farmaci tanto stavo molto meglio. Tolgo i farmaci secondo modalità dei medici. Ho forti sintomi da sospensione:
- forte bruciore di stomaco e nausea
- derealizzazione
- dolore e spilli alla pelle
- agorafobia
- problemi di respirazione
-problemi a deglutire
- insonnia ecc
Aspetto che i sintomi passino pensando che fossero solo da sospensione.
Nel frattempo il mio psicoterapeuta dice che NON devo cercare una gravidanza e che devo assaporare il momento di rinascita e che se rimanessi incinta potrei andare incontro ad una depressione post partum e di aspettare qualche anno.
Decido di non cercare nessun bambino.
Mi riprendo e ricomincio a fare certe cose.
Dopo 4 mesi e mezzo però vedo che non sto avendo risultati ma che sto andando indietro, ho più sintomi e sto male anche quando faccio cose che ho sempre amato fare o che facevo. Per esempio mi sento svenire alla guida e lo psicoterapeuta dice che è impossibile che con l'ansia si possa svenire, che i sintomi non sono sintomi, che devo pensare che non c'è nessun problema perché davvero non c'è, che è solo la mia testa che crea cosa ma che in realtà non sto avendo nessun sintomo. Tra l'altro lui è contro gli psicofarmaci, dice che non servono a niente, che è la mia mente che fa tutto, che sono io che magari scambio una cosa di naturale per una cosa innaturale (non credo perché non mi lamento di un mal di testa, un giramento di testa o faccio di un dolore a un un unghia una tragedia ma vabbè). Se vado a piedi perché non me la sento di guidare fino ad un punto lui mi dice di andare con la macchina. Per due volte sono andata fuori strada e lui dice che la paura di andare a sbattere o ammazzare qualcuno è infondata e che a limite paga l'assicurazione.
Espongo le mie preoccupazioni, sintomi e paure ma pare che si spazientisce e si comporta in maniera un pò aggressiva che mi sembra un pò poco professionale. Ora mi sembra di andare in guerra invece che a terapia, dove verrà negato il mio stare male, mi verrà data la colpa dei sintomi che ho e vengo giudicata per non avere risultati.
Se prima, quando andava tutto bene, mi sembrava di avere un porto ora mi sento ancora più sola.
Cmq le cose che non riesco più a fare sono:
- guidare o affrontare viaggi in macchina anche se guidano altri
- andare in facoltà
- lavorare
- sostenere una gravidanza
- a volte uscire
- andare a mangiare fuori
- nei mezzi di trasporto è sempre più difficile
- fare delle cose che amo fare tipo andare in giro per negozi o in altre città
- stare seduta e ferma
- stare al centro dell'attenzione
-stare in mezzo alla gente o folla
- stare in situazioni caotiche o con molto rumore
I sintomi fisici che ho sono:
- tic forti che ti fanno vergognare davanti alle persone
- mancanza di respiro forte quasi come se soffocassi
-dolori e tensione muscolari
- bruciori e spilli a tutta la pelle
- reflusso e bruciori di stomaco
- insonnia a volte forte (giorni con 1 ora e mezzo di sonno a notte)
- tremori
- vampate di calore o di freddo
- difficoltà a rimanere ferma o seduta
- senso di svenimento/malore)
- senso di allarme (avere i nervi a fior di pelle)
- confusione mentale
- panico
- derealizzazione
- depersonalizzazione
-difficoltà di concentrazione
- abbondante salivazione
- giramenti di testa
- divento impacciatissima
- sento come se avessi l'ossigenazione sballata e il respiro cambia
- difficoltà a deglutire
Esami organici hanno rilevato:
- asma bronchiale per allergia, reflusso, ansia
- reflusso da ansia
- ipotensione nel periodo estivo (pressione 55-95 per tutto il periodo)
-2 soffi al cuore
- turbinati nasali ipertrofici che ostacolano la respirazione
Sto cercando di risolvere queste cose ma cmq l'ansia le alimenta.
Ho chiamato la mia psichiatra che però dice:
- necessario ricominciare farmaci
- si dice stupita per la posizione radicale dello psicoterapeuta verso la psichiatria a discapito del mio benessere
- lo stress fa male al corpo e aumenta la probabilità di ammalarsi ( per esempio mia madre ha diabete di tipo 2 e ho famigliarità)
- bisogna vedere il rischio/beneficio
- i medicinali fanno male quanto altri medicinali ma se necessari vanno presi
- abbiamo provato ma non ci siamo riusciti
- che non posso stare in queste condizioni
In casa mi viene detto:
- che non reagisco
-che dipende solo da me
- di pensare positivo
- di essere più forte
- che è una questione di volontà
- che io medicinali non servono
- "allora non la finiamo mai questa storia"
- che allora sarò schiava delle medicine per sempre
- che le medicine mi faranno ammalare perché intossicano
Tanto che per tanto tempo hanno sempre premuto molto sul fatto di togliere i farmaci.
Ora non so cosa fare perché:
- ho paura di tornare ai farmaci perché sarebbe come una sconfitta
- di avere bisogno per forza dei farmaci per vivere
- di intossicarmi con i farmaci veramente e di ammalarmi in futuro
- di essere di nuovo oggetto di stigma
- di essere davvero una che molla e che non si vuole impegnare
- della reazione del mio psicoterapeuta se gli dico che riprendo i farmaci
Le domande che vi voglio porre:
- Cosa dovrei fare?
- L'approccio dello psicoterapeuta è giusto e professionale?
- Gli psicofarmaci in questo caso servono o no?
- E' vero che esiste una componente organica dell'ansia (neutrotrasmettitori ecc) che è sbilanciata oppure è solo esclusivamente causata dalla mia mente?
- Ce la posso fare solo con le mie forze anche se mi sembra insostenibile la parte sintomatica?
- Sarei davvero una che non vuole guarire se accettassi i farmaci?
- Sarei una sorta di tossicodipendente se riprendessi i farmaci?
- Secondo voi quale sarebbe la differenza tra prenderli e non prenderli?
- Se li prendo e non lo dico allo psicoterapeuta è un fatto grave? (anche se non so mentire e non riuscirei mai a farlo)
Grazie mille
Buongiorno a lei,
mi spiace per la sua sofferenza esistenziale che si esprime con un complesso di sintomi psico-fisici che le stanno condizionando negativamente la vita. Anche se i farmaci non sono risolutivi , in quanto agiscono sulla sintomatologia, non mi sembra etico fare certe affermazioni , da parte di un collega, circa la presunta inutilità dei farmaci. Da quello che lei riferisce, mi sembra di capire che la ‘relazione terapeutica’ tra lei e il terapeuta sia alterata e quindi inefficace. Già che lei vorrebbe riprendere i farmaci, ma teme di parlarne con il suo terapeuta, la dice lunga sul fatto che forse sarebbe utile x lei consultare un parere di un altro Psicoterapeuta, e che possibilmente lavori in equipe con altri specialisti, ad esempio uno Psichiatra.
Un caro saluto
Non richiedo una risposta….anche perché non è una domanda ma uno sfogo….
Entrambi i miei genitori sono vivi. Le volte in cui ho incontrato mia madre si contano in una mano e con mio padre sono cresciuta sette anni. In resto della vita tra orfanotrofio, famiglie affidatarie (con visite di mio padre) e sola. Sono andata a vivere effettivamente senza genitore a 17 anni, da li non sono più ritornata da mio padre. Lui si è fatto una nuova famiglia, una moglie e due figli. Io sola. Mi sento in realtà come se avessi avuto un genitore per solo 7 anni in 23 anni della mia vita. Mi sento un’ orfana a volte. Non riesco ad essere affettiva con mio padre, lui non sento lo sia mai stato con me (a parte le visite in orfanotrofio). Quando vivevamo insieme c’ era solo freddezza e litigi. Faccio fatica ad aprirmi alle persone. Vorrei essere come i miei coetanei, non sentirmi un peso e avere la mia carriera. Avrei voluto studiare….Non ho più vitalità, la depressione mi caratterizza e forse mi è sempre in fondo caratterizzata sono arrivata forse alla fine. Vorrei provare ad essere normale prima di andarmene via da questa vita. Ho pensieri suicidi ma so che è un gesto irreversibile e per questo che dico prima di andarmene vorrei provare ad essere normale. A questo punto senza sogni, obbiettivi almeno vorrei provare a trovare un compagno di vita che mi supporti. Vorrei avere un compagno con senso di famiglia che ama crescere i bambini per poi diventare ragazzi, adulti, anziani senza mollarli mai come mi sento io. Mio padre mi ha chiesto di fargli visita, non credo di volerlo mai più vedere in vita mia. Non credo sappia quanto male mi abbia fatto e vorrei ripagare il mio dolore non mostrandogli affetto, trattarlo come una persona qualunque e se possibile non vederlo più….mi fa una persona cattiva? Non sono nata così.
Ciao, ho letto con interesse la tua storia familiare, caratterizzata da fallimenti relazionali e traumi per aver subìto abbandono e rifiuto. Ma allo stesso tempo si percepisce in ciò che scrivi, molta vitalità che chiede di essere 'tirata fuori', se così si può dire. Per quanto riguarda la cattiveria, beh ritengo si possa parlare forse di rabbia, e questa, può essere un emozione che ci protegge dai torti subiti e non vuol dire affatto essere cattive persone.Talvolta un pensiero di suicidio può nascondere un forte desiderio di cambiamento e stravolgimento della propria condizione esistenziale. Puoi iniziare ad osservare la tua storia senza giudizio, ma con sentimento e rispettare ciò che provi. Puoi far leva sui tuoi desideri e riscattarti. In bocca al lupo!
Tutti i contenuti pubblicati su MioDottore.it, specialmente domande e risposte, sono di carattere informativo e in nessun caso devono essere considerati un sostituto di una visita specialistica.
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