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Esperienze
Mi occupo di Preadolescenza e Adolescenza ma anche Psicologia Clinica dell'adulto.
Attualmente il mio ramo di studi è improntato alla psicologia clinica e alla psicologia dello sport.
In passato mi sono occupato di Autismo ed altri disturbi del Neuro Sviluppo
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ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Cari dottori,
vi scrivo per una questione grave, in un momento da assoluto incubo per me, che dura da mesi.
La mia vita è allo sfascio a 25 anni, non saprei nemmeno da dove cominciare: ho gravi problemi psicosomatici (che ormai mi impediscono quasi anche di uscire), di relazioni, un'infanzia terribile alle spalle, gravi problemi di identità sessuale e ossessioni varie.
Ma in questo momento sono arrabbiato e sfiduciato perché so quale poteva essere, e può essere, una soluzione a tutto: la psicoterapia, ma esperienze assurde fatte con diversi terapeuti mi stanno facendo perdere del tutto la fiducia negli altri.
Un percorso durato cinque anni di psicanalisi con il primo terapeuta mi ha portato progressi che si sono mantenuti per qualche mese. Un ulteriore percorso cognitivo-comportamentale è stato del tutto inutile, e il terapeuta mi sembrava non sapere quello che faceva.
Dopo questi due percorsi, non ho mollato perché volevo (e voglio ancora!) guarire finalmente dai miei disturbi, così ho contattato un'altra terapeuta, a cui ho chiesto la gentilezza di farmi uno sconto solo per le prime sedute, visto che non riuscivo a trovare un lavoro. Richiesta rifiutata, e così fui costretto a lasciar perdere (temporaneamente) l'idea della terapia.
Di recente avevo contattato un altro analista, dopo sei sedute già vedevo i primi risultati, ma nell'ultima seduta quello si impuntò che dovevamo vederci per forza in un giorno e in un'ora in cui io non potevo esserci, e mi disse che se volevo proseguire la terapia con lui, DOVEVO accettare quel giorno e quell'ora.
Rimasi sconcertato non solo dall'inflessibilità (chiesi un'alternativa qualsiasi a quel giorno, ma non volle darmela), ma anche dalla mancanza di umanità: io mi ero presentato a lui per quello che sono, ovvero come una persona bisognosa, e lui mi mise alla porta solo perché un giorno non mi andava bene? Che ragionevolezza è questa?
Eppure vi assicuro dottori che in ciascuno di questi percorsi ho messo il massimo impegno.
Insomma, quello che sto cercando di dire è che sono inconsolabile: da un lato, la maledizione del non riuscire a trovare lavoro mi perseguita (ormai da un anno e mezzo! ci credereste?). Dall'altro, sono allibito all'idea che ben tre terapeuti e uno psichiatra hanno avuto la possibilità di aiutarmi, di uscire dall'assoluto incubo in cui mi trovo, eppure non hanno fatto NULLA per venirmi incontro in un momento dove ho bisogno. Perché, continuo a chiedermi?
E pensare che se la sono scelti loro una professione il cui scopo è la cura e il servizio dell'altro, assurdo.
Eppure ho scritto a ciascuno di essi anche con insistenza, facendogli presente la gravità della mia situazione, "buttandomi a pieta'" con loro come non dovrebbe fare nessun essere umano.
Anche a me è capitato di aiutare qualcuno nella mia vita. Anzi, piu' di qualcuno. E non ho mai aspettato la seconda telefonata o il secondo messaggio o il secondo sollecito per farlo. Se qualcuno ha il coraggio di chiedere aiuto, questo coraggio va premiato, ancor di piu' se si tratta di questo tipo di problematiche, dove il 50 percento delle persone del mondo preferisce tenersi tutto dentro.
La mia domanda per voi è: cosa dovrei fare secondo voi?
Vi ringrazio.
Gentile utente, percepisco la difficoltà che sta vivendo. Io le consiglio in primis di affidarsi ad un servizio pubblico di zona, in modo tale da poter avere un servizio psicoterapeutico un maniera agevolata.
Poi insieme al suo terapeuta di costruire il percorso più adatto a lei.
Sono sicuro che così riuscirà a vivere più serenamente.
Rimango a sua disposizione. Dott.Marco Filippini
Buonasera, sono in gran confusione.
Ho sentito al telefono la mia nuova psicologa che mi ha dato appuntamento a breve ma non capisco perché mi abbia detto di tornare dal precedente, o di cambiare orientamento e poi però mi ha trovato un posto.
So bene perché ho abbandonato la psicoterapia precedente chiarendomi anche con il terapeuta.
È che non capisco perché la nuova anziché "accogliermi" mi ha destabilizzata.
Non mi sono sentita compresa seppur anche se ad agenda piena un posto me lo ha trovato e ne sono stata molto contenta. Ha sottolineato che comunque ha lo stesso orientamento del precedente e che si dovrà ricominciare daccapo. Tutto questo sempre al telefono.
Al che le ho risposto: dottoressa ma io porto con me il lavoro che già ho fatto, non va perso e lei mi ha risposto, si, però io non conosco la sua storia.
Sono confusa. Non so se andarci, mi è sembrato quasi volesse scaricarmi ma nello stesso tempo avendole fatto qualche accenno sulla mia storia si è resa disponibile.
Aiutatemi.
Non so cosa fare perché non voglio perdere tempo e denaro e soprattutto ho bisogno di un supporto in fretta.
Grazie a chi vorrà rispondermi.
Sono tanto confusa.
Salve, le consiglio di affrontare subito la questione con la collega. Cordialmente. Dott.Filippini
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