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Dr. Ludovico Libardi

La specializzazione in psicologia forense mi consente di eseguire accertamenti psicoforensi su richiesta dell'Autorità Giudiziaria e di diversi Studi Legali. Gli ambiti d'intervento riguardano la valutazione clinica delle capacità genitoriali nei casi di separazione e divorzio, affidamento e adozione dei minori; valutazione neuropsicologica del danno alla persona; valutazione neuropsicologica delle capacità di agire (disporre testamento, stipulare contratti, fornire valido consenso ai trattamenti sanitari); provvedimenti di tutela (interdizione, inabilitazione e amministrazione di sostegno); autopsia neuropsicologica; valutazione neuropsicologica dell'idoneità psicofisica alla guida e al porto d'armi; valutazione della capacità di intendere e di volere; valutazione dell'idoneità a rendere testimonianza; valutazione della pericolosità sociale; audizione protetta del minore.

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06/10/2024

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Studio privato Ludovico Libardi
Piazza Santi Pietro e Paolo 13, Padova


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Consulenza online • 40 €

Analisi dello stress • 50 €

Colloquio psicologico clinico • 55 € +3 Altro

Consulenza tecnica di parte • 120 €

Sostegno genitoriale • 45 €

Supporto psicologico • 55 €


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Esperienze

Le mie specializzazioni sono in psicologia clinica e psicologia forense. In entrambi i campi, utilizzo teorie psicologiche (che guidano la diagnosi e l'intervento) derivanti dalla psicologia cognitiva.

La mia formazione:
(2022) Laurea Magistrale in Psicologia Clinica conseguita presso l'Università degli studi di Padova con 110/110 con distinzione della Lode.
(2023) Master universitario di secondo livello in Neuropsicologia Forense e Criminologia Clinica conseguito presso l'Università degli Studi di Padova
(2024) Corso di Alta Specializzazione in Psicologia Forense conseguito presso la Scuola Lombarda di Psicoterapia
(2024) Master in Neuropsicologia Clinica conseguito presso la Scuola Lombarda di Psicoterapia (SLOP)

Specialità: psicologia clinica, psicologia forense
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Presso: Studio privato Ludovico Libardi consulenza psicologica

Professionista preparato, sensibile e attento alle esigenze del paziente.
Consigliatissimo!

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Presso: Studio privato Ludovico Libardi consulenza psicologica

Il Dr. Libardi è stato molto attento alle mie esigenze, creando in me consapevolezza sui reali bisogni alla base del mio malessere. Ha avuto pazienza ed empatia nei miei confronti, aiutandomi in maniera determinante nella risoluzione del mio disagio.

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buongiorno a tutti. Da un po' di tempo sto prendendo in considerazione l'idea di contattare un terapeuta, ma prima avrei bisogno di ricevere alcuni chiarimenti in merito a un "sintomo" molto invalidante che mi porto dietro da tempo. Si tratta di uno schema di pensiero disfunzionale che mi impedisce di godermi la vita serenamente e che ha condizionato gran parte delle mie esperienze. Soffro di DOC da vari anni, disturbo che mi è stato diagnosticato da un professionista quando avevo 18 anni (ora ne ho 25), e una possibile spiegazione che mi è stata fornita è che questo sintomo sia riconducibile alla cosiddetta "Just Not Right Experience" che si riscontrerebbe spesso nei pazienti con DOC. Mi sono sempre trovato d'accordo con questa ipotesi, ma sentivo che mancasse qualcosa. Mi spiego meglio: da quando sono piccolo ho sempre vissuto con una forte paura del giudizio associata a un profondo senso di colpa, e questo in seguito a un episodio particolarmente traumatico avvenuto all'età di 7 anni, durante il quale, sorpreso a giocare al "gioco del dottore" con un mio compagno di classe, ero stato severamente rimproverato da una mia insegnante. Non a caso, le ossessioni che mi tormentavano e che mi tormentano tutt'ora ruotano attorno a un possibile giudizio o condanna di carattere etico/morale. A questo si aggiunge il fatto che io concepisca la vita come un processo complesso e sfidante, fatto di piccole o grandi sofferenze alternate a piccole o grandi soddisfazioni; una sorta di equilibrio costante, con lo svantaggio però che il dolore io lo veda come una fase inevitabile e compensatoria; allo stesso modo, per raggiungere obiettivi importanti, io ritengo che sia assolutamente necessario che si verifichino degli imprevisti, più o meno gravi, come se fosse proprio la loro presenza a conferire all'esperienza il suo vero significato. Se ciò non dovesse accadere, se io per esempio mi ritrovassi a vivere un'esperienza molto positiva, in cui tutto procede per il verso giusto, senza aver avuto grossi problemi, io avverto come una sensazione di disagio, come se fosse tutto troppo perfetto e quindi innaturale, artificioso, illusorio o comunque, sbagliato. Come se la gioia per il conseguimento di un obiettivo dipendesse esclusivamente dalle difficoltà che ho affrontato per raggiungerlo; con uno sforzo leggero o assente, mi capita spesso di sentirmi insoddisfatto e a disagio, il che sfocia talvolta in un senso di colpa vero e proprio per il quale non riesco a godermi il momento presente, come se mi ritenessi non all'altezza o comunque non meritevole di viverlo pienamente. A questo si accompagna spesso l'ansia che al momento positivo presente seguirà inevitabilmente un momento negativo futuro: più è positivo l'evento, più negativo sarà quello successivo, in uno strano bilanciamento esistenziale. Inutile dire che questo mi impedisce di essere felice al 100%, anche perché mi viene paura che, nel momento in cui raggiungerò i miei principali obiettivi, io non proverò gioia o soddisfazione ma un forte senso di vuoto e apatia per il fatto di aver ottenuto tutto ciò che volevo e non avere quindi altre sfide o problemi da affrontare che potrebbero di nuovo dare un senso alla mia esistenza. Vorrei semplicemente godermi la vita così com'è, senza che io debba per forza attraversare eventi spiacevoli per essere felici, né che la felicità debba poi essere compensata dalla negatività. Chiedo scusa per il disturbo e spero di aver fornito una spiegazione abbastanza chiara ed esaustiva. Vi auguro una buona serata

Gentile utente, sicuramente sono attivi in Lei degli schemi rigidi e disfunzionali riguardanti il futuro. La paura di non poter essere completamente felici e che ogni evento positivo debba necessariamente essere seguito da un evento negativo sta diventando comune a molte persone, data l'incertezza oramai del futuro e dei tempi in cui viviamo (soprattutto post covid-19). Nel suo caso, lo schema disfunzionale amplifica la percezione distorta di quello che possa avvenire in futuro. Potrebbe essere utile munirsi di un diario di automonitoraggio delle credenze disfunzionali per iniziare autonomamente a ricercare nella vita di tutti i giorni "dati" che confutano la credenza di base: lei teme che ad ogni evento positivo ne segua uno negativo? Bene, ogni qualvolta un evento positivo sarà seguito da un altro positivo, lo annoti sul diario e, alla fine della settimana, conti quanti eventi positivi sono stati seguiti da eventi negativi e quanti eventi positivi sono stati seguiti da altri eventi positivi. Trovando lei stesso dei dati che confutano la sua credenza, quest'ultima dovrebbe ammorbidirsi. Naturalmente, io le ho dato solo un piccolo suggerimento per iniziare a confrontarsi con quelle che possono essere le sue credenze disfunzionali e che alterano la sua percezione della realtà, ma il tutto va incluso all'interno di un percorso psicoterapeutico, in modo da affrontare anche gli altri nuclei tematici (senso di colpa, paura del giudizio e senso di inferiorità) riportati nel suo racconto. Lei ha esposto diverse questioni che andrebbero sviscerate singolarmente e con calma, per questo motivo ho preferito risponderla solo ad uno dei tanti quesiti che ha posto alla Community. Saluti.

Dr. Ludovico Libardi

Perché quando mi apro provo un forte senso di colpa?
Sono molto riservata sulla mia vita privata, parlo raramente di me, delle mie emozioni e dei miei affetti. I miei amici lo notano, e tante volte mi fanno domande personali per conoscermi meglio, sul mio passato e sull'aspetto sentimentale (preciso che non ho una relazione con nessuno al momento). Il problema è che quando provo a parlare ed aprirmi con qualcuno mi sento bene in quel momento ma appena tornata a casa provo un senso di colpa forte, come se avessi esposto una parte vulnerabile di me e che gli altri non possono comprendere. Perché mi succede questo?

Gentile utente, selezionare le persone con cui confidarsi o alle quali rivelare le parti più profonde del sé è giusto, non deve biasimarsi, poiché non siamo tutti uguali e non reagiamo tutti allo stesso modo dinanzi a ciò che gli altri ci raccontano. Il meccanismo di selezione delle persone a cui raccontare o non raccontare la nostra vita privata non deve essere rigido e universale, vale a dire "aprirsi con tutti o non aprirsi con nessuno": alcune persone utilizzano i nostri punti di debolezza per nuocerci, altre ci aiutano a convivere con le nostre debolezze, se non addirittura a superarli. E a queste ultime che dobbiamo affidare le parti più profonde del sé (relazioni sentimentali significative, delusioni, ambizioni, legami).
Diversamente, decidendo di non aprirsi con nessuno i rapporti rischiano di essere superficiali. Ma noi sappiamo che le relazioni sincere e durature sono quelle caratterizzate da uno scambio emotivo profondo e sincero. A presto!

Dr. Ludovico Libardi
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