Esperienze
La connessione è l'essenza del mio approccio psicodinamico, poiché la vita umana è tutta centrata sulla connessione: la gravidanza, l'allattamento, l'alimentazione, cullare e coccolare, il contatto visivo, il gioco, condividere, calmare e confortare, ascoltare e parlare, l'amicizia e l'empatia, l'amore e l'affetto.
Il metodo principale da me usato nell'approccio con il bambino è il gioco, in quanto l’attività ludica costituisce il motivo e l’esperienza di fondo di tutta la vita infantile. Nel gioco il bambino si adopera con tutte le sue forze per diventare adulto. Come psicoterapeuta che lavora con i bambini, il mio obiettivo è non perdere di vista il corpo e la mente nella pratica clinica. Infatti, prima ancora che con le parole un bambino comunica con il corpo, con i movimenti, con lo sguardo, successivamente anche con il linguaggio. Nel corpo c’è il conoscere ed il sapere, ovvero la storia di ogni persona nel mondo.
Definisco il lavoro psicoterapeutico come un intervento riabilitativo, teso al trattamento di una patologia mentale, o al sostegno psicologico, realizzato attraverso l’utilizzo di uno strumento particolare: la mente. Nella psicoterapia con le persone adulte tento di finalizzare le risorse mentali della persona per attivare un processo "curativo" che conduce, attraverso il dialogo ed altri strumenti particolari, al trattamento del disagio psichico. Utilizzo varie tecniche e modalità di intervento, tra le altre la terapia psico-corporea, la terapia immaginativa, la narrazione di sé, l'analisi dei sogni e dei primi ricordi. Nella mia pratica clinica la dimensione dell’immaginario è fondamentale: la psicoterapia di un bambino (ma anche dell'adulto) è una specie di fiaba in cui gli attori - bambino o adulto e terapeuta - recitano delle parti, drammatizzano dei ruoli, inventano situazioni immaginarie. Tutto ciò che appartiene al mondo interiore, all'immaginario, sostanzia la mente del bambino e dell’adulto.
Nel 2001 ho iniziato a collaborare con il Gruppo Progetti di Formazione del COSPES, in fase di progettazione e realizzazione di progetti di formazione-educazione in diversi ambiti (personale scolastico, genitori, alunni). La formazione nelle scuole è stata parte integrante del mio lavoro, infatti mi ha permesso di conoscere in modo approfondito l'ambiente scuola e mi ha consentito di approfondire varie tematiche: affettività e sessualità, gestione dei gruppi, comunicazione e ascolto, assertività, bullismo, conflitti e adolescenza, dipendenze, argomenti che hanno dato vita a progetti di formazione presentati alle scuole. Dal 2004 ho intrapreso l’attività di consulenza psicologica presso il SALES - Studio Associato di Psicologia. Nel 2007 ho iniziato a lavorare come psicoterapeuta presso lo studio associato di psicologia Sales, soprattutto nell'ambito dell'età evolutiva.
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ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore
Sono single, ho 51 anni ed una vita sociale non felicissima.Da moltissimi anni vivo una situazione di grandissima pressione e stress derivati dal mio lavoro Ho "ereditato" mio malgrado una piccola ma nota azienda per la scomparsa improvvisa di mio padre con il quale avevo collaborato 20 anni per lo sviluppo ed il successo della stessa ma al quale avevo suggerito poco prima che venisse a mancare di venderla sia per il valore potemziale della stessa sia per la mia inadeguatezza nei rapporti interpersonali. Questa "scelta" di vendere in realtà era segretamente osteggiata da mia mamma ed in fondo credo che anche mio padre fosse contrario. Credo di aver vissuto un'infanzia critica, avendo assistito a liti furibonde tra i miei genitori e le lotte per i parenti di ognuno.Per mangiare o studiare c'era sempre mia mamma con la cinghia pronta a convincermi. Mi sono sempre sentito criticato da mia mamma. Ho sviluppato un carattere sensibile, generoso e audace (da giovane) , " forte" per le posizioni estreme che mi contraddistinguono nei rapporti ed una insicurezza di fondo, comune alle mie 2 sorelle, che ho sempre cercato di vincere con attività che mi mettessero in gioco come recitare su un palco o correre gare podistiche o arrampicare su una parete etc. Con la scomparsa di mio padre 12 anni fa il mio già gravoso e forzoso coinvogimento si è drammaticamente moltiplicato e da qualche tempo ho completamente perso il controllo della mia vita con comporamenti autodistruttivi in generale, offensivi, provocatori e aggressivi che forse inconsciamente il mio cervello incapace di arrendersi considera come l'unica via d'uscita al problema. Il lavoro ne sta pesantemente risentendo con perdita di clienti e di quasi tutti i già pochi collaboratori. Il mio io rifiuta di abbandonare la nave (chiudere), anche perchè vivrebbe ciò come l'ultima e più grave sconfitta. Per portare in porto la nave mi rendo conto che ho bisogno di assumere dei collaboratori e di valorizzarli ma sono terrorizzato dal fatto che non so controllarmi e forse sto cercando di fare qualcosa che probaabilmente va oltre la mia volontà e le miei energie . I soldi non sono il probema perchè anche chiudendo permetterebbero a me ed alle mie sorelle di vivere una vita agiata. A parte rari momenti vivo questa situaziooe con distacco come se non mi riguardasse, accettarla mi sembra quasi normale, ed in generale con rassegnazione come se ormai fosse troppo tardi per far qualcosa. Non so davvero cosa voglio nella vita ; forse il lavoro non è il motivo vero del mio malessere. Ricordo che da giovane volevo fare il missionario ed in generale mi sono sempre sentito di fare qualcosa di importante o di eroico, non mi sono mai visto come padre e/o marito. Credo di aver bisogno di aiuto . Grazie per i Vs consigli sulla figura ed il percorso da intraprendere.
Buongiorno, la sua storia personale è indicativa di come, a volte, lo stress e l'ansia si possano trasformare in eccessi di rabbia e fastidio, è altresì chiaro che lei stia cercando un significato a ciò che le accade. Credo che sia indicato iniziare una lavoro psicoterapeutico su di sé.
Buonasera sono Michela e ho una figlia di 9 mesi e una di sette anni.è proprio con quest ultima che ho dei problemi è dallo scorso anno che da quando la più grande seppe dell arrivo della sorellina che ha iniziato a darmi problemi a scuola.lo scorso anno da febbraio a maggio ha iniziato a rifiutarsi di lavorare in classe e piangeva perché nn voleva andare a scuola nn per gelosia (credo) ma diceva che aveva paura che potesse succedere qualcosa alla bambina .poi una volta nata si è calmata.poi dinuovo a febbraio ha ricominciato a nn voler fare niente ho provato a convicerla con le buone poi con punizioni e poi con premi , ma nulla sembra che tutto le scivoli addosso.l insegnante mi dice che vorrebbe farle ripetere l anno ma proprio quando ha ricominciato con questo atteggiamento ha perso il suo nonno preferito. Io nn so più che fare e come comportarmi ma nn vorrei che una bocciatura peggiorasse ancora la sitiazione.non so che fare mi date un consiglio?grazie
Buongiorno, credo che sua figlia le stia inviando molteplici messaggi che manifestano il suo disagio. Potrebbe essere utile contattare uno psicoterapeuta che si occupi di età evolutiva per comprendere insieme cosa sta accadendo a sua figlia ed alla vostra famiglia.
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