Esperienze
Il modello teorico e applicativo in cui mi sto formando è di tipo analitico-archetipico, lavora sulla psiche profonda, non tralasciando gli aspetti cognitivi e comportamentali. Questi infatti vengono inscritti in un quadro ampio che riguarda la psiche nella sua totalità.
La mia precedente formazione universitaria si è incentrata sulla psicologia dello sviluppo, sia nell'ambito scolastico (dsa, bes, difficoltà emotive legate all'ambiente scolastico), sia nell'ambito della psicologia dinamica dell'età dello sviluppo (infanzia e adolescenza).
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6 recensioni
Punteggio generale
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F.I.
La dottoressa Paolucci è molto professionale, puntuale ed empatica. Grazie alle nostre sedute ho potuto approfondire la conoscenza di me stesso e migliorare il rapporto con gli altri. Quando parlo con lei mi sento sempre accolto, possiede la rara capacità di mettere a proprio agio le persone e farle sentire comprese sin da subito.
A. R.
Dottoressa dedicata e preparata, durante il colloquio mi ha dato la sensazione che stesse realmente ascoltando ciò che dicevo, partecipando attivamente e interessandosi in maniera genuina. Ho finito la seduta sentendomi realmente ascoltato e compreso, per me una cosa rara. Consigliata, una perla rara.
G.P.
Con la Dott.ssa Paulucci mi sono sentita subito accolta e compresa. Oltre ad essere molto preparata, è dotata di grande sensibilità e umanità, proprio questo mi ha permesso di aprire e di trattare molti temi delicati della mia vita. Nel percorso con lei sto imparando a dare un senso a quello che vivo e a riscoprire le mie risorse, mi accompagna in questo percorso sostenendomi e dandomi gli strumenti per capire. Le sono davvero grata e sono felice di averla scelta come terapeuta.
E.B.
Dottoressa simpatica, cordiale e molto professionale, per quanto mi riguarda ben preparata e disponibile. Grazie al suo intuito mi sono aperto a più possibilità che non ero in grado di considerare, il che mi ha aiutato molto nella gestione delle mie problematiche
Psicologa clinica
La dott.ssa Paolucci mi ha accolta con grande empatia e disponibilità. Sensibile e intuitiva, mi ha accompagnato in maniera puntuale e schietta verso una maggiore consapevolezza rispetto a me stessa e al mio modo di rapportarmi con gli altri. Mi ha aiutato ad essere più cosciente delle mie risorse e più realista rispetto alle cose da affrontare.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 39 domande da parte di pazienti di MioDottore
Qualche anno fa mi imbattei su internet in un’immagine che mi turbò molto, inchiodandosi nella mia testa. Mi era già capitato altre volte di fissarmi su qualcosa e non riuscire più a pensare ad altro, pertanto ero sicuro che nel giro di qualche giorno quel pensiero sarebbe scomparso naturalmente. Cominciai però a preoccuparmi nel momento in cui mi accorsi che se ascoltavo una canzone, vedevo un film e così via con quel pensiero fisso in testa, quando poi riascoltavo quella canzone, rivedevo quel film… quel pensiero ritornava più forte di prima, avendolo di fatto associato a quella canzone o a quel film.
Cominciai a sviluppare un fortissimo malessere perché temevo che se avessi associato quel pensiero a ogni cosa che facevo non me lo sarei più levato dalla testa, creando un circolo vizioso in cui più ci pensavo, più stavo male e più ci pensavo. Mi resi conto che da solo non ce l’avrei fatta, perciò andai da uno psichiatra che mi prescrisse antidepressivi e ansiolitici.
Dopo qualche mese il mio malessere era passato e quel pensiero si scollò a poco a poco dalla mia testa. Credevo che fosse finita, ma, forse per paura di una ricaduta che mi facesse rivivere quel periodo tremendo, cominciai a sviluppare dei pensieri del tipo:
“Se adesso ascolto questa canzone/guardo questo film/leggo questo libro comincerò a pensare a quella cosa, quindi ogni volta che riascolterò questa canzone/riguarderò questo film/rileggerò questo libro mi ritornerà in mente”
“Se associo quella cosa a una parola/a un oggetto della mia casa/a un’azione che faccio spesso, ogni volta che sentirò quella parola/guarderò quell’oggetto/farò quell’azione ci ripenserò e non me ne libererò più”
Sono pensieri che ho ancora oggi e, se la mia reazione è debole/arrendevole, il solo pensarli “produce” quell’associazione. Una sorta di autosuggestione, o profezia che si autoavvera. Il risultato è che non riesco più a rilassarmi come prima, e ho smesso quasi del tutto di fare quello che mi piaceva fare per paura di creare continue associazioni. In ogni caso, l’elenco delle cose che ho finito per associare a quell’immagine è lungo e non so come liberarmi da questa trappola che ho creato io stesso con i miei pensieri.
So di dover cercare aiuto, ma ci sono alcune cose che vorrei capire in modo da orientarmi su quale terapeuta scegliere:
1. Da quel poco che so sull’argomento, mi sembra che il mio problema abbia punti in comune con il PTSD e con l’OCD, anche se dopo aver approfondito entrambi i disturbi non mi riconosco interamente né nell’uno né nell’altro (perdonate la presunzione di questa diagnosi fatta in casa). Ho cercato su internet storie simili alla mia ma non ho trovato nulla. Mi sento come se fossi l’unica persona al mondo ad avere questo problema.
2. Sto leggendo un libro sull’uso della Mindfulness nel trattamento dei pensieri intrusivi, ma dal momento che i miei pensieri finiscono per avere un effetto concreto (a differenza ad esempio di un pensiero violento, che non costituisce una vera minaccia perché non porta realmente ad atti violenti) ho paura che smettendo di “combatterli” finirei per assecondare queste associazioni. Di nuovo, il mio timore è dovuto al fatto che il mio tipo di pensieri non rientra in nessuna delle categorie (a me) note di OCD. Che ne pensate?
Grazie a chiunque vorrà rispondere.
Gentile Utente, grazie per la condivisione.
Forse quell'immagine che continua a tornare serve, in qualche modo, alla sua psiche a rifletterla. Le energie psichiche si presentano tramite immagini e la psiche vuole conoscersi, più di ogni altra cosa, e può farlo riflettendo tali immagini. Questo accade nei sogni, ma anche nel diurno, come nel suo caso. Se quell'immagine continua a presentarsi, la tortura in un certo senso, forse vuole essere letta e riflettuta, per capire che funzione psichica richiede attenzione tramite quell'immagine.
Qualora volesse iniziare questo tipo di lavoro, sono a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Laura Paulucci
Buongiorno.
Ho un problema che non so come risolvere nonostante abbia provato svariate volte a venirne a capo, ed ormai la situazione sta diventando ingestibile.
Ho 25 anni e purtroppo, a causa della mia situazione economica, sono ancora costretto a convivere con mia madre. È una situazione in cui entrambi lavoriamo, perciò stiamo poco a casa, però da un paio d'anni a questa parte lei ha iniziato a richiedere che io ogni mese versi una quota sul suo conto per poter vivere in casa. Il mio stipendio purtroppo è tutt'altro che buono e, tra i soldi che devo dare a lei e le mie spese personali, mi ritrovo sempre a contare gli spiccioli per due settimane buone.
Oltre a questo, che già per me è stretta come cosa, non posso fare nulla che lei non approva. Non posso fare acquisti on-line perché per lei è solo uno spreco di denaro, anche se si tratta di cose che a me servono, non posso uscire con amici perché a suo parere sono tutti dei falliti, ed ha sempre da criticare ciò che faccio e addirittura come mi vesto, dandomi del barbone solo perché indosso abiti oversize.
Io ho più volte provato ad impuntarmi, ricordandole che ormai alla mia età posso prendere le mie decisioni, ma non c'è verso di farglielo capire, e mi ritrovo a subire la carta del "figlio ingrato".
Sono pienamente consapevole di avere i miei difetti, purtroppo ho dalla mia parte dei problemi che vorrei risolvere grazie all'aiuto di uno psicologo, ma sono consapevole che continuare a stare in questa casa non mi aiuterà a migliorare, visto l'ambiente negativo in cui mi trovo dove sono costretto a rispettare persino un coprifuoco perché, altrimenti, vuol dire che sono un poco di buono.
Io fino ad ora sono stato molto paziente, ma sono arrivato alla conclusione che devo trovare una soluzione. Pure lei aveva tentato di intraprendere un percorso psicologico con un professionista, ma a casa continua a ripetere che è una perdita di tempo, che lei ha ragione e che solo lei sa cosa sia meglio per sé stessa e per me.
Persino mio fratello più grande, già sposato e con figli, continua ad avere problemi con lei, perché puntualmente ha da ridire su tutto, dalla casa ai bambini alla moglie e tutto il resto.
Attualmente andarmene di casa è un'opzione del tutto utopica per me, perciò cosa sarebbe meglio fare per attenuare la situazione?
Gentile Utente, grazie per la condivisione.
Se nell'atto non può fare nulla per cambiare la situazione abitativa, può, quantomeno, iniziare un percorso per capire innanzitutto quali sono le sue necessità e i suoi limiti nella relazione con sua madre e poterli, successivamente, proporli a lei per migliorare la convivenza. Non è semplice, né per una madre né per un figlio, entrare in contatto da adulti, ma è un passaggio necessario a costruire un nuovo tipo di relazione, più adatta alle esigenze del momento. Fondamentale però è che lei riconosca il suo ruolo di adulto. Questo può elaborarlo in un setting terapeutico.
Sono a disposizione qualora volesse iniziare questo tipo di percorso.
Un caro saluto,
Dott.ssa Laura Paulucci
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