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Mi sono sentita compresa e a mio agio.
Molto disponibile all'ascolto e solare.
Ho avuto totale fiducia in lei e credo che possa essermi di grande aiuto.
Dottoressa molto professionale, disposta ad ascoltare, senza giudicare.
Apprezzo molto la delicatezza con cui comunica col paziente.
Già dal primo incontro, mi ha consentito di riflettere su me stessa e su ció che mi circonda.
Felice di iniziare un percorso con lei.
Ottima professionista. Grazie al suo aiuto, alla sua disponibilità sono riuscita ad affrontare al meglio la mia quotidianità
È la prima volta che vado dallo psicologo, è un'esperienza molto positiva. Raccomando la dottoressa per come mi capisce
Molto disponibile, competente e attenta alla relazione....mi sono sentito molto accolto, mi sta aiutando ad avere consapevolezze su di me e la mia vita che non sapevo
ha risposto a 5 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno, frequento da circa tre mesi un uomo separato da tanti anni con due figli adolescenti (affido condiviso).
Stiamo bene, usciamo, condividiamo interessi e si sta creando un bel legame.
Ho notato però alcuni atteggiamenti che mi lasciano un po' confusa: ha detto fin dall'inizio che non sente la necessità di impegnarsi, ma che è disposto ad accettare variabili, visto che si tratta di relazioni e che con le persone giuste il discorso decade.
Condivide con me parecchie cose (foto dei figli, mi lascia ascoltare vocali, parla coi suoi al telefono di fronte a me) e mi ha raccontato di un suo trauma infantile di cui sanno 3 persone contate. Mi porta a mangiare anche nella trattoria che ha sotto casa dove lo conoscono da anni e ieri mi ha presentato un suo collega. Vedo che si tranquillizza solo se io faccio dei passi verso di lui.
Sono stata via una settimana mese scorso e nel mentre si era raffreddato, dicendomi di ricordarmi che non siamo - ancora - una coppia.
A volte dice piccole bugie per rendersi migliore ai miei occhi, si sminuisce (fa commenti sul suo fisico o sulla sua poca intelligenza) e ogni tanto sembra provocarmi facendo commenti su altre donne.
Non capisco quanto sia lui molto insicuro, quanto se la racconti per tutelarsi (o anche per tutelare i figli, che hanno vissuto due separazioni, la prima dalla madre biologica e la seconda dopo la fine di una storia di 3 anni, conclusasi l'anno scorso), quanto voglia divertirsi davvero senza impegno.
Mi lancia segnali contraddittori che io, forse perché mi sto coinvolgendo, non riesco a mettere in ordine.
È una persona complessa, con alcune difficoltà personali, ma molto presente, affettuoso, intenso.
Io fin dall'inizio gli dico di andarci piano, lui vuole vedermi appena ha un momento libero.
Mi piacerebbe avere qualche parere esterno, se mi vengono in mente altre cose le aggiungerò man mano. Ho timore che mi stia testando o mettendo alla prova, anche inconsapevolmente e che poi possa decidere di allontanarsi...
buongiorno
comprendere i desideri e gli stati d'animo dell'altro può essere complesso soprattutto se l'altro sta ancora valutando o dipanando i propri desideri. Noto che ha una buona capacità di leggere l'altro e una grande attenzione a stati d'animo e bisogni altrui. Questa può essere una grane risorsa per lei. Ma mi verrebbe da chiederle: lei che desidera? Come sta in questa relazione? prova anche lei sentimenti ambivalenti o invece assolute certezze? Sente soddisfatti i suoi bisogni? Può tollerare l'attesa di fare chiarezza? Ognuno di noi ha un proprio ritmo e modo di entrare nelle relazioni, occorre capire se questa persona per lei è la giusta combinazione. Si dia il tempo di esplorare anche le sue sensazioni su se stessa oltre ai segnali che riceve dall'esterno. Come sto e cosa desidero portrebbero essere delle buone domande di partenza. In bocca al lupo
Fine della psicoterapia
Dopo circa 2 anni la mia terapeuta ha esposto il fatto che sia inutile proseguire con la terapia, che ho iniziato in seguito ad un evento traumatico che ha cambiato radicalmente il mio modo di vivere. Purtroppo ho risolto quello che era il lutto di una relazione (e non solo), ma la condizione in cui mi trovo a vivere è tutt'altro che ottimale, il tono dell'umore è più che depresso e questo per fattori esterni che non riesco a modificare (ad es.: sono molto attiva nella ricerca di un lavoro, ma non riesco a trovarne uno che mi dia stabilità economica e mi consenta DI NUOVO l'indipendenza economica). Soffro molto di solitudine perché sono dovuta tornare al "paesello di origine", non ho problemi di socializzazione ma non c'è modo di socializzare, e la mancanza di soldi mi impedisce di spostarmi molto per poter fare volontariato con associazioni che apprezzo o corsi che mi coinvolgano, in modo di conoscere persone nuove. Non ho problemi ad uscire sola, a fare gite da sola o concerti o altro, ma in questi due anni sono più le persone perse lungo il cammino (rivelatesi "amicizie di comodo") che quelle trovate. Vivo, causa forza maggiore, con i miei familiari, che hanno disturbi mai curati e con cui la convivenza è difficile (per questo sono sempre stata indipendente e già a 16 anni lavoravo e mi mantenevo agli studi).
Secondo la psicologa io ho lavorato bene e molto su me stessa, ma tutte queste difficoltà sono oggettive (qui ho sintetizzato, ma con lei ho sviscerato molto ogni argomento), e il mondo esterno non posso cambiarlo e quanto potevo fare su di me ho fatto.
Il punto è che io mi sento estremamente depressa, ho ripreso -dopo tanto tempo- a chiudermi letteralmente nella mia stanza, a perdere motivazione sempre di più, per via dei continui feedback negativi che mi arrivano da fuori (inviare centinaia di CV e non ricevere una risposta positiva), non vedo la fine del tunnel e non ho più un obiettivo. Sentirmi dire che è inutile proseguire con la psicoterapia mi ha sorpreso, perché comunque per me era un appoggio (non una dipendenza, ogni tanto facevamo comunque sospensioni), anche solo per non impazzire avendo come unico interlocutore la mia terapeuta e i miei familiari, i quali mi offendono e denigrano ad ogni piè sospinto.
Dal punto di vista farmacologico ho già svolto colloqui con due diversi psichiatri che si sono trovati concordi sul fatto che non ha senso che prenda farmaci per sopportare la situazione che sto vivendo, avrebbe avuto senso come supporto nella fase post-traumatica ma non adesso.
Quindi, che devo fare ?
Io non ho nessuno con cui parlare di come mi sento, piango a giornate intere e quando non lo faccio resto a letto. Ma non dormo, anzi soffro di una pesante insonnia e al massimo dormo 2-3 ore a notte, quando va bene.. Sto chiusa in una stanza, anche per evitare di incrociare continuamente i miei. Ho sviluppato diversi disturbi psicosomatici per via dello stress. Davvero la psicoterapia non può più aiutarmi ?
Se non è utile quando ho un forte malessere, che senso ha ?
Aspetto il vostro riscontro, saluti.
P.s.: ho 42 anni, sono sempre stata indipendente e con una vita piena di impegni ed amici, questa situazione mi toglie letteralmente il respiro.
Buongiorno, il termine di quel percorso può significare che quella terapeuta non sia stata in grado di fornirle altro supporto, o che potesse per la sua formazione competenza o possibilità prendersi carico solo di un aspetto del problema. Se ha ottenuto beneficio rispetto a una area delle sue difficoltà cogliamo questo fatto come una consapevolezza della sua capacità di fronteggiare un evento diffcile. Con le risorse che ha scoperto o riscoperto di avere nel primo percorso può approcciarsi a un altro. Comprendo come possa essere faticoso immaginare di affrontare un nuovo inizio ma faccia tesoro di quello che le è servito finora e si riconosca anche gli strumenti che le hanno consentito di superare quella parte di fatica. Il fatto che forse non è stato sufficiente per il completo benessere non significa che non possa continuare a lavorare su di sè e per sè scegliendo un altro compagno di viaggio a cui fare altre richieste. Le auguro di ritrovare il coraggio e la forza di prendersi cura di sè come ha già fatto. Buona vita !
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