Salve a tutti, sono una ragazza di 25 anni e mi ritengo una eterna insoddisfatta. Fino a un mese fa studiavo, ora sono laureata con lode e comunque sento di “non aver fato nulla di che”, “nulla che non possa fare chiunque” e sto vivendo dei momenti anche molto bui in cui quasi non mi riconosco, perché in essi riesco a toccare anche un certo livello di disperazione che non avevo mai provato fino ad ora. In questa cosa, sono consapevole, giocano un ruolo fondamentale 2 cose nel particolare: il fatto di essere cresciuta in una famiglia alquanto disfunzionale (nulla a che vedere con la cosiddetta “famiglia degli abbracci e degli incoraggiamenti”) e gli episodi di bullismo che ho subito in età adolescenziale, ai quali purtroppo i miei retro pensieri sono ancora molto ancorati. Ho avuto una relazione di sei anni, conclusa a febbraio, con una persona che, di punto in bianco, (so bene che tali dubbi si stratificano nel tempo, ma è per rendere l’idea di quanto questa persona non comunicasse con me) “non sapeva più cosa provasse per me” e che “avesse bisogno di ritrovare se stesso”. Ad agosto ho intrapreso una conoscenza, poi evolutasi in relazione, con un altro ragazzo, tra i mille dubbi del caso ovviamente: forse è passato poco tempo dall’ultima relazione? Sarà la persona più giusta per me? Dopo l’ultima batosta sono in grado di “dare” ancora qualcosa? La risposta a questi dubbi è stata un po’ egoista, mi son detta che meritavo di tentare, di vedere, di provare, magari prendendo la cosa un po’ più a cuor leggero; ovviamente, non ci sono riuscita. Sono talmente insoddisfatta che ogni motivo è buono per litigare, ogni cosa ha sempre quella percentuale di “insoddisfazione” da parte mia perché magari io non avrei agito così, o perché avrei voluto sentire altro; insomma, anche quando questo ragazzo semplicemente “agisce come agirebbe” io non sono contenta. È la sua prima relazione, e molte volte un po’ si “nasconde”dietro questa cosa, che non sempre riesco ad usare come giustifica. È molto affettuoso a gesti, ma le parole non fanno per lui. Delle volte non riesco quasi a dargli il beneficio del dubbio, e ho realizzato tutto questo solo ieri sera dopo l’ennesima discussione: io non sono mai contenta, io non riesco ad allentare le redini, io ho un grosso problema quasi a “fidarmi” di lui. Ho paura di star minando un rapporto con tante possibilità per via del mio carattere, ho paura che ogni litigio sia un sasso e si arrivi a costruire una specie di muro di rancore nei miei confronti, insomma, ho paura di star soffocando con le mie stesse mani una piantina che mi dispiacerebbe tanto non vedere più. Lui d’altra parte ha anche qualche problema d’ansia, e più di una volta è stato molto aperto con me riguardo questi problemi; sentirsi dire che “rimugina così tanto sul futuro e su eventuali “e se” tanto da mettere in dubbio il nostro rapporto” per la serie “sono talmente insicuro del futuro da essere insicuro di noi, perché non mi vivo il presente” non è proprio la zolla terrestre più stabile in cui piantare le tende insomma; lui non riesce a riconoscersi le sue stesse emozioni. È vero che 4 mesi sono pochi per capire, ma neanche tanto da non avere per nulla idea di ciò che si vuol fare. Quindi da un lato io e dall’altro lato lui, abbiamo speranza ma tutto sembra comunque abbastanza fermo, almeno al momento. Sento forte la responsabilità addosso di dovermi lasciar andare, almeno un minimo in più di ciò che sono capace di fare attualmente, ma non ci riesco. Vorrei essere finalmente soddisfatta di qualcosa, vorrei che questa storia andasse avanti, vorrei più sicurezza, vorrei non essere così critica in tutto. Io non so come comportarmi, scrivere qui è stato più uno sfogo che una richiesta d’aiuto specifica, ma mi piacerebbe comunque avere un vostro consiglio.
Grazie per avermi ascoltata,
Un saluto.