Dott.
Giorgio Conti
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Esperienze
Colloqui e terapia si svolgono sulla poltrona, la psicoanalisi sul lettino.
Curare significa prendersi cura: ascoltare le parole, accogliere e dar voce alle emozioni.
È un percorso attraverso l'esperienza che restituisce valore e significato.
Vivere più pienamente, guarire, è frutto di questo dialogo di cura.
La scelta di riconoscere ciò che è stato non è mai semplice, tuttavia è sempre possibile prendere in mano la propria vita.
Come nascere per la seconda volta, è la scelta più importante che si possa fare nella propria vita.
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3 recensioni
Punteggio generale
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MP
Mi sono trovata bene con il Dottore. Consiglio a tutti di poterci parlare
Alessandra D'Itri
Mi sono sentita ascoltata ed alcune sue parole, a distanza di anni, le ricordo ancora, prendendone forza in determinate situazioni.
LDG
Ho trovato una persona attenta e competente. Parlare con il Dott. Conti mi ha permesso di avere sempre una prospettiva nuova e più completa
Risposte ai pazienti
ha risposto a 28 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno
Da un po’ di tempo noto che una mia amica ha cambiato atteggiamento nei confronti miei e di una nostra amica, e quando gli e l’ho fatto notare ha subito detto che non è cambiato nulla e che è semplicemente stanca con il lavoro e non riesce a essere molto presente. Purtroppo ci sono tante incongruenze con ciò che dice e ció che fa. Quando siamo in giro ha un atteggiamento quasi giudicante e snob, non fa più battute come prima e se gliele fai ti risponde in modo freddo e staccato e anche in un momento in cui mi stavo aprendo su un tema molto intimo è sparita dalla conversazione nel gruppo. Domenica sera chiaramente io a seguito di tutti questi atteggiamenti non son riuscito a essere lo stesso con lei e scherzare perché non riesco a essere falso. E lei la stessa sera decide bene di chiedere alla mia amica cosa avessi non cercando così una comunicazione diretta con me, dato che io due giorni prima feci proprio una conversazione con lei con i suoi atteggiamenti, ma non si è molto messa in discussione. Se entrambi i tuoi amici ti dicono che sei diversa perché non ti metti in discussione un minimo per provare a capire il punto di vista altrui? Sta di fatto che proprio ieri a seguito della serata chiaramente più staccata da parte mia , ha ben pensato ( a 30 anni ) di uscire dal gruppo whatsapp che abbiamo noi 3. E io questa sinceramente la reputo una bambinata. Soprattutto da una persona che ha studiato psicologia e che noto molto giudicante verso gli altri, ma meno verso se stessa, come se non sbagliasse mai. L’abbiamo vista anche ieri sera ad una fiera di paese e ci ha salutato appena. Chiaramente noi non sappiamo come comportarci. Mi fa specie tutta questa storia perché ci ho passato assieme l’estate, tra confidenze ecc e quindi un cambio così repentino mi allarma avendo avuto molti abbandoni in infanzia e adolescenza senza un apparente motivo. E io purtroppo un minimo cambio lo noto subito. Non metto assolutamente in dubbio che sia stanca da lavoro, ma è cambiata molto in tutto e io purtroppo istintivamente quando capitano ste cose vado in protezione e non mi fido come prima purtroppo essendo stato molto ferito. Secondo voi cosa dovremmo fare? Io ho cercato un confronto venerdì ma le cose sono punto a capo, e mi scoccia dover cercare un confronto con una persona di 30 anni che prende ed esce da un gruppo whatsapp a caso a seguito di una serata negativa. Non ci si comporta così, soprattutto se hai due amici 20enni che il confronto l’hanno sempre cercato e hanno sempre messo in davanti i problemi della “relazione”. Perché anche l’amicizia è un tipo di relazione umana, e la comunicazione dovrebbe essere alla base di un rapporto umano funzionante.
Caro, cosa, quale cambiamento in lei, la porta ad avere tanta attenzione nei confronti della sua amica che studia psicologia e verso questo suo cambiamento? Studiare psicologia ed essere psicologi sono due cose diverse. Finché non si è disposti a guardarsi dentro si può solo avvicinare la psicologia, ma sarà una vicinanza suscettibile, e in sostanza vana. Non so come le risuonano queste parole. Quanto e quali spazi si concede per far risuonare ciò che lei sente. È evidente tuttavia, tra le righe delle sue parole, che lei sente qualcosa. Una vicinanza, una "filia"... un'affinità, un'amicizia potremmo dire, per qualcosa. Sì. Ma cosa?
Ha perfettamente ragione e sono del tutto d'accordo con lei: la comunicazione è alla base di ogni relazione. Compresa, e in primis, quella con se stessi. Se la sente davvero di voler comunicare? Se vuole, e solo a patto di volerlo, può farlo.
Perchè la psicoterapia nel corso degli anni è diventata un'ossessione per me?
Faccio psicoterapia affiancata ad una terapia farmacologica dal 2016, prima ero convinta si trattasse solo d'ansia, poi sono venuti fuori altri disturbi, tra cui "tratti borderline", disturbo evitante, doc, marcata depressione, tutti diagnosticati ovviamente. Nel corso di questi anni ho effettuato diverse psicoterapie, tra cui psicodinamica (4 anni), sistemico-relazionale(un paio di mesi), della gestalt(1 anno e mezzo), e l'ultima la cognitivo comportamentale (con oggi sono 9 mesi).
Ovviamente ho speso un mucchio di soldi...e questo aspetto inizia a pesarmi molto...perchè non vedo una reale fine, ma solo un appoggio per affrontare la vita di tutti i giorni dato che da sola non ce la faccio.
Mi sento senza speranza nonostante tutti mi dicano che le cose miglioreranno, io vivo questa vita dall'età di 13 anni, adesso ne ho 29, dove sono i miei "anni più belli"? E dove sono i miei "ricordi felici"?
Mia madre mi ha sempre detto, "Smettila di pensare al suicido, non pensi a come staremmo poi noi?"...
Cara, sembra che in queste relazioni terapeutiche stia cercando la relazione con i suoi "anni più belli". Che cambiando terapeuta porti ognuno di loro a confrontarsi con la domanda "come staranno senza di me"? Forse con nessuno sono potuti ancora emergere questi "ricordi belli", e nessuno l'ha richiamata per dirle che erano belle le vostre sedute e gli mancano, le manca, tremendamente. Insomma: davvero non sembra essere emerso nulla di bello. C'è solo un costo, oggi come 16 anni fa, al limite della sostenibilità. È verissimo quello che dice, essere in relazione ha un costo. Il pensiero di non esporsi a questo prezzo non viene risolto dal pensiero del suicidio, e il suicidio stesso non solo è un palliativo, ma è l'ammissione del voler pagare il prezzo più alto. Sembra aver maturato la consapevolezza di tutto questo: nella relazione c'è qualcosa di incredibilmente bello, di unico e speciale. Qualcosa che fa sentire vivi. Se questi 16 anni sono serviti a questa maturazione sono stati ben spesi. Chissà se finalmente potrà ora essere disponibile a considerare anche i "ricordi belli" che ha creato in questi anni, e che la legano in modo così forte a questa "ossessione". Chissà che non sia ossessionata dal desiderio di ri-trovarli, di viverli e, finalmente, viversi: vivere con sé stessa. Con sé stessa: senza o con lo psicoterapeuta. Non sarebbe un'ossessione poi così inopportuna o sconveniente... Lei come sente queste parole?
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