Dott.ssa
Giocle Gambacorta
Psicologo,
Psicoterapeuta
Psicologo clinico
Altro
Palermo 2 indirizzi
Esperienze
Nessuna relazione di causalità lineare, per intenderci, di tipo causa-effetto, da sola, potrà mai dare adeguata cittadinanza ad un dolore profondo, a un disagio o a un momento di difficoltà.
L’intervento deve possedere, necessariamente, un raggio più ampio, deve tentare di accogliere differenti punti di osservazione e la terapia sistemica è questo ciò che fa: allarga, rovescia l’imbuto, non si concentra su un punto luce ma sullo spettro di fattori relazionali che hanno co-determinato il nostro modo di essere, di sentire, di stare nel mondo.
Da dove si parte?
L’incipit è il momento di CRISI che si trova a vivere il paziente
Il termine stesso (CRISI) ci insegna, già dall’etimologia, che in tale vissuto è insito sia l’aspetto relativo al problema che sentiamo di dover risolvere che l’opportunità, ovvero l’occasione di compiere un salto evolutivo, uno spazio per riflettere, valutare, scegliere.
La crisi va attraversata come una fase durante la quale dobbiamo iniziare ad affrancarci dall’idea che noi siamo IL PROBLEMA, la nostra identità è qualcosa di molto più variegato e composito, dunque è assolutamente indispensabile ripensarsi, reinventarsi ed attribuire il giusto significato a quanto sta capitando.
Durante un percorso di psicoterapia sistemico-relazionale i sintomi, come l'ansia, la depressione, le difficoltà relazionali o il comportamento problematico, non sono semplicemente lette come manifestazioni isolate di un malessere individuale, ma riflettono un'interazione complessa tra la persona e il sue relazioni di vita. Questo approccio permette di esplorare le cause profonde del sintomo, non solo dal punto di vista psicologico, ma anche relazionale, e di lavorare sulle dinamiche di comunicazione e i modelli di interazione che possono contribuire al suo mantenimento.
Il genogramma è uno degli strumenti centrali utilizzati nella psicoterapia sistemico-relazionale. Si tratta di una rappresentazione grafica e visiva della struttura familiare e delle relazioni intergenerazionali, che permette al terapeuta e al paziente di esplorare la storia familiare, i legami, i conflitti, le alleanze e le dinamiche transgenerazionali.Il genogramma non si limita a tracciare una semplice mappa familiare, ma include anche informazioni rilevanti sulle relazioni, come:
• Tipologie di relazioni: alleanze, conflitti, distacchi, sostegno emotivo, ecc.
• Eventi significativi: malattie, separazioni, decessi, abusi, eventi traumatici, ecc.
• Pattern ricorrenti: comportamenti, valori, credenze o difficoltà che si ripetono nelle generazioni.
• Ruoli familiari: ad esempio, chi assume il ruolo di caregiver, chi è il "portatore di malessere" familiare, ecc.
Il genogramma, dunque, è uno degli strumenti che sostiene il cambiamento in quanto può essere utilizzato per aiutare il paziente a vedere in modo più chiaro i propri legami e a riflettere su come le dinamiche familiari passate influenzano la sua vita presente. Questo processo può facilitare la consapevolezza e il cambiamento, dando al paziente nuovi strumenti per affrontare le proprie difficoltà.
Il metodo dell'analisi delle lealtà familiari è un altro strumento fondamentale nella psicoterapia sistemico-relazionale, particolarmente utile per comprendere le dinamiche familiari e le forze invisibili che influenzano il comportamento e la libera costruzione e ri-costruzione dell'identità degli individui.
Un altro ambito di lavoro della terapia è il processo di differenziazione-individuazione.
Si tratta di un concetto fondamentale nel contesto della psicoterapia sistemico-relazionale, che riguarda la capacità di un individuo di sviluppare e mantenere una propria identità, distintiva, all'interno delle relazioni familiari e sociali, senza perdere il legame con il sistema di origine. Questo processo è spesso considerato essenziale per il benessere psicologico e per la crescita emotiva di una persona.
Nel lavoro terapeutico, la differenziazione si riferisce alla capacità dell’individuo di distinguere e separare i propri pensieri, emozioni e valori da quelli degli altri, specialmente da quelli significativi come i membri della famiglia. La individuazione, d'altro canto, è il processo attraverso cui una persona si sviluppa come individuo unico, autonomo, in grado di prendere decisioni indipendenti, pur mantenendo relazioni significative con gli altri.
Dunque la psicoterapia avrà una ricaduta diretta sul proprio senso di efficacia personale, sull' autodeterminazione, consentendo di diventare competenti nella gestione delle proprie dinamiche interiori. Consentirà di migliorare le proprie capacità introspettive e di affinare strumenti di regolazione emotiva necessari per affrontare le ulteriori fasi del proprio ciclo di vita.
Il mio percorso professionale in sintesi:
Conseguo la laurea in psicologia nel 2007
Inizio a lavorare nell’ambito della depressione post partum e la genitorialità a rischio partecipando ad un progetto di screening e supporto alle donne in gravidanza svoltosi presso i consultori familiari, l'Ospedale Civico e G. Di Cristina e M. Ascoli e/o presso il P.O. "Ingrassia".
Nel 2014 conseguo la specializzazione in psicoterapia quinquennale ad indirizzo sistemico-relazionale presso l'Accademia di Psicoterapia della Famiglia fondata da Maurizio Andolfi. Riconosciuta dal Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica ( MIUR), con D.M. del 31/12/1993. Durante tale periodo svolgo percorsi di collaborazione presso diversi centri di salute mentale e consultori familiari del territorio palermitano.
Successivamente costituisco un associazione di promozione sociale insieme ad altre colleghe, presso la quale si attivano diversi servizi, tra i quali quello di supporto psicologico e psicoterapeutico.
Dall’anno scolastico 2021/2022 presto servizio in qualità di docente presso istituti secondari di secondo grado. Tale incarico mi consente di conoscere e seguire, in ambito scolastico ed educativo, la costruzione delle identità di tanti giovani adolescenti.
Dal 2014 ad oggi esercito la professione privatamente portando avanti percorsi terapeutici individuali, di coppia, familiari. L’orientamento sistemico-relazionale consente la creazione di uno spazio condiviso in cui il soggetto è attivo, non semplicemente reattivo, ovvero è in grado di rappresentarsi e dare senso ad una realtà interna ed esterna in base a costrutti, credenze, intenzioni. Si lavorerà dunque per dar voce a queste ultime istanze, per conoscerne le origini relazionali e familiari e comprendere insieme se vi sono altri significati e altre letture possibili.
Scardinare e scongelare vecchie modalità di funzionamento non per allontanarle del tutto o per disconoscerle ma affinché si possano trovare nuovi nessi, nuove vesti che consentano di dar voce anche ad altre parti di se ancora rimaste insascoltate o inespresse.
In terapia si porta il “sintomo” (ansia, attacco di panico, disturbo dell’umore etc……), la prima richiesta è di intervenire in maniera urgente e immediata su qualcosa che viene avvertito solo come un “impedimento” al proprio benessere psicofisico. Tutto ciò è vero ma è solo una parte della realtà. Il sintomo va anche ascoltato in quanto ci sta dicendo che abbiamo bisogno di fermarci, di ascoltarci, di allargare il campo per trovare nuove aperture, per costruire nuovi ponti tra ciò che siamo a livello individuale, familiare e relazionale e ciò che potremmo e vorremmo essere. Ci infonde il coraggio per iniziare a muoverci verso il cambiamento…..
Esperto in:
- Psicoterapia
- Psicoterapia sistemico relazionale
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Antonio B.
Buonasera. Desidero recensire perché sto portando avanti un percorso di psicoterapia individuale e la sensazione che ho avuto, sin dalla prima seduta, e’ di un lavoro in cui il focus è sulle risorse individuali che una volta note, stanno diventando strumenti volti all’autodeterminazione personale. Sono davvero contento perché sto diventando più competente nelle relazioni sociali e nella gestione delle emozioni. Percorso consigliatissimo
Dott.ssa Giocle Gambacorta
La ringrazio per il suo feedback. Dalle sue parole si evince che ha ben chiaro che uno degli obiettivi trasversali di ogni psicoterapia è quello che ha a che fare con la possibilità di rendersi autonomi attraverso la conoscenza, la scelta e l'utilizzo di strumenti personali volti alla piena definizione di Sè
GZ
Ottimo il rapporto con la Dottoressa, fin dal primo incontro.
In un momento in cui sembrava che i componenti della famiglia fossero dei coinquilini, dove ogni rapporto era pressoché lacerato o nullo, la Dottoressa, nel percorso intrapreso, ci ha insegnato a riscoprirci, riconoscere e rispettare le necessità proprie e degli altri componenti della famiglia e ricostruire gradualmente i rapporti da tempo persi.
Dott.ssa Giocle Gambacorta
La ringrazio per il Suo contributo. In effetti capita spesso che, fagocitati dalla routine quotidiana, ci si dimentichi che la famiglia non sia solo la somma degli elementi che la compongono. Lavorare sulle dinamiche familiari significa fare un viaggio a ritroso per comprendere quali sono stati gli elementi che hanno co-determinato confini, miti, segreti, silenzi, lealtà familiari etc....Solo ripercorrendo la storia dell'incontro di due famiglie di origine si potrà comprendere quella che riguarda la famiglia nucleare in senso stretto e i rapporti che si vanno intessendo in quest'ultima, appunto. Conoscere significa anche cominciare ad appropriarsi di strumenti che consentono di intervenire direttamente in essa cambiando, in maniera evolutiva, il corso degli eventi.
A. F.
Sono stata una paziente della dottoressa Gambacorta. Una professionista, una donna empatica, professionale , preparata , accogliente. Una persona dal cuore grande che mi ha saputo guidare lungo tutto il percorso terapeutico.
La consiglio.
Dott.ssa Giocle Gambacorta
La ringrazio per le Sue parole. Il merito del percorso svolto, però, è in grandissima parte, solo suo. Lei ha compiuto una scelta, iniziare a dare ascolto ad alcune parti di sé che fino ad allora erano rimaste inascoltate. Spesso pensiamo che "lasciar stare", andare oltre, non scegliere appunto equivalga a superare qualcosa ma lei ora sa che non è così. Solo guardando in faccia la realtà, le proprie percezioni, credenze, paure, speranze, assenze etc possiamo iniziare davvero ad attraversarle per poi consentire che queste stesse possano accompagnarci, nella giusta misura, lungo il corso della nostra vita.
R.C.
“La terapia di coppia è stata per noi un percorso fondamentale. In un momento in cui sembrava impossibile capirci e comunicare, il lavoro svolto insieme alla terapeuta ci ha permesso di riscoprire le basi del nostro legame. Abbiamo imparato a riconoscere e rispettare i bisogni di entrambi, trovando nuovi modi per affrontare i conflitti e collaborare come una squadra. È stato un percorso che ha richiesto impegno e coraggio, ma che ci ha dato strumenti concreti per ricostruire la fiducia e ritrovare un equilibrio nella nostra relazione. Non possiamo che essere soddisfatti per questo cambiamento.”
Dott.ssa Giocle Gambacorta
La ringrazio tanto per il suo contributo. Con la testimonianza del vostro percorso ha enucleato proprio le funzioni della terapia stessa e dunque la sua mission. La terapia di coppia può essere particolarmente utile per affrontare sia eventi normativi, ovvero transizioni previste nel ciclo di vita (come matrimonio, nascita di un figlio, pensionamento, etc), sia eventi paranormativi, ovvero situazioni impreviste e spesso traumatiche. Entrambi gli eventi, per motivi e vissuti differenti, possono generare tensioni perché richiedono alla coppia di rinegoziare ruoli, aspettative e modalità di comunicazione.
La terapia sostiene i partner a comprendere le dinamiche relazionali in riferimento a questi eventi, a elaborare emozioni complesse e a trovare strategie per superare le difficoltà, rafforzando così il legame e prevenendo conflitti futuri.
Alessia
“Abbiamo intrapreso un percorso di psicoterapia familiare in un momento di grande difficoltà e conflitto. Questo lavoro è stato fondamentale per noi: ci ha permesso di comprendere meglio le dinamiche che stavano bloccando la comunicazione e di mettere in moto nuove energie, sia individuali che familiari. Grazie alla terapia, siamo riusciti a costruire uno spazio di ascolto autentico e reciproco, dove ogni membro della famiglia ha potuto sentirsi accolto e compreso. È stato un percorso impegnativo, ma anche profondamente trasformativo. Oggi affrontiamo le sfide con maggiore unità e serenità.”
Dott.ssa Giocle Gambacorta
Grazie per aver condiviso la vostra esperienza. Lavorare insieme per esplorare i ruoli all'interno della famiglia, riconoscendo i bisogni e le responsabilità di ciascun membro, è stato un passaggio fondamentale. Questo vi ha permesso di costruire uno spazio di ascolto autentico e reciproco, dove ognuno ha potuto sentirsi accolto e compreso.
A.M.
Sto seguendo una terapia individuale, l'efficacia è stata immediata. La dottoressa è empatica, professionale e concreta. L'accoglienza è stata eccellente, sono a mio agio e sto affrontando i giorni con maggiore consapevolezza e armonia.
Dott.ssa Giocle Gambacorta
Grazie per aver condiviso la sua esperienza. Sono lieta che il percorso la stia aiutando a sviluppare una maggiore consapevolezza, intesa come propensione a comprendere più profondamente i suoi pensieri, emozioni e comportamenti e a ritrovare un'armonia intesa come equilibrio tra le sue dimensioni personali e relazionali. Questi progressi, frutto del suo impegno, le stanno permettendo di affrontare la vita con maggiore serenità e autenticità.
C S
Esperienza molto positiva, dottoressa preparata e professionale, con una grande capacità all'ascolto, si è creato sin da subito un rapporto di grande empatia mettendomi a mio agio in tutti gli argomenti affrontati insieme.
Dott.ssa Giocle Gambacorta
Grazie per il suo contributo. Non ci sono argomenti tabù in psicoterapia. Ogni tema ha diritto di cittadinanza e deve poter essere affrontato e letto in chiave individuale e contestualmente sistemica, inserendolo in un'ottica intergenerazionale. Anche quelle che possono essere reputate regressioni, a volte, sono solo passaggi necessari affinché ci si possa muovere in termini evolutivi.
Giuseppe B.
Mi sono trovato subito a mio agio, mi sono sentito subito ascoltato.
Ho trovato una professionista che ha capito di cosa avevo bisogno,con Lei abbiamo stabilito un percorso che attraverso l'incontro settimanale mi farà raggiungere la soluzione ai miei problemi.
Dott.ssa Giocle Gambacorta
La ringrazio per il feedback. La soluzione non è mai una sola e, in ogni caso, è il paziente che, lavorando su se stesso, insieme ad un professionista, sarà capace di individuarla/e. Non esistono "soluzioni" giuste a priori, fortunatamente, ma percorsi di vita. Uno degli obiettivi terapeutici è quello di imparare ad ascoltarsi e, sulla base di questo primo principio, operare delle scelte che siano in linea con il proprio sentire.
Serena
Dottoressa dolce e premurosa che crea la giusta alchimia con il paziente!
Sono stata davvero felice di conoscerla. Super consigliata. Grazie di cuore
Consigliata!
Dott.ssa Giocle Gambacorta
La ringrazio. La gentilezza, l'empatia, l'assertività e la capacità di ascolto penso siano i prerequisiti di questa professione. Ovviamente sono solo una parte di ciò che è essenziale per iniziare e portare avanti un percorso di psicoterapia. Io dico spesso che dopo le prime fasi di conoscenza si cominciano a mettere in campo tante risorse, la maggior parte delle quali appartengono proprio allo stesso paziente.
R.F.
La Dott.ssa Gambacorta è una vera professionista, attenta alle esigenze del paziente e mai scontata. Da un po' di tempo sto affrontando un percorso con lei e stiamo raggiungendo ottimi risultati. La consiglierei a chiunque ne avesse bisogno!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 8 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno
In questo momento la nostra relazione d’amore, da sempre bellissima, attraversa un momento difficile. Lui occupa un posto temporaneo che non gli piace, mal sopporta il lavoro, e’ sempre nervoso e la nostra relazione ne sta risentendo. Dal canto mio, faccio il possibile ascoltando, supportando. Mi chiede sempre di sopportare fino a che torna alla sua mansione, ma ogni volta e’ lo stesso ritornello. Se accade qualcosa, da’ ogni colpa alla nostra relazione, che non funzioniamo. Mi insulta nei litigi, non posso esprimere pareri o fastidi perché mi etichetta come pesante, mi sento soffocata dentro di me dai miei stessi sentimenti. Mi sento di non poter parlare perché a me non ne passa una. A questo si aggiunge sua mamma, che sta’ letteralmente col fiato sul collo e non comprende la necessità di lasciarci un po’ tranquilli. Non si tratta di non preoccuparsi per il proprio figlio, ci mancherebbe, ma arriviamo a livelli di un figlio di 15 anni per il quale preoccuparsi per la raucedine, chiamare se non vede risposta ai messaggi, presentarsi a casa con scuse come il pane o altro. Il momento e’ delicato e lei spesso non aiuta con la sua ingerenza, che forse anche io mal tollero perché sono il punchball di una decisione lavorativa sbagliata presa da lui.
Ci tengo a lui, lo amo e spero basti per resistere. Ma mi serve una mano per lasciarmi scivolare le cose, per capire come fare.
Potete aiutarmi?
Buonasera, da quanto lei riporta, uno dei disagi maggiori riguarda la difficoltà a contenere le frustrazioni lavorative del suo partner che, spesso, sfociano, in vere e proprie offese nei suoi confronti. A tal proposito ritengo sia opportuno da parte sua, in primis, riconoscere e comunicare che il comportamento in questione è divenuto inaccettabile e che dunque non si è più disposti ad accettarlo. Potrebbe inoltre incoraggiare il suo partner a cercare aiuto professionale e/o esplorare alternative lavorative.
Il comportamento del suo partner sta avendo un impatto significativo sulla relazione di coppia e anche sulla percezione che lei ha di sé stessa in quanto donna e moglie. È fondamentale dunque che lei comunichi che, pur comprendendo le difficoltà lavorative, non è accettabile che queste si traducano in mancanza di rispetto.
Inoltre lei pone una seconda domanda che riguarda, questa volta, i confini che la coppia ha definito con le rispettive famiglie di origine, in particolare con sua suocera. Se lei sente che il vostro spazio sia inopportunamente invaso è necessario ridefinire i contorni di tali confini lavorando affinché la coppia possa sentirsi libera di prendere le proprie decisioni senza condizionamenti o ingerenze esterne. Un percorso di coppia, potrebbe aiutarvi a comprendere quali sono gli strumenti di cui già disponete e quali invece sono ancora da definire per il raggiungimento dell’obiettivo.
Sono un ragazzo di 30 anni, sposato da qualche mese. Nella vita ho sempre trovato piacere nell'essere di riferimento per gli altri, molto aperto all'ascolto e disponibile verso gli amici e i conoscenti. Attualmente nel lavoro rivesto un ruolo di responsabilità: coordino diverse attività svolte da colleghi di diversi reparti e pare che i miei capi abbiano anche l'intenzione di farmi crescere professionalmente. Anche nella vita ho diverse responsabilità nel volontariato (sono presidente di un'associazione), per cui i momenti in cui sono "al centro dell'attenzione" e in cui devo farmi sentire non mancano.
Tuttavia, soffro da ormai quattro anni di sudorazione eccessiva nella parte facciale e delle tempie di natura nervosa/ansiosa: so identificare il momento esatto in cui è cominciato il fenomeno, ma non sempre ne identifico la causa. So solo che da quel momento mi porto dietro il peso dell'ansia: sono costantemente agitato, a volte non so neanche io il perchè, il che ha impattato sulla mia autostima e mi pone diversi limiti nella vita di tutti i giorni, dati anche gli incarichi che rivesto professionalmente e non. Rimugino molto più di prima su episodi anche se sono passati da un po' di tempo e ho paura nell'esprimere la mia idea, perchè temo ripercussioni dai miei interlocutori (sto sempre molto attento a come parlo e a non ferire l'altro, a volte temo in modo maniacale). Percepisco, inoltre, di gestire molto meno lo stress di prima, sono costantemente preoccupato e mi sento spesso come in un vortice dal quale non riesco a uscire. Gli episodi di sudorazione si ripetono con una certa costanza, causandomi forte imbarazzo in svariate circostanze. Ho intrapreso un brevissimo percorso (5 sedute) con uno psicologo usufruendo di un programma offerto dall'azienda in cui lavoro, ma non ho continuato sia per pigrizia, sia perchè nelle sedute non trovavo consigli pratici per gestire gli episodi di sudorazione che mi causano imbarazzo. Dato il mio periodo di vita (inizio della vita matrimoniale) e le responsabilità sempre crescenti (che oltre a mettermi ansia, mi motivano comunque molto), vorrei risolvere questo problema al più presto, comincio a sentirne davvero insistentemente l'esigenza. Grazie a chi vorrà darmi qualche dritta!
Dalle sue parole leggo che il disagio che lei vive più che essere legato alla sudorazione eccessiva in sé è connesso invece alla percezione e all’eventuale giudizio degli altri in riferimento a tale manifestazione. La sua vita relazionale e professionale, da ciò che lei scrive, è sempre stata altamente performante, dunque forse non è un caso che il suo corpo le comunichi di prestare attenzione a tutte le sue caratteristiche, anche a quelle che lei, in primis, giudica non accettabili. Uno dei suoi timori sembra essere quello di far vedere, rendere note, agli altri, le proprie fragilità e questo meccanismo si autoalimenta. Nascondere una vulnerabilità comporta una costante preoccupazione anticipatoria, caratterizzata dalla paura del giudizio in quanto si teme che gli altri possano interpretare la sudorazione (o qualsiasi altra vulnerabilità) come un segno di debolezza, incompetenza o scarsa autostima. In secondo luogo la mente si focalizza su scenari negativi futuri, amplificando l’ansia prima ancora che l’evento sociale o pubblico si verifichi. Questa tensione anticipatoria può portare a uno stato di ipervigilanza ovvero a un'attenzione estrema a sé stessi e agli altri, cercando segnali che confermino il giudizio negativo temuto. Tutto ciò conduce ad un aumento della risposta fisiologica: l’ansia alimenta la sudorazione o altre reazioni fisiche, creando un circolo vizioso. Uno dei lavori che bisognerebbe tentare di compiere è quello verso l’accoglimento della propria vulnerabilità. Riconoscere che mostrare una debolezza non è un fallimento, ma una parte dell’esperienza umana. Accettare che non è possibile controllare ogni aspetto del proprio corpo o del giudizio altrui. In termini pratici in alcuni contesti, condividere apertamente il proprio disagio, per esempio, può ridurre l’ansia, poiché normalizza la vulnerabilità. Aldilà dell’esplorazione di tecniche pratiche per affrontare queste dinamiche sarebbe utile anche un lavoro di psicoterapia per acquisire una maggiore consapevolezza sull’origine del suo bisogno di disconoscere le sue fragilità.
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