Dott.ssa
Francesca Zanelli
Psicologo,
Psicoterapeuta
Psicologo clinico
Altro
Imola 2 indirizzi
Esperienze
Sono specializzata in Psicoterapia Analitico Transazionale Integrata, i cui principi filosofici sono tutti indicativi della centralità della persona all'interno del rapporto terapeutico:
- ogni individuo è dotato di valore e dignità in quanto persona
- Ognuno ha la capacità di pensare, di decidere e di rendersi responsabile delle proprie decisioni
- Ognuno decide il proprio destino, a partire dalle esperienze precoci infantili; le decisioni prese là e allora non sono immodificabili, ma possono essere rimaneggiate fino a portare ad una nuova ridecisione, soprattutto se esse hanno generato sofferenza ed esiti negativi.
- È un approccio contrattuale: terapeuta e paziente sono reciprocamente responsabili dell'intero percorso, ognuno per la sua parte di competenza. È il paziente ad essere il massimo esperto di sé stesso e colui che mette in gioco le sue risorse per favorire il cambiamento, mentre il terapeuta è competente nella teoria e nelle tecniche utili a guidare questo processo. Ho anche una formazione in Psicodiagnosi Clinica e Forense e nella tecnica EMDR.
Lo scopo del mio lavoro è quello di mobilitare le risorse che la persona già possiede, affinché possa raggiungere un equilibrio psichico che sente ottimale. Il mio compito è fornire gli strumenti per farlo, in una cornice relazionale empatica e accogliente che guidi la persona verso questo obiettivo.
Nel mio lavoro mi avvicino in modo delicato e rispettoso alla persona, riadattandomi ogni volta in base a chi ho di fronte, senza mai perdere di vista la relazione. Infatti, ritengo fortemente che ogni persona necessiti di un piano di trattamento individualizzato a partire dalla sua unicità, motivo per cui do molto valore ad un approccio flessibile e dinamico.
Esperto in:
- Psicologia clinica
- Psicoterapia
- Psicodiagnostica
- Psicologia dell'età evolutiva
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Sc
La dottoressa mi ha “regalato” uno dei percorsi più emozionanti e complessi della mia vita. La scoperta e l’accettazione di se stessi non è mai facile ma grazie alla sua dolcezza ed empatia è riuscita ad affiancarmi meravigliosamente dandomi un estrema forza e un solido supporto per combattere contro il nostro più grande nemico: noi stessi! Non smetterò mai di ringraziarla di cuore e di consigliarla a chiunque.
G.
La dottoressa si è dimostrata una professionista competente, disponibile e in grado di ascoltare.
Mi sono sentito perfettamente a mio agio e insieme siamo riusciti a costruire un percorso con la quale ho trovato il giusto spirito per affrontare le mie difficoltà.
Consiglio vivamente.
Susanna
Mi sono trovata molto bene. La Dott.ssa è molto professionale è fa sentire molto comodo il paziente. Sono al colloquio iniziale ma sento che il mio percorso con la Dott.ssa Zanelli sarà positivo.
giulia.sferlazzo
La Dottoressa Zanelli è stata subito molto disponibile e attenta. Lo studio è accogliente. Continuerò ad andare da lei molto volentieri
Risposte ai pazienti
ha risposto a 3 domande da parte di pazienti di MioDottore
Vorrei provate a far capire ai miei genitori la mia sofferenza che mi porto dietro da 10 anni. Come posso fare?Sono adulta, ho quasi 30 anni e l'attuale terapia (analitica) la pago da sola da 2 anni con pochi guadagni. In passato altri terapeuti hanno tentato di coinvolgere i miei genitori (che sono parte del problema) ma con scarsi risultati (hanno ritenuto chi mi seguiva incapace, che io peggioravo invece di migliorare). Anche ora mi dicono che vi vado a fare, infatti non voglio coinvolgerli nel mio spazio e non desidero fare una terapia familiare (loro preferiscono convivere con schemi sbagliati). Ora ho iniziato a prendere farmaci e vorrebbero capire che cosa ho ( anche se vanno in ansia (o negano che io possa avere qualche problema) perché da piccola sono stata spesso malata e non hanno mai superato il trauma. Il mio intento non è che mi diano ragione (perché la risposta è "fattela passare,) ma che almeno ne prendano atto. Inoltre mi piacerebbe anche spiegare questa cosa a amici o conoscenti che vedono gli effetti (es che non lavoro dalla fine delle scuole, sono isolata, non ho una vita regolare) ma non capiscono cosa possa avere (moti pensano che non abbia voglia). So che c'è tanta ignoranza (io stessa un minimo ho dovuto informarmi e questo non mi aiuta a uscire anche dalla visione stigmatizzata del "sono malata,inguaribile, questa è la mia condanna"). Mi è stata riportata dall'analista questa diagnosi (immagino semplificata): organizzazione limitare tra nevrotica e borderline, personalità dipendente (nei confronti sopratutto di genitori) come cose principali. La psichiatra non si è esposta (anche perché so che i farmaci sono solo di supporto) ma mi ha prescritto benzodiazepina (disturbo sonno) e un ssri (per sbalzi d'umore di depressione e rabbia nell'arco della giornata e per l'ansia e il rimurgino nel fare cose nuove (che non ho mai fatto da sola). Insomma tante cose che potrebbero mandare in confusione chi mi ascolta.
Come potrei semplificare sintomi confusi, una diagnosi che e si definita, ma io stessa ho dovuto leggere un po' di informazioni per capire.
Aggiungo che l'analista non ha voluto aiutarmi in questo (cosa che rispetto, ma le richieste e la mia voglia di tirare fuori tutto sale e inizia a pressare) mi ha solo detto di dirgli come mi sento (io userei le parole tecniche qui riportate o gli metterei in foglio davanti con tutto scritto e non mi sembra un approccio adeguato).
C'è un modo semplice di spiegare il malessere?
Grazie
Buongiorno! Come già le hanno giustamente detto altri colleghi, l'etichetta diagnostica non è sufficiente a descrivere come lei si sente dentro, nè è chiara e univoca nel tentativo di comunicare il suo vissuto agli altri. Ciò che è davvero importante è avere la possibilità di esprimere, con parole sue, la complessità di quello che sta vivendo, con tutte le sue sfaccettature. Grazie all'analisi che sta facendo, immagino sarà giunta a molte consapevolezze e avrà fatto un po' di ordine nei suoi pensieri e nelle sue emozioni. Forse potrebbe chiedere all'analista di aiutarla a costruire il messaggio che vuole trasmettere ai suoi genitori. Allo stesso tempo le propongo di chiedersi come mai è così importante per lei essere capita ad ogni costo e come mai non è sufficiente che lei abbia compreso meglio come mai si sente in questo modo e cosa può fare per stare meglio, ma serve coinvolgere anche i suoi genitori. Forse potrebbe essere il momento (e l'analista la aiuterà in questo) di iniziare a lavorare sull'accettare la possibilità che i suoi genitori non siano in grado di capirla, nè di "risarcirla" per le sue sofferenze. Questo potrebbe essere un buon cammino per liberarsi da questo peso e dedicarsi alla sua vita.
Cari saluti e buona continuazione della sua terapia!
Buongiorno, sono una madre single di 35 anni. Sono consapevole di essere dentro ad un problema relazionale di dipendenza affettiva. Vedo razionalmente come il mio partner con cui sono stata un anno e mezzo abbia messo in atto atteggiamenti manipolatori, svalutanti e ambivalenti. Non credo nel futuro di questa relazione interrotta da pochi giorni. So che devo concentrarmi su di me e suo mio figlio e questa quarantena non mi pesa, anzi mi aiuta. Scrivo perché ho anche tutta una parte emotiva che però non so gestire. Fatta di pianti, senso di vuoto, solitudine, desiderio che lui torni consapevole di ciò che ha fatto e con la volontà di rimediare. E mi giudico severamente per queste emozioni e per questi pensieri ossessivi che sono dissonanti rispetto alle mie convinzioni razionali sulla situazione. Come posso, concretamente, attenuare la discrepanza e vivere un normale lutto da separazione senza scoraggiamento e senza illudermi di avere un suo aiuto affettuoso nel tentativo congiunto di separarci in modo sano dopo una storia altamente tossica e snervante ? Ero già in terapia, a causa di questa relazione, e ci tornerò dopo la quarantena. Sono consapevole delle ferite e dei bisogni che mi porto dietro...vorrei solo che il mio cuore mettesse in pratica ciò che con la mia mente sento e decido. Non credo sia sano restare invaghiti di chi non può amarci o stare in coppia con noi. Grazie infinite.
Buongiorno. Nel leggere le sue parole percepisco un grande lavoro di consapevolezza: non è affatto semplice rendersi conto di essere dentro ad una relazione di questo tipo e avere la determinazione di interromperla. Quindi, prima di tutto, mi complimento per quello che è riuscita a fare fino qui. Descrive un conflitto tra la sua parte razionale ed emotiva, che mi sembra abbia perfettamente senso di esserci: da un lato si rende conto realisticamente che non può continuare una storia che la rende infelice, dall'altro sente la mancanza affettiva di una persona a cui, nonostante tutto, sembra aver voluto molto bene.
La sua parte razionale indubbiamente l'ha aiutata a vedere come stanno le cose e che non è più possibile continuare, ma se si dà l'occasione di scavare nella sua parte emotiva, scoprirà che non ci sono soltanto i sentimenti di vuoto e mancanza, ma anche altre emozioni rispetto a come si sentiva ad essere manipolata e svalutata. Proprio queste ultime, se ascoltate, saranno la sua guida nel superare questo lutto di un amore che finisce.
Le consiglio di esplorarli nella sua terapia. Se le è possibile la continui via Skype per non disperdere il lavoro fatto fino ad ora.
Un caro saluto
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