Esperienze
Credo fortemente nel dono che la terapia psicologica offre alle persone che chiedono aiuto per un momento critico esistenziale o di vita, forse perché ne ho avuto bisogno anche io e ne porto testimonianza. Proprio perché ritengo che le cure a carattere psicologico siano di grande importanza per ogni persona il primo colloquio psicologico l'ho reso gratuito.
Decidere di intraprendere un percorso psicologico è un atto di grande forza e coraggio: l'inizio di una scoperta nuova del mondo e di sé all'interno di una relazione in cui paziente e terapeuta sono compagni di viaggio.
Se dovessi descrivermi con una frase è "La mente, mente", una frase che nel mio percorso psicologico mi è stata detta più volte e fatta da me un mantra: la mente, i pensieri, le mille parole possono celare la verità, possono essere poco onesti...le sensazioni mai.
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M.P
Io consiglio a tutti la dottoressa perché ti da attenzione e ti aiuta ad affrontare i momenti belli e brutti.
Filippo
Ringrazio la Dott.ssa Maggi per avermi aiutato a superare un momento difficile. La consiglio a tutti!
MM
La dottoressa Maggi ha sostenuto me e il mio compagno in un periodo molto difficile di crisi di coppia ... grazie a lei abbiamo riscoperto il nostro legame e interiorizzato gli strumenti di cui abbiamo bisogno per essere una coppia felice.
Non finiremo mai di ringraziarla.
Magnifica persona e professionalità impeccabile.
Assolutamente consigliata!
Anonimo
La Dott.ssa ha aiutato me e il mio compagno a superare la nostra crisi di coppia che orami ci portavamo dietro da qualche anno. Ci siamo ritrovati e abbiamo ritrovato la sintonia che avevamo perso. Ci ha aiutato ad ascoltarci, a comprenderci e donarci reciprocamente.
Anna
Mi sono recata dalla dott.ssa Maggi per una problematica che mi attanagliava da molto tempo. Mi ero già rivolta ad altri professionisti, ma senza successo. Con la dott.ssa Maggi ho scoperto lati di me che non pensavo di possedere, sono divenuta maggiormente consapevole di qual'era il mio contributo alla mia sofferenza e questo mi ha permesso di cambiare per costruirmi la vita che volevo e che ad oggi mi rende felice. Non ringrazierò mai abbastanza la dott.ssa Maggi per avermi guidata, accompagnata, illuminata in questo arduo ed eccitante percorso di cambiamento. Disponibile, presente, professionale. La consiglio vivamente!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 14 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno, volevo chiedere come ridurre cipralex 10 gocce e alprazolam 5 gocce prese al mattino. E 5 gocce di alprazolam la sera.
Questa terapia mi è stata data per ansia snticipatoria dovuta ad uno stress lavorativo. Adesso la situazuone è migliorata e non sento più la necessità di continuare la terapia anche perché ho seguito una terapia cognitiva comportamentale dove ho imparato a gestire varie situazioni ansiogene. Non ho più bisogno della via farmacologica. Ho chiesto al mio medico curante che ho cambiato da poco perché mi sono trasferita, mi ha detto di scalare 1 goccia di cipralex e alprazolam ogni giorno. Voi cosa mi consigliate? Mi ha detto che sono dosi blande quelle che prendo è quindi togliendo una goccia al giorno va bene. Volevo essere sicura perché sentendo altre fonti specialmente sul cipralex dicono di scalare 1 goccia a settimana e alpraxolam 1 goccia ogni 3 giorni. Ripeto volevo una conferma perché non conosco il mio nuovo dottore che mi è sembrato frettoloso sul da farsi. Ringrazio anticipatamente, spero di aver descritto chiaramente la questione
Buonasera cara, dalla mia esperienza le consiglierei di prendere in considerazione l'idea di portare la sua terapia farmacologica da uno psichiatra e discuterne con lui a riguardo. Essendo psicologa non sono qualificata e con una preparazione medica, per cui non le posso dare nessun consiglio di tipo farmacologico. Tenga presente che ciò che prende ha influito ed influenza tuttora il suo organismo, quindi se fossi in lei non "giocherei" tanto sullo scalere le dosi se non ne è sicura, il rischio è che ritorni l'ansia.
Un saluto.
Dott.ssa Francesca Maggi
è narcisista o egocentrico o maniaco del controllo? Vi prego aiutatemi, ho bisogni di sapere questo per capire se chiudere definitivamente anche un amicizia (se fosse narcisista) oppure fargli fare un percorso psicologico al mio ex compagno per cui provo molta compassione. Lui è un ragazzo che ha una patologia cronica (non grave) ma che lo rende molto frustrato, la madre è una persona molto critica, urla contro il marito quando sbaglia e contro i figli, per cose banali (sono convinta che lui abbia ereditato il carattere della madre). Lui più volte ha espresso che vuole essere ammirato da me, vuole essere visto come un punto di riferimento, tende al perfezionismo, tenere tutto sotto controllo, ma la cosa che mi ha fatto inizialmente escludere che fosse narcisista è che lui si vede brutto e inizialmente mi chiedeva come mai stessi con lui. A volte se ne è uscito dicendo che lui è convinto di non piacere e di non essere attraente. Infatti con me non ci ha provato, mi stava sempre accanto aiutandomi attendendo miei segnali, sono stata io alla fine a provarci visto che lui non ha avuto il coraggio. Ha però atteggiamenti assurdi. Se non mi andava di fare sesso si senteva rifiutato e poteva diventare aggressivo verbalmente. Non ha mai alzato le mani ma offende con le parole per farmi provare il rifiuto che lui ha provato. Idem se sbaglio qualcosa, dice che bisogna fare attenzione a tutto (come se succedesse qualcosa di grave se si sbaglia qualcosa) e che non ci sto con la testa (questo è vero è una cosa che mi dice anche mia madre, mia sorella e le mie amiche ma non riesco a modificare purtroppo sono una persona con la testa sulle nuvole, ci ho provato, ma sono distratta e mi amo così come sono, sono una persona positiva, solare, con un alta autostima). Empatia ne aveva poca. Cioè ad esempio non potevamo lasciare il cane a casa da solo perchè lui si dispiaceva, quindi con il cane era molto empatico. Oppure aveva continuamente voglia di abbracciarmi, sia di notte che di giorno, in quanto lui è una persona molto affettuosa. Poi però non comprendeva i miei bisogni emotivi, se non alcuni che forse rientrano nei suoi, se stavo male fisicamente allora aveva empatia e mi aiutava e stava vicino, mentre se lui mi urlava e offendeva per cose banali e io mi sentivo offesa e quindi stavo male per lui era una cosa positiva, perchè era convinto che in questo modo mi faceva cambiare e crescere. Per me era frustrante, perchè non capiva la mia sofferenza (o la ignorava). Oppure se litigavo con le amiche non mi consolava perchè non mi capiva, per lui erano cose stupide, mentre io soffrivo. Si vendicava se sbagliavo nei suoi confronti offendendo. Alcune volte ho visto che si è pentito di frasi dette perchè rimaneva serio con aria devastata ma non era in grado di chiedere scusa, tutt'altro se io pretendevo le scuse lui non lo faceva, mentre poche volte è venuto a chiedermi scusa quando non lo richiedevo (è una persona molto oppositiva). Urla anche contro i genitori se sbagliano qualcosa. Poi se gli facevo qualche favore allora lui ricambiava con altri favori. Mentre se lui faceva qualcosa per me e non ricambiavo si arrabbiava. Oppure ancora peggio non notava quello che facevo per lui e se glielo facevo presente diceva "capirai" sminuendo (in verità non sono cose banali o comunque sono dello stesso livello di quello che lui faceva per me). Sicuramente alla base c'è la frustrazione per la sua malattia (comparsa nell'età dell'adolescenza che lo ha fatto soffrire molto e lo fa soffrire per la comparsa a volte di dolori fisici) e sua madre che è una persona molto critica e severa.
Si può affermare che rientra nella categoria dei narcisisti? cosa fa escludere che sia un narcisista e farlo rientrare piuttosto negli immaturi psicologici o egocentrici o frustrati o maniaci del controllo? vi prego aiutatemi a capire
Buonasera, mi colpisce come porta la sua sofferenza e frustrazione a riguardo della sua ex relazione. Mi incuriosisce la sua ricerca di definizione, "lui chi è?". A cosa le sarebbe utile comprenderlo in una luce di tipo diagnostica? Ha bisogno di riordinare delle sue idee?
Personalmente andrei al di là di ogni tipo di "etichetta" e partirei dall'evidenza: soffre.
Mi chiedo quanto lui sia consapevole dell'effetto che fa all'altro e della sofferenza, questo necessario per prendere la decisione di valutare un percorso psicologico che lo possa aiutare e sostenere nella consapevolezza di lui e del suo vissuto.
La famiglia di origine, da come la descritta, fa da sfondo e accompagna la vita relazionale del suo ex compagno.
Detto questo mi trovo molto di più vicina a lei e alla sofferenza che ha subito, il portare questa domanda potrebbe essere la partenza per un suo percorso personale.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Francesca Maggi.
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