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Dott.ssa Francesca Loddo

Via Giulio Tarra 5, Milano 20125

Presso Spazio IRIS mi occupo principalmente di consultazione psicologica e percorsi di psicoterapia rivolti a giovani adulti e adulti.

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20/10/2024

Esperienze

Buongiorno, sono Francesca Loddo, psicologa clinica iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Lombardia con Matr. 21224 e specializzanda in psicoterapia alla Scuola di Psicoterapia Integrata di Bergamo.

Mi occupo di consultazione psicologica e percorsi di psicoterapia con giovani adulti e adulti.

Mi piace immaginare il percorso di psicoterapia come un viaggio alla scoperta di sè, che ci si concede di intraprendere in compagnia del terapeuta. Tra le due parti si viene a creare un gioco di squadra, in cui paziente e terapeuta stabiliscono insieme le tappe da visitare, i tempi e i modi.

Parte del mio lavoro, prettamente neuropsicologica, è poi dedicata agli anziani con decadimento cognitivo, sia in fase diagnostica sia in fase di trattamento, nonché ai familiari che assistono i propri cari con demenza.

Ricevo a Milano presso Spazio IRIS (via Giulio Tarra, 5) e presso uno studio sito a Selargius (Cagliari), ed effettuo consulti online. Lavoro inoltre presso la Fondazione Don Gnocchi a Milano, dove mi occupo di attività clinica e di ricerca nell'ambito della Terza Età.
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La dottoressa cerca di comprendere affondo e ti accompagna in maniera delicata ma anche decisa verso le tue risposte. In questo percorso sto imparando a conoscermi meglio e a gestire ciò che mi fa star male. La consiglio!

V
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Come prima seduta mi è piaciuta, la dottoressa sa ascoltare e cerca di comprendere quali obiettivi porre già dalla prima conoscenza. Consigliata!

Dott.ssa Francesca Loddo

Grazie Valeria!

A
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La dott.ssa Loddo è stata un valido supporto nell'affrontare e gestire i miei attacchi di panico e le fatiche che si "nascondevano" dietro ad essi. Il percorso fatto insieme ha fatto la differenza e ho apprezzato la sua capacità di empatia, comprensione e mai giudizio. Grazie!

Dott.ssa Francesca Loddo

Grazie di cuore Alessia!

E
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Ho cominciato un percorso con la dott.ssa Loddo circa 6 mesi fa, in un periodo dove tutto mi sembrava estremamente faticoso e dove non volevo far altro che trovare una soluzione immediata. Piano piano, ho imparato ad essere paziente con me stessa, a guardarmi dentro e a comprendere cosa mi stava accadendo. Grazie

Dott.ssa Francesca Loddo

Grazie a lei per essersi data questa possibilità e per averla condivisa con me.

P
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Presso: Spazio Iris colloquio psicologico individuale

La dott.ssa Loddo è molto professionale, disponibile e puntuale. Mi sono trovata molto bene con lei

Dott.ssa Francesca Loddo

Grazie di cuore per le sue parole P.

M
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Con la Dottoressa Loddo ho trovato empatia, comprensione e competenza. La ringrazio di cuore del lavoro fatto assieme.

Dott.ssa Francesca Loddo

M, ringrazio anch'io lei per il percorso e il lavoro fatto insieme. Resto a disposizione. Un carissimo saluto

M
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È stato decisamente un incontro fortunato quello con la Dottoressa Loddo. L'ho trovata accogliente fin da subito e sempre molto delicata nel trattare argomenti per me faticosi.

Dott.ssa Francesca Loddo

Grazie a lei M per aver condiviso con me le tematiche di fatica e per la fiducia nel percorso insieme.

C
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Disponibile, empatica, molto professionale. È sempre riuscita a mettermi a mio agio durante i colloqui.
Consiglio vivamente.

Dott.ssa Francesca Loddo

La ringrazio di cuore C.

E
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Presso: Spazio Iris colloquio psicologico individuale

La dottoressa è stata molto gentile, disponibile ed empatica.

Dott.ssa Francesca Loddo

Grazie di cuore.

C
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Presso: Spazio Iris colloquio psicologico

La mia esperienza con la Dottoressa Loddo è assolutamente positiva.
Mi sono trovata subito a mio agio ,grazie ai suoi modi gentili e accoglienti,che assieme alle sue ottime competenze ,mi hanno permesso di stabilire una buona relazione ,tramite la quale ,durante gli incontri sono riuscita a venire a capo dei miei problemi .
Sempre puntuale e precisa.
Lo studio è carino e accogliente, e ha contribuito a trasmettermi un grande senso di serenità .




Dott.ssa Francesca Loddo

Grazie di cuore C, per le sue parole e per quanto abbiamo condiviso insieme. Resto a disposizione. Un saluto carissimo

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 13 domande da parte di pazienti di MioDottore

Buongiorno Dottori, sono una ragazza di 21 anni e sono in crisi per quanto riguarda l'università.
Ho frequentato il liceo classico, sempre con ottimi risultati, e per 4 anni sono stata convinta che, una volta uscita, avrei frequentato corsi di laurea come Lettere, Beni culturali o affini, vista la mia passione per il mondo antico e per le materie umanistiche. Tuttavia, durante l'estate del quarto anno, ha iniziato a balenarmi in testa l'idea di Medicina, che non avevo mai preso in considerazione fino a quel momento, probabilmente a causa di esperienze vissute sulla mia pelle (parenti in terapia intensiva, ecc). Ho portato avanti quest'idea per tutto il quinto anno, nonostante la passione per i classici non si fosse mai affievolita, e, a settembre 2022, dopo la maturità, ho provato il test di Medicina: questo purtroppo non è andato come speravo, ma era prevedibile, dato che la scuola non mi aveva fornito una preparazione scientifica, e che in due mesi non ero riuscita a recuperare tutto. Nello stesso mese, ho provato anche il test di Professioni Sanitarie: qui ero riuscita ad entrare, con un buon punteggio tra l'altro, ma ho deciso di rifiutare il posto, perché sapevo che non erano davvero ciò che volevo fare, e che non mi avrebbero aiutata a ripreparare il test di Medicina. Mi sono quindi iscritta al corso di Chimica Farmaceutica, perché pensavo che, studiando per gli esami, avrei colmato anche le mie lacune per il test, e infatti così è stato. Studiavo per gli esami, con più o meno difficoltà, seguivo le lezioni con abbastanza interesse, ma sentivo che non mi trovavo nel posto giusto. A luglio 2023 ho riprovato il test di Medicina, e a settembre ho scoperto di essere entrata in seconda scelta, in una città diversa dalla mia, quindi mi sono subito trasferita e con grande entusiasmo ho iniziato a seguire le lezioni.
Una volta arrivata la sessione invernale, però, sono riprecipitata nel vortice di dubbi e confusione di un anno prima: mi piacerebbe fare il medico, mi ci vedo, ma sento che le materie scientifiche non sono il mio. Studio e do gli esami, ma non vanno mai come vorrei, e invece immagino che, se qualcosa mi appassionasse veramente, lo studierei volentieri e otterrei buoni risultati. Mi mancano costanza e motivazione, e non so dove trovarle. Tutte le volte che entro in crisi o che boccio ad un esame, mi metto in discussione e torno a pensare al chiodo fisso di Lettere: se anche cambiassi corso e mi trasferissi a Lettere, davvero mi piacerebbe? Vale davvero la pena lasciare tutto (ambiente, amici, città nuova, ecc), per qualcosa che non conosco? Io vorrei fare il medico, non l'insegnante, eppure quelle materie non le capisco e faccio molta fatica a studiarle. Credo che la mia scelta sia tra studiare qualcosa che mi piace, ma fare per tutta la vita un lavoro che non mi rispecchia, oppure stringere i denti adesso, per i prossimi anni, per poi andare a fare un lavoro che sento mio.
Mio padre è stato contrario fin da subito alle mie scelte, benché mi abbia lasciato sempre la libertà di decidere: avrebbe preferito che scegliessi una professione sanitaria, così in tre anni avrei finito e avrei potuto iniziare subito a lavorare e ad avere un'indipendenza economica. Ma io non riesco a fare qualcosa che non mi piace. Infermiera, ostetrica, ecc. e medico sono tutte figure sanitarie, è vero, ma sono distanti anni luce dal punto di vista dei compiti, dei ruoli e delle responsabilità. Quello che mio padre cerca di dirmi, indirettamente, è: "visto che Medicina è troppo alta per il tuo livello, ti conviene abbassare l'asticella e fare qualcos'altro", ma io non sono abituata: sono sempre stata ambiziosa e determinata, mi sono sempre piaciute le cose difficili, anche se non capisco cosa mi stia succedendo adesso. Se lasciassi Medicina mi dispiacerebbe, perché mi sentirei come se mi fossi preclusa qualcosa già dall'inizio (infatti, dicono tutti che i primi due anni siano tosti, e che poi la situazione migliori, quando si iniziano a studiare le materie cliniche e chirurgiche), però, al tempo stesso, non so come continuare a dare esami, se faccio tutta questa fatica. Non capisco se sia disinteressata nei confronti di queste materie o sia semplicemente pigra e procrastinatrice, perché se mi applicassi veramente, magari sarei anche brava.
Ci sono, su Internet e sui social, molte persone che promettono di insegnare un metodo di studio o di aiutare gli studenti a superare un blocco: sarei tentata di rivolgermi a qualcuno, ma non so se e quanto siano affidabili, perché non vorrei spendere soldi inutilmente.
A breve, penso di effettuare un consulto con uno specialista nella mia zona, però, nel frattempo, ho deciso di sottoporre la situazione anche a voi, magari per ricevere qualche spunto di riflessione e punto di vista in più.
Grazie mille di aver letto.
Buona Pasqua a tutti!

Cara, grazie per la sua condivisione. Comprendere quale sia la strada migliore da intraprendere per ciascuno di noi può essere davvero tosto e a volte le risposte arrivano quando si è nel bel mezzo del cammino: a volte ci confermano che il percorso è quello che fa per noi, altre volte ci suggeriscono di cambiarlo. In entrambi i casi, le emozioni che viviamo ci danno degli indizi importanti e vale la pena soffermarcisi, cosa che mi sembra stia cercando di fare. Ciò che mi salta all'occhio è la determinazione che ha avuto nel dedicarsi a questo percorso, disposta a sentire tutta la fatica nel confrontarsi con materie che non sente facilmente accessibili, a cambiare città, se non anche ad agire libera dalle osservazioni di suo papà. Lei ha tante risorse e sono sicura che il/la professionista a cui ha deciso di rivolgersi saprà aiutarla a fare chiarezza, a mettere a fuoco ciò che è il suo desiderio e a canalizzare le energie sull'obiettivo. In bocca al lupo! Un caro saluto
Dott.ssa Francesca Loddo

Dott.ssa Francesca Loddo

Salve,
Sono una donna, ho 25 anni e scrivo per cercare di dare una risposta ad una domanda che ho in testa da molto tempo. Ho paura del tradimento, lo vedo come un qualcosa di inevitabile alla quale siamo destinati tutti prima o poi, questa convinzione mi porta ad essere molto schiva anche nelle relazioni. Non ho mai avuto una vera relazione e non la cerco, preciso che il mio modo di "evitare" gli uomini sebbene possa essere sicuramente correlato anche al mio essere cinica, di certo non è una cosa che mi fa soffrire, nel senso che sono felice così e non sento il bisogno di altro per il momento. Tuttavia, mi rendo conto che c'è un problema, sono una persona razionale che si interroga molto e riesco ad analizzare i miei comportamenti in maniera distaccata. Questa paura di essere tradita e la paura dell' abbandono è cresciuta con me, ricordo che quando ero molto piccola sognavo spesso mia madre tradire mio padre oppure che succedeva qualcosa di brutto ai miei fratelli. Ricordo che da bambina l'unica volta che vidi i miei genitori litigare io mi misi in mezzo per sedare la discussione perché temevo che uno dei due se ne andasse. Per anni ho pensato di aver avuto un trauma che non riuscivo a ricordare, ho persino pensato di aver visto da piccola qualcosa che non avrei dovuto vedere e che questo ricordo inconscio si fosse ripresentato nei sogni. Adesso che sono adulta, però, parlando anche con i miei mi rendo conto che non sarebbe mai potuto accadere una cosa simile, e che erano solo paranoie che però influenzano ancora la mia persona. I miei genitori non si sono mai comportati in maniera scorretta con noi, certo si, qualche volta hanno litigato, naturalmente sempre con rispetto, e in quale famiglia non si litiga? Insomma, ci sono tante famiglie con difficoltà, figli con genitori violenti o che sono stati abbandonati. Io sono cresciuta in una famiglia perfetta, da dove nasce questa paura? Che tipo di trauma potrebbe mai avere una bambina che è nata con l'amore di una bella famiglia che non ha mai dato segni di squilibrio? Perché mi sento così responsabile nei confronti dei miei fratelli e perché credo più nel tradimento che nell' amore?

Gentilissima, grazie per la sua condivisione. Pone degli interrogativi molto importanti che sicuramente meritano uno spazio più ampio per poter essere accolti e approfonditi. Comprendo la voglia di esplorare l'origine di questa paura, una paura che la porta ad approcciarsi in maniera "sfiduciata" alle relazioni. Mi chiedo anche se possa avere senso per lei provare ad accogliere questa paura, per poi comprendere meglio come si manifesti nel momento presente, prima ancora di comprenderne l'origine e ricollegarla alla sua storia personale. Quando facciamo spazio alle emozioni, siamo anche più predisposti ad ascoltare il "messaggio" che vogliono mandarci. E quindi poi chiedersi: Come si manifesta in me questa paura? Che forma ha? Il tradimento è una condizione che lei associa alla relazione amorosa o le è capitato di associarla ad altre relazioni, per esempio quelle d'amicizia? Che rapporto ha lei con la fiducia? E con la fiducia in sé stessa? Chiaramente questi sono solamente degli spunti riflessivi, la questione è complessa e tocca ampi temi, anche familiari, nel rapporto con i suoi genitori e con i suoi fratelli. Le mando un caro saluto e resto a disposizione. Dott.ssa Francesca Loddo

Dott.ssa Francesca Loddo
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