L’osservazione delle persone, le differenze individuali e il modo in cui ciascuno costruisce e interpreta la propria realtà, sono elementi che mi hanno suscitato una profonda curiosità e portato a trasformare questa passione in un lavoro. L’approccio che utilizzo nella mia pratica è quello della psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT), un metodo basato su evidenze scientifiche che offre strumenti concreti per affrontare la sofferenza psicologica.
Secondo la CBT, ciò che spesso ci causa disagio non è tanto la situazione in sé, quanto il modo in cui la interpretiamo: i pensieri che formuliamo di fronte agli eventi influenzano profondamente le nostre emozioni e i nostri comportamenti. Spesso, schemi di pensiero disfunzionali si ripetono, intrappolando la persona in circoli viziosi che mantengono il malessere nel tempo. La psicoterapia si propone di interrompere questi schemi, identificando e modificando i pensieri che ostacolano il benessere.
Ciò che rende il percorso terapeutico veramente efficace è la collaborazione attiva: non è solo il terapeuta a guidare, ma il paziente stesso è parte integrante del processo, esplorando con consapevolezza gli schemi di pensiero che potrebbero interferire con una vita più soddisfacente.
L’obiettivo finale è alleviare la sofferenza attuale e favorire lo sviluppo di strumenti che permettano di gestire meglio le sfide future, promuovendo una maggiore consapevolezza di sé e relazioni interpersonali più sane. È un percorso che non si limita a risolvere il problema immediato, ma che mira a creare una vita più in linea con i propri valori.
Le sedute, della durata di circa 60 minuti, si svolgono con cadenza settimanale, ma la frequenza può variare a seconda delle esigenze specifiche, adattandosi ai ritmi e ai bisogni della persona. La flessibilità è fondamentale, perché ogni percorso è unico e personale.