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Sono la Dottoressa Federica Gigli, psicologa clinica, sto conseguendo la specializzazione in Psicoterapia Cognitiva Comportamentale presso SPC. Attualmente collaboro con il CSM di Roma e svolgono sostegno psicologico e psicoterapia cognitivo comportamentale. Svolgo percorsi psicologici con adulti e giovani sia in presenza che online.
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ha risposto a 1 domande da parte di pazienti di MioDottore

Una domanda che differenza precisa c'è tra ipocondria e patofobia???mettendo da parte la tanatofobia che è la paura di morire, la tanatofobia può essere ka paura ossessiva di perdere una persona cara o amica a cui si vuole bene? Oppure questo io ho sentito che è chiamata sindrome abbandonica. Potete spiegarmi le differenze abissali tra ipocondria e patofobia? La prima è la convinzione di avere una malattia e la seconda è la paura di potersi ammalare e morire?

Una domanda interessante ed è importante fare chiarezza. Innanzitutto, la differenza tra ipocondria e patofobia è sottile, ma significativa. L’ipocondria, che oggi chiamiamo più precisamente disturbo da ansia di malattia, è caratterizzata dalla convinzione di avere già una malattia, anche in assenza di evidenze mediche. Chi ne soffre tende a concentrarsi molto sui sintomi, anche minimi o normali, e a interpretarli come segnali di una grave patologia. Nonostante le rassicurazioni mediche, l’ansia persiste o, in alcuni casi, si intensifica.
La patofobia, invece, è una paura ossessiva più rivolta al futuro: non c'è la convinzione di essere malati, ma una costante preoccupazione di potersi ammalare. È una paura che può spingere a evitare situazioni percepite come rischiose, come ambienti affollati o contatti con persone che potrebbero trasmettere malattie. In sintesi, mentre l’ipocondria è incentrata sul presente – su una malattia che si crede già di avere – la patofobia è legata alla possibilità futura di ammalarsi.
Per quanto riguarda la tanatofobia, cioè la paura della morte o di morire, è un’altra condizione che può essere correlata, ma si differenzia. In questo caso, la paura è legata all’inevitabilità della morte, che può riguardare se stessi o, talvolta, anche le persone care. È un'ansia di tipo esistenziale, che tocca temi profondi come il senso della vita e l'incapacità di controllare ciò che ci accadrà.
Se ci spostiamo però su ciò che ha descritto come ‘paura ossessiva di perdere una persona cara’, questa non rientra strettamente nella tanatofobia. Piuttosto, è più simile a ciò che viene talvolta chiamato ‘sindrome abbandonica’. Non si tratta di un termine clinico ufficiale, ma descrive un insieme di emozioni e comportamenti legati alla paura di essere abbandonati o di perdere il legame con una persona significativa. In questo caso, la paura non si concentra tanto sulla morte della persona cara, quanto sul vuoto emotivo che l’assenza di quella persona potrebbe creare. Questo tipo di ansia è spesso radicato in esperienze passate di abbandono o traumi relazionali, e porta a un forte bisogno di rassicurazione e sicurezza affettiva. Detto questo, è fondamentale sottolineare che ogni persona vive queste paure in modo unico. Per questo motivo, rivolgersi a un professionista, come uno psicologo, può essere di grande aiuto per comprendere meglio l’origine dei propri timori e identificare un percorso personalizzato. Solo attraverso un approfondimento specifico si può fare chiarezza sulla propria esperienza e trovare strategie efficaci per gestire queste ansie.
Spero di averle risposto in modo chiaro alla domanda e, naturalmente, resto a disposizione se desidera approfondire ulteriormente.

Dott.ssa Federica Gigli

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