Dott. Dario Agradi

Buongiorno. Innanzitutto voglio esprimerle la mia vicinanza in questo momento sicuramente difficile. La buona notizia è che non è affetta di una grave forma di psicosi. Aggiungo che non è la sola ad aver vissuto quello che descrive e che, quindi, non è insuperabile con un trattamento efficace, che la esorto a cominciare appena ne avrà l'opportunità.
Il mio punto di vista è che la sensazione di "irrealtà" e di non essere più se stessa che descrive è una conseguenza della sua storia d'ansia, come avrà potuto intuire anche lei. Ancora più precisamente, però, è frutto della gestione di quest'ansia e della sua sintomatologia protratta per un lungo periodo. I suoi dolori fisici e i suoi pensieri intrusivi le hanno causato molta sofferenza che ha gestito come meglio ha potuto; tuttavia queste modalità di gestione possono aver portato a fare tanti compromessi e a sacrificare diversi bisogni, abitudini e attività che, come normale che sia, la definivano, come anche quella tranquillità di base che ci permette di sentirci noi stessi al di là di un problema invalidante. Allo stesso tempo, è possibile che questi sintomi siano talmente scomodi per lei (penso per esempio al contenuto disturbante dei suoi pensieri) da portarla a sviluppare l'idea che lei non sia più se stessa in quanto avente questo tipo di problema. Un primo passo, che invito poi ad approfondire con un percorso specialistico, è quello di de-identificarsi con questi. Lei non è la sua malattia, la sua sofferenza, né tantomeno i suoi pensieri intrusivi, piuttosto direi che lei è ostacolata nell'essere veramente se stessa da questi al momento presente. Il mio augurio è che lei possa tornare a sentirsi protagonista molto presto. Un caro saluto.