Dott.ssa
Cinzia Pirazzini
Psicologo,
Psicoterapeuta
Psicologo clinico
Altro
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Esperienze
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- Psicologia clinica
- Psicoterapia
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- Psicologia cognitiva
- Psicologia dell'età evolutiva
- Psiconcologia
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MVN
Mi sono trovato subito bene durante il colloquio conoscitivo, pareva mi conoscesse da molto tempo. Molto paziente, ha cercato di mettermi a mio agio sin dal primo giorno. Trattato con EMDR con successo, consigliata.
DA
Gentilissima ed accogliente. Consigliatissima abbiamo affrontato i miei problemi in modo professionale e informale. Mi ha spiegato perfettamente il percorso che avrei intrapreso.
Marino
In un momento emotivamente difficile, ha saputo ascoltare, consigliarmi, cosi riuscire a rimettermi in Piedimonte
D.S.
Dott.ssa trovata sul sito di mio Dottore, mi è piaciuta subito. Molto accogliente, non mi sono sentita giudicata come in altre situazioni. Abbiamo analizzato il problema e scelto insieme il percorso da intraprendere, senza sforzarmi a fare cose per le quali non mi sentivo pronta. Ad oggi, dopo solo alcuni mesi mi sento rinata e ottimista.
PB
Dopo diversi terapeuti finalmente chi mi comprende. Con la dott.ssa è facile aprirsi, accogliente, in breve tempo ha capito di cosa avevo bisogno. La strada da percorrere è ancora lunga, ma un passo alla volta si arriverà a destinazione. Alcune pratiche terapeutiche hanno funzionato alla grande, non pensavo.
A.F.
Mi trovavo in un momento difficile della mia vita, con problemi d'affetto e di lavoro. Con poche sedute ho ritrovato la voglia di fare e lo slancio per uscire da una situazione difficile. Non pensavo di averne la forza, ma la Dott.ssa mi ha fatto vedere doti che ignoravo di avere. Consiglio di provare a sentirla il suo approccio mi ha aiutato a ripartire. Grazie ancora
FE
Non pensavo potesse aiutarmi. Ammetto di essere partita scettica, ma la Dott.ssa mi ha messo subito a mio agio. Gentile ed accogliente, semplice nei modi è stata esaustiva sul percorso da intraprendere. Mi sono sentita subito capita e non giudicata. grazie ancora
Risposte ai pazienti
ha risposto a 13 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, mi sono ridotta a scrivervi perché sto vivendo un momento molto difficile e non so come gestire ciò che provo.
Soffro di un disturbo del comportamento alimentare e sono seguita da una psicologa da tempo. Recentemente, la dottoressa ha preparato una relazione clinica destinata agli psichiatri che mi seguono. Quando me l’ha letta, mi sono sentita devastata: il modo in cui mi ha descritta mi è sembrato freddo, distante e poco rispettoso della complessità di ciò che provo. Alcuni dettagli estremamente intimi – inclusi aspetti della mia vita personale che non credo abbiano attinenza con il mio DCA – sono stati inclusi senza alcuna delicatezza, e questo mi ha fatto sentire esposta e travisata. Lavoro con le parole, so come si usano, comprendo razionalmente che è un testo redatto per fini clinici, allo stesso tempo quell'enumerazione asettica delle mie mancanze depauperate dallo sforzo sovrumano che ho dovuto fare, ad oltre 30 anni, per portarle lì è stato un frontale terrificante.
Ho chiesto di poter avere copia della relazione, per rifletterci con calma e prepararmi ad affrontare il confronto con gli psichiatri, sempre perché sono un'adulta che vorrebbe presentarsi al mondo con un po" di grazia e credibilità e non essere vista o descritta come un cucciolo di panda, ma lei si è rifiutata di darmela, sostenendo che fosse “per la mia tutela”, mostrandomi ancora una volta di attenersi di certo aglii studi che deve aver svolto scrupolosamente, ma tralasciando il rapporto umano e una conoscenza di me che, con ogni evidenza, non ha. Da tre giorni non faccio altro che piangere e vomitare. Gli attacchi di panico sono continui, e mi sento completamente sola, senza nessuno con cui parlare di ciò che sto provando (non ho un confidente vero da quando ho memoria). Nemmeno con lei: non risponde ai miei messaggi, e, pur capendo il confine professionale, mi sento "ghostata" in un momento in cui avrei un bisogno disperato di supporto.
Non voglio apparire agli psichiatri come lei mi ha descritta in quella relazione, ma al tempo stesso non riesco a trovare le forze per affrontare questa situazione, non vorrei ritirarmi dal progetto di cura, ma sento di doverlo fare per non umiliarmi di fronte agli psichiatri che mi hanno già presentato la prossima visita come un esame di sbattamento. Ogni giorno è sempre più pesante, e mi sembra di non avere strumenti per gestire il dolore, la rabbia e la solitudine che mi stanno schiacciando. Ho preso anche più farmaci del dovuto, una cosa che tendo a fare e che confidato alla dottoressa, che ha sbattuto nella relazione senza alcun tatto, mettendomi alla berlina di fronte ai miei curanti. Come mi posso comportare con la mia psicologa? Lei non fa un passo, perché devo fare sempre tutto io? E con gli psichiatri del progetto dca?
Gentilissima Utente, quanta sofferenza traspare dalla Sua richiesta. Ed è sempre molto difficile riuscire a supportarvi come si vorrebbe, non conoscendo la Vostra storia. Dispiace anche per la rottura del rapporto con la sua terapeuta. La Sua apprensione nell’essere "presentata" ad un team di cura in una modalità che non sente consona alla sua persona è più che comprensibile, ma, si ricordi che si tratta di professionisti e, pertanto, non si fermeranno ad una semplice relazione scritta, bensì andranno ben oltre per comprendere appieno chi è Lei, le sue difficoltà e fragilità, ma anche le sue qualità e, soprattutto, risorse. E dal suo scritto di queste ultime ne emergono molte, quindi, riacquisti fiducia in sé stessa, si ricordi di tutte quelle prove che sicuramente ha già affrontato e superato! Le auguro di poter trovare un’équipe che l’accolga e la sappia sostenere nel SUO progetto. Cordialmente. Dott.ssa Pirazzini
Aiutatemi, non so più a chi rivolgermi, mia figlia di 29 anni non vuole più continuare a vivere, anche se segue una terapia farmacologica.
Ha alle spalle 4 anni di psicodinamoca
2 anni di gestalt
1 di sistemico relazionale
1 tcc
Aveva iniziato anni fa di sua spontanea volontà per una forte ansia sociale che somatizzava (sudorazioni fredde, meteorismo, nausea, tremori, forte paura), anche la scelta di iniziare una cura farmacologica è stata la sua nel 2016.
Tutte le psicoterapie che ha fatto falliscono perchè lei ha troppa paura di affrontare le sue paure (amici, auto, lavoro ecc.) E quindi il terapeuta finisce per arrendersi perchè testuali parole "Sua figlia non è aderente alla terapia". Lei dall'età di 14 anni pensa al suicidio, (per tutto il percorso scolastico ha subito bullismo, argomento analizzato più volte in terapia) quindi non è più un periodo di depressione, è uno stato di malessere che perdura da anni. Di diagnosi ne abbiamo ricevute tante: disturbo evitante della personalità, tratti borderline, disturbo bipolare....
Lei dice di non voler più vivere perchè non è fatta per questo mondo, nel senso che non viene accettata con le sue paure.
A volte ho come visto la stessa confusione presente negli occhi di mia figlia, negli occhi dei curanti....
Ne abbiamo sentite di ogni, ma voi da genitori a chi chiedereste aiuto?
Perchè è questo che chiedo adesso: umanità, non più un caso clinico numero X.
Gentile genitore,
capisco profondamente le vostre preoccupazioni e il dolore che state affrontando. La situazione di vostra figlia è complessa e richiede un approccio attento e umano. Di norma non sono così diretta, ma mi chiedo se abbiate mai sentito parlare della Schema Therapy: tale approccio si fonda sull'idea che gran parte dei nostri problemi emotivi affonda le radici in schemi di pensiero e comportamenti sviluppati nell'infanzia, spesso influenzati da esperienze traumatiche o relazioni disfunzionali.
Vi propongo alcuni punti che potrebbero risultare utili:
Valutazione degli schemi: È fondamentale riconoscere gli schemi maladattivi che possono contribuire al malessere di vostra figlia. Questi schemi possono manifestarsi attraverso sensazioni di abbandono, impotenza o rifiuto, influenzando il suo modo di relazionarsi con gli altri.
Relazione terapeutica: La Schema Therapy sottolinea l'importanza di una relazione terapeutica sicura e di sostegno. Un terapeuta esperto potrà collaborare con vostra figlia per costruire un legame di fiducia, indispensabile per affrontare le sue paure e le emozioni difficili.
Affrontare le paure: Piuttosto che forzarla ad affrontare le sue paure in modo diretto, la Schema Therapy promuove un approccio graduale e compassionevole. Potrebbe essere utile lavorare per piccoli passi, aiutando vostra figlia a sviluppare fiducia e resilienza nel tempo.
Supporto emotivo: È cruciale che vostra figlia percepisca un supporto emotivo sia dalla famiglia che dal terapeuta. Validare le sue esperienze e le sue emozioni può contribuire a creare un ambiente sicuro dove possa esplorare i suoi sentimenti.
Coinvolgimento della famiglia: Talvolta, è utile coinvolgere la famiglia nel processo terapeutico. La Schema Therapy può prevedere sessioni familiari per affrontare dinamiche relazionali e promuovere la comprensione reciproca.
Sostenere la sua autonomia: È essenziale rispettare il desiderio di vostra figlia di avere voce in capitolo nel proprio percorso di cura. La sua volontà di partecipare alla terapia e di affrontare le sue paure rappresenta un passo significativo, anche se può sembrare difficile.
Infine, è importante che voi, come genitori, vi prendiate cura di voi stessi durante questo percorso. Potrebbe essere utile cercare supporto per gestire lo stress e le emozioni che derivano da questa situazione.
Non siete soli in questo viaggio; ci sono professionisti e risorse disponibili per supportare tanto voi quanto vostra figlia. La strada può essere lunga e impegnativa, ma ci sono opportunità di miglioramento e di costruzione di una vita più soddisfacente.
Con il massimo rispetto e supporto,
Dott.ssa Pirazzini
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