L’allattamento al seno: come aumentare la produzione di latte materno
Esperto Maria Ersilia Armeni • Pediatria • 11 ottobre 2016 • Commenti:
Una delle preoccupazioni ataviche delle mamme in attesa o che già che allattano al seno è di non “avere” abbastanza latte per il proprio neonato, e ancora di più se i neonati sono dei gemelli. Il timore oggigiorno è legato alla conoscenza – le mamme sono molto informate - di meccanismi fisiologici di “produzione” che potrebbero incepparsi per una serie di motivi, ma anche al massiccio utilizzo del latte artificiale che sembra confermare come il latte materno sia carente molto più spesso di quanto la naturalità dell’evento dovrebbe comportare.
Molte volte la preoccupazione è solo un’impressione, smentita qualora il controllo della crescita del piccolo risulti nei limiti della norma, altre volte è effettivamente dettata da una condizione reale. Vediamo come si crea il latte materno e come si può ovviare alla sua eventuale carenza.
Come si produce il latte materno
Il latte si forma come risposta al meccanismo della “domanda-offerta”.
Mentre dalla scienza veterinaria apprendiamo che la produzione di latte nelle mucche dipende dalla quantità e qualità del foraggio, negli esseri umani la quantità e qualità degli alimenti della nutrice devono essere estremamente scarsi prima di assistere a una reale penuria di latte, come non se ne vede se non nei Paesi in via di sviluppo.
Ciò che fa latte nelle donne è la richiesta di un bambino sano e normalmente affamato; se il bambino è debole, prematuro o malato, o semplicemente fa pause troppo lunghe fra una poppata e l’altra, la richiesta di latte sarà sottostimata da parte delle ghiandole mammarie, che si metteranno in fase di riposo.
L’organismo umano è davvero efficiente poiché produce latte col minimo dispendio calorico, in altre parole tende a … risparmiare.
Durante le prime 6 settimane circa d’allattamento le ghiandole mammarie si tarano o “calibrano” sull’esigenza di quel bambino, di quel sesso, di quella età gestazionale, di quel peso-nascita (raddoppiando per due in caso di gemelli).
Tuttavia, è fondamentale che durante tale periodo il bambino abbia libero accesso al seno, senza restrizioni d’orario e durata delle poppate, né di giorno né di notte, senza oggetti che interferiscano con i suoi bisogni alimentari come il succhiotto. Alla fine delle sei settimane si raggiunge di solito l’apice della produzione di latte materno, che aumenterà di poco nei 5-6 mesi successivi, mentre il bambino continuerà a crescere. Nel primo mese il bambino può andare al seno 8-12 volte nelle 24 ore, se lo desidera, a patto che si attacchi efficacemente e senza causare fastidio o dolore.
Attacco e posizionamento al seno durante l'allattamento
Fino a qualche anno fa attacco e posizionamento al seno erano un vero e proprio “mantra”: bisognava guidare, pilotare e “direzionare” il bambino nel modo giusto e solo quello!
E’ pur vero che se il piccolo, non viziato dall’uso di biberon e succhiotti, apre bene la bocca e ingloba con la lingua “a grondaia” la porzione inferiore dell’areola oltre che il capezzolo, tirerà il latte di cui ha bisogno, in altre parole lo produrrà.
Ora però si tende a far appoggiare il piccolo prono sul corpo della madre inclinato all’indietro a circa 45°. In tal modo con l’aiuto dei suoi riflessi corporei innati, si attaccherà al seno da sé, col minimo aiuto della madre. Lei semplicemente si metterà comoda e farà in modo che il bambino stia comodo. Questa posizione vale alla nascita come nei giorni e mesi successivi. In alcune donne inizialmente l’attacco al seno potrebbe arrecare un fastidio che in breve andrà ad attenuarsi e scomparire. Se invece va aumentando e diventa una vera e propria irritazione, siamo di fronte a un campanello d’allarme. Il dolore, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi va ad associarsi alla diminuzione del latte.
Ancora maggiore è il dolore in presenza di ragadi, cioè abrasioni o taglietti cutanei.
Le ragadi non sono causate da una cute troppo delicata o da una suzione del bambino troppo avida, come comunemente si crede ma, appunto, dal cattivo attacco.
Creme, lozioni, pomate cortisoniche o antibiotiche o antinfiammatorie vanno usate solo e semmai dopo diagnosi e correzione della causa del cattivo attacco.
Solitamente, anche se non sempre, in presenza di ragadi si ha poco latte a causa dell’ipoproduzione materna dell’ossitocina, l’ormone responsabile dell’emissione di latte da parte dei dotti lattiferi della ghiandola mammaria. Inoltre, il dolore impedisce alla mamma di portare il bambino al seno tutte le volte che lui lo vuole e le scarse poppate sono un’altra causa delle scarse quantità di latte globalmente assunto dal bambino nelle 24 ore.
In sintesi, il latte diminuisce perché il piccolo:
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poppa poche volte;
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è attaccato male con la bocca o ha una lingua che non si allunga a sufficienza;
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è posizionato male con il corpo e di conseguenza con la bocca.
Come verificare se un bambino assume latte a sufficienza?
Per sapere se il vostro bambino assume una quantità adeguata di latte materno, occorre che il piccolo:
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faccia pipì chiare e inodore a partire dal terzo-quarto giorno di vita, sempre più frequenti fino a produrre sei pannolini pesanti dal sesto giorno in poi;
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faccia popò color giallo oro, o senape, liquida o grumosa a partire dal quarto giorno in poi (prima ci sono feci miste a meconio), in numero di sei o più a partire dal sesto giorno e per il primo mese di vita. In seguito evacuerà una volta il giorno o anche meno;
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dalla fine del calo fisiologico, quindi idealmente dal quarto giorno di vita, cresca seguendo approssimativamente le curve di crescita OMS 1 in cui il suo peso nascita lo collocano (che saranno i famosi 125 g a settimana per i bambini con peso nascita di Kg 2.5, di più per i bambini di peso maggiore ), nei primi sei mesi di vita circa. Non occorre fare la doppia pesata: è imprecisa, porta via tempo, dà solo idea della variabilità delle poppate.
Inoltre la mamma deve sapere che se un bambino piange troppo o è irrequieto, ma si attacca spesso e bene e cresce a sufficienza, i motivi del pianto vanno cercati altrove e se dorme oltre le quattro ore (quindi non poppa più di 5-6 volte al dì, ma cresce) non va svegliato. Se invece il bambino non cresce, va svegliato.
In conclusione, il latte materno aumenterà:
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accrescendo il numero di poppate;
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posizionando adeguatamente il corpo del bambino su quello della madre;
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favorendo poppate efficaci e non dolorose. In assenza di queste si dovrà applicare un tiralatte meccanico, che farà le veci del bambino.
Il latte tirato sarà fornito al bambino al posto del latte artificiale, il cui uso sarà così limitato ai soli casi eccezionali di impossibilità a produrre/aumentare la disponibilità di latte, appannaggio del 95% delle donne.
Riferimenti bibliografici: