Esperienze
La psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) è una metodica scientificamente valida che aiuta a comprendere come i pensieri influenzino le emozioni e i comportamenti. Utilizzando la CBT, è possibile lavorare in modo pratico e diretto sui problemi, fornendo strumenti concreti per gestire le difficoltà psicologiche. Questo approccio consente di sviluppare nuove strategie per affrontare le sfide quotidiane e promuove un cambiamento duraturo. Ho pubblicato diversi studi, contribuendo attivamente alla ricerca e alla pratica nel mio campo.
Ho maturato una significativa esperienza nel trattare pazienti oncologici e le loro famiglie, affrontando le complesse dinamiche emotive e psicologiche che emergono in queste situazioni difficili. Credo fermamente nel diritto di ogni individuo a vivere una vita piena e soddisfacente. Con un approccio terapeutico personalizzato, mi impegno a rispondere alle esigenze specifiche di ogni persona.
Esperto in:
- Psicologia clinica
- Psicodiagnostica
- Psicologia cognitiva
- Psicologia della salute
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Punteggio generale
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Sabri
Dopo che mi sono separata, mi è toccato fare tutto da sola: figli, genitori anziani, casa... non ce la facevo più, ero sempre stanca e stressata. Alla fine ho deciso di provare ad andare da uno psicologo e ho cercato su MioDottore…É stato subito bravissimo, simpaticissimo e mi ha fatto sentire a mio agio. Adesso riesco a organizzarmi meglio e sto più tranquilla. lo consiglio
Micol
Sono sola da quando mia sorella si è sposata e si è trasferita in un'altra città, e i nostri genitori non ci sono più… Mi sento tesa e giù, lavoro da ingegnere e i ritmi non aiutano. Così ho deciso di contattare il dottore. È davvero empatico e professionale, mi sono subito sentita a mio agio. Consigliatissimo
Tortona M.
Non faccio altro che compatirmi, piangermi addosso e disperarmi da quando la mia ragazza mi ha lasciato. Non esco più di casa, ho paura, oggi ho scoperto che si tratta di ansia. Abbiamo consultato il dott Boggero guidati dalle risposte che da sul forum di Mio Dottore perché spesso alcune corrispondevano alla mia situazione.
Sono riuscito ad andare nel suo studio (prima volta per me)… non me ne pento, mi sono sentito davvero accolto e capito, finalmente so che quello che sento ha un nome e si può affrontare
Davide
Non solo mi ha fatto sentire subito a mio agio, ma è stato anche molto disponibile a cambiare l'impostazione delle sedute affinché potessi trarre il meglio da questo percorso. Consigliatissimo.
V. Fe.
Avevo paura a uscire di casa perché la gente mi metteva ansia…
Da quando ho iniziato il percorso con il Dottore é come se avessi iniziato a respirare uscendo poco alla volta fin dai primi colloqui
Non posso che ringraziare immensamente
Ci vedremo nel suo studio!
Jacopo
Mio padre é così ansioso che non ne posso più, per qualunque cosa anche futile va in crisi e non ha senso ridursi così
Non so come gestire la cosa
Così abbiamo deciso di andare insieme in terapia
Il dott Boggero é paziente e sa quello che fa infatti stiamo migliorando comunicazione e rapporto
S. N.
Sono uno studente universitario.
Quando preparo un esame sono molto ansioso da stare terribilmente male così mi va sempre tutto a rotoli.
Ho conosciuto il dott Boggero all'universitá presentatomi dal mio prof
Mi ha colpito molto la sua preparazione alle mie domande, la sua sensibiltá e gentilezza
Così ho decido di andarlo a trovare nel suo studio (molto accogliente) per iniziare un percorso.
Sto iniziando a capire come gestire le mie emozioni e a dare il giusto valore alle cose che faccio, mi sento sollevato e meno ansioso e sotto pressione
Grazie dottore!
B. L.
Ho diversi problemi che vorrei affrontare da diverso tempo e ora ho preso la decisione. Sono contento di aver incontrato il Dottore perché mi sto trovando molto bene, mi mette a mio agio, riordina e da un senso ai miei pensieri, mi da tanti spunti. Professionale, preparato e simpatico!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 856 domande da parte di pazienti di MioDottore
Buongiorno dottoresse e dottori.
Vorrei dare soddisfazione a una semplice curiosità, che però mi fa stare male.
Nel 2020 ricevo la diagnosi di sospetto tumore alla vescica. La mia urologa mi opera e segue tutte le procedure. Tutto sembra andare per il meglio.
Dopo quasi cinque anni, mi dice che devo operarmi alla prostata perchè comunque sia, la vescica è in sofferenza. Per me ok, non sopporto gli alfalitici che mi fanno stare da cani, anzi peggio...
Vengo a sapere che dovrò sottopormi prima a ecografia prostatica transerettale. E qui...
Allora, all'inizio, provavo lo stesso imbarazzo di tutti, quando mi visitavano le parti intime. Poi ci ho fatto l'abitudine e non mi importava più di tanto. Poi adesso, dopo che per un certo periodo ogni dieci-dodici giorni ho dovuto per anni esporre le mie parti intime a estranei, sono disturbato. Sono stanco del fatto che la mia intimità sia continuamente violata. O fatto recentemente l'ennesima cistoscopia, con una decina di persone che assisteva, tra medici infermiere e allieve infermiere... e studentesse di Medicina.
Così anche l'idea di esporre per l'ennesima volta le mie pudenda, per giunta di dietro questa volta, mi9 dà un fastidio enorme! Come affrontare la cosa?
Buongiorno, posso immaginare il suo disagio e il senso di invasione della propria intimità che sta provando. Affrontare controlli e procedure mediche ripetute nel tempo, specialmente quando coinvolgono parti del corpo che culturalmente e personalmente associamo alla sfera privata, può generare un senso di vulnerabilità e sopraffazione, che nel tempo può diventare sempre più difficile da tollerare. La sua reazione è del tutto comprensibile, soprattutto considerando che ha già vissuto anni di esami e interventi. Il fatto che inizialmente fosse riuscito ad abituarsi e ora, invece, senta un aumento del disagio suggerisce che il problema non sia semplicemente l’esposizione in sé, ma piuttosto il carico emotivo che si è accumulato nel tempo. Quando si affrontano esperienze mediche invasive in modo ripetuto, può accadere che il nostro sistema emotivo inizi a percepirle non più solo come procedure necessarie, ma come veri e propri eventi stressanti, quasi traumatici. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, potrebbe essere utile esplorare quali pensieri accompagnano il suo disagio. Quando pensa alla prossima ecografia prostatica, quali immagini o sensazioni le vengono in mente? È più il fastidio fisico, il timore del giudizio degli altri, o la sensazione di non avere più controllo sulla sua intimità? Identificare il pensiero che genera il maggior malessere è fondamentale, perché le permetterà di affrontarlo in modo più efficace. Un aspetto importante da considerare è il senso di perdita di controllo. Quando il corpo diventa oggetto di continue indagini, può insorgere un senso di impotenza, come se non fosse più qualcosa di “proprio” ma qualcosa che appartiene ai medici, agli esami, alle procedure. Questa sensazione può amplificare la percezione di disagio. Un approccio utile potrebbe essere quello di recuperare una forma di controllo sulla situazione. Ad esempio, potrebbe provare a parlare con il medico che eseguirà l’ecografia e spiegare il suo vissuto. Anche semplicemente chiedere chi sarà presente durante l’esame o concordare alcuni momenti in cui potrà prendersi qualche secondo per respirare profondamente può aiutarla a sentirsi meno in balia degli eventi. Dal punto di vista pratico, tecniche di rilassamento come la respirazione diaframmatica o il rilassamento muscolare progressivo potrebbero aiutarla a ridurre la tensione fisica e psicologica legata all’esame. Anche una ristrutturazione cognitiva potrebbe essere utile: quando sente il disagio emergere, provi a chiedersi se il pensiero che sta facendo è realmente utile o se potrebbe essere sostituito con un pensiero più funzionale. Ad esempio, invece di concentrarsi sul senso di esposizione, potrebbe provare a ricordarsi che ogni persona presente ha un ruolo medico e che il loro unico obiettivo è aiutarlo. Non è semplice, ma con un po’ di pratica può diventare un meccanismo più naturale. Se il disagio dovesse diventare sempre più intenso, tanto da generare una vera e propria resistenza ad affrontare gli esami, un breve percorso di supporto psicologico potrebbe aiutarla a gestire queste emozioni e trovare strategie personalizzate per affrontare la situazione senza che diventi una fonte di sofferenza costante. Il fatto che stia cercando un modo per gestire questa difficoltà è già un segnale positivo: significa che vuole affrontarla in modo attivo, senza farsi sopraffare. Questa è la direzione giusta. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
Buona sera, scrivo perché non riesco a superare la paranoia dopo che ho scoperto dei messaggi da parte del mio ragazzo ad altre donne.
Ci provo con tutta me stessa a restare calma cercando di non fare polemiche inutili anche perché non ho prove concrete, però a parer mio una persona che ha scritto a più donne, una delle quali mia amica dove le faceva complimenti chiedendole di uscire con foto annessa (foto particolare)diciamo così.
Le sue giustificazioni sono state che lui ha fatto determinate cose solo nel momento in cui faceva uso di droghe a mia insaputa.
Ma sinceramente non mi fido più, non riesco, nonostante ci sia stato un periodo dove letteralmente lo stressavo di chiamate e rispondeva sempre e non usciva oltre le ore di lavoro, quindi in un certo senso, mi ha dimostrato così di non avermi tradito fisicamente, ma solo per chat.
Io non mi fido più, e lui invece di rassicurarmi ogni volta che dico qualcosa o mi faccio prendere dal panico con queste paranoie lui mi grida addosso.
Buonasera, posso immaginare quanto questa situazione possa essere dolorosa e destabilizzante per lei. Scoprire messaggi come quelli che ha trovato ha minato la sua fiducia, e il fatto che il suo ragazzo non reagisca con comprensione ma con rabbia probabilmente sta amplificando la sua sensazione di insicurezza e solitudine in questo momento. Dal punto di vista cognitivo-comportamentale, il suo stato d’animo è assolutamente comprensibile: quando la fiducia viene compromessa, il nostro cervello entra in uno stato di ipervigilanza, portandoci a monitorare costantemente segnali di pericolo per evitare di soffrire di nuovo. Questa risposta è normale, ma può diventare estenuante e portare a un circolo vizioso: più si cerca di ottenere rassicurazioni, più il bisogno di conferme cresce, e più la paura e il dubbio si alimentano. Ciò che rende la situazione ancora più complessa è il comportamento del suo ragazzo. Se da un lato lui ha cercato di dimostrarle, attraverso la sua disponibilità, che non ha avuto un tradimento fisico, dall’altro il suo modo di rispondere alle sue paure (con rabbia invece che con comprensione) non le sta permettendo di ricostruire la fiducia. E qui emerge un punto cruciale: la fiducia non si ricostruisce con la sorveglianza o con il controllo, ma con una comunicazione aperta e rispettosa. Il fatto che lui alzi la voce quando lei esprime il suo disagio rischia di farla sentire sbagliata per il semplice fatto di provare emozioni che, invece, sono del tutto legittime. Un aspetto che potrebbe aiutarla è lavorare sui pensieri che la portano alla "paranoia". Quando il panico emerge, quali sono le frasi che si ripete? Ad esempio, potrebbe pensare: "Non posso fidarmi, mi tradirà di nuovo" oppure "Se abbasso la guardia, verrò ferita". Sono pensieri automatici, e il problema è che più li ripetiamo, più diventano una convinzione. Sarebbe utile provare a mettere in discussione queste idee chiedendosi: "Cosa mi dice che questo accadrà di nuovo? Quali prove ho davvero? Ci sono altri modi di vedere la situazione?". Non si tratta di negare le sue emozioni, ma di aiutarla a ridurre l’intensità dell’ansia che sta vivendo. Un altro punto importante riguarda il suo benessere emotivo. Indipendentemente da lui, si sente rispettata in questa relazione? Si sente ascoltata? Se la risposta è no, allora forse la domanda non è solo su come smettere di avere paranoia, ma anche su cosa desidera davvero da questa relazione e se il suo ragazzo è in grado di offrirglielo. Sarebbe utile provare a comunicare con lui in un momento di calma, spiegandogli che le sue reazioni la fanno sentire ancora più sola e che avrebbe bisogno di essere rassicurata, non di essere rimproverata. Se lui è realmente interessato a ricostruire la fiducia, dovrebbe essere disposto a venirle incontro. Se invece continuerà a minimizzare il suo disagio, sarà importante per lei valutare quanto questa relazione le stia realmente dando ciò di cui ha bisogno. Il fatto che lei stia cercando una soluzione dimostra quanto tenga a questa relazione e quanto voglia gestire le sue emozioni in modo sano. Ma la fiducia, per esistere, ha bisogno di rispetto e di sicurezza reciproca. Cari saluti, Dott. Andrea Boggero
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