Dott.ssa
Viviana Onorato
Psicologo,
Psicologo clinico
Psicoterapeuta
Altro
Napoli 1 indirizzo
Esperienze
Mi occupo di percorsi di psicoterapia individuale con adulti (dai 18 anni in poi). Il percorso individuale ha lo scopo di aiutare la persona a:
- affrontare una situazione di crisi (es. stress, difficoltà relazionali, problematiche personali);
- comprendere ciò che sta accadendo e riattivare le proprie risorse per fronteggiare la problematica;
- ritrovare il proprio equilibrio psichico.
Ogni persona è portatrice di una propria complessità - ferite, dolori, ma anche potenzialità inespresse - su cui lavoreremo all'interno di un percorso individuale.
Altre aree:
- psicopatologia adulti;
- supporto alle donne vittima di violenza;
- percorsi di elaborazione di malattie croniche.
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19 recensioni
Punteggio generale
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Raffaele
La Dott.ssa Onorato è estremamente empatica, professionale e puntuale.
Riesce a mettermi a mio agio ed è capace di smorzare le empasses del mio percorso psicoterapeutico.
Grazie ancora Dott.ssa!
M.
La psicoterapia sta andando molto bene, dopo circa 3 mesi vedo già dei miglioramenti. Non avevo mai fatto una psicoterapia in passato, ma subito la dottoressa mette a proprio agio nel parlare di sé stessi.
La psicoterapia continuerà ma intanto ne sento già i frutti e questo per me era un requisito fondamentale nella scelta del terapeuta. Cosa altro dire...empatia, professionalità, puntualità.
E. D.
Mi sento molto soddisfatta del percorso con la dottoressa, ho trovato un nuovo modo di comprendere alcune esperienze della mia vita. La dottoressa è molto accogliente e ti accompagna passo passo nell'affrontare la problematica.
Molto consigliata.
Brunella Bencivenga
Ho atteso circa 6 mesi per poter scrivere una recensione, in modo da dare un contributo valido.
La dottoressa è la mia prima terapeuta, è molto dolce, accogliente, professionale e competente.
Insieme stiamo facendo un bel percorso.
La consiglio vivamente!
Marco
Era la mia prima esperienza e devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso! Avevo pregiudizi su queste sedute e la terapia in generale ma ora ho cambiato idea! Sento che la dottoressa potrà aiutarmi.
MM
Ho iniziato da poco un percorso con la dottoressa, non so dove mi porterà, ma mi sento sostenuta, guidata e allo stesso tempo libera di esprimermi, di essere me stessa, nonostante sia per me molto difficile farlo.
Ho un ansia validante che mi corazza nel mondo, sento che lo dottoressa mi sta aiutando a farne sempre più a meno.
La ringrazio immensamente per questo.
Risposte ai pazienti
ha risposto a 45 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, mia figlia di 24 anni va dalla psicologa da quasi 6 anni e purtroppo l’impressione mia e di mia moglie è che le cose tendano a peggIorare.
Abbiamo provato a contattarla in diverse occasioni per manifestare le nostre preoccupazioni e perplessità ma, probabilmente in modo deontologicamente corretto, siamo stati “murati” e ci è stato semplicemente consigliato di ricorrere a nostra volta all’aiuto di una psicologa, cosa che infatti facciamo da quasi tre anni.
Abbiamo fatto diversi progressi, nel capire che tipo di problematiche deve affrontare nostra figlia e nell’adottare un atteggiamento di ascolto e disponibilità nei suoi confronti ma nonostante tutto questo le sue difficoltà e le crisi che le impediscono di vivere una vita degna di essere vissuta, nonostante le sue indubbie doti, vanno progressivamente ad aumentare di frequenza e intensità al punto che da più di un anno è passata a due sedute alla settimana.
Ci sentiamo impotenti e vicini al limite di rottura ma il rapporto di “dipendenza” di nostra figlia da una terapia che non riesce a “sbloccarla” impedisce anche di proporle altri approcci, anche in aggiunta a quello che non la sta facendo progredire e che sta rendendo la nostra famiglia profondamente infelice e “a rischio”
Cosa possiamo fare dí realmente utile?
Salve. Come ha scritto, la psicologa si sta muovendo in modo deontologicamente corretto: dal momento che sua figlia è maggiorenne, la collega è tenuta a non avere contatti né rivelare nulla della propria paziente, a meno che non sia la paziente (sua figlia) a farne richiesta.
Vostra figlia è a conoscenza del desiderio suo e di sua moglie di avere un confronto con la psicologa? Cosa ne pensa? Sua figlia ha mai proposto un incontro alla sua psicologa? Se sì o no, perché?
Un piccolo accorgimento per quanto riguarda la questione della relazione, che descrive come di dipendenza ma sostanzialmente infruttuosa. È possibile che sua figlia ne abbia tutt’altra visione ed è probabile che questo tipo di considerazioni (la “dipendenza”, lo “sbloccare” la quotidianità di sua figlia) possano farla sentire giudicata o punta nel vivo, così da allontanare ancora di più la possibilità di un confronto.
Tra le – purtroppo – poche cose potete fare in questa situazione come genitori, una delle più utili è quella di comunicare al meglio con vostra figlia. E in questo il percorso che lei e sua moglie avete a vostra volta intrapreso è fondamentale.
Cordialmente,
dott.ssa Onorato
Salve , mi trovo a gestire una situazione familiare veramente pesante e alla quale non riesco a trovare nessuna soluzione. Ho lasciato il padre di mio figlio che adesso ha 3 anni circa un anno fa, non eravamo sposati ma convivevamo. L ho lasciato perché non avevo più la forza di stare con lui, mi faceva stare troppo male, mi ha causato un Bell esaurimento nervoso con problemi anche fisici, non riuscivo più né a mangiare né a dormire. In seguito grazie ad un terapeuta ho avuto modo di rendermi conto che la nostra era una relazione tossica, tra noi c è un incastro perfetto , lui è una persona fortemente immatura, invischiatissimo con la famiglia d origine in particolare modo con la madre, (anche sua madre mi ha succhiato l anima durante tutta la nostra relazione standomi addosso come una piovra, inondandomi di una marea di attenzioni, regali , consigli non richiesti, invasioni nelle decisioni importanti della vita familiare e del bambino). Credo che quest' uomo abbia trovato in me un altra madre che si prendesse cura di lui e che colmasse il suo enorme vuoto affettivo, sin dall inizio della nostra relazione si è aggrappato a me con tutte le sue forze, nutrendosi di me e di tutte le mie energie, sono diventata il suo centro, una volta conosciuta me non aveva più tanta voglia di frequentare gli amici, voleva stare sempre con me, appiccicato. Inoltre sia lui che la sua famiglia sono di un ignoranza paurosa, mentalità chiusa e retrograda nonché razzisti. Tra noi non c'è mai stato un vero scambio emotivo da persone adulte, nessun dialogo appagante e costruttivo, solo cene, pranzi, regali a casa di sua madre, tutto basato sull esteriorità e nessuna sostanza, mi sentivo risucchiata, in una gabbia dorata , lui non sopportava tra l altro i miei amici, non l ha mai ammesso ma voleva anche allontanarmi dalla mia famiglia ed era estremamente geloso. in breve ho perso me stessa .Io dal canto mio ho anch'io i miei problemi, sono sempre stata non esattamente felice, non ero mai riuscita ad avere una relazione appagante con un uomo, (io e lui ci siamo conosciuti a 40 anni). Son caduta tra le sue braccia perché prima di allora non ero, mai stata "voluta" desiderata così fortemente. Quando l ho lasciato sono stata costretta a chiedere aiuto ai miei genitori che aimé vivevano in altra regione perché ero disoccupata senza un centesimo e con un bambino piccolo da accudire, lui quando l ho lasciato si è rifiutato di collaborare magari solo per il bene del bambino lasciandomi addirittura senza casa. Ho dovuto fare il sacrificio di tornare nella mia regione d origine dopo ben 15 anni dove comunque ho trovato delle condizioni di vita accettabili e ho iniziato una psicoterapia. Dopo la mia partenza si è scatenato l inferno legale. Lui si è aggrappato al bambino come un forsennato facendomi un sacco di denunce per incapacità genitoriale ma non è riuscito a cavare un ragno dal buco, il giudice ha decretato che io restassi la dove ero col bambino con diritto di vista del padre e tutto quanto. Recentemente, dopo qualche mese dalla sentenza ho commesso il secondo errore: io ogni mese porto il bambino su dal padre, dapprima lui si è dichiarato pentito di aver scatenato l inferno legale, poi ha cercato un rapporto civile con me per il bene del bambino poi via via ha cominciato a provarci, mi ha parlato col cuore in mano, ha detto di essere disposto a tutto per cambiare, mi ha proposto una terapia di coppia e ha puntato moltissimo sulla sua paternità, non si può togliere il padre ad un bambino, soffrirà le pene dell inferno ecc ecc. (Io sono già di mio molto addolorata del fatto che mio figlio ha il padre lontano) Per farla breve mi ha proposto un tentativo di tornare insieme anche se non subito ma al prossimo anno scolastico del bambino in modo tale che non perde l anno di scuola. Io pian pianino ho cominciato a cedere anche perché mi ha risvegliato il mio mii secolare sogno di poter essere finalmente amata. Da lì durante la sua visita al bambino giù da me siamo stati due settimane insieme durante le quali, dopo i primi due giorni, sono stata sommersa da una stanchezza addirittura fisica indicibile, sentivo un enorme bisogno di riposare, insomma ho rivissuto tutto quello che mi ha portato a scappare da lui e a un certo punto non vedevo l ora che se ne andasse. Queste due settimane mi hanno fatto molto male perché mi rendo conto di essermi messa a sognare come una deficiente e inoltre provo tanta pena per lui perché anche se ama in maniera distorta in fondo non ha colpa di essere quello che è. Anche per quanto riguarda il bambino io mi rendo conto che non è semplicemente interessato a salvaguardare il suo rapporto con lui cioè a dargli un padre, è il bambino che deve soddisfare i suoi bisogni anche perché ha una concezione dei legami di sangue tutta sua, i legami di sangue sono sacri, i figli appartengono ai genitori e bisogna stare stretti stretti, vicini, vicini, la qualità del rapporto non è importante. Per farla breve ho tirato il freno a mano e gli ho chiesto infinitamente scusa. Dapprima lui si è infuriato come una bestia. Mi ha detto che se non porto il bambino su per lui sono morta, mi ha detto che il bambino saprà tutto "che gli dirà ogni cosa" , che sto facendo del male al bambino, che gli sto togliendo il padre ecc ecc. Allora io gli ho proposto delle soluzioni pratiche e organizzative per poter venire più spesso a trovarlo ma lui non ha voluto sapere dicendo: ma pensi che io mi accontento dei weekend? Io voglio vederlo tutti i giorni. Dopo qualche giorno al telefono mi ha proposto di salire su senza tornare insieme e mi ha promesso tutto l aiuto del mondo, ma io non mi fido molto. Inoltre tutto quello che io posso fare è: babisitting, assistenza anziani e pulizie cioè quello che ho sempre fatto nella vita anche perché ho ormai 46 anni, sono tutti lavori che oggi ci sono e domani no(in ogni caso ho già distribuito curriculum in tutta la città su da lui). Poi c è anche un altro problema: io gli ho già detto che pretenderei una rigida regolamentazione del diritto di visita per il bambino ma mi chiedo: sarà possibile? I miei genitori non si trasferiscono con me, io dovrò lavorare questo è sicuro perché non posso stare alle sue dipendenze, ciò significa che il bambino starà spesso e volentieri con lui e soprattutto sua madre. Così come non voglio che il bambino perda il padre non voglio neppure che venga risucchiato da quell' ambiente vuoto, manipolativo falso e mieloso da cui sono scappata. Viceversa se rimango qui dove sono corro seri rischi con mio figlio che verrebbe manipolato, potrebbe pensare che sua madre è un mostro, suo padre e nonni sono molto ammalianti, lo riempirebbero di ogni bontà, quando è con loro il bambino sarebbe nel paese dei balocchi. E solo un bambino non può capire. Per concludere: non so assolutamente come risolvere la faccenda, e soprattutto sono preoccupata per mio figlio, come farò a gestire la situazione con lui quando crescerà? Soprattutto nell ipotesi che decido di restare
cosa gli dirò? In ogni caso la mia versione sarebbe sempre diversa da quella di suo padre. ho davvero bisogno di consigli.Scusate la lunghezza
Salve, la sua situazione è dolorosamente complessa e la scelta che prenderà avrà in ogni caso delle conseguenze, alcune prevedibili e altre meno.
Conclude scrivendo che ha bisogno di consigli, ma difficilmente seguirebbe i “consigli” di terapeuti sconosciuti su questo importantissimo bivio che deve affrontare. Mi sembra più opportuno, invece, che lei trovi uno spazio in cui poter maturare in maniera chiara la sua scelta.
Potrebbe ricontattare la psicoterapeuta che già l’ha seguita in passato? Così da potersi far accompagnare nella scelta da una professionista che conosce già la sua storia passata e le dinamiche relazionali che si innescano tra lei e il padre di suo figlio.
Cordialmente,
dott.ssa Onorato
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