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Esperienze

Sono psicologa, psicoterapeuta ed analista junghiana. Dopo la laurea in psicologia ad indirizzo applicativo a pieni voti presso l'Università "La Sapienza" di Roma, ho conseguito due specializzazioni: il Diploma in Psicologia Analitica ( di tipo junghiano) presso l'Istituto Cipa di Milano e, precedentemente, la specializzazione in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale. Ciò mi consente di poter avvicinare le problematiche di coloro che si rivolgono a me con una ampia gamma di possibilità di intervento. Oltre al colloquio e alla relazione terapeutica, il metodo che pratico fa leva su alcune tecniche particolari che consentono l'emergere di tematiche profonde senza richiedere da parte del paziente un particolare sforzo o fatica mentale. Utilizzo, infatti, oltre all'interpretazione dei sogni, anche l'immaginazione attiva, il disegno, la pittura e qualsiasi altra espressione creativa del paziente.
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Presso: Studio psicoterapia individuale

La dottoressa Razzini è una psicoterapeuta molto preparata, disponibile e affidabile. La sua lunga esperienza le permette di rapportarsi con il paziente con elevata sensibilità. La consiglio vivamente.

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Risposte ai pazienti

ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore

Gentili Dottori,

mi rivolgo a voi professionisti per alcune delucidazioni.

Circa 3 settimane fa, ho avuto un fortissimo attacco di panico a seguito di alcune giornate di lavoro molto stressanti che stavo attraversando che mi avevano immerso completamente in un clima di negatività. Erano già giorni che non riposavo bene ed ero molto agitato finchè il tutto non è sfociando in questo enorme evento che ha generato in me un forte trauma.

Il mio dottore di base, il giorno successivo, vedendomi fortemente provato e conoscendo già una mia piccola storia con l'ansia che ciclicamente mi creava periodi personali di tensione, tristezza e minima depressione, che però passavano senza però mai arrivare ad un aiuto farmacologico (per fortuna), mi ha prescritto lexotan 3mg da prendere al bisogno. L'ho preso per i primi due giorni, ricevendo si un effetto calmante, ma niente di veramente utile.

Per timore del farmaco, pensandolo anche come una sconfitta personale, non l'ho più preso per una settimana finchè non è tornata nuovamente una forte agitazione immotivata ed un forte senso di ansia accompagnato da un nuovo attacco alla quale spesso associavo la cosidetta ansia anticipatoria. Non riuscivo a mangiare, non riuscivo a dormire, avevo forti crisi di pianto etc.

Naturalmente ho preso la cosa di petto volendo cercare di combattere questo mio demone una volta per tutte, ed alleggerendo un po il carico di lavoro mi sono rivolto ad uno psicoterapeuta (con il quale però ho solo tenuto due sedute in cui per il momento ho spiegato un po la mia situazione e stop). Circa una settimana fa, ho avuto di nuovo una fortissima crisi di pianto associata ad una forte agitazione e di comune accordo tra, me la mia famiglia e la mia dottoressa mi hanno portato ad eseguire una "curetta" di 7/8 giorni, sempre con il lexotan: Una compressa da 3mg la sera prima di andare a dormire.

Ammetto che, anche in virtù di un lavoro che sto facendo su me stesso, lettura, dialogo con persone fidate, forte motivazione dal voler uscire, migliore inquadramento degli obiettivi e della dimensione delle tasks lavorative, insieme a questa pilloletta di sera, sono ritornato ad essere sereno è tranquillo. Ho dei piccoli momenti in cui i miei pensieri si "inscuriscono" ma sto riuscendo, alla mano dei risultati degli ultimi giorni a combattere velocemente i sintomi di agitazione. Tra l'altro, motivato anche dal percorso appena intrapreso con lo psicoterapeuta e con la voglia di uscirne il prima possibile.

A fronte di questa introduzione (che vi chiesto scusa sia stata lunga e sicuramente potrebbe avervi annoiato) vi faccio due domande:

- Prendendo il lexotan alle 21 delle ultime 4 sere, è possibile che già dal giorno dopo, il mio benessere fosse totalmente associato per 24 alla compressa? Mi spiego meglio, è possibile che anche io abbia contribuito al sentirmi più tranquillo o è tutto merito della compressa? (per cultura generale ho letto diverse informazioni sull'emivita, per cui non riesco, non essendo del mestiere a darmi una risposta).

- Vorrei, dopo 4 sere, visto che comincio a sentire una ENORME differenza rispetto alle brutte 3 settimane scorse che ho passato, avendo anche inquadrato una minima tranquillità ed un principio di crescita in quello che mi è successo, fermarmi qualche giorno prima con la cura (anche da domani). Secondo voi, potrei a seguito di questi 4/5 giorni, poter già subire gli effetti di uno stop del farmaco, e quindi ritornare ad avere ansia/insonnia/agitazione e crisi di pianto?

Mi hanno detto che, la strada che sto perseguendo tra, forte motivazione , propensione allo stare più tranquillo, una visione migliore del mio carico di lavoro e l'inizio di un percorso con lo psicoteurapeuta, sia la migliore che potevo intraprendere. Posso sapere la vostra opinione?

Grazie per chiunque avrà solo modo di leggermi e grazie a chi vorrà darmi una risposta.

Buongiorno,
la decisione di iniziare un percorso psicoterapeutico è senz'altro ottima. La cosa essenziale è comprendere il significato dei suoi attacchi di panico, ogni sintomo compare per segnalarci qualcosa di noi stessi che non conosciamo e che non sta funzionando come dovrebbe. I farmaci possono essere utili solo come supporto, e comunque vanno usati sempre sotto controllo medico.
Cordiali saluti
Dott.ssa Roberta Razzini

Dott.ssa Roberta Razzini

Ciao sono una ragazza di 18 anni. Ho sempre avuto un brutto rapporto con me stessa fin da bambina, ma da quando è iniziata la pandemia sono peggiorata drasticamente. Bassa autostima, insicurezza ecc Ho sempre odiato il mio fisico, ma non ho mai fatto cose drastiche se non qualche dieta mai portata a termine.
Ad Aprile ho iniziato alcune sedute con la psicologa scolastica, mi son trovata benissimo anzi fin troppo tanto da scatenare una dipendenza affettiva nei suoi confronti. Peggioravo la mia situazione per poter avere maggiori sedute con lei. Ho iniziato non mangiando più, in modo tale che potessi comunque perdere peso quindi accettarmi di piu e allo stesso tempo avere anche una situazione più "grave" e ricevere maggiori attenzioni. Inizialmente pensavo: "ma si non succede nulla giusto qualche giorno e poi ritorno a mangiare come prima" poi però man mano andavo avanti e più mi piaceva perché vedevo dei risultati sul mio corpo che non avevo mai visto. Per questo ho continuato e da allora non sono mai più riuscita a smettere. Anzi dopo il primo periodo di digiuni a massimo 300kcal giornaliere, sono iniziate le abbuffate. Nel frattempo io di questo ne parlavo con la psicologa scolastica e lei che ha da subito inquadrato la situazione mi ha fatto presente che mi trovavo al filo di un disturbo alimentare e mi ha consigliato di interrompere con lei e iniziare una terapia al di fuori della scuola. Inizialmente con la nuova psicologa mi trovavo male, non perché non fosse brava ma perché volevo solo ed esclusivamente tornare dalla mia prima psicologa. Piano piano dopo vari alti e bassi ho accettato la cosa e ho preso coscienza di aver avuto una dipendenza affettiva.
Ad oggi sono passati 4 mesi dal primo episodio di disturbo alimentare e gli episodi si presentano regolarmente, alcune settimane di più altre di meno. Mi partono impulsi fortissimi, soprattutto la sera dopo cena e il pomeriggio dopo pranzo.Sto seguendo una dieta ipocalorica perché vorrei perdere peso ma mi sento un fallimento perché non riesco a seguirla come dovrei. All'inizio la psicologa che ora mi segue mi disse che dopo tre mesi di vomito autoindotto avrebbe dovuto fare una diagnosi con psichiatra e nutrizionista. Sono passati 4 mesi abbiamo fatto un incontro anche con i miei genitori ma lei ha detto che non si tratta di bulimia o anoressia, ha detto che il vomito è una mia modalità...e mi ha "vietato" di farlo.
Sono stanca, sto soffrendo tanto sono stati 4 mesi infernali, vorrei solo vedere almeno una via di uscita, capire cosa mi stia succedendo e capire se questa sofferenza che io sto provando ha un nome e una cura. La psicologa cerca di trovare insieme a me a una soluzione, ne abbiamo provate tante ma nulla che funzioni davvero. Sinceramente non mi sento tanto capita da lei, sento come se sottovalutasse un po' la situazione, "è una tua modalità per gestire le emozioni" cosa vuol dire?
Mi vedo enorme nonostante la nutrizionista mi abbia detto di essere in normopeso, il cibo è al centro della mia vita, non esiste più nulla se non il cibo, la bilancia e la mia immagine allo specchio. Ho 18 anni ma sono bloccata in questo circolo vizioso, sto perdendo gli anni più belli della mia vita ma non mi interessa vorrei solo raggiungere il mio obbiettivo di peso il prima possibile senza abbuffate o cibo "fuori dieta".
Tutto questo per chiedervi...come e quando viene diagnosticato un disturbo alimentare?

Buongiorno,
comprendo il disagio che sta vivendo. Mi sembra evidente che sofra di un disturbo del comportamento alimentare, anche se non si tratta di anoressia o bulimia. Conoscere la diagnosi esatta non è importante. Lo è, invece, la relazione con un terapeuta, relazione fondamentale per ogni possibile cambiamento.. Lei è già seguita da una collega, le manifesti i suoi dubbi, si apra completamente con lei. Quattro mesi mdi terapia sono davvero pochi. Rafforzil la relazione con la sua teraputa ed abbia fiducia in lei.
Cordiali saluti
Dott.ssa Roberta Razzini

Dott.ssa Roberta Razzini

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