Dr. Riccardo Annibali
Gent.ma Sig.ra V.L., vedo circa dai 20 a 30 pazienti alla settimana affetti da disbiosi, provenienti da ogni parte di Italia e, a volte, da altri Paesi. Molti di questi pazienti, come lei, hanno peregrinato presso diverse altre sedi senza una soluzione definitiva prima di incontrarmi, e hanno un bagaglio di esperienze insoddisfacenti che vogliono sottopormi. Anche se comprendo il desiderio di alcuni (molti) pazienti di espormi le loro odissee personali relativi alle precedenti consultazioni, ai tentativi fatti inutilmente per cercare di risolvere il problema, di farmi partecipe delle lamentele verso altri specialisti e cure che non hanno migliorato (a volte addirittura peggiorato) le loro condizioni, il dilungarsi eccessivamente su questi aspetti distoglie spesso dall’obbiettivo e toglie tempo necessario per focalizzare il reale problema e, soprattutto, per spiegarlo al paziente e per spiegare la strategia (integrata e relativamente complessa) per la diagnosi e la risoluzione della patologia. Io dedico un’ora di visita per l’esame delle persone affette da sintomi da disbiosi, e ho elaborato negli anni un questionario specifico e mirato proprio per individuare le informazioni essenziali per formulare una diagnosi il più possibile corretta e precisa, ottimizzando il tempo della visita. Le risposte essenziali a questo questionario, anche se possono sembrare limitanti, aiutano a definire in modo corretto la situazione intestinale e generale. Non sono affatto insensibile alla necessità di alcuni pazienti (soprattutto quelli più ansiosi e preoccupati per i loro sintomi), di esternare il loro sentire, il disagio provato in passato, le difficoltà di dover affrontare dei cambiamenti nello stile di vita e nell’approccio alimentare necessari per coreggere la disbiosi: tuttavia, l’indugiare troppo in questi aspetti, anche se potrebbbe appagare la necessità di sfogarsi del paziente, ruberebbe poi tempo a una visita che, se pure lunga, ha comunque un suo limite. Poiché mi occupo anche degli aspetti olistici della medicina, offro però sempre ai pazienti la possibilità di tornare per una visita olistica, della durata di un’ora e mezza, in cui affrontare tutti gli aspetti psicologici ed emozionali, collegandoli anche alle manifestazioni sul piano fisico. Questo non significa affatto formulare una diagnosi di stress a un paziente affetto da disbiosi, ma è innegabile che situazioni di vita stressante contribuiscono a creare quegli squilibri comportamentali e alimentari che poi conducono alla disbiosi; e penso faccia parte del compito del medico evidenziare ANCHE questo aspetto nella proprosta di un cambiamento delle abitudini di vita e alimentari INDISPENSABILE per poter riportare lo stato intestinale in una condizione sana ed equilibrata. Fortunatamente, la stragrande maggioranza dei pazienti che seguo per questo problema è molto soddisfatta del percorso intrapreso e dei risultati così ottenuti, e mi incoraggia a continuare la ma attività nonostante l’età pensionabile. Mi rendo anche conto che per alcuni pazienti il cambiamento proposto risulti difficile da conciliare con situazioni di vita particolarmente difficili, ma, purtroppo, è l’unica via di uscita. Detto questo, la mia politica è quella di “soddisfatti o rimborsati”, per cui, se vorrà uscire dall’anonimato dietro cui nasconde il suo disappunto e la sua recensione negativa, sarà un piacere rifonderle l’importo versato per la visita. Cordiali saluti