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28/01/2022
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Ho avuto un ottima esperienza e la consiglio a tutti
La Dott.ssa Sellini è una persona estremamente empatica oltre che una professionista molto preparata.
Ha la capacità di "accogliere" le persone nel senso più ampio del termine e metterle immediatamente a proprio agio, requisito fondamentale per la buona riuscita della terapia a mio parere. La sua capacità di "inquadrare" il problema e offrire spunti e riflessioni che ne portino alla risoluzione ha fatto sì che la nostra (breve) esperienza si sia rivelata assolutamente positiva.
E' molto confortante aver trovato una professionista su cui poter contare anche in futuro.
La Dottoressa Sellini mi ha aiutato a credere di più in me stessa, ad essere una persona migliore, a vincere le mie paure
La Dott.ssa Sellini da subito è stata molto gentile e ha cercato di farmi ragionare sulle motivazioni che mi hanno portata da lei, dandomi numerosi spunti di ragionamento.
Fin dalla prima seduta é stata in grado di mettermi a mio agio. Stimola il dialogo in modo molto costruttivo e fin da subito é riuscita a darmi ottimi consigli. Professionista eccellente.
Il percorso di mediazione familiare con la dott.ssa è stato davvero prezioso per la nostra famiglia. In un momento molto delicato della nostra vita, ci ha aiutato a ristabilire una comunicazione più serena e rispettosa. Grazie alla sua capacità di ascolto e alla sua professionalità, siamo riusciti a trovare soluzioni condivise che rispettano i bisogni di tutti. La sua guida è stata fondamentale per affrontare con maturità e consapevolezza le nostre difficoltà, sempre in un ambiente sicuro e senza giudizi.
Dr.ssa molto empatica e professionale. Nel mio caso dialogo attivo e stimolante
Ho trovato i colloqui con la Dottoressa Sellini illuminanti ed efficaci. Mi è stata di grande aiuto nell’affrontare una fase importante di passaggio. È una professionista molto preparata e offre tanti punti di riflessione.
Ottima professionista. Ti mette subito a tuo agio e ascolta senza giudicare, cosa importantissima!
La consiglio
Professionista esemplare, mette a proprio agio il paziente e propone esercizi interessantissimi. Stimola un dialogo profondo e costruttivo, condendo il tutto con cultura e gentilezza. Consigliatissima.
ha risposto a 198 domande da parte di pazienti di MioDottore
Salve, mi sono ridotta a scrivervi perché sto vivendo un momento molto difficile e non so come gestire ciò che provo.
Soffro di un disturbo del comportamento alimentare e sono seguita da una psicologa da tempo. Recentemente, la dottoressa ha preparato una relazione clinica destinata agli psichiatri che mi seguono. Quando me l’ha letta, mi sono sentita devastata: il modo in cui mi ha descritta mi è sembrato freddo, distante e poco rispettoso della complessità di ciò che provo. Alcuni dettagli estremamente intimi – inclusi aspetti della mia vita personale che non credo abbiano attinenza con il mio DCA – sono stati inclusi senza alcuna delicatezza, e questo mi ha fatto sentire esposta e travisata. Lavoro con le parole, so come si usano, comprendo razionalmente che è un testo redatto per fini clinici, allo stesso tempo quell'enumerazione asettica delle mie mancanze depauperate dallo sforzo sovrumano che ho dovuto fare, ad oltre 30 anni, per portarle lì è stato un frontale terrificante.
Ho chiesto di poter avere copia della relazione, per rifletterci con calma e prepararmi ad affrontare il confronto con gli psichiatri, sempre perché sono un'adulta che vorrebbe presentarsi al mondo con un po" di grazia e credibilità e non essere vista o descritta come un cucciolo di panda, ma lei si è rifiutata di darmela, sostenendo che fosse “per la mia tutela”, mostrandomi ancora una volta di attenersi di certo aglii studi che deve aver svolto scrupolosamente, ma tralasciando il rapporto umano e una conoscenza di me che, con ogni evidenza, non ha. Da tre giorni non faccio altro che piangere e vomitare. Gli attacchi di panico sono continui, e mi sento completamente sola, senza nessuno con cui parlare di ciò che sto provando (non ho un confidente vero da quando ho memoria). Nemmeno con lei: non risponde ai miei messaggi, e, pur capendo il confine professionale, mi sento "ghostata" in un momento in cui avrei un bisogno disperato di supporto.
Non voglio apparire agli psichiatri come lei mi ha descritta in quella relazione, ma al tempo stesso non riesco a trovare le forze per affrontare questa situazione, non vorrei ritirarmi dal progetto di cura, ma sento di doverlo fare per non umiliarmi di fronte agli psichiatri che mi hanno già presentato la prossima visita come un esame di sbattamento. Ogni giorno è sempre più pesante, e mi sembra di non avere strumenti per gestire il dolore, la rabbia e la solitudine che mi stanno schiacciando. Ho preso anche più farmaci del dovuto, una cosa che tendo a fare e che confidato alla dottoressa, che ha sbattuto nella relazione senza alcun tatto, mettendomi alla berlina di fronte ai miei curanti. Come mi posso comportare con la mia psicologa? Lei non fa un passo, perché devo fare sempre tutto io? E con gli psichiatri del progetto dca?
Buonasera,
innanzitutto andrebbe chiarito in che contesto agisce la psicologa, se nel contesto privato o in quello pubblico (posto che penso che il privato si avvalga anche comune, nel momento in cui la credibilità professionale è anche fatta nelle comunità, non solo nella società organizzata, dunque di quel che il senso comune crede di quel professionista). Pertanto lei ha possibilità di decidere se sia il caso di proseguire o meno con chi non sente la stia riconoscendo. Dopodichè credo lei possa autotutelarsi scrivendo - visto che con la comunicazione scritta ha buone abilità - quel che lei pensa, sente e crede di se e di quel che sta esperendo, nonché delle sue relazioni, affiancando la presentazione della psicologa (a partire dalle sue teorie e letture) al racconto che lei fa di sè nei diversi contesti che abita. Tenga conto che a volte, certe letture, che gli altri offrono sul nostro conto, possono risultare ruvide ma chissà magari possono diventare un'opportunità per effettuare qualche buon cambiamento ed implementare risorse.
Un cordiale saluto
dott.ssa Marzia Sellini
Buongiorno, sono qui perché sono indeciso sull'iniziale un percorso di psicoterapia, in particolare per capire se ho qualcosa che non funziona correttamente. Ho 36 anni e sto divorziando dalla mia ex-moglie che ho amato tantissimo e che amo ancora, abbiamo una figlia di 6 anni che vedo quando voglio. Il nostro matrimonio è stato burrascoso, un po' per la mia tendenza a sottovalutare i suoi bisogni ed attenzioni, un po' per la continua intromissione da parte dei miei suoceri (due persone molto giudicanti). Tutto ciò mi portava costantemente a sentirmi sotto tiro, arrivavo spesso la sera stanco a casa e preferivo fare altre attività piuttosto che dedicarmi a mia figlia o a mia moglie. Tendo inoltre ad "isolarmi" completamente da tutto ciò che mi circonda quando sono assorto in un'attività che cattura il mio interesse. Inoltre nell'ultimo periodo ho iniziato a sentirmi con una collega con cui sentivo una grande affinità mentale, senza tuttavia mai sfociare in un approccio fisico (non ho mai tradito mia moglie, per la mia morale è inconcepibile). Le parlavo spesso di questa mia collega, nonostante sapessi che mia moglie è una persona molto insicura ed empatica e lei mi dicesse che la cosa la faceva stare male, ma è come se volessi usare questa cosa per farla ingelosire e sentirmi "importante". Tutto ciò ha portato all'implosione del mio matrimonio e a varie accuse, in particolare di avere delle dinamiche manipolatorie e narcisistiche. Questa cosa mi ha portato a riflettere, perché voglio veramente capire cosa c'è che non va in me e cosa posso fare per aiutarmi. Chiedo scusa per l'eccessiva lunghezza.
Buongiorno,
direi che ci sono dinamiche intrapersonali che è bene che lei metta meglio a fuoco.
Dopodichè le chiedo anche se, prima del divozio, considerate le sue dichiarazioni ed esternazioni, non sia il caso di intrapprendere un percorso di terapia di coppia.
Avete mai preso in considerazione l'idea?
Un saluto coridale
Dott.ssa Marzia Sellini
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