Esperienze

Sono una psicologa laureata in Scienze e tecniche psicologiche per l'analisi e la valutazione clinica dei processi cognitivi all'Università La Sapienza e successivamente ho proseguito gli studi con la laurea magistrale in Psicologia clinica e della riabilitazione.
Ho svolto i miei tirocini formativi in diversi contesti per poter venire a contatto con realtà differenti tra loro: nell'ambito di un progetto di ricerca "Linguaggio, Emozioni e Teoria della mente" dell'Università La sapienza ho analizzato le abilità verbali e non verbali dei bambini tra i 3 e i 5 anni con particolare riferimento a quelle cognitive, linguistiche, sociali ed emotive; successivamente ho frequentato l'Istituto Don Orione, un RSA sito in via della Camilluccia a Roma, con l'obiettivo di approfondire la disabilità psichica e fisica; in ultimo per un anno sono stata tirocinante dell'International Foundation Erich Fromm, scuola di psicoterapia ad orientamento psicoanalitico interpersonale umanistico.
Ho frequentato un master annuale in Counseling psicologico.
Oltre alla parte clinica mi occupo di consulenze tecniche di parte in ambito civile.
Sono iscritta all'Ordine degli Psicologi del Lazio con matricola 27441.
Sono membro dell'ATC, Associazione terapisti cattolici.
Svolgo attività privata come libera professionista.
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Martina De Angelis
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Viale Indro Montanelli 129, Roma

Da 60 €

Martina De Angelis

E' un percorso che offre un ascolto attivo e non giudicante. Ha le seguenti caratteristiche:
- favorisce l’ampliamento della conoscenza di sé e una maggior consapevolezza del proprio funzionamento interno e delle relazioni con gli altri;
- rappresenta un luogo sicuro in cui è possibile prendere contatto con le proprie emozioni per elaborarle e farle diventare strumenti utili per la conoscenza di sé, nel rispetto della dignità e dell’identità di ciascun individuo;
- rappresenta un luogo sicuro in cui è possibile prendere contatto con i propri vissuti e con i propri ricordi;
- i sintomi e i disagi di cui il soggetto soffre e che porta in seduta vengono interpretati come manifestazioni di una vicenda che si svolge all’interno dell’individuo, che va compresa ed elaborata;
- ha lo scopo di ridurre il disagio soggettivo, potenziare le proprie risorse interne e le proprie capacità, affinché il soggetto possa trovare una propria strada per dare un significato nuovo alla propria vita;
- ha l’obiettivo di fornire un sostegno in maniera non standardizzata, ma anzi specifica per ogni individuo, poiché la storia e l’esperienza di ogni soggetto sono uniche, particolari e irripetibili.


60 €

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E' un percorso che offre un ascolto attivo e non giudicante. Ha le seguenti caratteristiche:
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- ha lo scopo di ridurre il disagio soggettivo, potenziare le proprie risorse interne e le proprie capacità, affinché il soggetto possa trovare una propria strada per dare un significato nuovo alla propria vita;
- ha l’obiettivo di fornire un sostegno in maniera non standardizzata, ma anzi specifica per ogni individuo, poiché la storia e l’esperienza di ogni soggetto sono uniche, particolari e irripetibili


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E' un percorso che offre un ascolto attivo e non giudicante. Ha le seguenti caratteristiche:
- favorisce l’ampliamento della conoscenza di sé e una maggior consapevolezza del proprio funzionamento interno e delle relazioni con gli altri;
- rappresenta un luogo sicuro in cui è possibile prendere contatto con le proprie emozioni per elaborarle e farle diventare strumenti utili per la conoscenza di sé, nel rispetto della dignità e dell’identità di ciascun individuo;
- rappresenta un luogo sicuro in cui è possibile prendere contatto con i propri vissuti e con i propri ricordi;
- i sintomi e i disagi di cui il soggetto soffre e che porta in seduta vengono interpretati come manifestazioni di una vicenda che si svolge all’interno dell’individuo, che va compresa ed elaborata;
- ha lo scopo di ridurre il disagio soggettivo, potenziare le proprie risorse interne e le proprie capacità, affinché il soggetto possa trovare una propria strada per dare un significato nuovo alla propria vita;
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Da 60 €

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La consulenza psicologica (o counseling) comprende tutte le attività caratterizzanti la professione psicologica, e cioè l’ascolto, la definizione del problema e la valutazione, l’empowerment, necessari alla formulazione dell’eventuale, successiva, diagnosi. Lo scopo è quello di sostenere, motivare, abilitare o riabilitare il soggetto, all’interno della propria rete affettiva, relazionale e valoriale, al fine anche di esplorare difficoltà relative a processi evolutivi o involutivi, fasi di transizione e stati di crisi anche legati ai cicli di vita, rinforzando capacità di scelta, di problem solving o di cambiamento.


60 €

Consulenza Online

La consulenza psicologica (o counseling) comprende tutte le attività caratterizzanti la professione psicologica, e cioè l’ascolto, la definizione del problema e la valutazione, l’empowerment, necessari alla formulazione dell’eventuale, successiva, diagnosi. Lo scopo è quello di sostenere, motivare, abilitare o riabilitare il soggetto, all’interno della propria rete affettiva, relazionale e valoriale, al fine anche di esplorare difficoltà relative a processi evolutivi o involutivi, fasi di transizione e stati di crisi anche legati ai cicli di vita, rinforzando capacità di scelta, di problem solving o di cambiamento.



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Da 500 €

Martina De Angelis

La perizia psicologica legale, detta anche consulenza tecnica (di parte o d’ufficio) è l’esame di un consulente esperto effettuata sugli aspetti psichici di una determinata situazione o persona. Lo psicologo redige una relazione scritta dove palesa all’evidenza del giudice le sue deduzioni a seguito di uno studio sugli aspetti psicologici pertinenti al caso in esame. Di solito si parla di perizia psicologica quando il processo di cui si occupa il Giudice entra nel campo di competenza della psicologia legale, e dunque si necessita di un chiarimento sul caso in esame.
La consulenza tecnica di parte può essere richiesta da una parte in causa, per affiancare il consulente tecnico d'ufficio (CTU), nominato dal giudice nell’esecuzione del suo incarico, e svolgere le proprie osservazioni a supporto o critica del risultato al quale il perito del giudice sarà giunto. Nello specifico, la consulenza tecnica di parte consiste nella stesura di perizie psicologiche che si basano su un'indagine conoscitiva che ha lo scopo di fornire assistenza alle parti durante lo svolgimento dell'indagine d'ufficio disposta dal giudice.



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60 €

Martina De Angelis

Il primo colloquio è un importante momento di conoscenza, definizione del problema e sperimentazione. Scopo principale del primo colloquio, e compito primario del terapeuta, è aiutare il paziente a circoscrivere le difficoltà che hanno portato a chiedere aiuto. Nel corso del colloquio anche il terapeuta si presenta e guida il racconto del paziente con domande mirate a raggiungere l’obiettivo. Molte persone credono di dover parlare a ruota libera per un’ora e spesso sono preoccupati di non sapere come riempire quello spazio. A seconda dell’andamento del colloquio e della problematica riportata, lo psicologo approfondirà alcuni aspetti e potrebbe chiedere di fare degli esempi concreti o di raccontare la prima o l’ultima volta in cui il problema si è presentato. Il primo colloquio con lo psicologo sarà principalmente focalizzato sul problema portato dal paziente e su una sua migliore definizione, pertanto gli aspetti da trattare saranno diversi. Si chiarirà, oltre alla motivazione che ha portato alla ricerca di un professionista, anche il decorso del problema (se e come è cambiato nel corso delle ultime settimane), l’esordio e la durata (da quando è presente), le persone coinvolte e le ripercussioni sulla vita quotidiana. Mediante il colloquio con lo psicologo, il paziente inizia a vedere le proprie problematiche in una nuova prospettiva e pensabilità (può cominciare, per esempio, a pensare alle parti di sé meno accettabili, riconoscendone l’esistenza). Nel corso del colloquio, tenendo a mente l’obiettivo della conoscenza, lo psicologo raccoglierà una prima anamnesi (storia di vita del paziente) chiedendo al paziente di raccontare alcuni aspetti della propria vita attuale e passata, come ad esempio la storia familiare, lavorativa, scolastica e medica. A tal proposito, eventuali precedenti interventi psicologici o psichiatrici possono essere comunicati e analizzati per determinare che cosa abbia o non abbia in passato avuto un’utilità.
Altro obiettivo fondamentale del primo colloquio, e che riguarda soprattutto il terapeuta, è capire se la metodologia e le tecniche usate dal terapeuta possano essere utili per il paziente e per la sua specifica problematica. In caso contrario, sarà cura del terapeuta aiutare il paziente a trovare un terapeuta più adatto a lui, motivando la propria decisione e indirizzandolo verso chi potrà offrirgli maggiori probabilità di recupero del benessere.


60 €

Consulenza Online

Il primo colloquio è un importante momento di conoscenza, definizione del problema e sperimentazione. Scopo principale del primo colloquio, e compito primario del terapeuta, è aiutare il paziente a circoscrivere le difficoltà che hanno portato a chiedere aiuto. Nel corso del colloquio anche il terapeuta si presenta e guida il racconto del paziente con domande mirate a raggiungere l’obiettivo. Molte persone credono di dover parlare a ruota libera per un’ora e spesso sono preoccupati di non sapere come riempire quello spazio. A seconda dell’andamento del colloquio e della problematica riportata, lo psicologo approfondirà alcuni aspetti e potrebbe chiedere di fare degli esempi concreti o di raccontare la prima o l’ultima volta in cui il problema si è presentato. Il primo colloquio con lo psicologo sarà principalmente focalizzato sul problema portato dal paziente e su una sua migliore definizione, pertanto gli aspetti da trattare saranno diversi. Si chiarirà, oltre alla motivazione che ha portato alla ricerca di un professionista, anche il decorso del problema (se e come è cambiato nel corso delle ultime settimane), l’esordio e la durata (da quando è presente), le persone coinvolte e le ripercussioni sulla vita quotidiana. Mediante il colloquio con lo psicologo, il paziente inizia a vedere le proprie problematiche in una nuova prospettiva e pensabilità (può cominciare, per esempio, a pensare alle parti di sé meno accettabili, riconoscendone l’esistenza). Nel corso del colloquio, tenendo a mente l’obiettivo della conoscenza, lo psicologo raccoglierà una prima anamnesi (storia di vita del paziente) chiedendo al paziente di raccontare alcuni aspetti della propria vita attuale e passata, come ad esempio la storia familiare, lavorativa, scolastica e medica. A tal proposito, eventuali precedenti interventi psicologici o psichiatrici possono essere comunicati e analizzati per determinare che cosa abbia o non abbia in passato avuto un’utilità.
Altro obiettivo fondamentale del primo colloquio, e che riguarda soprattutto il terapeuta, è capire se la metodologia e le tecniche usate dal terapeuta possano essere utili per il paziente e per la sua specifica problematica. In caso contrario, sarà cura del terapeuta aiutare il paziente a trovare un terapeuta più adatto a lui, motivando la propria decisione e indirizzandolo verso chi potrà offrirgli maggiori probabilità di recupero del benessere.



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Il primo colloquio è un importante momento di conoscenza, definizione del problema e sperimentazione. Scopo principale del primo colloquio, e compito primario del terapeuta, è aiutare il paziente a circoscrivere le difficoltà che hanno portato a chiedere aiuto. Nel corso del colloquio anche il terapeuta si presenta e guida il racconto del paziente con domande mirate a raggiungere l’obiettivo. Molte persone credono di dover parlare a ruota libera per un’ora e spesso sono preoccupati di non sapere come riempire quello spazio. A seconda dell’andamento del colloquio e della problematica riportata, lo psicologo approfondirà alcuni aspetti e potrebbe chiedere di fare degli esempi concreti o di raccontare la prima o l’ultima volta in cui il problema si è presentato. Il primo colloquio con lo psicologo sarà principalmente focalizzato sul problema portato dal paziente e su una sua migliore definizione, pertanto gli aspetti da trattare saranno diversi. Si chiarirà, oltre alla motivazione che ha portato alla ricerca di un professionista, anche il decorso del problema (se e come è cambiato nel corso delle ultime settimane), l’esordio e la durata (da quando è presente), le persone coinvolte e le ripercussioni sulla vita quotidiana. Mediante il colloquio con lo psicologo, il paziente inizia a vedere le proprie problematiche in una nuova prospettiva e pensabilità (può cominciare, per esempio, a pensare alle parti di sé meno accettabili, riconoscendone l’esistenza). Nel corso del colloquio, tenendo a mente l’obiettivo della conoscenza, lo psicologo raccoglierà una prima anamnesi (storia di vita del paziente) chiedendo al paziente di raccontare alcuni aspetti della propria vita attuale e passata, come ad esempio la storia familiare, lavorativa, scolastica e medica. A tal proposito, eventuali precedenti interventi psicologici o psichiatrici possono essere comunicati e analizzati per determinare che cosa abbia o non abbia in passato avuto un’utilità.
Altro obiettivo fondamentale del primo colloquio, e che riguarda soprattutto il terapeuta, è capire se la metodologia e le tecniche usate dal terapeuta possano essere utili per il paziente e per la sua specifica problematica. In caso contrario, sarà cura del terapeuta aiutare il paziente a trovare un terapeuta più adatto a lui, motivando la propria decisione e indirizzandolo verso chi potrà offrirgli maggiori probabilità di recupero del benessere.


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Il primo colloquio è un importante momento di conoscenza, definizione del problema e sperimentazione. Scopo principale del primo colloquio, e compito primario del terapeuta, è aiutare il paziente a circoscrivere le difficoltà che hanno portato a chiedere aiuto. Nel corso del colloquio anche il terapeuta si presenta e guida il racconto del paziente con domande mirate a raggiungere l’obiettivo. Molte persone credono di dover parlare a ruota libera per un’ora e spesso sono preoccupati di non sapere come riempire quello spazio. A seconda dell’andamento del colloquio e della problematica riportata, lo psicologo approfondirà alcuni aspetti e potrebbe chiedere di fare degli esempi concreti o di raccontare la prima o l’ultima volta in cui il problema si è presentato. Il primo colloquio con lo psicologo sarà principalmente focalizzato sul problema portato dal paziente e su una sua migliore definizione, pertanto gli aspetti da trattare saranno diversi. Si chiarirà, oltre alla motivazione che ha portato alla ricerca di un professionista, anche il decorso del problema (se e come è cambiato nel corso delle ultime settimane), l’esordio e la durata (da quando è presente), le persone coinvolte e le ripercussioni sulla vita quotidiana. Mediante il colloquio con lo psicologo, il paziente inizia a vedere le proprie problematiche in una nuova prospettiva e pensabilità (può cominciare, per esempio, a pensare alle parti di sé meno accettabili, riconoscendone l’esistenza). Nel corso del colloquio, tenendo a mente l’obiettivo della conoscenza, lo psicologo raccoglierà una prima anamnesi (storia di vita del paziente) chiedendo al paziente di raccontare alcuni aspetti della propria vita attuale e passata, come ad esempio la storia familiare, lavorativa, scolastica e medica. A tal proposito, eventuali precedenti interventi psicologici o psichiatrici possono essere comunicati e analizzati per determinare che cosa abbia o non abbia in passato avuto un’utilità.
Altro obiettivo fondamentale del primo colloquio, e che riguarda soprattutto il terapeuta, è capire se la metodologia e le tecniche usate dal terapeuta possano essere utili per il paziente e per la sua specifica problematica. In caso contrario, sarà cura del terapeuta aiutare il paziente a trovare un terapeuta più adatto a lui, motivando la propria decisione e indirizzandolo verso chi potrà offrirgli maggiori probabilità di recupero del benessere.



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Il sostegno psicologico è una funzione di tipo supportivo alla tenuta delle condizioni di benessere
della persona, del gruppo o di una istituzione. Il sostegno psicologico si realizza quindi in tutti quei casi entro i quali si ritiene opportuno garantire continuità e contenimento ad una data condizione. Il sostegno psicologico può ad esempio seguire ad un intervento riabilitativo con il fine di rinforzare, solidificare, i risultati ottenuti; ed è opportuno in quelle condizioni irreversibili e/o croniche entro le quali svolge una importante funzione di contenimento e tutela (si pensi ad es. alle patologie degenerative), anche per coloro che le vivono indirettamente. Il sostegno psicologico è un intervento il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita
dell’individuo e degli equilibri adattivi in tutte le situazioni (di salute e di malattia), nelle quali ciò si rileva opportuno, sviluppando e potenziando i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione, e che necessita della stesura del bilancio delle disabilità, delle risorse, dei bisogni e delle aspettative del soggetto, nonché delle richieste e delle risorse dell’ambiente. Il sostegno psicologico realizza interventi diretti e mirati ad ottimizzare ogni tipo di relazione affettiva, adeguando la percezione del carico delle responsabilità e sviluppando le reti di sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità o disagio psichico.


60 €

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Il sostegno psicologico è una funzione di tipo supportivo alla tenuta delle condizioni di benessere
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dell’individuo e degli equilibri adattivi in tutte le situazioni (di salute e di malattia), nelle quali ciò si rileva opportuno, sviluppando e potenziando i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione, e che necessita della stesura del bilancio delle disabilità, delle risorse, dei bisogni e delle aspettative del soggetto, nonché delle richieste e delle risorse dell’ambiente. Il sostegno psicologico realizza interventi diretti e mirati ad ottimizzare ogni tipo di relazione affettiva, adeguando la percezione del carico delle responsabilità e sviluppando le reti di sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità o disagio psichico.



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Il sostegno psicologico è una funzione di tipo supportivo alla tenuta delle condizioni di benessere
della persona, del gruppo o di una istituzione. Il sostegno psicologico si realizza quindi in tutti quei casi entro i quali si ritiene opportuno garantire continuità e contenimento ad una data condizione. Il sostegno psicologico può ad esempio seguire ad un intervento riabilitativo con il fine di rinforzare, solidificare, i risultati ottenuti; ed è opportuno in quelle condizioni irreversibili e/o croniche entro le quali svolge una importante funzione di contenimento e tutela (si pensi ad es. alle patologie degenerative), anche per coloro che le vivono indirettamente. Il sostegno psicologico è un intervento il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita
dell’individuo e degli equilibri adattivi in tutte le situazioni (di salute e di malattia), nelle quali ciò si rileva opportuno, sviluppando e potenziando i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione, e che necessita della stesura del bilancio delle disabilità, delle risorse, dei bisogni e delle aspettative del soggetto, nonché delle richieste e delle risorse dell’ambiente. Il sostegno psicologico realizza interventi diretti e mirati ad ottimizzare ogni tipo di relazione affettiva, adeguando la percezione del carico delle responsabilità e sviluppando le reti di sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità o disagio psichico.


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dell’individuo e degli equilibri adattivi in tutte le situazioni (di salute e di malattia), nelle quali ciò si rileva opportuno, sviluppando e potenziando i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione, e che necessita della stesura del bilancio delle disabilità, delle risorse, dei bisogni e delle aspettative del soggetto, nonché delle richieste e delle risorse dell’ambiente. Il sostegno psicologico realizza interventi diretti e mirati ad ottimizzare ogni tipo di relazione affettiva, adeguando la percezione del carico delle responsabilità e sviluppando le reti di sostegno e di aiuto nelle situazioni di disabilità o disagio psichico.

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F
Presso: Martina De Angelis colloquio psicologico

Molto brava e molto disponibile,mi sono trovato veramente molto bene

V
Presso: Martina De Angelis sostegno psicologico

Dottoressa molto attenta e trattamento efficace e risolutivo.

M
Presso: Martina De Angelis colloquio psicologico individuale

Sentirmi a mio agio è il primo ed importante passo.... grazie

C
Presso: Martina De Angelis Prima Visita

A parte cortesia, puntualità e spazi puliti, mi sento di consigliare la dottoressa per i suoi occhi puri e assolutamente NON giudicanti, il sorriso dolce e l'empatia dimostrata. Va a fondo con le giuste parole e domande e dimostra una grande professionalità.

E
Presso: Consulenza Online colloquio psicologico online

La dottoressa è stata molto cortese da subito mi sono sentito a mio agio. Estremamente disponibile e puntuale.

E
Presso: Consulenza Online colloquio psicologico online

Buona la prima nulla da eccepire massima disponibilità puntualità e cortesia per me vale

A
Presso: Martina De Angelis colloquio psicologico clinico

La Dott.ssa, è in grado di far entrare il paziente nelle ferite più profonde e di farne prendere consapevolezza.

G
Presso: Martina De Angelis colloquio psicologico clinico

Molto piacevole parlare con la specialista M De Angelis molto consigliata a tutte le persone che non sanno come affrontare un momento critico della vita.

M
Presso: Martina De Angelis sostegno psicologico adolescenti

Accoglienza, capacità di ascolto e chiarezza. Queste qualità della dottoressa mi hanno fatto sentire a mio agio fin dal primo incontro, ed in tutte le successive sedute. È stata un costante aiuto nel lavorare sui motivi e gli obiettivi che mi avevano spinto a rivolgermi ad uno psicologo. Inoltre è stata sempre molto disponibile nel venirmi incontro per fissare gli appuntamenti, avendo considerazione per i miei impegni lavorativi e famigliari. La consiglierei senza alcun dubbio.

M
Presso: Consulenza Online colloquio psicologico online

Ho contattato la dottoressa De Angelis leggendo le recensioni. Concordo pienamente, è stata molto professionale, mi ha messa subito a mio agio. Durante le sedute ho parlato dei temi più disparati passando dalla famiglia al lavoro e alle relazioni sociali. La dottoressa ha avuto una grande capacità di ascolto molto precisa nelle sue spiegazioni. L'ho contattata perché durante la mia prima gravidanza stavo passando un periodo di forte stress accompagnati da ansia e paure riguardanti il futuro e le mie capacità di portare avanti una famiglia. Grazie a lei ora sono più consapevole di me, ho imparato a delegare e a pensare più a me stessa, mi ha insegnato a leggere le mie emozioni e non spaventarmi di fronte ad esse, ma soprattutto grazie a lei ho potuto accogliere la mia bimba con la gioia e la serenità giusta, senza paure che limitavano la mia vita e quella delle persone a me vicine. Consiglio la dottoressa De Angelis a tutte le persone che vivono un momento di difficoltà. Anche se il mio percorso non è ancora del tutto concluso, la ringrazio di cuore dell'aiuto che mi ha dato fino ad oggi.

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ha risposto a 12 domande da parte di pazienti di MioDottore

Domande su terapia di coppia

Salve a tutti, ho 24 anni e sono fidanzato da 5. La mia relazione i primi 3 anni è stata a distanza, in estate ci vedevamo sempre e poi più o meno ogni mese. Io facevo l'università, anche lei in città a 600km. Questo periodo è stato molto duro, ci somo stati problemi riguardo la gelosia e la libertà, però per l'amore passava subito, quando ero con lei ero troppo felice di vederla e quando dovevo andarmene sapendo di rivederla dopo 1 mese perdevo il respiro...

1 anno e mezzo fa mi sono trasferito nella sua stessa città, quindi ci vedevamo ogni giorno. Una vita totalmente diversa rispetto quella degli anni prima a distanza.

Nell'ultimo anno c'è stato il pensiero di voler tornare single, essere più libero, avere la possibilità di flertare, di mettermi in gioco, di uscire con gli amici senza avere il pensiero che se ci fosse stata una ragazza non devo poi litigare. Anche la libertà di rischiare a livello lavorativo sapendo che ci sei solo tu.

Poi questo pensiero è passato, pensandomi senza la mia ragazza mi metto a piangere e davvero so che sentirei la sua mancanza, la sua dolcezza infinita.

Adesso da un paio di mesi siamo andati a convivere, la convivenza ha tantissima vantaggi rispetto al vivere in una stanza singola e mi sta piacendo molto. Ci sono stati problemi e divergenze ma che si passano.

Ora da 1 mese ho cambiato azienda, ci sono molte ragazze, una sacco di relazioni sociali. È da mesi che mi viene sempre il pensiero di come fosse da single, penso che alcune volte se lei mi lasciasse sarebbe bello perché io non ho il coraggio e forse vorrei questo. Sto passando questo periodo di dubbio e sta durando troppo, non voglio vivere con questi pensieri. Voglio fare la mia scelta ma ho paura di perderla e non trovare mai più una persona così.

Salve, grazie per la condivisione, capisco il momento di dubbio che sta passando. Partiamo dal presupposto che il dubbio è auspicabile, in quanto “mette in dubbio” ciò che già abbiamo e ciò che già conosciamo e il dubbio, in quanto tale, ci espone ad un bivio: confermare la propria strada o intraprenderne una nuova. È un momento di crescita personale. Dalle sue parole traspare quanto ha dentro di lei questa ragazza e al contempo emerge la sua voglia di novità. Sono proprio le novità che ci portano a mettere in discussione ciò che abbiamo consolidato fino a quel momento.
Quali sono i sentimenti verso questa ragazza? Quali corde toccano le novità, cosa sollecitano? Ed infine, quale obiettivo vuole raggiungere?

Dott.ssa Martina De Angelis

Buongiorno,sono Aurora ho una bambina di 5 mesi
Mia figlia oltre a non voler dormire nella sua culla( dorme un ora e poi si sveglia urlando) nel letto con me è un continuo attaccarsi al seno.(non usa il ciuccio)e non capisco se è per fame o per altro. Premetto che faccio allattamento misto e il giorno do quasi sempre il biberon. La situazione sta diventando stancante perché mi fa passare le nottate in bianco e tra poco dovrò tornare a lavorare. Avete qualche consiglio? Grazie mille

Cara mamma,
ci sono degli aspetti da analizzare per prendere consapevolezza:
1) come già saprà il latte artificiale ha un tempo di digestione differente da quello materno, pertanto la bambina di giorno, prendendo quello artificiale, potrebbe essere “soddisfatta” più a lungo rispetto alla notte che prende quello materno e pertanto ha bisogno di soddisfare “più frequentemente” la sua fame
2) dando per assodato che abbia preso un buon ritmo sonno-veglia, molti bambini (ma non tutti) vivono l’addormentamento come “perdita di controllo” e quindi non risulta difficile immaginare la ricerca continua del porto sicuro per garantirsi la sopravvivenza e l’allontanamento dell’angoscia
3) qualora non abbia ancora delle regolarità nel dormire di giorno e di notte, sarebbe bene cominciare presto: quanto più dorme bene di giorno tanto più dorme bene di notte, si in termini di qualità che in termini di quantità
4) la maggior parte dei bambini, se non abituati fin da subito a dormire nel loro lettino, difficilmente di punto in bianco dormiranno da soli. Sarà necessario un periodo di “transizione” che la vedrà impegnata a sacrificare un po’ di sonno
5) dal mese prossimo comincerà lo svezzamento: questo in termini di sazietà (e quindi di sonno) potrebbe fare la differenza
6) non veda il rientro a lavoro necessariamente come un aspetto negativo: fino ad oggi nel suo spazio mentale c’era solo suo figlia, domani che rientrerà a lavoro nel suo spazio mentale dovranno sussistere il lavoro e la figlia. Inevitabilmente questo nuovo spazio mentale sarà percepito dalla bambina che naturalmente si adatterà alle nuove circostanze.
7) tenga presente che nei prossimi mesi ci potrebbero essere delle regressioni nel sonno: quando arriveranno i dentini (intorno agli 8 mesi, qualcuno prima e qualcuno dopo) e quando tornerà a lavoro.
8) tutti i punti precedenti escludono una causa organico/medica per cui è necessario contattare il pediatra.

Fatte queste considerazioni magari le saranno già venute in mente le soluzioni più adeguate da applicare con sua figlia.
Possiamo aggiungere sicuramente il farsi aiutare da chi le sta intorno: per esempio se c’è il marito/compagno potete alternarvi una notte per uno, oppure nell’arco della stessa notte vi svegliate una volta per uno (fintanto che la bambina non si abitua a dormire anche con braccia diverse).
Poi, in questa fase, può essere utile riorganizzare la giornata per recuperare il sonno perso la notte: dormire quando dorme la bambina, stando meno dietro alle faccende di casa.

Spero che le cose migliorino presto. La saluto e le faccio i miei migliori auguri!

Dott.ssa Martina De Angelis
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