Dott.ssa
Francesca Baldini
Psicoterapeuta
Psicologo clinico
Psicologo
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Rimini 1 indirizzo
Esperienze
Mi occupo soprattutto di disturbi d'ansia e di trauma nell'adulto, oltre ai disturbi depressivi, di personalità e psicosomatici, come ad esempio la fibromialgia, la vulvodinia o più in generale di disturbi del sistema cardiovascolare, gastrointestinale e respiratorio. In collaborazione con altri professionisti mi occupo di dipendenze e disturbi del comportamento alimentare.
Conduco sia terapie individuali che gruppi esperenziali con adulti, per l'apprendimento di tecniche che aiutano nella gestione dello stress, attraverso il respiro, la Mindfulness e la comunicazione empatica.
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2 recensioni
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S.B
Dottoressa molto professionale, e gentile,si mette a disposizione per cercare di aiutarti ad esporre particolari difficile da raccontare.
giopagiopa.g
Ho conosciuto la dottoressa Francesca su questo portale. Non è facile iniziare un percorso di terapia, con lei mi sono sentita molto a mio agio e accolta senza giudizio.
Sto percorrendo una strada che, giorno per giorno, mi sta portando ad avere sempre più consapevolezza di me stessa e la forza per prendere in mano la mia vita, sapendo che accanto a me ho una persona competente e accogliente a guidarmi.
Consigliatissima!
Risposte ai pazienti
ha risposto a 23 domande da parte di pazienti di MioDottore
Soffro di iperidrosi ascellare e plantare causata appunto dall'ansia dello stare con le altre persone, oltre alla sudorazione spesso, sempre a causa dell'ansia, si manifesta anche la bromidrosi. Ora provate a mettervi nei miei panni e cercate di capirmi quando dico che per me stare vicino a qualcuno è estremamente imbarazzante.
Ho seguito per un lungo periodo una psicoterapia e quando parlavo appunto di questi sintomi (per me è difficile persino parlarne), l'unica "soluzione" era quella di accettarli...
Dire che sono rimasta fortemente delusa è poco, non pensavo di spendere tanti soldi per sentirmi dire una frase così semplice e sbrigativa.
È per questo che mi trovo a scrivere qui, a chi devo rivolgermi?
Chi posso contattare per il mio problema?
Rimango speranzosa e vi ringrazio già da adesso.
Salve. Se l'ansia è, grazie alla terapia, diminuita o comunque ha imparato ad autoregolarsi e il sintomo della sudorazione è rimasto, allora forse la sudorazione non era connessa al sintomo ansiogeno, bensì solo lievemente associato. Ma se i sintomi dell'ansia non sono migliorati con la psicoterapia, e solo di conseguenza neanche la sudorazione, allora significherebbe che la psicoterapia non è andata a buon fine. Questo potrebbe essere anche dipeso da un tempo troppo breve o semplicemente dalla mancanza di una buona relazione terapeutica con il professionista. Sicuramente non tutti gli psicoterapeuti son bravi in tutti i disturbi e neanche tutte le personalità degli psicoterapeuti sono atte a stringere una buona relazione terapeutica con tutte le diverse tipologie di personalità. Questo non è perchè solo dipende dalla bravura, ma proprio perchè, se nelle altre arti mediche ciò che cura è lo strumento medico quale che sia esso, medicina o intervento, nella psicoterapia il principale strumento di cura è la persona del terapeuta. Per questo sarebbe la psicoterapia degli psicoterapeuti un obbligo, a mio parere. Sarebbe importante quindi non "fermarsi" nella terapia, laddove non sussiste una buona relazione di fiducia o dove non si vedono risultati in tempi discreti -che non sono due mesi di terapia, per intenderci- bensì cambiare terapeuta, l'ideale sarebbe se possibile con l'aiuto dello psicoterapeuta da cui si va in quel momento, facendosi indicare e consigliare. Ciò, quindi, nulla togliendo al terapeuta che Lei ha visto, poiché questa è una situazione che a mio parere riguarda tutti noi professionisti e che può capitare a chiunque. Detto questo, ci sono indirizzi più o meno consigliati a seconda dei disturbi. E' certo che io consiglierò il mio, avendolo scelto io stessa nella mia formazione, cioè quello psicocorporeo, visti anche i sintomi corporei della sudorazione. Ma non è indispensabile. Quello che serve è: - innanzitutto, un terapeuta con cui Lei si senta "presa in cura", cioè a suo agio, fiduciosa; è consigliabile che questi abbia esperienza nel campo di cui lei ha bisogno; e per finire ma non per ultimo, le consiglierei l'approccio cognitivo comportamentale, soprattutto se associato a tecniche di respirazione e rilassamento, poiché risultato più efficace rispetto ad altri nella cura dei disturbi d'ansia. In bocca al lupo e non perda la speranza. Per finire un'ultima cosa: Le consiglierei di valutare anche un'ultima possibilità: una psicoterapia di gruppo, poiché lì avrebbe soprattutto l'occasione di confrontarsi anche con altri sulle dimensioni realistiche del sintomo di cui Lei lamenta e cercare grazie all'altro, come specchio di Sè, di comprendere la situazione e abbracciarla "a più mani": un affascinante modo di fare terapia. Cordiali saluti Francesca Baldini
È questa la 'dissociazione'?
Sto provando a curarmi seguendo con scrupolo quasi religioso le indicazioni dei medici; eppure, certi sintomi sembrano proprio non volermi lasciare: anche sotto la superficie di ore relativamente tranquille, avverto la brace mai sopita di un'ansia sommersa, che quasi aspetta la miccia di uno fra i tanti miei pensieri intrusivi per esplodere. Ad esempio, adesso mi trovo in treno: fino a pochi minuti fa non avevo nulla di strano per la testa, poi a un tratto il mio sguardo si sofferma sul paesaggio fuori dal finestrino, e quella vertigine che conosco bene, inspiegabilmente, mi assale: e se questa realtà che ora percepisco, che sembra cosi solida e sicura intorno a me, non la interprerassi piu per come mi appare di solito? Se iniziassi a convincermi che essa sia solo uno schermo, dietro il quale si cela un qualche imprecisato pericolo? La mia parte razionale sa bene che ciò non ha senso, e che quello che vedo è semplicemente quello che mi appare; ma un'altra parte di me insiste nell'insinuare un dubbio che tarla le mie certezze: e se non fosse cosi? Se la mia tranquillità fosse ingannevole? Mi preoccupo molto, quando penso queste cose: temo possa trattarsi del prodromo di una incapacità di percepire nella maniera corretta la realtà, e quindi di un mio scivolamento nel delirio ; e l'allarme con cui vivo tale sensazione comporta a sua volta una paura supplementare, quella di perdere il controllo.... Come devo fare quando mi assalgono certe idee? Devo smascherarne l'infondatezza, quindi dimostrare a me stesso che non devo averne paura? O devo scegliere una tattica piu passiva? La terapeuta, di indirizzo cc, mi assegna degli esercizietti per casa, che forse saranno adatti a chi soffre di doc; ma nel mio caso? Mi pare che il mio problema sia cosi anomalo, che solo per comodità me lo stanno curando sotto l'etichetta diagnostica del doc...
Salve,
come non perdersi nelle sue parole? Ha la capacità di trasmettere il suo vissuto e di fare entrare dentro chi La legge e questo non è poco. E' una dote del disagio, conoscere più parole rispetto a chi invece vive nella realtà una e condivisa dall'Altro. Questo non vuole sminuire il suo dolore, che pare non ritrarsi dal saper esser descritto così tenacemente. Non è poco che Lei si lasci già seguire, da uno psicoterapeuta. Manifesta una capacità di andare oltre al dolore e di "tenere" con se una parte di se che si vorrebbe allontanare nel mondo apparente. Io posso solo consigliarLe di fare cose il più concrete possibili, da unire alla psicoterapia, come stare il più possibile a contatto con la natura in condizioni di movimento fisico, facendo in modo che la realtà, essendo più preponderante, (attraverso il respiro più aperto per la fatica di una camminata e l'ampiezza di uno sguardo più aperto perché fatto di equilibrio, il bosco, e di tanto, per i molti tronchi) lasci meno spazio al mondo immaginativo interno. La parola, condivisa con qualcuno di vicino intimamente, tiene anche saldi alla realtà. Se quindi potesse svolgere attività fisica nella bellezza, in natura e insieme a qualcuno a lei fidato, questo creerebbe due ancoraggi importanti al mondo reale. Quello del grownding interno, attraverso il corpo, e quello del grownding esterno, attraverso lo sguardo dell'altro, che Le rispecchierebbe la propria immagine di se.
L'arte porta ancoramento, anch'essa, nonostante tutto. Nel senso che l'espressione astratta o meno di ciò che si ha dentro permette di svelarlo e quindi di renderlo meno impaurente, di dare come una sensazione di controllo maggiore nel momento in cui lo si può condividere, esporre, dargli forma o parola. E Lei questi strumenti pare di averli, almeno attraverso ciò che scrive e come scrive. Sfrutti ogni sua competenza. Il trauma crea talento, se non ci si lascia sopraffare e lo si integra nel proprio quotidiano. Lei non pare abbia un vissuto traumatico dovuto ad un evento, ma forse il vissuto dovuto al doc potrebbe portare ad un'esperienza in quel senso. Il corpo è fondamentale per stare nel qui ed ora reale. E' una certezza. Il corpo non mente
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