Esperienze
Specializzato in psicoterapia ad indirizzo psicanalitico presso l'Istituto Cerp di Trento con 100/100
Iscritto all'Albo degli Psicologi della provincia di Trento n. 705
Laureato con Lode in psicologia clinica specialistica presso l'Università di Padova
La mia formazione "sul campo" si è svolta con un'attenzione particolare all'area del disagio psichico, nello specifico:
- dal 2014 al 2016 attività di consulenza psicologica presso lo Spazio di Ascolto del Centro Salute Mentale di Trento;
- nel 2013 presso il Centro Franca Martini di Trento, specializzato nella riabilitazione di malattie neurodegenerative;
- nel 2012 presso l'Unità Operativa di Psicologia di Riva del Garda.
Precedentemente, presso il Servizio di Consulenza Psicologica dell'Opera Universitaria di Trento e presso l'istituto di psicanalisi lacaniana Icles-Icab di Mestre (VE).
Dal 2010 sono insegnante presso la scuola primaria, realtà dove quotidianamente si entra in contatto con la complessità e la fragilità che il mondo odierno pone sia alle famiglie, sia alle agenzie educative.
Da sempre restìo alle semplificazioni, ai riduzionismi e alle banalizzazioni, credo che ogni persona vada ascoltata come testimone di UNA STORIA UNICA e irripetibile e che ad ognuno vada data l'opportunità di riprendere in mano il timone della propria esperienza quando delle circostanze sfavorevoli lo rendono particolarmente gravoso.
NON SEMPRE UN MOMENTO DI CRISI VA INTERPRETATO COME UN PASSO INDIETRO, poichè gli eventi critici portano con sè anche un potenziale creativo di cambiamento e rivelano una realtà di vita in cui certi nodi sono giunti al pettine e chiedono di essere ascoltati: farsi carico di questo potenziale è un dovere che ogni persona ha nei propri stessi confronti.
SERVIZI OFFERTI:
PRIMA VISITA DI CONSULTAZIONE (GRATUITA): consente di affacciarsi alla situazione clinica per averne una prima conoscenza, esplorare alcune aree di difficoltà e valutare quale possa essere il tipo di intervento psicologico più opportuno.
CONSULENZA : per mettere a fuoco aspetti critici che si incontrano in situazioni professionali o in altri ambiti significativi di vita quotidiana, esaminarne in modo condiviso le implicazioni e individuare delle strategie migliorative.
ORIENTAMENTO: di fronte a scelte importanti da prendere per il proprio futuro (a livello di formazione personale, di lavoro, di famiglia), fare chiarezza attraverso un ascolto non giudicante può essere una parte importante del lavoro da compiere per illuminare la strada.
PSICOTERAPIA: la forma più profonda di lavoro analitico. Partendo dai vissuti attuali del soggetto si ripercorrono alcuni momenti della sua storia per ricollegarla con il tempo presente e aiutarlo a ritrovare il senso delle proprie esperienze affettive.
PSICOTERAPIA BREVE: un lavoro psicoterapico di breve durata focalizzato su alcuni aspetti centrali di livello relazionale, con lo scopo di enuclearne i temi principali e arrivare ad "abitare" i rapporti significativi in un modo che corrisponda meglio alle aspettative della persona.
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ha risposto a 2 domande da parte di pazienti di MioDottore
il lutto è di mia madre, dopo anni come ripeto di malattia devastante, sapete quanto sia dura per i caregiver...io non sono piu capce di fare una passeggiata da sola, di prendere i mezzi, ho avuto tutti i sintomi fisici del mondo, e anche psicologici, ad esempio la confusione di 3 gg fa, la distrazione, la non concentrazione ecc mi hanno fatto venire per la 1 volta, il pensiero che mi stia venendo una malattia come mamma...Non voglio fissarmi, ma sapete che la paura se si è vulnerabile e io lo sono, è dura da far passare. Vorrei fare un percorso, il grosso problema è il denaro come per tutto..è anche uno dei miei pensieri che mi occupa la testa. Non ho un lavoro essendomi occupata di mamma, ora è dura trovarlo, non ho un compagno, ed altre cose negative. IO VOGLIO TORNARE A VIVERE, A SORRIDERE DENTRO. Non voglio imbottirmi di antidepressivi che non voglio prendere, al massimo un buon ansiolitico. Solo che da chi vado? Non voglio solo chiacchierare, tanto il passato non si cambia, io devo cambaire il presente per sperare in un futuro. Dove vado? Come faccio? Mi sento persa, soprattutto dopo questo malessere confusionale e la paura di impazzire o della demenza che non avevo mai avuto.
Buongiorno signora, diversi colleghi le hanno già risposto in modo esauriente, la sola cosa che mi permetto di aggiungere é la raccomandazione di non farsi bloccare dalla situazione stagnante che sta vivendo, e trovare invece un punto di partenza da cui riprendere in mano la situazione con pazienza e sistematicità per riportare un po' di ordine nella sua vita. Se il limite é di tipo economico trova validi professionisti anche nel pubblico (CSM o unità di psicologia). Parlare del passato é utile se fatto con costanza e fiducia, non per restare nel passato ma per guardare al futuro con una prospettiva diversa.
Non le servono altri suggerimenti da parte nostra, la invito davvero a prendere il coraggio a due mani e fare il primo passo.
Cordiali saluti,
Daniele Prezzi
Ho 57 anni, felicemente sposata da 31 dopo un fidanzamento di 5 e ho due figli, un maschio di 25 anni e una femmina di 21. Con mio marito le cose sono sempre andate bene tra alti e bassi e pur con due temperamenti molto diversi. Anche l'intesa sessuale con gli anni è migliorata e negli ultimi anni ci troviamo a vivere una seconda giovinezza. Ho sempre avuto problemi di carattere psichiatrico fin dall'adolescenza, in particolare periodi di depressione che comparivano all'improvviso, duravano circa una o due settimane dopodiché, così come erano arrivati, sparivano come se nulla fosse e riprendevo una vita apparentemente normale. Spesso mi sentivo irritabile anche per cose di scarsissima importanza, un momento mi andava di fare una cosa, il momento dopo avevo già cambiato idea. In mezzo a tutto questo vivevo anche momenti di spensieratezza, di allegria (sono una persona molto socievole e simpatica a detta di tutti), anche se a volte mi sentivo sopraffatta dalle difficoltà, dagli eventi e vivevo il tutto con un grande senso di fastidio. Nel 2006, dopo un litigio con mio marito che mi ha portato a rompere un bicchiere di vetro che avevo in mano e a tagliarmi, finalmente decido di rivolgermi ad uno psichiatra il quale mi diagnostica un disturbo bipolare di tipo II. Io e mio marito siamo increduli, non avevamo mai sentito parlare di questa patologia, ci informiamo sull'argomento e alla fine decidiamo di rivolgerci ad un altro specialista che ribalta completamente la diagnosi: non si tratta di disturbo bipolare bensì di ansia generalizzata. Poiché nel frattempo avevo assunto depakin, fevarin e un altro medicinale di cui non ricordo il nome che mi avevano lasciato effetti devastanti, sono talmente traumatizzata dagli psicofarmaci che decido di non assumerne mai più nella mia vita e iniziamo, io e mio marito, un percorso "fai da te" di psicoterapia, aggiornandoci presso varie fonti, attingendo da vari manuali ma con scarsissimo successo. Finché, circa due anni fa, lo psichiatra del CPS che mi aveva in cura per l'ansia mi prescrive il Citalopram. Dopo l'iniziale diffidenza mi convinco ad assumerlo, grazie anche ai giudizi positivi che avevo letto su di esso dalle persone che lo avevano assunto. Lì inizia finalmente la mia rinascita: dopo tanto tempo i pensieri negativi a poco a poco scompaiono, ritrovo il buonumore, non piango praticamente più e mi sento piena di energie. Vado avanti ad assumerlo ininterrottamente per due anni di seguito nella dose a scalare fino ad arrivare a 10 gocce al giorno. Poi, due o tre mesi fa succede qualcosa che mi cambia la vita. Inizio ad andare su Facebook, a conoscere persone, a stringere amicizie, inizialmente per seguire da vicino alcuni argomenti che mi interessano poi, via via che la rosa delle mie conoscenze si allarga, aumentano i consensi nei mei confronti, i complimenti soprattutto da parte degli uomini (sono una donna ancora piacente che dimostra meno della sua età) e da lì mi parte tutto un vortice di euforia, di onnipotenza, di sfida che mi porta in breve tempo ad iniziare due relazioni contemporaneamente: una chat erotica con un uomo con cui ci scambiamo frasi hot e talvolta anche videochiamate e una relazione amicale-amorosa con un altro, un uomo di quasi vent'anni più giovane il quale insiste per avere un incontro ravvicinato. Io mi sento elettrizzata da questa situazione, mi sento una dea, mi sento, come amo ripetere spesso, su un treno in corsa che corre corre e so che prima o poi si schianterà, ma al momento non mi interessa, sul treno ci sto bene. Dopotutto, dopo aver passato l'anno precedente a fare acquisti on line di capi d'abbigliamento di cui non avevo la necessità, mi dico che è molto meglio coltivare delle relazioni sociali che accumulare beni materiali che non danno nessuna soddisfazione! Alla fine decido di vedere il secondo amante con il quale ho un incontro erotico, incontro abbastanza deludente dal punto di vista sessuale ma a me non importa, sono galvanizzata dalla situazione, adrenalina pura. Mentre ho l'incontro sessuale mi sento quasi straniata da me stessa, come se mi osservassi da un elicottero. Nei rari momenti di lucidità mi chiedo dove mi porterà tutto questo, io che sono sempre stata poco seduttiva e piuttosto cameratesca con gli uomini. Finché mio marito scopre una chat tra me e il mio amante. Pochi giorni dopo mi reco dalla psichiatra del CPS per il controllo dosaggio del Citalopram, racconto quello che è successo; inizialmente decide di scalare il Citalopram perché potrebbe essere stato un sovradosaggio la causa di tutto poi, quando mi prescrive in aggiunta il depakin, alle mie esternazioni di disappunto, memore dell'esperienza precedente che le racconto, dichiara che questo spiega tutto, la causa scatenante è proprio il disturbo bipolare! Al momento, secondo lei, ero addirittura incapace di intendere e volere. Ora, dopo aver iniziato con un depakin 200 mg. in dose di 400 mg al giorno, mi ha scalato il dosaggio ma con depakin chrono 300. Quello che mi piacerebbe sapere è se è stato davvero il disturbo bipolare a farmi tenere questo comportamento, cosa insolita per me, o se potrebbe essere un disturbo di altra natura. Grazie per le vostre risposte.
I colleghi che mi hanno preceduto le hanno già risposto in maniera esaustiva, mi permetto solo di sottolineare un paio di aspetti. In assenza di un incontro diretto non è possibile esprimere una valutazione diagnostica, per la quale quindi la rimando al parere espresso dal professionista che la segue. A mio avviso, però, la domanda se il disturbo bipolare sia il fattore scatenante dei suoi comportamenti recenti oppure no, ne porta con sè altre non meno rilevanti. Sembra chiedersi: se è così, sono legittimata in quello che faccio? E' qualcosa che va curato oppure no, e se sì come? E' opportuno continuare a seguire la via di queste esperienze erotiche oppure no? Al di là della domanda in sè e per sè, cioè, quello che più troverei importante in questo momento (e a cui anche il suo quesito sembra rimandare) è intraprendere un percorso psicoterapeutico basato sulla parola, che le permetta di mettere in gioco queste forti sensazioni che prova e che, da un lato, la eccitano, ma dall'altro portano con sè anche un aspetto di estraneità e di timore.
Se resta "sul treno" senza pensarci, potrebbe arrivare inaspettatamente ad una stazione meno piacevole di quello che immagina. Pertanto la incoraggio a rivolgersi ad una persona che le dia fiducia, per parlare di queste relazioni che sta intraprendendo in modo da capire cosa la porta ad iniziarle, diversamente da quanto le sucedeva poco tempo fa: qualunque scelta è lecita, purchè sia fatta con la consapevolezza di "intendere e di volere" di cui anche lei parla.
Cordiali saluti
Daniele Prezzi
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