Tutto quello che c’è da sapere sugli interventi chirurgici per rimuovere i calcoli renali
I calcoli renali sono formazioni solide che si formano all’interno di uno o di entrambi i reni in seguito al progressivo accumulo di sali minerali.
La forma e la dimensione dei calcoli tendono a variare: è possibile riscontrare calcoli delle dimensioni di un granello di sabbia o grandi quanto un chicco di mais; solo in rari casi, i calcoli renali raggiungono le dimensioni di una pallina da golf e sono ben visibili mediante radiografia. La loro superficie può apparire liscia o ruvida e presentano una colorazione giallastra o brunastra.
In genere, i calcoli più piccoli passano lungo le vie urinarie senza provocare particolare dolore, ma quelli di maggiori dimensioni potrebbero restare bloccati all’interno di un tratto delle vie urinarie, provocando un forte dolore ed anche un’emorragia. Quando si registrano questi sintomi, è opportuno prenotare al più presto una visita specialistica da un urologo, che possa valutare la situazione ed evitare complicanze più gravi.
Quando è necessario rimuovere chirurgicamente i calcoli renali
Un calcolo renale va rimosso mediante un intervento chirurgico quando:
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resta bloccato lunghe le vie urinarie per molto tempo, provocando un forte dolore;
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è di dimensioni troppo grandi per poter fuoriuscire da solo;
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blocca il flusso dell’urina;
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provoca continue infezioni alle vie urinare e sanguinamenti;
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sta danneggiando il rene o l’uretere.
Di solito, i calcoli renali non costituiscono un pericolo per la vita, ma aumentano i rischi di sviluppare infezioni alle vie urinarie. In rari casi, tali infezioni possono portare a setticemia (una grave infezione che si diffonde nel circolo sanguigno).
I calcoli che bloccano il flusso dell’urina possono inoltre ridurre la funzionalità renale fino a causare un danno permanente ai reni.
Tipologie di interventi chirurgici per la rimozione dei calcoli renale
L’urologo ha due possibilità per riuscire ad eliminare i calcoli renali: frammentarlo in porzioni più piccole, così da facilitarne la discesa, oppure decidere di rimuovere completamente il calcolo mediante le seguenti procedure:
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litotrissia ad onde d’urto: si tratta di una tecnica piuttosto comune utilizzata soprattutto per il trattamento dei calcoli situati nella parte alta delle vie urinarie. Il medico si serve di un apposito apparecchio, il litotritore, che genera una serie di onde d’urto in grado di frantumare il calcolo in tanti piccoli granelli, che possono così defluire liberamente lungo le vie urinarie. La procedura è generalmente eseguita in anestesia locale e ha una durata di circa 60 minuti;
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ureteroscopia: per questa procedura l’urologo non effettua alcun tipo di incisione, ma inserisce un sottile tubicino (ureteroscopio) all’interno dell’uretra fino ad arrivare alla vescica e all’uretere, per individuare il punto esatto in cui è localizzato il calcolo. Una volta individuato, il medico può deciderne la rimozione con l’uso di una pinza o con un apposito strumento dotato di un’estremità a forma di canestro che facilita la “cattura” del calcolo. L’ureteroscopia deve essere eseguita in ospedale o in un centro specializzato e richiede un’anestesia completa. In genere, se non ci sono complicanze è possibile far ritorno a casa il giorno stesso;
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nefrolitotrissia percutanea: è la tecnica più efficace per poter eliminare calcoli di grandi dimensioni e si rende necessaria quando il paziente ha sviluppato un’infezione alle vie urinarie. L’urologo si serve di un sottile strumento, chiamato nefroscopio, per localizzare e rimuovere il calcolo. Lo strumento viene inserito direttamente nel rene attraverso una piccola incisione fatta sulla schiena; a questo punto, il medico può decidere di frantumare il calcolo utilizzando un laser oppure rimuoverlo direttamente. La nefrolitotrissia percutanea è eseguita in anestesia totale e richiede un ricovero ospedaliero di almeno due giorni prima di poter tornare a casa.
Tali procedure hanno col tempo sostituito tecniche di chirurgia più invasiva, riducendo significativamente i rischi di complicanze post-operatorie.