La donna: una possibile vittima di violenza
Esperto Camilla Serena • Psicologia • 18 luglio 2016 • Commenti:
La violenza sulle donne non ha né tempo né confini, non fa differenza per i paesi industrializzati o paesi in via di sviluppo.
Non ci sono differenze socio-culturali, da quanto viene riportato dai media, le persone maggiormente coinvolte sono i partners, mariti, parenti e amici di famiglia. La violenza, soprattutto quella verso le donne, si manifesta in vari modi tra i quali:
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Violenza psicologica
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Violenza domestica
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Violenza sessuale
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Stalking
Violenza psicologica
È molto difficile reagire soprattutto quando il reato viene commesso dal proprio compagno o dal marito, per cui la vittima si trova a subire un ricatto psicologico. Questo dipende anche da come viene vissuto il rapporto di coppia e come vengono percepiti i ruoli all’interno.
L’incapacità di riconoscere la diversità dell’altro, come in questo caso la donna, come persona indipendente e autonoma, può scaturire nell’uomo un senso di incertezza e di insicurezza che sfocia nella paura dell’abbandono.
La capacità di non vivere il rapporto di coppia in modo simbiotico è importante per rispettare l’altra persona come persona a sé e per riuscire a raggiungere una identità del sé proprio che impedisce la dipendenza verso l’altro.
Tutti questi meccanismi stanno alla base di un lavoro interiore che permette di mettersi in gioco nel rapporto, accettando anche la solitudine, il rifiuto, la negazione e la diversità dell’altro.
Se questo riconoscimento viene rifiutato, si va a creare una reazione difensiva che in questo caso è la violenza verso il prossimo.
Lo stalking
Lo stalking è una di quelle forme in cui il partner non accetta la separazione dall’altro, cercando così in modo non corretto di avere dei contatti con quella persona e con il desiderio di ritornare insieme con lei o con lui.
Questo tema è diffuso in tutto il mondo, in tutte le etnie, sia all’interno sia all’esterno delle mura domestiche.
Violenza domestica
Per quanto riguarda la violenza domestica, oltre a considerare l’atto di per sé verso la donna, è importante considerare la violenza assistita da parte dei figli piccoli, esposti e indifesi di fronte a comportamenti minacciosi del padre. Nel contesto domestico spesso l’aggressione è di natura fisica. Oltre a un danno fisico e psicologico della vittima, è dannoso il fatto che il “non reagire” può portare a danni psicologici e a traumi da parte dei bambini che assistono all’atto violento.
All’interno di un sistema familiare, i cambiamenti sociali vengono considerati come un evoluzione per i singoli individui che compongono il nucleo domestico. La famiglia si trova ad affrontare periodi di equilibrio e adattamento e periodi di squilibrio conseguenti a trasformazioni strutturali.
I diversi stressor possono destabilizzare la famiglia, la quale non continua più a essere un contenitore dove rifugiarsi dagli eventi faticosi esterni, ma crea una situazione favorevole a conflitti. La violenza nella coppia avviene attraverso una comunicazione interpersonale che si presenta quotidianamente. L’atto di per sé porta a un desiderio di controllo e al voler imporre la propria volontà sull’altra persona.
La violenza sessuale
La violenza sessuale è presente maggiormente in situazioni fuori dalle mure domestiche e spesso il reo conosce la vittima, anche nel caso in cui i due non si conoscano, l’agito è sempre una dimostrazione di aver un controllo sulla persona ritenuta più debole.
Le diverse forme di violenza evidenziano come i comportamenti di controllo economico e di limitazione dell’autonomia della donna sono le maggiori cause che portano a determinati agiti. Il numero di donne che non reagiscono alla violenza è maggiore nei casi in cui quel determinato episodio fa parte di una storia di violenze, ripetute nel corso del tempo.
Avvengono due processi psicologici: durante l'assimilazione modifichiamo l’informazione in entrata con lo schema cognitivo già esistente, mentre con l'accomodamento modifichiamo le informazioni già note con quelle nuove. Nel processo di assimilazione, ad esempio nelle vittime di maltrattamento, abuso etc., ci si sente colpevoli per essere state aggredite.
Le reazioni delle vittime possono essere di diversi tipi come cadere in depressione, minimizzare, negare il fatto accaduto oppure cercare aiuto e farsi supportare.
Il femminicidio è una delle conseguenze di questi fatti, attualmente molto discussi dai media. Spesso questo tipo di omicidio avviene anche nel contesto familiare e il più delle volte è commesso dal proprio partner o marito.
Il profilo del violento
Passando dalla vittima all’assassino, si sa che coloro che sono stati oggetto di violenza da piccoli saranno inclini ad usare gli stessi metodi per risolvere le crisi. Agli occhi di un bambino assistere ad un comportamento aggressivo, nei confronti della madre e delle sorelle, porterà a pensare che queste modalità di agire possano essere tollerate.
Attraverso la disapprovazione sociale conseguente a un cambiamento culturale profondo, si potrà interrompere il circolo vizioso, ma la negligenza politica, sociale e culturale per ora lo impedisce. In presenza di un femminicidio, la reazione sociale pone l’accento sul raptus occasionale, tacendo o evitando di indagare sulla lunga serie di violenze taciute che hanno portato all’atto estremo.
Quando la persona che subisce aggressioni è una minore, la questione è ancora più delicata perché quest’ultima ha maggiori difficoltà a difendersi rischiando di chiudersi in sé stessa ed eventualmente può essere soggetta a ricatti.
Ci sono attualmente sportelli di ascolto o associazioni contro la violenza sulle donne o servizi all’interno del pronto soccorso in cui le vittime di violenza possono essere assistite da personale in grado di accogliere la sofferenza del trauma subito e supportandole.
Chiederci perché succede è fondamentale per capire e reagire su ciò che accade, potendo così intervenire sul fenomeno ed evitare di nasconderlo.
È importante intervenire sul fenomeno sia per aiutare le persone che richiedono aiuto, ma anche per quei casi in cui la persona non lo chiede e si isola.
Per non parlare delle conseguenze che ricadono ad esempio sui figli, sui quali si genera un circolo vizioso in cui le violenze subite o assistite si possono ripercuotere su sé stessi e sul prossimo.