Il Papillomavirus (HPV): informazioni generali, trasmissione, prevenzione
Esperto Angela Giannattasio • Infettivologia • 28 settembre 2016 • Commenti:
HPV: Informazioni generali
L’infezione da HPV (dall’inglese Human papilloma virus) si trasmette principalmente per via sessuale ed è molto comune tra la popolazione. Nella grande maggioranza dei casi, le infezioni da papillomavirus sono transitorie e asintomatiche.
Tuttavia, se l’infezione persiste, può manifestarsi con una varietà di lesioni della pelle e delle mucose, a seconda del tipo di HPV coinvolto. Alcune tipologie di HPV sono dette “ad alto rischio oncogeno”, perché associate all’insorgenza di neoplasie.
Il tumore più comunemente associato all’HPV è il carcinoma del collo dell’utero (cervicocarcinoma o carcinoma della cervice uterina), che è il primo cancro a essere riconosciuto dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) totalmente riconducibile a un’infezione.
Cosa sono gli HPV
I papillomavirus umani sono piccoli virus a DNA. Ad oggi sono stati identificati oltre 100 tipi di HPV che infettano l’uomo e, tra questi, circa 40 sono risultati associati a patologie del tratto ano-genitale, sia benigne che maligne. I diversi tipi di HPV vengono distinti in tipi ad alto e basso rischio di trasformazione neoplastica.
L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha confermato l’evidenza oncogena per 12 tipi di HPV .
Alcuni tipi hanno una tendenza a progredire in cervicocarcinoma maggiore di altri. Si stima, infatti, che HPV 16 e HPV 18 siano responsabili di oltre il 70% dei casi di questo tumore. Includendo anche i tipi di HPV 45, 31, 33, 52, 58 e 35 sono coperti quasi il 90% dei tumori della cervice.
I tipi di HPV a basso rischio sono associati a lesione benigne come i condilomi genitali.
Come si trasmette HPV: fattori di rischio
Il virus HPV si trasmette per via sessuale, attraverso il contatto con cute o mucose. I microtraumi che avvengono durante i rapporti sessuali potrebbero favorire la trasmissione.
E’ possibile la trasmissione attraverso contatti genitali non penetrativi; pertanto l’uso del preservativo, sebbene riduca il rischio di infezione, non lo elimina totalmente, dal momento che il virus può infettare anche la cute non protetta dal profilattico.
I fattori di rischio più rilevanti per l’acquisizione dell’infezione da HPV sono:
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iI numero dei partner sessuali,
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la giovane età al momento del primo rapporto sessuale,
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un sistema immunitario debilitato.
La storia naturale dell’infezione, infatti, è fortemente condizionata dall’equilibrio che si instaura fra ospite e virus. Esistono, infatti, tre possibilità di evoluzione dell’infezione da HPV: regressione, persistenza e progressione.
Il 60-90% delle infezioni da HPV, incluse quelle da tipi oncogeni, si risolve spontaneamente entro 1-2 anni dal contagio. La persistenza dell’infezione virale è invece la condizione necessaria per l’evoluzione verso il carcinoma. la latenza per l’insorgenza del carcinoma cervicale può essere di decenni (20-40 anni).
Prevenzione secondaria: Pap test e HPV test
Fino a poco tempo fa, l’unico modo per prevenire il carcinoma cervicale era attraverso il pap-test: uno screening citologico cervicale che consente di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma.
Oggi esiste un’ulteriore possibilità di screening, attraverso l’HPV test. Si tratta di un test molecolare che ricerca il Dna di HPV ad alto rischio oncogeno.
Esiste ormai una chiara evidenza scientifica che uno screening primario con test clinicamente validati per il Dna di HPV oncogeni e con un protocollo appropriato è più efficace dello screening basato sul pap-test nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero.
L’Italia si avvia a essere uno dei primi Paesi a effettuare questo cambiamento nel test di screening primario e applicarlo alla vasta rete degli screening organizzati. Il test HPV come test di screening primario è stato recentemente introdotto in alcune Regioni come Toscana, Basilicata, Lazio e Piemonte.
Prevenzione primaria: la vaccinazione contro l’HPV
Al momento sono disponibili due vaccini preventivi contro l’HPV: il vaccino quadrivalente e il vaccino bivalente, autorizzati in Europa a settembre 2006 e 2007 rispettivamente.
Ambedue i vaccini sono indicati contro le lesioni genitali precancerose della cervice uterina, della vulva e della vagina e del cancro della cervice uterina causati da HPV 16 e HPV 18. Il vaccino quadrivalente è indicato anche per la protezione contro le lesioni preinvasive e invasive dell’ano da HPV 16 e 18 e protegge contro HPV 6 e HPV 11, responsabili del 90% dei condilomi genitali.
Per entrambi i vaccini la schedula raccomandata consiste nella somministrazione, per via intramuscolare, di due dosi di vaccino a 0 e 6 mesi (con una certa flessibilità della seconda dose) nei soggetti fino a 14 anni per il bivalente e a 13 anni per il tetravalente.
Oltre questa età, sono previste tre dosi: a 0-1-6 mesi e 0-2-6 mesi rispettivamente. Entrambi i prodotti inducono una risposta immune in oltre il 90% dei soggetti vaccinati e hanno mostrato un ottimo profilo di sicurezza.
Per ambedue i vaccini ci sono studi che indicano la persistenza di anticorpi circa 9 anni dopo la vaccinazione, pertanto ad oggi non è indicata una dose di richiamo. Il vaccino quadrivalente è stato studiato anche nella popolazione maschile, mostrando un buon profilo di sicurezza e immunogenicità.
Nei maschi il vaccino è efficace nella prevenzione del 90% dei condilomi genitali dovuti a tipi di HPV contenuti nel vaccino.
È in corso di valutazione un nuovo vaccino 9-valente, che oltre a HPV 6, 11, 16 e 18, assicurerebbe la protezione contro altri 5 sierotipi oncogeni: 31, 33, 45, 52 e 58 -. È importante sottolineare che, dal momento che i vaccini disponibili contro l’HPV non prevengono la totalità delle infezioni da HPV ad alto rischio, la vaccinazione non sostituisce l'abituale screening del collo dell'utero e quindi le donne devono comunque effettuare il Pap test o l’HPV-DNA test secondo le regole dello screening nazionale.
Terapia e stile di vita: come contrastare il Papillomavirus
Al momento non esiste un farmaco anti-virale capace di curare le infezioni da HPV: i condilomi e le lesioni pre-cancerose vengono trattati da un punto di vista dermatologico, ginecologico, e/o chirurgico.
E’ stato dimostrato che l’eccesso di radicali liberi dell’ossigeno determina la potenzialità tumorigena di HPV e anche un sistema immunitario indebolito ne favorisce l’azione cancerogena.
Attualmente, esistono dei test di laboratorio che permettono di valutare, sia sul siero che sul plasma sanguigno, la quantità di radicali liberi dell’ossigeno e il potere anti-ossidante che ha il nostro organismo (d-ROMs test e Bap-test; Diacron International).
Se il nostro corpo ha un eccesso di radicali liberi ed un basso potere anti-ossidante, possiamo aumentare le difese antiossidanti, e quindi anche la qualità del nostro sistema immunitario, attraverso una corretta alimentazione e utilizzando prodotti a base di anti-ossidanti, su tutti il glutatione.