Esercizi e terapia del gomito del tennista

Osteopatia • 4 febbraio 2017 • Commenti:

Con “gomito del tennista” si intende un’epicondilite laterale del gomito che coinvolge un tendine dell’estensore radiale breve del carpo, un’infiammazione che nuovi studi hanno visto essere per lo più una degenerazione fibrosa.

Quanto è diffusa?

Al di sopra dei 40 anni, fino al 3% della popolazione è affetto da questa patologia, più frequente in chi pratica attività fisica che richieda un utilizzo continuo del braccio mosso in estensione (per questo associato ai tennisti), tuttavia sul totale delle persone affette la larga maggioranza è data da persone che non praticano il tennis.

Quali sono i sintomi e le caratteristiche della malattia?

  • L’età tipica di esordio è 40-50 anni

  • È presente una storia di uso continuato dell’articolazione del gomito per compiere sforzi

  • Di solito manca un trauma che identifichi il momento in cui è iniziato il dolore

  • Il dolore è sulla parte laterale del gomito, peggiora con l’uso e per sforzi quali giocare a tennis e utilizzare un cacciavite

  • Il dolore può irradiarsi alla parte posteriore dell’avambraccio

  • L’intensità può essere lieve e il dolore compromette solo attività di una certa intensità come il tennis o i lavori di bricolage, oppure può essere intenso e impedire persino di bere un caffè.

L’esame fisico

Il medico che ha un sospetto di epicondilite laterale, cercherà di precisare la diagnosi esaminando il paziente oppure indirizzandolo ad un ortopedico per indagini più approfondite.
Spesso si avranno:

  • Dolore comprimendo il tendine a 2cm dall’epicondilo laterale del gomito

  • La “prova della sedia”, in cui il dolore aumenta nel sollevare una sedia con una mano sola mantenendo il gomito esteso e l’avambraccio pronato (con la parte posteriore rivolta verso l’alto)

  • L’estensione del dito medio spesso evoca il dolore al gomito

Il medico potrebbe poi decidere di avere bisogno di alcuni esami per poter escludere con certezza altre patologie quali l’osteocondrite e la borsite, che necessitano di un’ecografia e di una lastra dell’articolazione.

La terapia medica

Vi sono numerose opzioni disponibili per trattare il gomito del tennista, va evitato un approccio eccessivamente aggressivo in quanto la maggior parte dei casi si risolve spontaneamente nell’arco di un anno limitando il carico eccessivo (sportivo o lavorativo) che è stato posto sull’articolazione.

  • Osservazione: in attesa del recedere dei sintomi col tempo, con completo recupero funzionale

  • FANS (farmaci antiinfiammatori non steroidei): aspirina, diclofenac ed altri sono utili per lo più nel trattare il dolore e l’infiammazione nel momento di massima intensità in cui ci si rivolge al medico

  • Iniezioni di corticosteroidi: potenti antiinfiammatori che possono essere iniettati nella zona dell’articolazione e ridurre gonfiore, dolore e limitazione del movimento, sono efficaci nelle prime sei settimane

  • Tutore: un apparecchio per limitare il movimento scorretto in estensione può impedire l’aggravarsi dei sintomi e aiutare nelle attività quotidiane dando un supporto all’articolazione

  • Iniezioni di PRP (plasma rich platelets): alcuni studi hanno dimostrato che possano alleviare i sintomi

Terapia riabilitativa

Dopo la prima fase è bene eseguire un programma di esercizi volti al rinforzo muscolare, ma soprattutto all’allungamento tramite stretching: in una prima fase si punta a rafforzare il muscolo debilitato e quelli con azione sinergica rispetto ad esso (che in questo modo riducano il carico che deve sopportare), per poi favorire i movimenti eccentrici. Questo perché lo sfiancamento del tendine origina da un uso improprio del muscolo estensore radiale del carpo e il tendine di questo viene messo in tensione dall’accorciamento delle fibre muscolari: la seconda fase è quindi di fondamentale importanza per prevenire la condizione che ha portato alla malattia in primo luogo.

Intervento chirurgico

Solo per casi complessi in cui per sei mesi la terapia medica e riabilitativa non abbia sortito risultati, è indicato un intervento in cui si rimuove parte del tessuto infiammato, generalmente questo è molto efficace per i casi refrattari.

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