"Dottore, dottore: ho le emorroidi!"
Esperto Salvatore Cuccomarino • Proctologia • 1 giugno 2016 • Commenti:
Tutti abbiamo le emorroidi…
Le emorroidi sono un tipico caso in cui la patologia viene confusa con l’anatomia normale. Le emorroidi, infatti, sono strutture anatomiche normali, molto complesse, che possediamo tutti e il cui ruolo è fondamentale nella fisiologia ano-rettale, in particolare nella fisiologia della defecazione. Dunque, è vero: le abbiamo tutti!
Che cosa sono le emorroidi?
In genere si pensa che esse siano vene. NON È COSÌ: in realtà si tratta di unità funzionali composte da arterie, capillari, vene, fibre connettive e muscolari e mucosa.
Da un punto di vista descrittivo, noi coloproctologi riconosciamo l’esistenza di tre plessi emorroidari principali, che io, in omaggio alla scuola Spagnola, chiamo anteriore destro, posteriore destro e laterale sinistro;
Altri, specie in Italia, le “nominano” seguendo un criterio “orario”: “a ore una, a ore cinque, a ore nove”, un sistema che a me sembra un tantino farraginoso.
In realtà, situati tra i principali, esistono anche dei plessi accessori, più piccoli ma altrettanto importanti.
A che servono e come funzionano le emorroidi?
Ogni plesso emorroidario è formato da una serie di anastomosi artero-venose: un complesso di vene ed arterie che si uniscono tra loro e che formano dei veri e propri CUSCINETTI VASCOLARI, le cui dimensioni variano a seconda della quantità di sangue che affluisce e defluisce.
I cuscinetti sono ricoperti dalla mucosa dell’ultima parte del retto e sono “mantenuti in posizione” da un complessa architettura di fibre connettivali e muscolari che ne garantiscono l’elasticità (la capacità di riempirsi e svuotarsi di sangue) e dunque, in definitiva, il VOLUME.
Grazie a tali catteristiche, i cuscinetti emorroidari riescono a svolgere perfettamente le loro funzioni:
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accompagnare le feci verso la loro espulsione, facendo sì che il passaggio nell’ultimo tratto del canale ano-rettale non sia doloroso;
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completare la chiusura dell’imbocco del canale anale, partecipando così ai meccanismi sfinteriali dell’ano.
Cosa succede nella malattia emorroidaria
Purtroppo, quando la magnifica e complessa struttura fibrosa delle emorroidi si guasta (e nel prossimo articolo ne spiegherò i motivi) iniziano i problemi: le fibre connettive e muscolari che formano il sostegno alle vene e alle arterie nei cuscinetti emorroidari possono essere soggette ad alterazioni, che al termine ne causano l’allungamento e/o la rottura.
Le strutture venose che costituiscono le emorroidi “scivolano” progressivamente verso il basso, la qual cosa provoca una loro “deformazione” (le vene, al contrario delle arterie, hanno una scarsissima elasticità): il risultato finale di questo processo “degenerativo” (che comunque in genere ha bisogno di ANNI per completarsi) è il PROLASSO EMORROIDARIO.
Quel che accade, sul piano clinico, è scontato:
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si infrange quel prezioso meccanismo di accompagnamento delle feci e chiusura dell’ano di cui le emorroidi erano artefici;
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l’allungamento e la deformazione delle vene, inoltre, le rende più fragili, per cui esse dilatano e non riescono più a svuotarsi.
Il sanguinamento (in genere non doloroso) è la manifestazione più frequente della malattia emorroidaria; il sangue è “rosso rutilante”, a causa della sua origine arteriosa, e può essere notato tanto sulla carta igienica che, meno frequentemente, nel water.
La modificazione del meccanismo sfinteriale può causare la perdita di materia fecale, soprattutto liquido, il che causa IRRITAZIONE e PRURITO ANALE; e, nei casi più importanti, si può avere SOILING (ovvero incontinenza fecale minore) od anche STIPSI (la cosiddetta “sindrome da ostruita defecazione);
La manifestazione più grave della malattia emorroidaria è il PROLASSO vero e proprio, ovvero la fuoriuscita dall’ano di un “cilindro mucoso”, costituito dalla mucosa rettale, che spesso non si riduce (ovvero non rientra) e che può ulcerarsi e sanguinare.
Emorroidi: quando è il caso di andare dal medico?
In un prossimo articolo, spiegherò perché “abbiamo le emorroidi”, e poi vedremo quali sono le opzioni di trattamento oggi disponibili, in funzione della gravità della patologia.
La morale di quanto finora scritto è: CORRETE DAL COLOPROCTOLOGO appena notate la presenza di sangue sulla carta igienica o nel WC! Se la malattia viene “afferrata” nelle sue fasi precoci, il trattamento è quasi sempre poco invasivo e permette di guarire senza dover passare dalla sala operatoria.